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Autore: bea    17/01/2006    26 recensioni
Lei ha visto la sua vita scorrerle davanti e le è sembrato il più brutto film di Dario Argento.
Lui ha visto la sua vita scorrergli davanti e gli è sembrato una bella storia fino a metà, poi ha lasciato il cinema.
Lei ,ubriacata dalla vita, si era rovinata.
Lui , stanco della vita, cercava di vederne la fine, troppo lontana.
Cosa mai potrebbe unire queste due persone?
Lei stravagante ragazza di Malibu che ha appena finito le superiori; lui ex ragazzo del Bronx laureato con 100 e lode.
Lo volete proprio sapere?
Ebbene sono state una torta di mele e una sigaretta…
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Miroku, Nuovo personaggio, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Doctor Smoke & Miss Applecake...

 

 

 

Lo sappiamo ci vorreste ammazzare. Ma come hanno detto che la pubblicano dopo aver finito le fic e invece eccole qui con questa!?!

Si ma abbiamo un motivo valido….ora a noi piacerebbe molto continuarla sta fic , ma temiamo molto che non vi piaccia…ç_ç Quindi saremmo molto felice se per favore commentaste questo prologo che poi non è altro che il primo capitolo….se piaceremo la continueremo (finite le due fic) altrimenti tanti saluti…

Quindi un grazie in partenza a chi sta leggendo queste poche righe e ….un bacione!^^

 

Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi è triste
e vorrebbe vivere ma sa di dover morire
J. Morrison

 

 

 

Capitolo uno: cinque anni in tre minuti

 

 

-Come sarebbe a dire che vuoi dire basta?-la voce alterata, forse tremula. Ma dopo cinque anni di fidanzamento, forse era il minimo. Un vasetto di gelato alla crema appena tirato fuori dal frigo e un cucchiaio tra le dita magre e lunghe. Troppo poco per lei. Ma per lei tutto lo era…

-Nel senso basta, Kagome, sono stanco. Io voglio una relazione…-

-E la nostra non ti sembra una relazione?-un singhiozzo le uscì dalle labbra. Eppure non voleva piangere…

-Kagome non piangere ..lo sai che non lo sopporto –

-Dovrei sorridere? Dopo cinque anni che stiamo insieme tu mi lasci dovrei ridere come se vedessi uno di quegli stupidi film di Natale secondo te!?-Portò una mano alla bocca . Il cordless nell’altra e il gomito appoggiato sul tavolo. Una torta in forno e uno champagne in fresco. Aveva preparato tutto e adesso…

-Certo che no…Ma tu non mi ami e io invece voglio una relazione a due . Non a uno.-

-…ma..-

-Mi dispiace Kagome …ma non credo ci rivedremo.-sembrava quasi triste il suo tono. Non l’aveva mai sentito così. Quel ragazzo sempre allegro , dai vispi occhi nocciola. Ambizioso e pacifista, le aveva tenuto compagnia per cinque anni della sua vita. Da quando portava una di quelle ridicole divise alla marinaretta che non facevano altro che mettere in mostra ciccia. Le aveva odiate. Eppure…

-Addio Hojo-kun.-subito dopo il vuoto della cornetta. Allora capì che era veramente finita. Con calma infinita poso il telefono sul tavolo di legno chiaro , laccato. Il cucchiaio ancora nell’altra. Nascose il viso tra le mani accasciandosi. Cinque anni buttati al vento  . Vide il suo riflesso nel cucchiaio: viso tondo, occhi grandi , taglio orientale, capelli scalati. Ecco qui Kagome Higurashi nei suoi vent’anni di vita. Piccola ragazza di Malibu in un attico nel centro esatto della grande mela. Sola. Completamente sola.

Questa sembrò darle una nuova convinzione. Tutto prima o poi a una fine. Sembra banale , ma le più grandi frasi d’autore sono banalità a cui nemmeno penseremmo.

E mai come in quel momento la torta di mele nel forno e il cucchiaio le sembrarono tanto invitanti.Casa libera ,dispensa piena. Niente Hojo. Niente nonna Kaede. Solo loro tre.

Allungò la mano iniziando a trangugiare cucchiai stracolmi di gelato alla crema , con le meringhe in fondo. L’aveva sempre adorato.

Il cibo arrivava alla bocca veloce e si scioglieva sul palato piccolo , neanche il tempo di ingoiarlo che lei ne chiedeva altro , mentre le sue papille sembravano ebbre di zuccheri . 150 Calorie per 100 grammi. Una cosa assurda , diciamo pure che non l’avrebbe mai mangiata se non avesse avuto dei principi ben proporzionati.

Il cucchiaio in ferro toccò il fondo cartaceo della confezione da un chilo di gelato. Finito.

Con un Tin, il timer del forno annuncio l’inizio della seconda tornata. Kagome saltò giù dalla sedia come un’ubriaca. Afferrò la teglia bollente bruciandosi le mani. Non importava.

Non si curò neanche di arrivare a un cucchiaio, anzi, con le mani iniziò subito a scavare nella sfoglia calda   e soffice ,accasciata sul pavimento in terracotta .

Kagome Higurashi 20 anni. Figlia primogenita di Hiroaki Higurashi, imprenditore di Malibu, e Victoria Princh, ex fotomodella, ora incinta del secondogenito, probabilmente Souta Higurashi. Lui giapponese, lei nippo-americana. Cosa ora fosse lei ora era più difficile da dire.

Aveva vissuto a Malibu per una vita, nella grande villa dei Genitori, troppo presi dalla loro vita sociale per occuparsi di lei. Quindi era entrata in gioco nonna Kaede. La sola che la considerasse . Per gli altri era uno spettro.

Aveva avuto un infanzia felice, presa com’era dal gioco e poi arrivata a tredici anni era cambiata. Non solo per il fatto dello sviluppo. Il seno che cresceva e quel regolare uscire di liquidi non era che l’ultimo dei suoi pensieri, bensì una nuova  consapevolezza terrore delle donne di tutte le età.

In una bella mattinata estiva, lei e Sango, la sua migliore amica dalle elementari, in prevista dell’arrivo del cugino di lei, prima fiamma della mora, decidono di andare da “Shake it” per comprare dei costumi nuovi. Lei entra nel camerino e prova un sobrio due pezzi azzurro. Allora come una mazzata nel collo la sua considerazione: era grassa.

 

Gettò la teglia con rabbia verso il cestino dell’immondizia, mentre gocce salate le rigavano il viso. Emise un singhiozzo arrivando al frigo.

L’odore della mortadella e delle salsicce comprate il giorno prima le inebriarono i sensi . Così cominciò a svuotare il frigo.

 

Le cosce rotondette, il sedere alla Jennifer Lopez , e un inizio di pancetta che non le piaceva per niente. In quel momento uscì Sango dal camerino, così snella nel suo modico metro e cinquanta e i 38 chili addosso. Lei invece ne pesava 46, in un metro e cinquanta scarso d’altezza. Mai come in quella volta si senti tanto grassa.

Seguendo un consiglio di sua madre, che si spostava tra centri estetici e parrucchiere, intraprese una dieta. Una fetta di carne una fetta di pane , un bicchiere d’acqua. Addio dolci, addio patatine, addio pizzette e soprattutto addio muffins al cioccolato. Quelli che sua nonna era tanto brava a fare.

Iniziò a correre la mattina .

Arrivata a quattordici anni Kagome Higurashi nel suo smagliante metro e sessanta , pesava 40 chili. Cosce giuste e toniche, seno florido, viso rotondo dai tratti dolci, fianchi morbidi ma non spropositati e una fila di ragazzi lunga quanto il Nilo che volevano uscire con lei.

Le era bastato? Assolutamente no .

Si chiamava Kikyo Matsusuke. Fu lei a darle il prezioso consiglio: diminuisci ciò che mangi e sarai più magra. Nel suo metro e settanta d’altezza il seno sodo e i capelli lunghi corvini ,anche lei faceva la sua figura.

Vide scendere ciò che mangiava ai pasti fin quando arrivò a un “No Grazie”. Si era sentita potente. Neanche Cesare o Napoleone sarebbero stati qualcosa al confronto. Sentiva il mondo nelle sue mani e un controllo perfetto su di se.

Così vide nuovamente i suo chili scendere. Le uscite con Kikyo aumentavano, i frullati al cacao con Sango scendevano. Era così. Se sentiva il bisogno di mangiare, una bella sigaretta e una corsa e chi ci pensava più!

Poi conobbe Hojo.

Oh quel ragazzo era davvero un tesoro. Le portava le gallette , le arance e i dolci preparati in casa. Lei buttava tutto via arrivata al primo cestino, non vista. Per quanto quelle premure la lusingassero niente ci doveva essere tra lei e la sua linea.

Ma poi iniziarono i bisbigli...

 

Kagome deglutì a forza , scolandosi un intero barattolo di latte. La metà fini sul pavimento. Subito Buyo , il suo micio, le andò a fare compagnia. Aprì un cassetto con tanta forza da farlo uscire fuori : li un maxi pacchetto di mars, duplo , twix e buonty aspettavano solo lei. Si ingozzo con furia , finche non senti lo stomaco talmente pieno , che ,sentiva ,sarebbe scoppiato da un momento a un altro. Afferrò la bottiglia d’acqua dirigendosi in bagno spedita. Terza e ultima fase: il rigetto.

Si Riempì d‘acqua finche non la bocca dello stomaco aprirsi. Si piegò in due sul Water. La solita scena, la sua solita vita .

Kagome Higurashi 20 anni, anoressica da quando ne aveva quattordici, bulimica da quando ne aveva quindici. Vide pezzi di torta uscire fuori, mentre i succhi gastrici sembravano nuotarle in bocca con la saliva con quel retrogusto zuccheroso. I conati erano forti, contrazioni della bocca dello stomaco ,allenato a non tenere i cibi per non più di un determinato lasso di tempo.

Oramai il suo fisico aveva imparato e trovava nutrimento in quel che restava, anche se poco. Si ficcò le fatidiche due dita in gola finche non vide venir fuori solo succhi gastrici e saliva. Sorrise. Ciclo finito, ora non restava altro che andare in rosticceria.

Guardò l’orologio. Due minuti ...

Una contrazione. Questa volta non dallo stomaco. Porto una mano alla camicetta bianca in seta sporca di gotto .

Un’altra contrazione. Cadde a terra con un urlo lancinante.

Di nuovo.

Strisciò fino sotto l’arco della porta, il telefono era ancora li sopra il tavolo, troppo lontano da raggiungere.

Ancora.

-Aaaah! Buyo…-

Il micio paffuto alzò il viso rotondo. La padrona riversa a terra, mentre stringeva la camicetta. Vide l’acqua strabordare dal lavandino lasciato aperto , inondando il pavimento. Con un miagolio impaurito e un salto saltò sul tavolo , facendo scivolar la cornetta ,via dal tavolo, vicino la donna. 

Kagome osservò il rettangolo quadrato con occhi appannati, benedicendo Hojo quando aveva deciso di regalarle quel gatto. Allungò le dita della mano tremolante. In pochi secondi dopo aveva digitato il numero del pronto soccorso.

-Pronto?-la voce incolore della centralinista dell’ospedale , non le era mai parsa tanto bella. 

Nuova contrazione , nuovo dolore.

-A..aiuto..-non riuscì a dire altro.

Un libo scuro l’avvolse. Dov’era Kagome Higurashi ,era forse morta? Si sentiva stranamente leggera.

TUm Tum

Un rumore nell’immenso eco. Lei nuda eterea tra tutto. Si sentiva stranamente felice.

TUm Tum

Niente bilance, niente prodotti dietetici. Addio creme per il viso, addio ormoni per il ciclo.

TUm TUm

-..Non morire dannazione…

Chi le diceva di non morire? Era forse quella la sua fine? Morta per uno stupido cuore?Forse sarebbe stato meglio…

TUm Tum

-Non devi morire Kagome!-

Aprì gli immensi occhi nocciola e vide Dio. Il paradiso e le piante d’orate . Adamo ed Eva che la salutavano addentando mele dall’aspetto succoso e filosofi che facevano interessanti partite a scacchi. Si sentiva fuori posto tra tanti geni. Lei che aveva appena finito le superiori.

Tum TUM

-Cazzo , respira!-

Fu come riemergere da un’apnea durata secoli. Si sentiva bagnata e lo era. Capelli fradici e il solito viso pallido tra il corvino intenso dei capelli . Non vedeva chiaramente, una luce abbagliante le era puntata negli occhi.

Fu l’ultima cosa che vide.

Due tristi occhi ambra che la guardavano sollevati. Poi tornò nel suo mondo ovattato dagli anestetici.

Buona notte Kagome Higurashi

 

Continua..

 

  
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