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Autore: Nanix    13/03/2011    0 recensioni
Piccola oneshot trovata nel computer.
Solo la storia di una amore nato quasi per obbligo e un figlio nato per puro caso..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero stanca, distrutta, delusa e arrabbiata.
Perché tutte le volte andava a finire sempre allo stesso modo? Perché le mie storie d’amore finivano col mio cuore distrutto e l’orgoglio calpestato? Perché non posso anche io avere una storia d’amore come quella dei libri o dei film?
Eh si che non sono diversa dalle altre, non ho tre occhi o due bocche. E non ho nemmeno i baffi, allora cosa non va in me?
I miei occhi azzurri non sono abbastanza azzurri forse? I miei capelli castani non sono abbastanza morbidi e lucenti? O forse perché non sono abbastanza alta?
Per l’ennesima volta me ne stavo sul letto a piangere come una fontana per una storia finita tra le braccia della mia migliore amica, Lory.
-Ohi chica, basta piangere. Forza sono le 20.30, preparati che stasera facciamo festa-
E cosi faccio, mi preparo. Ho 22 anni, sono ancora nell’età per divertirmi come si deve. Minigonna nera, top scollato e zeppe 12 cm. Sembro una zoccola, ma non mi interessa, stasera solo sesso e niente amore.
La discoteca è affollata ma il nostro è un ingresso da vip. Gli occhi sono puntati su di noi, sensuali e provocatorie come non mai.
Balliamo. Beviamo e ridiamo.
Lory, trova un cavaliere, la cosa non mi sorprende, è una sexy argentina tutta pepe.
Stavo ancora guardando Lory, quando ad un tratto vedo un ragazzo avanzare nella mia direzione.
A fatica riesco a vederlo bene, le luci sono basse ma mi sento comunque attratta da lui.
I nostri corpi sono vicini.
Balliamo.
Le mani cercano un contatto, qualcosa di più. Lo accontento.
Andiamo nel privè e la passione, quel desiderio nascosto si impossessa di noi.
Nessun nome, niente di niente.
Quando tutto finisce ognuno va nella propria direzione.
Ma quando c’è di mezzo il destino non hai scampo. Lo rivedo per altre volte.
Sempre stessa cosa.
Stessa discoteca.
Stessi corpi vicini desiderosi di più.
Stessa stanza.
Stessa voglia a lungo trattenuta.
Ma qualcosa da quella volta cambia. Smetto completamente di andare in discoteca e non per un giorno o per una settimana. No e neppure per un mese.
Smetto di divertirmi, smetto di pensare a me stessa per 9 mesi.
Quell’uomo di cui so solo il nome, ha lasciato il suo ricordo.
Un bambino, dagli occhi grigi grandi e dolci.
-Chica, sono una strega. Ti ho trovato il tuo uomo. Si chiama Edward Smitt. Lavora alla banca centrale come impiegato. Ha 27 anni, single, e per il momento sa solo divertirsi e far figli.-
-Vado da lui.-
Prendo Erik, il mio piccolo di un mese e mezzo e mi avvio alla banca. Mi guardo attorno dentro l’edificio.
Lo trovo. Non posso sbagliarmi è lui e ne sono assolutamente certa e finalmente ora posso vederlo di giorno.
Ha i capelli neri sbarazzini, occhi grigi e intensi, labbra sensuali che al solo ricordo sul mio corpo mi provocano un brivido. Spalle larghe che per diverse notti mi hanno stretta a quel corpo statuario.
-Edward?-
-Ci conosciamo?-
-Sono la madre di tuo figlio.-
Lo vedo sbiancare di colpo, evidentemente una sorpresa del genere non se l’aspettava di certo.
-Che stai dicendo?-
-9 mesi fa, sei andato con una ragazza per diverse sere, e questo frugoletto è il frutto di quelli notti.-
-Cazzo..ma proprio una zoccola che non prende la pillola sono andato a prendermi?.-
-Affari tuoi imbecille che non sei altro. Prenditi le tue responsabilità.-
-Ma va al diavolo, stronza, che diavolo vuoi? Mettermi in crisi?Soldi? Quanto vuoi eh?-
-Niente, ne soldi ne nient’altro. Solo un padre per lui.-
-Va da qualche vecchio con un piede nella fossa.-
Ma senza rendercene conto qualcuno stava ascoltando la nostra conversazione intromettendosi.
-Sai dovresti andare da lei per questi mesi, stai ristrutturando casa. I tuoi non ti ospitano, io non posso e a meno che tu non voglia vivere sotto un tetto, dovresti stare da lei, si tratta solo di 4 mesi.-
Beh dai magari in 4 mesi si affeziona al bambino, non mi importa che si affezioni a me o meno, mi interessa solo del piccolo.
-A me va bene..-
E da quel giorno è iniziata la nostra convivenza.
Ogni giorno che passava stavamo sempre assieme, sembravamo realmente una famiglia. Una di quelle che vedi sulle copertine delle riviste, senza problemi con la voglia di stare assieme, ma la realtà era di versa. La nostra era una famiglia costruita per necessità. E quando i quattro mesi finirono lo vidi fare le valige.
Ormai Erik, aveva 5 mesi ma ancora non parlava. Non diceva nulla. All’inizio pensavamo avesse dei problemi,o che fosse malato, ma i medici ci dissero che non voleva parlare, di non sforzarlo che al momento giusto avrebbe tirato fuori la vocina.
Anche io ora dovrei tirar fuori la voce e dirgli di restare al mio fianco, di non lasciarmi ma non ci riesco.
Lo saluto, mentre tengo in braccio Erik, sulla porta di casa. Sale sul taxi e se ne va lasciando in questa casa il suo dolce profumo.
Passai quasi una settimana senza sue notizie, quando ad un tratto sentii il campanello suonare.
-Ciao scusa, credo di aver dimenticato il mio rasoio da te..-
-Ok, cercalo pure..-
Certo andava bene se era una o due volte, ma per tutto il mese non ha fatto altro che venire da me con scuse assurde. Vederlo in questo modo non faceva piacere ne a me e sicuramente nemmeno ad Erik, cosi decisi di parlargli.
-Scusa ho scordato..-
-Nulla..ho controllato la casa da cima a fondo, ma non c’è più nulla di tuo qui. Facendo cosi non fai bene ne a me e nemmeno al bambino.-
Stavo chiudendo la porta della stanza quando la blocca con un piede.
-..il cuore. Ho scordato qui il cuore.-
-cosa?-
-Voglio stare con te e con Erik. Voglio vederti ogni giorno, voglio essere l’unico uomo con cui dormirai la notte, voglio essere il primo uomo che vedrai al mattino e l’ultimo alla sera, voglio essere l’unico uomo a vederti al mattino appena sveglia con i capelli arruffati e gli occhi assonnati, voglio vederti ridere, voglio vederti piangere per un film stupido, voglio essere il tuo sostegno. Ma voglio anche essere un buon padre per Erik, voglio poterlo veder crescere sano e forte come me, e dolce come te. Voglio fare passeggiate con te nella mano e lui in braccio..-
Le lacrime iniziavano a scendere dagli occhi, se questo è un sogno non voglio più svegliarmi.
-io non so cosa dire..-
Dalla tasca del giubbotto prese una scatolina blu con un nastro argento, l’aprì e vidi un bellissimo anello con una piccola pietra di zaffiro al centro.
-Allora di, di si..vuoi sposarmi?-
-Si, lo voglio.-
Mi abbracciò e dolcemente le sue labbra furono ancora mie, ma la sorpresa più grande fu quella parolina, la parolina del nostro bambino.
-papà..-
Lui aveva capito che quello sarebbe stato finalmente suo padre, per sempre.
Ora beh, sono 20 che siamo sposati e le cose sono migliorate.
Erik, cresce sempre di più e ogni giorno assomiglia a suo padre. Bello e strafottente.
E poi che Sally, la nostra piccola bambina, che poi tanto piccola non è. 16 anni e sembra già una donna. Dicono che sia la mia fotocopia. Dolce e determinata con un viso acqua e sapone, proprio come me.
  
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