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Autore: minimelania    13/03/2011    0 recensioni
“Scegli me o il fuoco” aveva detto Claude Frollo ad Esmeralda, condannata al rogo.
E per salvarsi la ragazza aveva scelto lui.
Ora, nella carrozza che la conduce al Palazzo di giustizia, lei sembra già sapere quale destino l’attende. Invece, il Giudice ha in mente un progetto da proporle completamente diverso da quello che ci si potrebbe aspettare…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14: Scegli me o ...

- Come sarebbe due figli dell'amore?
Il Re era allibito. Dovettero spiegargli.
Alla fine, dopo che il Ministro Frollo ci ebbe messo tutta la sua diplomazia a intercedere per quella povera ragazza di Esmeralda, il Re si voltò verso di lui.
- Non voglio sapere perché lei è un'illegittima, Ministro. Voglio sapere perché lo siete voi.
Isabeau trionfava. Esmeralda, in piedi, accanto a Claude fissava il pavimento, in silenzio. Una lacrima continuava a farle avanti e indietro sull'orlo delle ciglia. Se doveva finire così, beh, che finisse. Ma lei non lo avrebbe abbandonato, no. C'erano stati momenti per fuggire, c'erano stati guai seri nella sua vita. Guai davanti ai quali era scappata, da cui aveva cercato di evadere. Ma adesso no, doveva restare. Doveva restare per lui.
Frollo si schiarì la voce, poi fece un gesto con le mani eleganti.
- Maestà, è tutto vero quel che vi ha detto ... madame Isabeau. Non sono figlio di un nobile come vi ho sempre fatto credere, bensì di un'onesta mugnaia, Babette, che ebbe in sorte il doloroso fato di incontrare un farabutto, un soldato. Io sono figlio di un errore di giovinezza, un errore che - crediatelo - è costato carissimo a mia madre. Non ha potuto sposarsi, perché il soldato è morto in guerra, nelle Fiandre. Al suo ritorno aveva promesso di sposarla, ma non tornò. Difendeva la Francia e per la Francia è morto. Mia madre dovette allevarmi da solo, con l'aiuto di una buona balia che vive ancora presso di me, in casa, e di qualche altra donna caritatevole. Ma non ha mai chiesto l'elemosina, è sempre vissuta del suo onesto lavoro. A me ha insegnato a fare altrettanto, a guadagnarmi onestamente il pane, e se vi dico che nei miei primi anni ho anche io aiutato mia madre al mulino, lo dico perché ne sono orgoglioso. Forse dovrei vergognarmi di più di averlo tenuto nascosto tutti questi anni. Comunque, per continuare la mia vera storia, un giorno il curato del villaggio notò che ero un ragazzo perspicace, svelto, di buon orecchio, che imparava presto. Pensò di insegnarmi qualcosa, un po' di latino e di diritto, e presto le mie capacità sorpresero sia lui che tutti gli altri. Fu deciso - coi pochi soldi di mia madre - di mandarmi a studiare a Parigi. Forse un giorno avrei potuto essere qualcuno, per riscattarmi dalla miseria in cui ero nato.
Qui Frollo fece un breve sospiro.
- E così è stato. Ho frequentato l'Università, ed in ogni campo presto mi distinguevo dai miei compagni. Loro facevano festa ed io studiavo, lo andavano per taverne a spendere soldi dei cospicui patrimoni familiari mentre io - che non avevo un soldo - stavo in camera mia, coi libri. Questo forse mi ha salvato l'esistenza, in quei durissimi anni, sapere che al mio paese c'erano due vecchie donne che si spaccavano la schiena ogni giorno perché io potessi studiare. Nella mia mente ci sono ancora i pesantissimi sacchi di grano, e le ruote inceppate del grande mulino, e la polvere che intasa il naso e gli occhi e la bocca. Poi, una volta terminati i corsi, quando si è prospettata la possibilità di un concorso che avrebbe potuto fare la mia fortuna - i Giudici sono da tutti temuti e riveriti e rispettati - non ho esitato, lo ammetto, a fare in modo che i miei umili natali non fossero noti. Ma d'altra parte una legge - piuttosto iniqua - stabiliva e stabilisce ancora che non potessero accedere alla carica se non i figli dei signori. Per questo ho mentito sulla mia nascita, e il mio censo. Per dare a quelle due anziane vedove una vecchiaia più dignitosa dell'intera vita. Per dare a me il potere di sdebitarmi e trarmi fuori dalla miseria in cui ero nato.
Il Re aggrottò le sopracciglia. Tossicchiò.
- E pensate di esserci riuscito?
Frollo abbassò gli occhi. Per un istante sembrò che vi fosse comparsa una lacrima. Esmeralda, allora, d'istinto, gli prese il braccio e lo strinse. Le sue dita si intrecciarono alle dita di lui. Gli dette forza, forse, quel gesto, perché ricominciò.
- Mai madre morì prima di sapere l'esito del concorso. Tornavo in fretta a cavallo da Parigi (adesso potevo permettermi di affittare un cavallo) per darle la notizia: ero Giudice. Ma quando arrivai proprio sul pone che divideva il mulino dal paese vidi qualcosa che mi agghiacciò il cuore. Fuori dalla porta della mia casa, proprio sotto alla grande ruota della macina, c'era un corteo di gente vestita di nero. Lydia piangeva in un angolo, disperata come non l'avevo mai vista. Fu lì che capii che mia madre era morta. Girai il cavallo e non tornai mai più.
Dopo la fine del discorso di Frollo ci fu una lunga pausa. Isabeau fissava dritto le fiamme del caminetto. Minù, accanto a lei, la fissava come volesse significarle il suo sdegno. Esmeralda piangeva, senza ritegno. Frollo fissava un punto del tappeto, il Re girava avanti e indietro per la stanza.
- Una storia davvero insolita, Ministro Frollo. Una storia commovente, oserei dire. Non pensiate che non mi abbia toccato. Ma purtroppo la Legge è Legge, lo sapete. E in questo caso la Legge prescrive quattro quarti di pura nobiltà per accedere alla carica di Giudice. Figuriamoci poi a quella di Ministro!
Frollo annuì.
- Ne sono consapevole.
- Dunque per tutti questi lunghissimi anni voi avete ingannato il vostro Re.
- Spero di aver recato onore e prestigio alla carica che - indegnamente - ricoprivo. Ho sempre cercato di fare il meglio per essere un buon Ministro di Giustizia, Maestà.
Il Re ci pensò un attimo. Poi scosse avanti e indietro la testolina rubizza.
- Non siete stato un buon Ministro, Claude Frollo. Siete stato il migliore Ministro di Giustizia che la Francia abbia avuto, credetemi. Ma questo non toglie che siate in reato, e reato grave, mi dispiace.
- Sono pronto a prendermi le mie responsabilità.
Il Re lo guardò fisso negli occhi.
- Sapete meglio di me cosa vuol dire.
- Reato di Alto Tradimento, Lesa Maestà, Invenzione di Titolo Nobiliare - enumerò Frollo, a occhi chiusi, sulle dita - Diciamo, ad occhi e croce vent'anni di carcere.
Il Re sospirò piano.
- Andate a casa, Ministro Frollo. Un ultima notte da libero. All'alba i miei soldati saranno alla porta.

Poteva finire così?
Le storie, certe volte, sono strane. Non crediate che non ci siano momenti in cui a qualsiasi narratore viene più che voglia di giocare un poco con i suoi personaggi. In quel caso potrebbe addirittura dilettarsi nel far prendere loro uno spavento coi fiocchi. Tanto più quando - come in questo caso - se lo sono un pochino meritato.
Ma ogni narratore, d'altro canto, ha anche una coscienza. In primis nei confronti dei suoi lettori, in secundis,finisce per essere come una specie di madre per quei monelli dei suoi personaggi. In questo caso tende a provare pena e a cercare di rimediare come può ai loro atti sconclusionati e impulsivi. Ecco perché anche al Ministro Frollo e quella testolina calda di Esmeralda, è stato concesso anche un dopo. Un finis di circa una notte per decidere cosa fare di loro.
Dunque vediamo un po' cosa faranno. Sono nella stanza di lui, quella che tutti conoscete bene, con il gran camino la croce e nient'altro. Lui fissa il fuoco, non dice niente. Lei fa avanti e indietro alle sue spalle.

- Andiamo, Claude! Non puoi essere così scemo da ... da farti veramente acchiappare da quell'idiota imbambolato di Re! Ma hai visto che deficiente? Quello non sa neanche dove ha il cervello, figurati se può permettersi di mandarti i soldati, il farabutto ...
- Esmeralda. Non è questione se lui può o non può. O se è scemo o savio. Il fatto è che deve mandarmi i soldati. Perché io ho commesso un reato. E quindi devo pagare. Semplice.
Lei lo fissò con le mani sui fianchi.
- Allora sei tu che sei stupido. Ti vuoi fare vent'anni di galera?
- Sono Ministro di Giustizia, Esmeralda. Che cosa dovrei fare, scappare?
Silenzio in sala. Poi un sorriso di lei.
- Ovviamente. Ovviamente che devi scappare. Non vuoi mica davvero andare in prigione? Pensa a che cosa direbbe Lydia, pensa a cosa farebbero tutti. Dài, davvero, vuoi sul serio finire nelle carceri insieme a tutti quelli che ci hai spedito? Sai, penso che siano molto vendicativi. Secondo me non te la passeresti bene.
Esmeralda aveva toccato il tasto più sbagliato con Claude, quello del suo sensibilissimo onore.
- Io non farò niente che sia contro la legge. Niente di niente, hai capito? E poi che potrei farmene di una vita randagia, da solo, in fuga, senza amici e onore? No. Non se ne parla nemmeno. Domattina mi consegno e basta.
A questo punto fu Esmeralda ad arrabbiarsi davvero tanto.
- Ah! Ho capito! Non te ne frega niente. Ecco perché te ne vai tutto contento in galera! Non te ne frega niente di nessuno! Né di te, né di Lydia, né di me!
Di te?
Il Ministro era molto perplesso. Era riuscito, per anni, a decifrare codici su codici. Pesantissimo tomi scritti i minuscoli caratteri di ragno, leggi misteriose, sconosciuti digesti. Com'è che adesso, con quella ragazza, continuava ad avere dei problemi? Un istante prima sembrava che l'odiasse. Quello dopo gli urlava contro che lei - lei sì! - ci teneva a lui. Ma viceversa sembrava proprio di no.
- Insomma ci tieni a me si o no, farabutto?
Era vicina, molto vicina. Arrossata, un po' arrabbiata, con quei lunghi capelli, era difficile rispondere di no. Lui ci teneva a lei, davvero tanto. Ora capiva che ci aveva tenuto sempre, forse anche prima, quando per evitare una vecchia zitella aveva dato fuoco a mezza Parigi. Davvero l'aveva fatto solo per avere una qualsiasi fidanzata di ripiego? Davvero l'aveva fatto solo per quello?
Gli occhi neri, profondissimi della gitana lo fissavano come due stelle lucenti.
- Scegli me o la galera, Claude Frollo?
Lui sorrise.
- Tu questa notte. La galera domani.




*** NOTA: Per le nostre Lettrici & Commentatrici ***

Carissime! Innanzitutto scusate se stavolta il capitolo si è fatto attendere molto, e in un punto così focale della storia. Purtroppo quella che aveva il compito di scriverlo stavolta (Minimelania, cioè io che scrivo ^__^), ha dovuto barcamenrasi per tutta la settimana tra la sua vita di studentessa pendolare e altre imcombenze che l'hanno costretta a stare lontana dalla sua amatissima postazione di scrittura. Per questo spera ardentemente di essersi fatta perdonare postando un capitolo un pochino più denso e lungo di quel che faccia altre volte. Al prossimo capitolo saperete come sono andati a finire gli eventi della coppia dei nostri due sciagurati, poiché, ahimé, pare che siamo quasi alla fine .... nel frattempo, come sempre, un bacio. E un enorme grazie per le vostre recensioni sempre troppo *buonissime*!
  
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