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Autore: sam carter__    17/01/2006    4 recensioni
'E ora sono qui a riversare tutti i miei sentimenti e l'amarezza di un amore trattenuto troppo a lungo in uno stupido diario...'
La mia prima fanfic! Siate clementi vi prego! :D Dedicata a Hikary... la migliore delle amiche...
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sara Sidle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente sarà più come prima…

Caro diario…

 

Caro diario,

           oggi siamo sprofondati ancora più giù nel nostro baratro senza fine.

Sembrava un normalissimo inizio di turno, una donna trovata morta nel bagno di casa sua, Grissom fu il primo ad entrare… quando uscì aveva una strana espressione… sembrava……. turbato, rifiutò il mio aiuto nell’esaminare l’interno della casa dicendomi di analizzare il perimetro della villetta. Non capivo il perché… mi ostinai, ma lui non ammise repliche; da bravo agente mi misi ad analizzare il perimetro senza sapere che il cadavere che si trovava all’interno della casa era la mia copia. Grissom fece di quel caso un’ossessione, uno di quei rari casi speciali, era sempre dentro quella casa a cercare prove che non c’erano… l’assassino aveva fatto un bel lavoro. Il giorno dopo, sparso nei vari bidoni della spazzatura, trovammo il cadavere, fatto a pezzi, dell’amante i Debbie, così si chiamava la mia sosia. Grissom trovò un capello da quello siamo risaliti all’assassino: un chirurgo dell’ospedale in cui Debbie lavorava da infermiera. Volevo presenziare all’interrogatorio sapevo che le prove erano insufficienti per accusarlo… ma io sapevo che era stato lui… e volevo guardarlo negli occhi per capire il perché di quel crimine atroce…….

Ma arrivai in ritardo, l’interrogatorio era già cominciato, non volevo entrare così di soppiatto e disturbare tutti, allora rimasi dietro il vetro ad ascoltare. L’uomo stava per andarsene insieme al suo avvocato, era stato ben attento a non lasciarsi sfuggire niente che potesse incastrarlo, ma all’improvviso Grissom iniziò a parlare con un’espressione indecifrabile nel volto: - E’ triste vero dottore. I maschi come noi. Uomini di mezza età che hanno permesso al lavoro di consumare la loro vita. L’unico momento in cui tocchiamo gli altri è quando portiamo i guanti in lattice. Un giorno ci svegliamo e capiamo che per 50 anni non abbiamo vissuto. Ma poi, d’un tratto, ci capita una seconda chance. Una donna giovane e bella, per cui proviamo qualcosa, ci offre una nuova vita insieme a lei. Ma abbiamo una grande decisione da prendere, perché dobbiamo rischiare tutto quello per cui abbiamo lavorato per averla.- All’improvviso si bloccò. Aveva una strana espressione sul volto… sembrava arrabbiato con se stesso. – Io non ce l’ho fatta – in quel momento mi sentii mancare……quella era la rivelazione che tanto aspettavo, che speravo ed ora l’avevo avuta, peccato solo che tra di noi c’era un vetro invalicabile. Grissom continuò il suo discorso: -… ma lei si. Lei ha rischiato tutto e Debbie le ha mostrato una vita stupenda vero? Ma poi se l’è ripresa, e l’ha data a qualcun altro, e lei si è sentito perso… così le ha preso al vita. Li ha uccisi entrambi e ora non ha niente – queste parole quasi mi avevano commossa, ero shockata da quello che Gil aveva tirato fuori. Non era mai riuscito a farlo con me e ora l’aveva fatto davanti ad un estraneo… . I miei pensieri vennero bruscamente interrotti dalla voce fredda del dottore che con un tono glaciale ribattè: - Sono ancora qui! - . mi venne voglia di entrare e spaccare la faccia a quell’assassino ma Grissom mi precedette:

 - Lei dice?! - . A  quel punto il dottore uscì e io mi ritrovai  a guardare un Gil Grissom mai visto… spaventato da quello che lui stesso aveva detto, era sul punto di scoppiare in lacrime. Sarei potuta entrare, dirgli che lo amavo ce non avrebbe dovuto rischiare tutto, ma questo volta sono stata io che non ce l’ho fatta. Me ne sono andata senza che nessuno se ne accorgesse, ed ora sono qui a riversare tutti i miei sentimenti e l’amarezza di un amore trattenuto troppo a lungo in uno stupido diario che non potrà mai capirmi a fondo non potrà mai consolarmi, abbracciarmi o tirarmi su di morale come penso avrebbe potuto fare lui.                                        

Ora come faccio sempre quando ricevo una delusione andrò nella doccia, lì finalmente potrò sfogami senza che nessuno se ne accorga, sola con me stessa come ormai sono abituata da tanti, troppi anni.

   
 
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