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Autore: CowgirlSara    17/01/2006    7 recensioni
L'equipaggio dell'Arcadia alle prese con un crudele trafficante di esseri umani, in una storia segnata dal sacrificio.
Genere: Romantico, Malinconico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harlock, Tadashi Daiwa, Yuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Schiavi nello Spazio

Ringrazio Eirien per avermi convinta a pubblicare questa vecchia storia, hai ragione, non potrà essere peggio di tanta roba che si legge ultimamente! ^__-

Dedico questa fanfiction a quelle fanciulle per cui, come per me, il tenebroso Capitano è stato il primo amore.

Questi personaggi non mi appartengono, purtroppo (oh, come vorrei un Harlock!), ma sono proprietà del legittimo autore; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Buona lettura!

Schiavi nello Spazio

Nella penombra del ponte di comando, illuminato soltanto dalle luci d'avvertimento, il Capitano guardava, con il suo solo occhio, le navi inseguitrici sullo schermo davanti a se.

"Yattaran, come va l'avaria agli armamenti?" chiese con la solita voce calma.

"Male, Capitano. Ho paura che il danno sia più grosso del previsto!" rispose concitato il basso ometto con la maglia a righe. "Avremmo bisogno di un posto tranquillo, per effettuare le riparazioni con calma." Aggiunse.

"Se non sbaglio, superata la nebulosa Karat, c'è un ammasso di meteoriti, che potrebbe essere adatto." Li avvertì Yuki. "E la presenza degli elementi della nebulosa potrebbe nasconderci per il tempo necessario alle riparazioni." Precisò la ragazza.

"Non possiamo andare lì." Affermò il Capitano, laconico come sempre.

"Perché?" chiesero, all'unisono, i suoi due collaboratori. Harlock si alzò lentamente dalla sua poltrona di comando e raggiunse il timone.

"Non possiamo perché, quella zona di spazio, è controllata dagli uomini di Sabad." Tutti sul ponte di comando avevano, prima o poi, sentito nominare quel pirata; era un uomo dedito ai più turpi traffici: droga, schiavi, armi, e si occupava anche di piccoli lavoretti di ripulitura, per non dire omicidi su commissione. Inoltre, il Capitano, gli aveva messo i bastoni tra le ruote più di una volta e girava voce che il pirata fosse piuttosto vendicativo.

"Ma, Capitano, è l'unico modo per sfuggirgli! Dobbiamo almeno tentare, non è detto che incontreremo una nave di Sabad!" affermò con passione Tadashi.

"La incontreremo sicuramente, e non abbiamo denaro sufficiente per pagare il pedaggio." Gli rispose Harlock.

"Ma ci stanno raggiungendo..." Disse preoccupata Yuki.

"E' l'unica maniera, così rischiamo molto di più..." Mentre Yattaran finiva quella frase un violento colpo fece tremare l'Arcadia; perfino il Capitano dovette reggersi al timone, per non cadere. Ormai le navi nemiche li stavano per accerchiare. Harlock afferrò il timone e virò con tutta la sua forza a dritta, cercando di confondere gli inseguitori con una manovra evasiva, ma non fu sufficiente; un altro colpo raggiunse la carena della nave. Erano circondati su tre lati; la nebulosa incombeva come unica via di fuga, come solo baluardo di salvezza per il suo equipaggio. Li guardò, e loro guardarono lui, avevano fiducia in lui, li doveva salvare.

"Motori a tutta forza, puntare sulla nebulosa alla massima velocità!" ordinò. Immediatamente tutto l'equipaggio agì come un solo corpo, facendo muovere l'Arcadia verso la salvezza.

Attraversare la nebulosa fu relativamente facile, per una nave potente come la loro; una volta dall'altra parte, Yuki, cominciò subito a cercare il posto adatto alla loro sosta, ma qualcosa la fermò.

"Capitano, c'è una nave in avvicinamento." Disse rivolta ad Harlock.

"Non sono i nostri nemici, vero?" chiese Tadashi.

"No." Rispose il Capitano, guardando fisso davanti a se, con le baraccia conserte. Yuki si voltò verso di lui prima di emettere la sentenza:

"Si tratta di una nave di Sabad. La sua ammiraglia temo." Affermò la ragazza, sconsolata. Harlock non disse niente, ma continuò a guardare davanti a se. Poco dopo il pannello delle comunicazioni risuonò, nel silenzio del ponte di comando.

"Rispondi, Yuki." Ordinò il Capitano, mentre riguadagnava la sua poltrona. Lei lo guardò un po' perplessa, poi ubbidì. Sullo schermo principale apparve l'immagine del pirata Sabad: aveva la pelle come bruciata dal sole, intaccata da varie cicatrici, portava un turbante dorato e numerosi braccialetti ai polsi.

"Bene, bene. Chi abbiamo qui? Il famigerato Capitano Harlock!" disse ridendo e battendo le mani. "Il fantomatico pirata che lotta per la libertà. Come siete incappati nella piacevole compagnia di Sabad, cari?"

"Poche storie, dicci il prezzo." Lo interruppe il Capitano.

"Ah! Ma tu non conosci le buone maniere!" lo blandì Sabad. "Cosa c'è? Non ti va di mescolarti agli altri pirati come te?" aggiunse, mentre il suo sguardo vagava sugli uomini del ponte di comando.

"C'è una bella differenza tra te ed il nostro Capitano!" gli rispose Tadashi, adirato.

"Taci, Tadashi." Quell'affermazione di Harlock lo stupì, non poteva capire su che piano il suo comandante voleva tenere quella discussione.

"Sabad, dicci il prezzo." Insistette Harlock. A quel punto il pirata sparò la cifra, che era enorme, ma il Capitano, al contrario dei suoi uomini, non fece una piega.

"Ne abbiamo soltanto la metà." Dichiarò, senza problemi, il Capitano.

"Ma non ci sono difficoltà..." Rispose Sabad. Gli uomini parvero tirare un sospiro di sollievo. "...al posto della metà mancante del denaro, mi consegnerai la ragazza con i capelli biondi." Yuki sussultò, per poi voltarsi verso il Capitano, smarrita. Harlock si alzò dalla poltrona, facendo scivolare il suo mantello.

"Vi do un'ora per decidere, poi vi giuro che distruggerò la vostra nave, ci sentiamo presto, eh!" così dicendo interruppe il collegamento.

"Non se ne parla proprio! Ma cosa crede, non gli consegneremo mai Yuki, non se ne parla!" protestò Tadashi.

"Non possiamo assolutamente!" aggiunse Yattaran, scuotendo la testa.

"Ma, riflettete, per quanto sia triste, è l'unico modo per salvare l'Arcadia. Non dimenticate che siano disarmati!" affermò il dottore.

"Spero che stia scherzando, Dottor Zero!" Tadashi pareva veramente arrabbiato, sul ponte di comando si era scatenato un putiferio. Harlock non stava ascoltando quelle voci sempre più acute, ma guardava Yuki.

La ragazza teneva la testa bassa e stava ferma, con le braccia abbandonate lungo i fianchi; lentamente alzò la testa e lo guardò negli occhi. Il Capitano vi lesse la sua lotta interiore. Scostò Tadashi, che gli si era messo davanti, poi si avvicinò a Yuki. Tutti, intorno a lui, continuavano a protestare, così alzò la mano per zittirli; quel gesto provocò il silenzio.

"Yuki, tu sei l'unica che ha il diritto di esprimere un'opinione al riguardo." Lei lo guardò, se possibile ancora più intensamente, per poi aggirarlo, fermandosi di fronte al resto dell'equipaggio.

"Ascoltate..." Cominciò, con voce flebile. "...siamo stati noi a convincere il Capitano ad attraversare la nebulosa, sapevamo a cosa andavamo incontro. Credo che accetterò di consegnarmi a Sabad. Sì, lo farò, perché è l'unico modo per salvare voi tutti e la nostra nave, perciò niente più discussioni, la decisione è presa." Concluse, guardò di nuovo Harlock, poi si allontanò.

Pochi minuti dopo, Tadashi, la raggiunse nel suo alloggio; la trovò che riordinava le sue cose. La ragazza si voltò, quando sentì che qualcuno entrava, e subito gli sorrise.

"Yuki non puoi farlo, ti prego. Non capisci che ti stai rovinando la vita! Potrebbero persino ucciderti!" quell'appello fu molto appassionato.

"Tadashi, servirà a salvare tutti voi, è un sacrificio che faccio volentieri. E poi sono forte!" rispose la ragazza animatamente.

"Non puoi lasciarci!" il ragazzo aveva quasi le lacrime agli occhi.

"Sono molto felice di vedere quanto ci tieni a me, ma ormai ho deciso."

"Maledizione!" gridò Tadashi uscendo di corsa dalla stanza. Yuki fece per fermarlo, ma non ci riuscì; era davvero molto triste doversene andare in quel modo, il pensiero le strinse il cuore.

Il ragazzo si precipitò nell'alloggio del Capitano; dopo aver bussato con tutta la forza, Meeme, venne ad aprirgli. Spinse di lato l'aliena e si precipitò, a grandi passi, verso Harlock.

"Devo parlarle!" disse Tadashi, mettendosi davanti al suo comandante.

"Se si tratta della faccenda di Yuki, puoi farne a meno." La risposta fu, come sempre, calma.

"No! Non ne posso fare a meno!" gridò il ragazzo. "Capitano, non può permettere che ci portino via Yuki. Dobbiamo impedirlo!"

"E' impossibile, Tadashi. Siamo completamente privi di armi, e poi Yuki ha già deciso, ed io non farò niente per farle cambiare idea. E con questo ho chiuso, puoi andare." concluse indicandogli la porta. Tadashi uscì furioso, quasi piangendo.

Poco più tardi, la nave di Sabad, accostò all'Arcadia e furono aperti i ponti di collegamento. All'interno della nave di Harlock l'equipaggio era riunito per salutare Yuki. Gli amici formavano un semicerchio intorno alla ragazza; avrebbero voluto farle dei doni, per farsi ricordare, ma capirono che non era il caso. Tadashi era rimasto in disparte, appoggiato ad una paratia con le braccia conserte. La ragazza notò che alcuni avevano le lacrime agli occhi, e si sforzò di non commuoversi. Strinse le mani a tutti quelli che poté, fermandosi particolarmente con il Dottor Zero, Masusan, Meeme e Yattaran, dando un bacio ad ognuno di loro. Si avvicinò a Tadashi, che inizialmente fu recalcitrante, mentre lei gli prendeva la mano, poi la guardò negli occhi, piangendo. Yuki gli accarezzò la testa ed il viso, dolcemente, dopodiché si avviò verso il ponte di collegamento con la nave di Sabad. Passò davanti al Capitano, guardandolo; era sempre lui, immutabile: le sue braccia conserte, il suo mantello nero, i suoi capelli, la sua cicatrice, la sua benda ed il suo sguardo triste che aveva conosciuto molte battaglie. Desiderò che lui le dicesse qualcosa, ma già era apparso l'uomo incaricato di portarla via. No, non poteva andarsene senza salutare il suo adorato Capitano. Tornò sui suoi passi e corse ad abbracciarlo; gli si gettò addosso, cingendogli il torace. Non sperava che avrebbe risposto a quel suo gesto inconsueto, ma, Harlock, con un braccio le cinse la vita, stringendola ancora più a se, l'altra mano gliela posò sui capelli, facendole poggiare il viso sulla sua spalla. Nel calore di quell'abbraccio finalmente Yuki si sciolse, e cominciò a piangere forte, bagnandogli il mantello.

"Adesso basta smancerie!" disse l'uomo di Sabad. Il Capitano gli rivolse uno sguardo che avrebbe incenerito un'intera flotta di aerei nemici, e quello si zittì. Poi, Harlock, allontanò leggermente Yuki da se, per guardarla in viso, le carezzò la guancia e poi le sussurrò:

"Ti prometto, Yuki, qualsiasi cosa accada io verrò a riprenderti." la sua voce calma e profonda le dette un senso di sicurezza enorme, così poté staccarsi da lui senza timore, guardarlo ancora una volta nel suo unico, bruciante, occhio castano ed allontanarsi con il suo carceriere.

Una volta a bordo della nave di Sabad, Yuki guardò l'Arcadia dal primo oblò; vide la bandiera pirata alzarsi, nello spazio senza vento, ed immaginò l'equipaggio, sul ponte di comando, che la salutava. Ora, però, era molto più tranquilla: le aveva promesso che sarebbe tornato a prenderla, e la ragazza sapeva cos'era una promessa per il Capitano Harlock.

Il cullarsi nei sogni durò poco: l'uomo che l'aveva portata via dall'Arcadia la strattonò, costringendola a seguirlo; attraversarono i corridoi della nave, freddi e scuri, per giungere ad una specie di camerone, chiuso da una pesante paratia. All'interno c'erano numerose altre ragazze; Yuki fu sbattuta in mezzo a loro con violenza.

"Mi raccomando, non farti male." le disse, prima di andarsene, l'uomo. Yuki si guardò intorno, un po' frastornata, mentre alcune ragazze si stavano avvicinando.

"Tutto a posto?" le chiese una giovane con lunghi capelli castani.

"Sì, grazie." rispose, alzandosi.

"Io mi chiamo Myra e sono la veterana delle ragazze di Sabad, molto piacere!" si presentò la ragazza.

"Io sono Yuki, piacere mio."

"Forse non è proprio il caso di dire 'bene arrivata', non trovi?"

"Direi di sì." le due donne si sorrisero.

"Ti mostro la nostra accogliente dimora." fecero il giro della stanza, conversando come vecchie amiche, ed al termine si sedettero su dei cuscini vicino ad un oblò. Yuki non poté trattenersi dal guardare fuori, come faceva sull'Arcadia, e questo la rese triste.

"Perché sei così seria? Potresti anche essere fortunata e rimanere con lo stesso padrone per tutta la vita." le disse Myra.

"Nessuno dovrebbe avere un padrone, Myra."

"Io ne ho avuti già quattro!"

"Cosa?!" Yuki era stupita, non credeva che le persone potessero essere trattate come cose inutili, che puoi vendere quando non ti servono più; ma, evidentemente, la vita sull'Arcadia l'aveva abituata male. "Non ti capita mai di sognare la libertà?"

"No, non credo di sapere più che cos'è, vivo da schiava da talmente tanti anni." il suo tono di voce era rassegnato.

"Non desideri mai di fare ciò che vuoi, di andare dove vuoi, di amare chi vuoi?" le chiese Yuki.

"Devo andare e fare ciò che vuole il mio padrone ed amare solo lui. Questo è quello che deve fare una buona schiava per sopravvivere."

"Non puoi pensarla veramente così, queste sono cose che ti hanno inculcato altri. Ti sei mai innamorata davvero? Io farei qualsiasi cosa pur di rivederlo soltanto un momento!" Yuki aveva gli occhi lucidi mentre pronunciava con enfasi quelle ultime parole.

"Ti passerà. Io dovevo sposarmi, lo amavo veramente, o almeno credevo. Ora non ricordo nemmeno il suo viso. Vedrai, col tempo, lo dimenticherai." affermò, consolante, Myra.

"Non lo farò mai!" Yuki si gettò col volto tra i cuscini, nascondendo le lacrime che ormai sgorgavano senza freni.

Il mare delle stelle era immenso e silenzioso come sempre; la luce dei corpi celesti creava un'aura luminescente attraverso gli infiniti riquadri della grande finestra dell'alloggio del Capitano. La dolce musica, dell'arpa di Meeme, non placava i moti dell'animo di Harlock, la sua solitudine.

L'Arcadia sostava nel luogo prescelto per le riparazioni; il Capitano non riusciva a stare sul ponte di comando. Senza Yuki tutti erano molto tristi e l'atmosfera era pesante; non avevano udito la promessa del loro comandante, perciò non avevano speranze di rivedere, un giorno, la ragazza. Tadashi, poi, non gli rivolgeva la parola. Lo capiva, lui stesso non avrebbe creduto di tenere tanto a Yuki, ma quell'abbraccio disperato, gli aveva schiarito le idee; ora gli mancava il sorriso della ragazza, la sua presenza discreta, la sua efficienza. Ma non sarebbe durato a lungo: il tempo di effettuare le riparazioni ed avrebbe avuto nuovamente Yuki accanto a se... cioè, sull'Arcadia. Respinse quel moto d'egoismo, ma sentiva ancora i morbidi capelli della ragazza sfiorargli il viso...

Si voltò, Meeme smise di suonare; Harlock si avviò, senza dire una parola, verso l'uscita. La donna lo guardò andarsene, poi posò l'arpa e si avvicinò al tavolo per sorseggiare il suo solito sake; anche lei era triste. Se solo lui avesse parlato un po' di più.

"A che punto siamo, Yattaran?" chiese Harlock, appena entrato nel ponte di comando. Il paffutello e fidato ometto si voltò, con aria distratta, evidentemente gli mancavano i suoi battibecchi con Yuki. "Bene, Capitano, abbiamo quasi finito." rispose.

"Cercate di concludere in fretta." aggiunse il Capitano.

"Il fatto è che avremmo bisogno di un'azione combinata, agendo sia dall'esterno che dall'interno, ma io non posso essere in tutti e due i posti, perciò ci vorrà un po' più di tempo." spiegò Yattaran.

"Uscirò io." quando l'ometto si voltò di nuovo Harlock era già sparito. Il fatto che parlasse con tanta calma, non significava che non agisse in maniera fulminea. Pochi minuti dopo il Capitano comunicava con Yattaran attraverso la sua tuta spaziale, ed i due effettuavano la riparazione contemporanea dei sistemi. Non passò neanche un'ora che la nave era di nuovo attiva in tutte le sue sezioni. Il Capitano sedeva sulla sua poltrona di comando, compiaciuto dall'ottimo lavoro svolto dal suo equipaggio, pregustando la rivincita su Sabad.

"Che rotta dobbiamo prendere?" chiese Tadashi, il quale sostituiva Yuki nelle sue mansioni.

"Dirigete verso il satellite Gvar." ordinò il Capitano. Tadashi e Yattaran lo guardarono, mentre un sorriso gli si dipingeva in faccia.

"Andiamo a riprenderci Yuki? E' così?" chiese Tadashi animatamente. Harlock mosse il capo affermativamente, con un lieve sorriso sulle labbra. Il ragazzo saltò di gioia e poi abbracciò Yattaran, che, con un fil di voce, affermò: "Lo sapevo!"

Appena usciti dall'ammasso di meteoriti, però, trovarono ad aspettarli i loro inseguitori; l'Arcadia li poteva ora fronteggiare con tutta la sua potenza di fuoco. La battaglia fu breve: l'equipaggio di Harlock aveva un motivo in più per voler concludere velocemente. Bastarono pochi minuti all'Arcadia rompere il fronte delle navette nemiche, ed attraversarlo a tutta forza.

Il satellite Gvar, visto da lontano, sembrava un ammasso colorato di luce pulsante. Yuki era ancora dolorante; bisognava dire, a loro merito, che sapevano dove e come colpire per non lasciare il segno: mostrare i lividi e le escoriazioni significava guadagnare molto di meno su una ragazza da vendere. Ripensava a come aveva reagito all'ennesimo sopruso da quando era a bordo; era stata molto stupida, ma non poteva vedere come venivano trattate le ragazze senza reagire, il Capitano le aveva insegnato cos'era la giustizia, e lei avrebbe sempre combattuto per vederla trionfare, anche nelle piccole cose. Già, il Capitano. Si pentì di aver pensato così poco a lui, in quei due giorni di viaggio, ma sentiva che lo avrebbe rivisto presto. Si era occupata di Myra, cercando di farle riassaporare il piacere di essere liberi, sperava di esserci riuscita, raccontandole della sua vita sull'Arcadia, anche se, a volte, la ragazza le sembrava più interessata a particolari insignificanti; come quando le aveva chiesto una minuziosa descrizione fisica di Harlock, e Yuki gliela aveva fornita, con fin troppa enfasi, forse. Alcuni rumori alle sue spalle la fecero voltare.

"Preparatevi, ragazze, sta arrivando il dottore." gli comunicò Jafa, il braccio destro di Sabad. Myra le aveva spiegato che, prima di essere vendute, le avrebbero sottoposte ad una visita medica, perché le ragazze sane valevano di più. Una nuova umiliazione, che l'orgoglio di Yuki avrebbe retto a malapena.

Dopo la visita del dottore, durante la quale, Yuki, dette prova della sua perfetta salute combattendo strenuamente perché il suo corpo non venisse ispezionato da capo a piedi, le ragazze dovettero fare il bagno ed indossare abiti fastosi e succinti, necessari per attirare l'attenzione dei compratori. Yuki si sentiva un po' a disagio.

"Stai così bene!" le disse Myra.

"Odio questi vestiti, non sono adatti a me." rispose la ragazza.

"Non dire così. Sei tanto bella, piaceresti a qualsiasi uomo."

"Fortunatamente durerà poco, spero." affermò Yuki, mentre si guardava allo specchio, perplessa.

"Sei ancora convinta che i tuoi amici verranno a liberarti?"

"Sono assolutamente certa che accadrà, e presto."

"Non ti arrendi, ma come fai ad essere tanto sicura?" la voce di Myra per la prima volta mostrava una certa incertezza.

"Perché conosco l'affetto e l'amicizia che provano per me, e poi il Capitano mi ha fatto una promessa, lui le mantiene sempre." Yuki finì di sistemarsi i capelli e poi si guardò nuovamente allo specchio, per avere il quadro completo

Sul satellite scesero Harlock, Meeme, Tadashi e Yattaran. Quel luogo era proprio un grande bazaar, dove si poteva acquistare di tutto, ma il mercato più importante era quello degli schiavi, che si teneva nella sala principale. Quando il Capitano e gli altri entrarono, la sala era già gremita: i 'compratori' sostavano ai lati di una specie di passerella, facendo un baccano infernale; una tenda copriva l'accesso alla stanza in cui venivano tenute le ragazze, nerborute guardie sostavano ai lati della tenda. Tadashi si staccò dai compagni per avvicinarsi di più alla stanza posteriore, posizionandosi proprio dove terminava la passerella; Harlock e gli altri restarono, invece, al centro della sala. Poco dopo un bizzarro personaggio, il moderatore dell'asta degli schiavi, annunciò l'inizio della vendita.

Dietro le tende, Yuki, non riusciva a nascondere la sua preoccupazione; Myra cercava di rassicurarla.

"Dai, guardiamo oltre la tenda. Vediamo un po', da chi vorrei farmi comprare?" così dicendo la ragazza scostò leggermente la tenda verde, per osservare, non vista, la sala.

"Quello lì è piuttosto carino, quello invece ha la faccia di uno che picchia,...hm...questo sì che è un bel tipo, tenebroso...Yuki!" la chiamò forte. "Vieni, credo che sia il tuo Capitano!" la ragazza corse subito a vedere; scostò la tenda ed osservò la fumosa stanza. In mezzo ad altre persone, prima scorse la pelle bianchissima di Meeme, e poi, accanto a lei, l’inconfondibile figura di Harlock. Yuki sentì il cuore batterle in gola, sapeva che sarebbero tornati presto, ma vederli faceva tutto un altro effetto; ora era certa che sarebbe stata di nuovo libera molto presto.

"Hai visto, è venuto davvero." c'era forse una punta di delusione nella voce di Myra? Yuki non lo sapeva riusciva soltanto a guardare in sala, mormorando: "Ne ero certa, ne ero certa!"

Dall'altra parte della stanza anche Sabad aveva ricevuto la notizia che Harlock era presente all'asta.

"Maledizione, quel bastardo. Ma se crede di ricomprarsi la sua amichetta senza problemi non conosce Sabad. Gliela farò vedere io. Jafa, chiamami Pornaz. Vedremo chi la spunterà questa volta, Harlock!"

Yuki non riusciva a scostarsi dalla tenda, ma Myra la strattonò, costringendola a guardare più in basso, così vide Tadashi, talmente vicino da poterlo chiamare. Alzare la voce era però impossibile.

"Dammi una matita per gli occhi." disse a Myra. Quando la ragazza gliela porse, l'afferrò e, dopo essersi strappata un pezzo di manica del vestito, scrisse qualcosa; poi fece un grosso nodo al pezzo di stoffa e lo lanciò contro il ragazzo.

Tadashi sentì il leggero colpo sulla sua spalla, voltandosi vide cadere a terra qualcosa di colore rosa, e lo raccolse. Alzandosi vide Yuki, seminascosta dietro la tenda. La ragazza, a gesti, gli fece capire di portare il messaggio al Capitano, Tadashi fece un cenno affermativo e si avviò.

"Questo lo manda Yuki, è là dietro." disse quando fu vicino ad Harlock. Il Capitano guardò il punto che il ragazzo gli aveva indicato, ma non vide nulla, evidentemente la ragazza era rientrata. Prese il messaggio, lo lesse, poi lo strinse nel pugno e disse:

"Bene, faremo come vuole Yuki."

"Cosa ha chiesto?" domandò Meeme.

"Dobbiamo tentare di comprare una ragazza di nome Myra." rispose il Capitano.

"Ma forse il denaro non basterà per lei, se facciamo così." affermò preoccupato Yattaran.

"Yuki chiede di farlo comunque, non le interessa sacrificarsi se può rendere la libertà a questa ragazza, ed io, la penso come lei." a quel punto nessuno osò più contraddirlo.

L'asta, nel frattempo, proseguiva senza intoppi, fino al turno di Myra; la ragazza, mentre veniva portata sulla passerella, passò vicino a Sabad, che parlava con un ometto basso e riccamente vestito: "Mi raccomando, qualsiasi cifra lui dica, tu rilancia del doppio, non deve riprendersi la ragazza. Tu non avrai problemi, se mi aiuti a liberarmi di Harlock, ti pagherò molto bene." Myra avrebbe voluto riferire quelle parole a Yuki, ma non poté farlo, perché la portarono a forza davanti al pubblico.

Il Capitano non ebbe grosse difficoltà ad acquistare Myra, poiché la ragazza era alla sua quinta vendita, ed il prezzo era relativamente basso; poi mandò Tadashi e Yattaran a prenderla, mentre il moderatore presentava Yuki. La ragazza fu spinta sulla passerella con violenza, arrivando fin dove la catena che aveva alla caviglia le permetteva. La lotta che Harlock intraprese per lei, contro il mercante Pornaz, fu dura; purtroppo al quarto rilancio dovette cedere, il denaro non era sufficiente. Il Capitano era però certo di aver esaudito il desiderio di Yuki, rendendo la libertà a Myra, perciò, anche se a malincuore, rinunciò a riavere la ragazza nel suo equipaggio. Yuki fu portata via, ma, nonostante piangesse, Harlock notò un lieve sorriso sulle sue labbra.

"Tadashi sta tornando di corsa, cosa sarà successo?" disse Meeme, facendo voltare il Capitano. Il ragazzo li raggiunse ansimando.

"Presto, Capitano! Era tutta una messa in scena, Myra a sentito tutto. Si erano accordati per non farci comprare Yuki! Presto, la stanno portando via!" a quelle parole Harlock e Meeme seguirono subito il ragazzo.

Attraversarono la sala, e non si fecero troppi scrupoli nell'atterrare la guardia; entrarono nella stanza posteriore, dove il Capitano ordinò a Yattaran e Meeme di liberare le ragazze rimaste, mentre lui, Myra e Tadashi seguivano Sabad.

Il pirata stava trascinando Yuki in un lungo corridoio, che probabilmente giungeva ad un attracco navette, ma Harlock e gli altri gli correvano dietro e ben presto lo raggiunsero.

Sabad, però, stupì tutti, voltandosi improvvisamente e rivolgendosi al Capitano:

"Aspetta un attimo, amico!" gli disse. "In fondo della ragazza me ne faccio poco. Facciamo così: te la rendo, al suo posto vieni tu. A quanto ne so hai una bella taglia sulla testa e, almeno, vali più di lei." concluse.

"D'accordo." senza fare una piega, come sempre, Harlock accettò. Tadashi e Myra lo guardarono stupiti; Yuki, trattenuta da Sabad, mormorò: "Non farlo."

"Vieni, Yuki." la invitò il Capitano.

"Vi scambiate camminando, va bene, carina?" disse Sabad a Yuki, prima di lasciarla andare. La ragazza si staccò dal pirata, mentre Harlock procedeva verso di lei; quando si passarono vicino, si guardarono negli occhi, ed il Capitano continuò a guardarla anche dopo che si furono scambiati, non accorgendosi che Sabad aveva alzato la pistola, approfittando del punto cieco nella sua visuale.

"No!" si sentì gridare, mentre il colpo partiva. Harlock avvertì chiaramente il rumore del raggio che penetrava la pelle; pensò che voltandosi avrebbe visto Yuki a terra, priva di vita. Nello stesso momento Tadashi lo superò, inseguendo Sabad, lungo il corridoio. Il Capitano, quando fu completamente girato, però, vide Yuki accasciata con Myra ferita, tra le braccia. Si avvicinò alle due donne, vedendo che Myra era ormai in fin di vita, ed ascoltò le sue ultime parole.

"Grazie, Yuki... e grazie anche a te..." disse rivolta ad Harlock. "...anche se per breve tempo siete riusciti a farmi sentire di nuovo libera... grazie." poi chiuse gli occhi e la sua mano scivolò lentamente a terra.

"No... non è giusto, aveva ricominciato a vivere solo ora." sussurrò Yuki piangendo. "Lo ha fatto per proteggermi." aggiunse.

Il Capitano le prese la mano con infinita comprensione, in quello stesso momento tornava Tadashi accompagnato, non molto volentieri, da Sabad.

"Oh, no!" disse quando vide Myra priva di vita. "Maledetto bastardo, l'hai uccisa!" affermò, sbattendo il pirata contro il muro. "Che ne facciamo di lui, Capitano?"

"Non vale la pena sporcarsi le mani, Tadashi. Impacchettalo per le forze dell'ordine." gli ripose Harlock, mentre aiutava Yuki ad alzarsi. Yattaran e Meeme li stavano raggiungendo.

Era passato un po' di tempo, il ponte di comando era immerso nella penombra, come sempre, ma a Yuki non dava fastidio, anzi; con le luci basse, la ragazza, riusciva ad essere più tranquilla, e pensare a Myra non le faceva così male. C'erano volte in cui, ricordare il gesto dell'amica, le provocava un grande dolore; lavorare nella penombra, allora, le faceva bene.

Yuki non sapeva che, mentre faceva quelle riflessioni, qualcuno la stava osservando: Harlock, seduto sulla sua poltrona di comando nel punto più buio del ponte, seguiva ogni suo movimento, ogni sua espressione. A volte era preoccupato per lei, ma sapeva che Yuki era forte, che avrebbe superato il dolore ed il senso di colpa.

Gli eventi degli ultimi giorni erano stati frenetici. Ricostruì mentalmente tutta la vicenda, segnata dal sacrificio: all'inizio, Yuki, non ci aveva pensato due volte e si era consegnata a Sabad, pur di salvare l'Arcadia ed il suo equipaggio; inoltre, li aveva pregati di liberare Myra, pur sapendo che il denaro sarebbe potuto non bastare anche per lei; successivamente, quando Sabad gli aveva chiesto lo scambio, era stato lui, Harlock, a non avere dubbi pur di salvare Yuki dalle minacce del pirata; ma, alla fine, era stata Myra a compiere il sacrificio più grande, donare la vita, salvando Yuki e gettando al vento la libertà appena riconquistata.

Il sacrificio era, a volte, necessario, anche se drammatico; stava agli altri non renderlo inutile, ma il Capitano sapeva che non sarebbe accaduto: il gesto di Myra sarebbe stato una lezione da non dimenticare, sia per lui sia per Yuki.

La ragazza si staccò dal pannello di comando e gli passò vicino; Harlock vide che aveva gli occhi lucidi. Il Capitano le prese la mano, prima che si allontanasse troppo. A quel contatto Yuki si fermò e lo guardò; la ragazza capì cosa c'era in quello sguardo, in quel gesto. Era la prima volta che sentiva di condividere i suoi pensieri, e questo la emozionò molto; gli strinse la mano. Harlock sperò di farle sentire che capiva il suo stato d'animo, il lieve sorriso di Yuki gli dimostrò di esserci riuscito. Le loro mani, poi, si lasciarono lentamente: la ragazza tornò ad occuparsi delle sue mansioni ed il Capitano tornò ad osservare, assorto, il lavoro del ponte di comando. Con, nel cuore, un'emozione che non provava da tempo.

FINE

   
 
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