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Autore: Ed1505    18/01/2004    6 recensioni
Digimon Frontier! Kerpymon è stato sconfitto e i digiprescelti festeggiano. Ma qualcosa scuote l'armonia del gruppo. E una crepa forse insanabile s'instaura tra alcuni di loro. Che sia la fine di una grande amicizia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction si ambienta immediatamente dopo la sconfitta di Kerpymon, quando Takuya, con sulle spalle Koji, si avvicina a tutti gli altri. Essendo stata scritta prima della fine della serie, potrebbero esserci molte differenze rispetto all’originale. Vogliate scusare.

 

LA FINE DI UN’AMICIZIA…?

 

I quattro ragazzi, insieme ai tre digimon, fissavano commossi i due amici di fronte a loro. Takuya sorrideva, sorreggendo sulle sue giovani spalle Koji, privo di sensi.

“Takuya!”

“Koji!”

“Ce l’avete fatta!”

“Avete sconfitto Kerpymon!”

“Già…E’ finita, ragazzi!”

A quelle parole, tutti corsero verso i due, abbracciandoli e sostenendoli. Entrambi, infatti, erano stremati dallo scontro ed anche feriti.

Dopo che si furono ripresi, JP saltò in piedi, esclamando:

“Perfetto! Ed ora, facciamo festa!”

“Come pensi di poter fare una festa in queste condizioni, JP? Non vedi che Digiworld non si è ancora riformato? Siamo praticamente in mezzo al nulla.”

“Fidati di me, Takuya! Tu e Koji siete stati fantastici, una festa è il minimo che vi meritate. Ve l’ho promessa prima che partiste ed ora ve la darò!”

“Se lo dici tu…”

Mezz’ora più tardi, stavano davvero partecipando ad una festa grandiosa. Misteriosamente, JP aveva fatto apparire bibite e patatine per tutti e per rallegrare ulteriormente l’atmosfera si era messo a cantare e ballare, trascinandosi dietro anche i tre digimon e Tommy.

Mentre gli altri osservavano divertiti lo spettacolino, Zoe si alzò e, approfittando della distrazione di JP, disse:

“Molto bene. Ora tocca a me rispettare la promessa fatta! Quindi…”

Rapidamente fu di fronte a Koji e, prima che lui potesse reagire, gli scoccò un bel bacio sulla guancia. Takuya e Koichi guardavano sorpresi, ma presto scoppiarono a ridere, perché Koji era diventato tutto rosso e aveva cominciato a balbettare.

“M- m- m- m- ma Z- Z- Z- Z- Zoe!!!”

“Eh eh, che timidone che sei! Dai, te l’avevo promesso, no?”

Anche Koichi cominciò a prendere in giro affettuosamente il fratello.

“Koji, ti credevo un duro! Invece guarda come ti fai mettere sotto da una ragazza!”

“S- scemo, stai zitto!”

Koichi, Zoe e Takuya continuavano a ridere a crepapelle, mentre Koji sprofondava sempre più nel baratro della vergogna. Poi, la ragazza si voltò verso il guerriero del fuoco. Sorrise dolcemente e cominciò ad avvicinarsi. Lui si pietrificò. Improvvisamente, gli tornò alla mente lo strano sogno fatto nel bel mezzo dello scontro con il digimon malvagio. Lui si trovava disteso, con la testa posata sulle ginocchia di Zoe. E lei lo trattava molto dolcemente, dicendogli che si era davvero meritato un bel bacio.

Ma perché aveva fatto un sogno del genere? Zoe voleva solo prenderlo in giro, come aveva fatto con Koji. No, non doveva farsi venire strani pensieri in testa. Non doveva illudersi.

“Ehi ehi, non vorrai fare lo stesso con me, vero? No grazie, declino l’offerta!”

“Dai, Takuya, non fare storie! Guarda che bravo è stato Koji!”

Koichi e Zoe risero, mentre Koji arrossiva sempre di più. Ormai aveva raggiunto il colore della camicia di Takuya…

Anche Takuya rise, ma un po’ forzatamente.

“No, no, per carità! Guarda, sono generoso…Cedo il mio bacio a Koji!”

Il giovane chiamato in causa scattò:

“Ehi! Neanche per idea! Io ho già dato, ora tocca a te!”

“Dai, Takuya! Smettila di fare il bambino!”

“Non sono io, sei tu che fai la bambina!”

Il tono di voce di Takuya si stava alzando sempre di più ed anche JP e gli altri ora osservavano la scena. Zoe cominciò a strattonare Takuya per un braccio, avvicinandosi sempre di più a lui. A quel punto, il giovane ebbe una reazione imprevista. Con uno strattone si separò dall’amica e, arrabbiato, urlò:

“Insomma, smettila, Zoe! Non capisci che così mi dai fastidio?! Lasciami in pace!!”

Il silenzio piombò tra di loro. Tutti erano diventati seri, anche Koji aveva perso il rossore. Zoe fissava Takuya incredula. Pian piano gli occhi le si riempirono di lacrime. Rendendosene conto, si voltò da un’altra parte, urlandogli di rimando:

“Stupido! Che ti ho fatto? Non hai nessun diritto di trattarmi così!”

E si allontanò di corsa. Takuya non aveva il coraggio di alzare la testa per guardare i suoi amici. Sapeva di essersi comportato male, ma non voleva dare giustificazioni. In quel momento, però, si ritrovò di fronte un JP a dir poco furioso.

“Sei un animale!!”

E così dicendo gli tirò un gran pungo sul volto, facendolo cadere a terra. Poi corse dietro a Zoe.

Quelli rimasti continuavano a fissare Takuya, a terra, che si asciugava una goccia di sangue colato dal naso. Solo Koji gli si avvicinò, aiutandolo ad alzarsi.

“Tutto bene?”

Takuya lo guardò per un momento. Poi afferrò la mano che l’amico gli stava porgendo e si alzò.

“Sì. Grazie.”

I due si scambiarono uno sguardo. Poi Takuya domandò scusa agli altri per aver interrotto la festa. Poco dopo tornarono anche Zoe e JP. Mentre si preparavano per incamminarsi, Takuya si avvicinò alla ragazza, e mormorò un semplice:

“Scusa…”

“Figurati. Forse ho esagerato. Scusami tu.”

“Ok. Siamo a posto.”

Ma entrambi avevano tenuto la testa voltata da un’altra parte e si allontanarono l’uno dall’altra velocemente.

 

I sei amici si erano resi conto che qualcosa non andava. La fine di Kerpymon non aveva sistemato le cose su Digiworld e questo li convinse che la loro missione laggiù non era ancora finita. Così trovarono un boschetto dove passare la notte e lì si accamparono. JP si teneva più distante possibile da Takuya e questi faceva lo stesso con Zoe. Nemmeno lei sembrava morire dalla voglia di stare vicina al giovane…Tommy e gli altri erano preoccupati, perché era evidente che nel loro gruppo si era creata una crepa difficilmente risanabile.

Dopo essersi coricati, quasi tutti si addormentarono subito. Erano molto stanchi e provati da tutte quelle avventure ed emozioni. Paradossalmente, gli unici a rimanere svegli furono Takuya e Koji, i due che avevano dovuto affrontare la battaglia più dura. Se ne stavano seduti di fronte al fuoco, in silenzio. Poi Koji, nonostante la sua riluttanza ad impiccarsi negli affari altrui, decise di chiedergli:

“Allora? Che ti è preso, prima?”

Takuya stette zitto. Continuava a fissare le fiamme, come incantato. Poi disse:

“Non lo so. E’ stato più forte di me.”

“Uhm…Non è da te comportarti così. Certo, sei impulsivo…ma non sei mai crudele. Soprattutto non con noi.”

“Te l’ho detto, nemmeno io so che mi è preso. So solo che non volevo essere preso in giro da Zoe.”

Questa volta fu Koji a rimanere zitto. Poi chiese:

“Pensi di riuscire ancora a combattere al suo fianco? Perché sono convinto che dovremo combattere ancora, purtroppo.”

“Già. Beh, io non ho problemi. Piuttosto, mi sa che i problemi se li faranno lei e JP.”

“No, Zoe ha già capito. E JP…Beh, lui di problemi ne ha sempre creati! Uno in più o uno in meno…”

Ridacchiarono insieme.

“Koji….”

“Sì?”

“Sei un amico.”

Koji sorrise.

“Figurati…Ti ricambio per l’aiuto datomi con Koichi. Beh, ora vado a dormire. Sono piuttosto a pezzi. Dammi retta, dormi anche tu. Ne hai bisogno.”

“Sì, ora vado anch’io.”

“Ok. E ricorda che se hai bisogno di parlare…”

“Tranquillo. Non andrei da nessun altro.”

“…’Notte, Takuya.”

“’Notte, Koji.”

 

Come avevano previsto, la loro battaglia non era ancora conclusa. Digimon ben più potenti si schierarono sul loro cammino e le loro battaglie ricominciarono. Tuttavia, da quel giorno, era cambiato tutto. Takuya e Zoe non si rivolgevano praticamente più la parola e JP evitava ogni contatto con il giovane guerriero del fuoco. Progressivamente, Takuya si chiudeva sempre più in se stesso, permettendo solo a Koji e Koichi, che era diventato anch’egli suo ottimo amico, di stargli accanto. Si occupava molto meno anche di Tommy e non riusciva più ad essere allegro e a incoraggiare tutti gli altri.

Nonostante quel clima poco sereno, però, il gruppo di amici riuscì a sconfiggere anche i nuovi potenti digimon malvagi ed il loro capo, Lucemon. Alla sconfitta di questo digimon, finalmente i digicodici tornarono al loro posto e Digiworld si ripristinò totalmente. Ormai il mondo digitale era salvo.

Dopo essersi accertati che tutto fosse veramente a posto, i sei amici si apprestarono a tornare nel mondo reale, separandosi dai loro amici digimon. Alla stazione dei Trenmon, si separarono da Nemon, Patamon e Bokomon e partirono, non senza un profondo senso di tristezza. Digiworld era stata la loro casa per molto tempo e sarebbe mancato molto a tutti loro.

Arrivati nel mondo reale, scesero da Trenmon e, salutatolo, tornarono alla stazione di Shibuya. Mentre aspettavano che l’ascensore salisse, tutti rimasero in religioso silenzio.

Quando le porte dell’ascensore si aprirono e loro si trovarono in mezzo alla gente, rimasero a bocca aperta. Era strano tornare in mezzo agli umani dopo tanto tempo. Si guardarono intorno per un po’, quasi spaesati. Poi si svegliarono come da un lungo sogno. Sorrisero e si diressero ad acquistare i biglietti. Avrebbero preso treni diversi, abitando in diverse zone. Solo Takuya, Koji e Koichi avrebbero preso lo stesso. Quindi, si prepararono a salutarsi.

“Beh, direi che è il momento di tornare a casa. Qui ci separiamo.”

“Già. Beh, ma comunque non è mica un addio. Semplicemente, torniamo nelle nostre case. Potremo vederci quando vorremo, basterà prendere un treno, no?”

“Sì, Tommy ha ragione. Insomma, ormai siamo tutti amici, se lo vorremo, potremo incontrarci anche ogni giorno!”

A quelle parole di Zoe, Takuya strinse i pugni e JP si voltò da un’altra parte. Anche lei si rese conto della situazione ed abbassò il capo. Allora Koji sospirò e prese in mano la situazione.

“Dai, niente storie. I numeri dei cellulari ce li abbiamo. La prossima settimana ci troviamo tutti insieme per sentire com’è stato il rientro. Facciamo lunedì prossimo qui alla stazione di Shibuya. Ok?”

Tutti annuirono. Poi si salutarono e si divisero. Takuya salutò Zoe senza guardarla, mentre JP non gli disse nemmeno “ciao”. La loro avventura era finita ed ognuno tornava alla propria vita.

Sul treno, Takuya stette zitto, con lo sguardo basso. Koji e Koichi lo guardavano preoccupati, senza sapere che dirgli. Fu proprio Takuya il primo a scendere.

“Ok, la prossima fermata è la mia. Ragazzi, ci sentiamo.”

“Certo. Anzi, ti chiamo stasera per sentire com’è andata con i tuoi. Ok?”

“Va bene, Koji. E…Koji, Koichi…Grazie. Per tutto ciò che avete fatto.”

“E cos’è che avremmo fatto, scusa?”

“Mi siete rimasti vicini in quest’ultimo periodo. Nonostante fossi tutt’altro che di compagnia.”

“Che discorsi sono? Siamo amici, no?”

Takuya sorrise.

“Sì. Amici. Ci sentiamo stasera, Koji. Koichi, mi raccomando. Sistema le cose per bene. Chiamami, quando sarà tutto sistemato!”

“Certo.”

“Ok. Ciao ragazzi.”

“Ciao.”

E scese dal treno. Koji e Koichi lo videro allontanarsi con le mani in tasca e a testa bassa.

Rimasti soli, i due fratelli parlarono un po’ della situazione del loro amico.

“E’ davvero cambiato, dopo quell’episodio.”

“Già. Sono molto preoccupato per lui.”

“Non credi che dovremmo provare a parlare con Zoe e JP?”

“Lo sai che ci abbiamo già provato. JP non vuole nemmeno sentirlo nominare. E Zoe, poverina, ha anche provato a riavvicinarsi a lui. Ma Takuya sembra volerle stare il più lontano possibile.”

“Vorrei tanto sapere che gli passa per la testa. Zoe non gli ha fatto niente, e anche lui si è scusato per il suo comportamento di quel giorno. Quindi, in teoria, dovrebbe essere tutto a posto, no?”

“Io una mezza idea me la sono fatta…”

“Sul serio, Koji? E quale?”

“Ne riparleremo un’altra volta. Prima devo sincerarmi di alcune cose. Piuttosto, Koichi. Allora, è deciso. Io parlo con papà e tu con la mamma.”

“Certo. Diremo ad entrambi di essere a conoscenza del segreto di famiglia. Ossia che siamo due.”

“Molto bene.”

E per il resto del viaggio parlarono di altre cose.

 

Rientrato a casa, Takuya aveva scoperto che nel mondo reale era passata solo qualche ora dalla sua partenza. Si era sorbito i rimproveri della madre per essersi allontanato dalla festa di suo fratello e si era chiuso in camera sua. Non prima di aver abbracciato stretto tutta la sua famiglia, però. In fondo, per lui erano passati mesi dall’ultima volta che li aveva visti.

Steso sul letto della sua camera, ripensava a tutte le avventure vissute a Digiworld. Ma nella sua mente tornavano solo ricordi spiacevoli. Come la sua litigata con Zoe, o Zoe che lo guardava tristemente, Zoe che provava a parlargli, Zoe che, cercando di non farsi vedere, piangeva silenziosamente. Con uno scatto improvviso, si tirò su a sedere.

“Ma che diavolo mi prende? Non riesco a pensare ad altri che a Zoe…”

“Chi è Zoe?”

Si voltò di scatto. Non si era accorto che suo fratello era entrato nella sua camera e lo guardava sorpreso.

“E tu che ci fai qua? Lo sai che devi bussare, prima di entrare.”

“Avevi lasciato il telefono giù in cucina. Squillava ed ho risposto. E’ un certo Koji.”

“Ah, capisco. Ti ringrazio.”

Il giovane afferrò il telefono e fece cenno al fratellino di uscire. Poi rispose.

“Pronto.”

“Ehilà. Simpatico tuo fratello.”

“Ti ha detto cose strane?”

“No, mi ha solo chiesto se sono il tuo amichetto.”

“Accidenti a lui, se lo prendo lo riempio di botte!”

“Ma non dicevi che nel caso fossi ritornato lo avresti trattato bene?”

“Se lui si comporta male dovrò pure fargliela pagare, no? Piuttosto, dimmi tutto. Hai già parlato con tuo padre di quella questione?”

“Sì. E’ stata la prima cosa che ho fatto quando l’ho visto.”

“Caspita. Lui come l’ha presa?”

“Piuttosto bene. Anche perché era contento che mi fossi dimostrato molto gentile con la sua nuova moglie.”

“Ne sono felice. Hai sentito Koichi?”

“Sì. Tra qualche giorno io e papà incontreremo lui e la mamma. Così potremo chiarire tutto quanto.”

“Ottimo. Molto bene.”

“A te com’è andata?”

“Tutto ok. I miei si sono solo stupiti perché quando sono tornato li ho abbracciati e mi sono messo a piangere.”

“Non mi dire! Un duro come te che piange?”

“Idiota!”

“Eh eh. Beh, sono felice di sentirti un po’ più vivo. Oggi eri davvero a terra.”

“Uhm…merito dell’aria di casa.”

“Senti, ti ho chiamato anche per un altro motivo. So che è assurdo che te ne parli per telefono, visto che fino a qualche ora fa eravamo insieme, ma prima c’erano anche tutti gli altri…Takuya, perché ti ostini a non voler avere a che fare con Zoe?”

Takuya rimase spiazzato da quella domanda così diretta. Prima d’allora aveva sempre risposto che non lo sapeva. Ma decise che forse era il caso di aprirsi completamente. In fondo stava parlando con il suo migliore amico.

“Vuoi la verità? Ho paura.”

“Paura di che? Di sicuro non ti uccide.”

“No, non è quello. Ho paura di vederla sorridermi ancora. Di vederla comportarsi ancora come un’amica.”

“E perché questo dovrebbe farti paura?”

Takuya non rispose. Udendo il silenzio dall’altro capo del telefono, Koji sospirò.

“Posso provare a fare un’ipotesi?”

“Spara…”

“Takuya…Zoe ti piace, non è vero?”

Koji non poteva vedere l’amico ma era sicuro che avesse assunto un’aria tremendamente triste. Sospirò ancora.

“Se tu glielo dicessi, magari scopriresti che per lei è lo stesso, no?”

“Impossibile. Lei mi vede solo come un amico. Esattamente come te e gli altri. E poi sono convinto che a lei piaccia un altro.”

“E chi, scusa?”

“Beh…JP.”

“Stai scherzando? Takuya, Zoe non sopporta JP!”

“Ma se dopo la litigata tra me e lei gli è sempre stata appiccicata!”

“Guarda che era lui a starle appiccicato. E lo faceva anche prima della litigata. Senti, JP è un amico, però te lo dico in tutta onestà…è un idiota. Un babbeo. Se tutti i problemi che ti fai sono per causa sua, ti sbagli di grosso.”

“Non è quello. Non voglio sentirmi sbattere in faccia un rifiuto. E poi se devo dirla tutta…non sono così sicuro che lei mi piaccia davvero. Forse non riesco a parlarle solo perché non mi va giù la litigata di quel giorno.”

“Balle! E lo sai bene anche tu. Ad ogni modo, lunedì sarebbe il caso che ti chiarissi con lei, sai? Per lo meno, tornate amici! Se lasci le cose come stanno, chissà quando la rivedrai, poi!”

“Koji, a dire il vero…io lunedì non vengo.”

“Cosa? No…tu vieni eccome.”

“No, non vengo. Non voglio rivederli. Mi spiace per Tommy…ma non ho nessunissima intenzione di incontrare tutti quanti.”

“Ah. Vuoi dire che hai intenzione di mandare al diavolo anche me e Koichi, ora che sei ritornato alla tua vita di sempre?”

“Ma no, non dire assurdità! Koji, tu sei il mio migliore amico ed anche Koichi! Io spero davvero con tutte le mie forze di continuare a restare vostro amico anche in questo mondo! Io…non ho molti amici. Cioè, ho tanti compagni con cui mi diverto, ma nessuno di cui fidarmi davvero. Eccetto te e Koichi. Ma voi posso vedervi quando voglio, credo. Spero.”

“Certo. E’ ovvio che anche per noi due è lo stesso. Però tu…tu devi vederli, Takuya…non puoi comportarti così vigliaccamente. Non eri forse il più coraggioso?”

“…Forse no.”

Koji si arrese. Sapeva che non avrebbe cambiato idea.

“E va bene. Vorrà dire che ci sentiremo. Porterò i tuoi saluti a Tommy, però…almeno con lui fatti sentire. Ci rimarrebbe troppo male.”

“Certo. Ci sentiamo. Grazie per la telefonata.”

“In questo periodo non fai che ringraziarmi…Ciao, a presto.”

“Sì, a presto.”

 

Il lunedì successivo arrivò presto. Come d’accordo, si ritrovarono alla stazione di Shibuya. Ma, all’appuntamento, non fu solo Takuya a non presentarsi.

“JP non verrà. Mi ha telefonato dicendomi che non voleva venire. Non ha nessuna voglia di rivedere Takuya, dato che non è più costretto a farlo.”

“Che idiota. Poteva anche venire. Tanto Takuya non ci sarà.”

“Cosa?!”

“Mi spiace, Tommy. Mi ha chiesto di portarti i suoi saluti, ma non verrà. Aveva un impegno con la scuola, mi pare d’aver capito.”

Zoe chinò il capo, tristemente.

“E’ una bugia, vero Koji? In realtà non è venuto perché non voleva vedermi…”

Koji e Koichi si scambiarono un’occhiata. Poi annuirono entrambi.

“Zoe, vieni un attimo con me. Devo parlarti. Koichi, tu e Tommy andate a prendere un gelato, intanto.”

“Sì, d’accordo. Vieni, Tommy.”

I due ragazzi si allontanarono, mentre Koji portava Zoe in un luogo meno affollato.

“Cosa c’è, Koji?”

“Senti, Zoe. Vorrei che tu mi dicessi una cosa con sincerità…Tu sei ancora arrabbiata con Takuya?”

“Eh? No! Io non sono assolutamente arrabbiata con lui! La rabbia, quel giorno, mi è passata subito, perché avevo capito che era stato qualcosa detto o fatto da me ad infastidirlo tanto. Però…non sono riuscita ad essere subito naturale con lui, perché un po’, nonostante tutto…il suo atteggiamento mi aveva ferita…”

“Ma se lui adesso provasse a tornarti amico, tu lo accetteresti?”

“Certo che sì! Oh, Koji, sarebbe la cosa più bella che potrebbe accadermi, ora come ora! Oltre ad essere lasciata in pace da JP…Mi tormenta ogni giorno con telefonate e messaggi…”

“Lascia perdere JP, per adesso. Concentriamoci sul problema più grosso, ossia Takuya. Vedi, lui si sente ancora in colpa per come si è comportato con te a Digiworld. E non ha nessuna intenzione di fare il primo passo per tornare tuo amico, perché teme di essere respinto. Quindi, se davvero ci tieni a riconquistare la sua amicizia, devi essere tu a prendere l’iniziativa. Tu vuoi tornare sua amica, vero Zoe?”

“Sì! O forse…non lo so…”

“Cosa vorresti dire?”

“Koji, io non sono sicura di voler tornare alla situazione in cui eravamo prima di litigare. Perché…perché fa male. Non…non so se è davvero ciò che voglio, da Takuya.”

Koji la fissò senza capire, per qualche istante. Poi comprese.

“Accidenti, sono proprio due stupidi…”

“Zoe…tu…Takuya…tu gli vuoi bene diversamente da come ne vuoi a tutti noi, vero?”

Per un po’ la ragazza non rispose. Poi annuì impercettibilmente con il capo.

“Allora diglielo. E tutto si sistemerà.”

“No. Se non mi vuole nemmeno come amica, come può volermi come qualcosa di più? E poi, ormai…io voglio solo cercare di dimenticarlo. Guardami, Koji! Sono completamente diversa da com’ero all’inizio della nostra avventura! I miei si sono spaventati, quando mi hanno rivista, dicendo che sono cambiata completamente nel giro di mezza giornata! Prima ero sempre allegra e piena di energie, ora sono sempre triste. Perché penso a Takuya. E’ per questo che voglio dimenticarlo. E quando questo sarà avvenuto, potrò cercare di riparare la nostra amicizia. Perché sarò certa che solo di amicizia si tratterà.”

Zoe aveva gli occhi lucidi, mentre diceva quelle parole. Evidentemente, la decisione di dimenticare Takuya le pesava più di quanto potesse immaginare. Koji stette a guardarla. Poi sospirò.

“Sì…forse è questa la soluzione migliore…”

E lo pensava davvero. Perché sapeva che anche il suo amico era nelle stesse condizioni, e forse il tempo sarebbe riuscito a guarire le ferite di entrambi.

“Dai, Zoe. Ora raggiungiamo gli altri. Tommy non si merita tutto questo.”

“Sì, hai ragione. E, Koji…grazie.”

“Un tempo era bello sentirmi ringraziare. Ora mi fa stare solo male. Perché in realtà non faccio nulla per far stare meglio né te né il mio migliore amico…”

E s’incamminarono in direzione di Tommy e Koichi.

 

Da quel giorno passarono diversi mesi. Takuya, nel mondo reale, era riuscito a tornare un po’ in sé ed il suo umore era decisamente migliorato. Vedeva Koji e Koichi molto spesso, minimo una volta a settimana. In quel periodo stavano anche pensando di mettere su una piccola band insieme, visto che tutti loro strimpellavano più o meno uno strumento. La loro amicizia si era addirittura rafforzata, dopo la partenza da Digiworld.

A volte si trovavano anche con Tommy, ma non molto spesso. Quando accadeva, lo invitavano a passare la giornata con loro tre. Tommy era cresciuto molto ed anche maturato. Inoltre aveva riaggiustato il rapporto con suo fratello maggiore, che aveva conosciuto e fatto amicizia con i ragazzi.

Tuttavia, Takuya non aveva più incontrato né Zoe né JP. Anche gli altri li avevano persi di vista, vivendo ognuno la propria vita di un tempo. Solo per i tre grandi amici sembrava essere cambiato qualcosa. Ma in realtà, nella mente di Takuya rimaneva sempre presente il ricordo di Zoe. E il suo cuore non aveva smesso di palpitare per lei. Con gli amici non ne parlava quasi mai. Loro non gli chiedevano nulla, perché sapevano che lui stava male al solo sentirla nominare. E lui si sfogava solo nei momenti in cui proprio non riusciva a sopportare il dolore.

E così, dopo i mesi, passarono gli anni. Koji, Koichi e Takuya erano entrati alla scuola media, scegliendo di frequentare la stessa. E, per una fortunata coincidenza, si erano trovati in classe assieme. Erano ormai al secondo anno e l’amicizia tra loro era più salda che mai. Nonostante fossero passati più di due anni, a Takuya capitava ancora di pensare a Digiworld, di tanto in tanto. E quando questo accadeva, rifiutava persino la compagnia dei suoi migliori amici. Se ne stava tutto solo, chiuso in casa oppure a bighellonare per la città.

Quel giorno, Takuya era proprio giù di morale. Koji e Koichi se n’erano accorti e avevano capito che quel giorno non avrebbero provato con la band. Infatti, finita la scuola, Takuya li salutò.

“Ragazzi, io vado. Oggi non me la sento proprio di suonare.”

“Ok, non preoccuparti. Li avvertiamo noi, gli altri.”

“Grazie. Ah, stasera i miei sono via e io sono a casa da solo con mio fratello. Se vi va, fate un salto.”

“Certo, verremo sicuramente.”

“Allora ci vediamo stasera.”

“Sì. Ciao.”

E se ne andò. Passò velocemente da casa per cambiarsi e poi uscì di nuovo. Non aveva voglia di stare a sentire suo fratello che giocava ai videogiochi.

Si diresse subito a Shibuya. In quei momenti di profonda depressione, gli piaceva perdersi in mezzo alla folla sconosciuta. Lasciarsi trascinare dalla corrente di gente…Ad un certo punto, mentre camminava, udì alcune ragazze ridere rumorosamente.

“Ma dai!”

“Sì, ti dico che è vero!”

“Non ci credo!”

Takuya le guardò, distrattamente. Erano in cinque. Ridevano tutte, ma notò che una lo faceva con ben poca allegria. Sembrava proprio fuori posto, in mezzo a quelle quattro oche. Improvvisamente si riscosse.

“Ma che fai, Takuya! Ora ti metti a guardare le ragazze?! Ah, e dire che dovrei essere depresso!”

Tuttavia, anche se involontariamente, il suo sguardo tornò su quella ragazza che fingeva di divertirsi. Era di profilo e non riusciva a vederla bene in viso. Aveva dei lunghi capelli biondi, raccolti in una coda. Tra le cinque ragazze era la più alta e il fatto che fossero tutte e cinque in divisa lo faceva risaltare ancora di più. Poi, all’improvviso, la ragazza si voltò, permettendogli di guardarla bene in volto. E con immenso stupore si accorse che il suo viso le era familiare. Era certo di conoscere quella ragazza, ma non capiva chi fosse. Poi, un lampo. Dei lunghi capelli sciolti, uno strano cappello viola in testa, un carattere tremendo ed autoritario. Ed un dolcissimo sorriso.

“Zoe…”

Si trattava proprio di lei. Certo, in quegli anni era cresciuta e cambiata. Ma era certo di non sbagliarsi. Ricordava fin troppo bene quell’espressione falsamente allegra. La stessa che, dopo il loro litigio, era rimasta impressa sul suo volto, fino al ritorno al mondo reale. Possibile che, dopo più di due anni, ancora non riuscisse a tornare allegra come all’inizio della loro avventura? Poi osservò meglio le ragazze che erano con lei.

“Ah, ecco il perché. E’ ovvio, Zoe non può essere davvero felice in mezzo a galline simili! Lei è completamente diversa da loro! Chissà perché sta in loro compagnia…”

Ora che l’aveva riconosciuta, non riusciva a staccarle gli occhi da dosso. Continuava a guardarla, come incantato. Poi, all’improvviso, si riscosse. Si batté una mano sul capo e scosse la testa.

“Come sono scemo! Le amiche con cui Zoe esce non sono affar mio! Come non lo è la sua vita! Ormai sono più di due anni che non le parlo e non la vedo. Devo farmi gli affari miei e stare lontano da lei!”

La guardò ancora, con sguardo triste.

“Però…E’ davvero un peccato che le cose siano andate così…E dire che eravamo così amici! Sono stato davvero un idiota! Ah, come vorrei, in questo momento, tornare indietro e riaggiustare tutto! Ma questo non è possibile, lo so. Quindi, invece di restare qui a farmi del male, è meglio se me ne vado. Fortuna che stasera Koji e Koichi vengono da me. Almeno loro riusciranno a consolarmi…”

E si allontanò, camminando molto lentamente, con le mani in tasca.

 

Zoe stava fingendo di ascoltare i discorsi delle sue amiche. Si annoiava mortalmente con loro, ma erano le uniche disposte ad esserle amiche e a riuscire a farla distrarre quel tanto che bastava per non cadere in depressione. Incredibile come a distanza di anni continuasse a ripensare a lui…

Non si sentiva tranquilla. Era da un pezzo che aveva l’impressione di essere osservata. Stufa, si decise a guardarsi un po’ intorno. Non notò nulla di strano, ma si soffermò a fissare un ragazzo che camminava lentamente, sul lato opposto della strada. Qualcosa la fece indugiare su quella persona. Forse il suo modo di camminare. Era certa di averlo già visto. Ma dove? Poi ricordò. A Digiworld, quando camminava dietro gli altri, osservava sempre la schiena di Takuya. Ed ormai conosceva meglio di lui il suo modo di camminare. Sì, quel ragazzo camminava alla stessa maniera di Takuya! Colta da un’incontenibile ansia, si mosse per cercare di vederlo in volto. Proprio in quell’istante, il giovane si voltò verso di lei ed i loro sguardi si incrociarono. Ed il cuore di Zoe sembrò esplodere. Era lui, senza ombra di dubbio. Takuya era davanti a lei. Lui si voltò nuovamente e riprese a camminare. Sembrava non aver colto il suo sguardo. Per qualche istante, Zoe rimase immobile, indecisa sul da farsi. Non lo aveva ancora dimenticato, questo era certo. Ma non poteva evitare di inseguirlo, dopo che il destino li aveva fatti rincontrare per caso, a distanza di anni. Quindi prese una decisione. Senza dire nulla alle amiche, corse dal lato opposto della strada ed inseguì il giovane.

 

Takuya camminava a testa bassa, trascinando i piedi. Si era voltato un’ultima volta a guardarla e quasi gli era parso che lei ricambiasse lo sguardo.

“Tsé! La malinconia gioca davvero brutti scherzi…”

In quell’istante, si sentì afferrare per un braccio. Stupito si voltò e per poco non ebbe un infarto. Zoe era di fronte a lui, che lo fissava con sguardo tra il disperato e l’entusiasta. Intanto non gli mollava il braccio. Si fissarono in silenzio, entrambi increduli. Poi lei gli mollò il braccio.

“Takuya…”

“…Ciao, Zoe…”

Arrossirono entrambi, senza sapere che dirsi. Zoe l’aveva seguito per un impulso momentaneo ed ora che si trovava faccia a faccia con lui si stava pentendo. Lui invece era incredulo, non avrebbe mai creduto di essere riconosciuto e rincorso. Si stava pentendo di essersi fermato tanto a lungo a fissarla.

In quel momento, a toglierli d’impaccio, arrivarono le quattro compagne di Zoe.

“Zoe!”

“Insomma, perché sei corsa via in quel modo?”

“Cosa ti è successo?”

“Potevi avvertirci, se dovevi andare!”

“Ecco, io…”

In quel momento, l’attenzione delle quattro fu catturata dal giovane che le fissava con gli occhi sbarrati.

“Oh! E tu chi sei?”

“E’ un tuo amico, Zoe?”

“Allora è per lui che te ne sei andata!”

“Beh, visto che ci siamo, presentacelo, no?”

“Veramente…”

Ma non le diedero il tempo per le presentazioni. Si avvicinarono a Takuya, con fare provocante.

“Ciao. Noi siamo le migliori amiche di Zoe.”

“Siamo sempre insieme, per noi è quasi una sorella!”

“Non sapevamo che avesse amici così carini, fuori dalla nostra scuola!”

“Sai che sei davvero il mio tipo? Sei libero?”

Takuya sembrava sconvolto, fissava le quatto quasi spaventato. Il suo divenne terrore puro quando le ragazze fecero per mettergli le mani addosso. A quella vista Zoe, rimasta a guardare tutto il tempo, perse le staffe. Con uno scatto si parò di fronte alle quattro, sovrapponendosi tra loro e Takuya.

“Piantatela immediatamente di fare le stupide con lui e soprattutto tenete giù le mani!”

Le ragazze la guardarono stupite.

“Ma come, Zoe?”

“Perché fai così?”

“Sei offensiva!”

“Ma allora questo è il tuo ragazzo?”

A quelle parole Zoe arrossì di colpo, sentendosi morire per la vergogna. Deglutì a fatica poi, dicendo alle “amiche” cosa realmente pensava di loro, afferrò per il braccio Takuya e lo trascinò via.

“Vieni con me, per favore.”

Le quattro rimasero a guardarla a bocca aperta. Quando si furono riprese dallo shock, esclamarono:

“Ma che gallina!”

“Ci ha trattate come delle idiote!”

“E noi che eravamo state tanto gentili da accoglierla nel nostro gruppo!”

“State pur certe che non le rivolgerò mai più la parola!”

 

Dopo aver trascinato Takuya fino al parco lì vicino, Zoe lo lasciò andare, senza guardarlo in faccia. Takuya era a dir poco sconvolto. Innanzitutto per il comportamento di quelle quattro pazze, ma soprattutto per il comportamento di Zoe. Inoltre doveva ancora riprendersi del tutto dall’emozione per averla rivista, così cambiata e così, pensò, carina.

Zoe stette un po’ immobile, intenta a riprendere fiato e a sbollire la rabbia. Poi, sempre senza voltarsi, gli disse:

“Mi spiace per ciò che è successo.”

“Eh? Beh, ma perché ti scusi? Non hai fatto niente. Hanno fatto tutto quelle quattro.”

“Sì, però…”

Tra loro ripiombò il silenzio imbarazzato di prima. Poi Takuya decise di provare a farsi coraggio. In fondo ormai non era più un bambino!

“Ehm…ecco…Io…T- ti trovo bene, Zoe…”

Lei finalmente si voltò ma, come lui, tenne lo sguardo fisso a terra.

“S- sì, abbastanza. Anche tu mi sembri in forma.”

“Diciamo che va tutto bene.”

“Uhm, mi fa piacere…”

Ancora silenzio. Poi, di nuovo, Takuya provò a prendere l’iniziativa.

“Ecco…Visto che ormai dalle tue amiche non torni…ti va…ti va di bere qualcosa?”

Questa volta, Zoe alzò lo sguardo. Lo fissò dritto negli occhi, decisamente stupita. Poi sorrise, un sorriso di pura gioia.

“Sì! Sì, ne sarei felice!”

Contagiato da quell’entusiasmo, anche Takuya sorrise e si fece un po’ più deciso. Andarono al distributore del parco e presero delle lattine, sedendosi poi su una panchina. Lì si sentivano molto più tranquilli e a loro agio. E avrebbero potuto parlare tranquillamente.

“Allora, dimmi, Takuya…Hai più sentito nessuno degli altri ragazzi?”

“Sì. Koji e Koichi frequentano la mia stessa scuola e siamo in classe assieme. Inoltre abbiamo messo su una specie di band, con un altro paio di persone.”

“Davvero?! Non immaginavo che tu avessi lo spirito del musicista, sai?”

“A dire il vero nemmeno io. Però so suonare un po’ la chitarra, grazie alle lezioni che mia madre mi ha costretto a prendere da piccolo!”

“Eh eh, allora devi ringraziarla!”

“Già. E poi, qualche volta, vedo Tommy.”

“Sì, anche a me capita di vederlo, di tanto in tanto. Una volta è anche venuto a prendermi a scuola!”

“Caspita! E dimmi…Ehm, hai più visto…JP?”

La voce di Takuya si era fatta incerta. Un po’ perché con JP l’amicizia era finita da tanto tempo. Un po’ perché ancora temeva che Zoe potesse essere innamorata di lui. Ma lei assunse un’aria imbarazzata e triste al tempo stesso.

“No, non più. Ormai sono due anni. Ehm, vedi…all’inizio lui si faceva sentire ogni giorno, era davvero assillante. Poi mi sono decisa a parlargli in modo chiaro e gli ho detto che lui non era niente di più di un amico e mai lo sarebbe stato. Da allora non si è più fatto vivo…”

“Oh, capisco…”

Nonostante fossero finalmente riusciti a parlare con naturalezza, una volta toccato quell’argomento l’imbarazzo ripiombò tra loro. Poi Zoe osservò il giovane con la coda dell’occhio. Visto che erano là, doveva farsi forza e cercare di chiarire tutto. E così, forse, sarebbero almeno tornati amici.

“Senti, Takuya…Ecco…Io…volevo dirti…ehm…Io sono molto felice…di averti incontrato, oggi.”

Erano entrambi arrossiti e non si guardavano in volto.

“Di- dici davvero?”

“Sì…Sai…io…mi dispiace molto che in tutto questo tempo io e te non…non…”

“Ah, ecco, anch’io…Io avrei voluto farmi vivo. Volevo…far pace. Ma non era facile. E alla fine non ce l’ho fatta.”

“Davvero? Tu avresti davvero voluto far pace con me?”

“Certo, Zoe! Io e te siamo amici…O almeno…io ti ho sempre considerata mia amica. Anche se, io per primo lo ammetto, non mi sono certo comportato da amico, con te. E non sai quanto questo mi dispiace.”

“Anche a me dispiace molto, Takuya. Mi dispiace di non aver cercato di risolvere la situazione che si era venuta a creare tra noi.”

“Non dovresti. Anche perché tu, a Digiworld, hai provato molte volte a parlarmi, ed io ti ho sempre ignorata. Ma, sinceramente…non se nemmeno io perché l’ho fatto.”

Rimasero un po’ in silenzio, a fissarsi i piedi. Poi Zoe si voltò verso di lui.

“Takuya…questo vuol dire che io e te…ora…siamo di nuovo amici?”

Anche lui la guardò, sorridendole.

“Certo. Senza ombra di dubbio.”

Lei ricambiò il sorriso, poi si strinsero la mano. Quando fu il momento di staccarsi, però, nessuno dei due lasciò andare l’altro. Per qualche istante si fissarono, senza fiatare. Poi Zoe, rossa come un peperone, abbassò lo sguardo.

“Takuya…perché quel giorno, a Digiworld, ti sei arrabbiato tanto?”

“Eh? Ah…ecco…io…”

“Me lo sono chiesta e richiesta mille volte. Ma l’unica risposta che sono riuscita a trovare…è che l’idea di ricevere un…un bacio…da me…ti disgustasse…”

“NO!!”

Zoe lo fissò, sorpresa. Le loro mani erano ancora unite e Takuya gliela strinse con più vigore.

“A- assolutamente no, Zoe! L’idea di ricevere un ba- bacio da te non mi disgustava affatto…Tutt’altro, semmai…”

“Sul serio, Takuya?”

“Sì…”

“Ma allora…perché?”

“Ecco, veramente…”

Takuya era nervoso. Poteva dirle tutta la verità e buttarsi, dichiarandole apertamente i suoi sentimenti. Ma non avrebbe rischiato troppo? In fondo erano appena tornati amici. Un rifiuto li avrebbe nuovamente separati. D’altronde, però, lei voleva una risposta. E lui doveva dargliela. Mentendo avrebbe solo rischiato di peggiorare le cose. Si sentiva davvero confuso, in quel momento avrebbe tanto voluto che Koji e Koichi fossero con lui a consigliarlo. Poi si ricordò che loro lo avevano sempre incitato a dirle la verità. Ci pensò su un attimo. Koji e Koichi erano i suoi due migliori amici. Si fidava completamente di loro e sapeva che anche loro lo consideravano quasi come un terzo gemello. E allora perché non avrebbe dovuto dar loro fiducia anche in quel caso? Dichiararsi avrebbe significato dar prova della sua fiducia nei loro confronti. Quindi, decise di puntare tutto su quell’amicizia, tanto speciale e tanto indispensabile, per lui. Prese un profondo respiro e fissò negli occhi Zoe.

“Vedi, io…avevo fatto un sogno.”

“Un sogno?”

“Sì. Durante lo scontro con Kerpymon, ad un certo punto, ho perso i sensi. E mentre ero svenuto, ho sognato che…che io mi risvegliavo e…ed ero disteso, sotto un albero. Tutti gli altri erano lì vicino che giocavano e scherzavano, Digiworld era tornato intero e tutto era splendido e tutti erano felici…”

“E cosa c’entra questo sogno?”

“C’entra, perché io…tu…Quando mi sono svegliato, nel sogno, io ero sotto un albero e stavo dormendo…appoggiato…a te…”

Lei arrossì, imitando lui, già rosso come un peperone.

“A- a me?”

“Sì. Dormivo sulle tue gambe…E tu mi dicevi che mi ero comportato bene…e che mi ero davvero meritato il tuo…il tuo bacio…”

“Oh…”

“Così, quando tu hai cercato di darmelo davvero, io ho ricordato quel sogno e mi sono sentito imbarazzato. Anche perché…ecco…io…”

Zoe lo guardava, senza capire. Poi, all’improvviso, lui le lasciò la mano e si alzò di scatto, dandole le spalle. Stringendo i pugni, poi, disse tutto d’un fiato:

“Tu avevi già baciato Koji, per prenderlo in giro, e io non volevo che tu facessi lo stesso con me, perché io un tuo bacio lo volevo sincero, non per scherzo! Non volevo essere preso in giro, non con una cosa che per me contava tanto! E se poi non ho voluto far pace con te, è perché temevo di tornare ad essere un tuo amico come tutti gli altri, quando invece avrei voluto essere qualcosa di più! E così, quando siamo tornati in questo mondo, mi sono detto che era meglio lasciare perdere e aspettare fino a quando non ti avessi dimenticata! Così saremmo potuti tornare amici senza problemi. Però sono passati più di due anni e io non ti ho dimenticata! Ma ora che ti ho vista so che non voglio più stare lontano da te, so che voglio starti vicino, anche se solo come amico!”

La ragazza lo fissava, a dir poco sbalordita. Sentiva il cuore martellarle nelle orecchie, e la vista le si stava annebbiando. Per un istante temette di essere sul punto di svenire, ma ben presto si accorse che quell’offuscamento della vista era dovuto alle lacrime che le avevano velato gli occhi.

“Takuya…tu, ora, cosa…”

“Io credo di essermi innamorato di te, Zoe.”

Dicendo questo, Takuya si voltò e la guardò. Era ancora molto rosso in volto, ma la sua espressione non era più perduta come poco prima. Ora era triste, affranto, quasi rassegnato. Si sentiva svuotato. Non riuscì a tenere a lungo lo sguardo sulla ragazza e presto abbassò gli occhi, fissando il cemento sotto i suoi piedi.

“Sei uno stupido, Takuya. L’hai finalmente rivista, dopo più di due anni, e sei riuscito a parlarle. Avete fatto pace, siete tornati amici e tu che fai? Vai a dichiararle il tuo amore! Insomma, l’avevi appena ritrovata e subito la perdi nuovamente. E questa volta definitivamente. Idiota. Ecco cosa sei!”

Si sarebbe volentieri preso a pugni da solo, ma non poteva farlo di fronte a lei. Ci mancava solo che lo credesse pure pazzo!

“Appena vedo Koji gli chiedo di spaccarmi la faccia con un pugno…”

Intanto Zoe era rimasta immobile e senza respirare. Quando ormai era rimasta senza ossigeno, emise un lungo, lunghissimo, quasi eterno sospiro. Un sospiro che spazzò via tutti i pensieri che affollavano la mente di Takuya. Lui ormai non pensava più a nulla. Solo che era stupenda.

“Takuya, io…sono stata davvero sciocca…Avrei dovuto provare subito, appena siamo tornati nel mondo reale, ad avvicinarti. Ma, come te, anch’io ero convinta che se avessi fatto trascorrere del tempo senza incontrarti, ti avrei dimenticato, e sarei riuscita a vederti come un amico. Però mi rendo conto che è stato tutto inutile, perché io provo ancora gli stessi identici sentimenti di allora. Anzi, con il tempo si sono addirittura rafforzati.”

“Zoe…”

“Anch’io…credo di essermi innamorata di te. Anzi, ne sono certa.”

Il sorriso di Zoe spazzò via anche gli ultimi dubbi dal cuore di Takuya. Ormai ne era certo. L’amava con tutto il suo cuore. E allora, il giovane face un passo in avanti, avvicinandosi alla ragazza. Quindi le porse una mano. Lei l’afferrò e si fece aiutare ad alzarsi. Ma non appena fu in piedi, si sentì trascinare verso il ragazzo, che l’abbracciò con vigore. Tenendola stretta sé, lui cominciò a sussurrarle:

“Non hai idea di quanto ti amo, Zoe…Sei indispensabile, per me, come l’aria che respiro…”

Zoe si sentiva imbarazzata, ma anche immensamente felice. Era davvero una stupenda sensazione stare tra le sue braccia, come nel suo più ricorrente sogno. Ma finalmente era realtà. Ridacchiò, per tentare di scacciare un po’ quel nervosismo che l’aveva colta.

“Non ti credevo davvero così romantico…”

Anche lui rise, perché era giusto che fosse così.

“Non ti ci abituare. Quest’oggi ho fatto un’eccezione, per farmi perdonare il silenzio di oltre due anni…ma non accadrà più!”

“Ma dai!”

Risero insieme, restando abbracciati. Poi Zoe, separandosi leggermente da lui, lo guardò, e disse:

“Takuya, devo confidarti un segreto. Sai perché rimasi tanto male, quel giorno, quando io e te litigammo?”

“Perché ti avevo trattata male?”

Zoe scosse la testa, senza smettere di sorridere.

“No. La cosa che più mi ferì, quel giorno, fu il tuo rifiuto. In realtà, io non vedevo l’ora di darti quel bacio. Ma il fatto che tu lo rifiutassi con tanta decisione mi fece stare molto male. Diciamo che, in un certo senso, mi ero inventata quella scusa per poterti baciare, eh eh!”

Anche Takuya sorrise, contento che ormai tutta quella storia fosse finita.

“Allora posso provare a farmi perdonare?”

“E come? Non credere di riuscirci tanto facilmente, sai? Ce ne vorrà, di tem…”

Zoe non poté finire la frase. Le sue labbra erano serrate da quelle di Takuya, che sembrava non avere alcuna intenzione di lasciarla andare. La ragazza chiuse gli occhi e, cingendo il collo del giovane, ricambiò il bacio. Quando si furono separati, lui le sorrise dolcemente.

“Credi che possa bastare?”

“Uhm…No, temo di no…Ce ne vorranno molti, molti altri…”

Allora si presero per mano e s’incamminarono, finalmente insieme.

FINE

  
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