Ringrazio Eirien per
avermi convinta a pubblicare questa vecchia storia, hai ragione, non potrà
essere peggio di tanta roba che si legge ultimamente! ^__-
Dedico questa
fanfiction a quelle fanciulle per cui, come per me, il tenebroso Capitano è
stato il primo amore.
Questi personaggi non mi appartengono, purtroppo (oh, come vorrei un Harlock!), ma sono proprietà del legittimo autore; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Buona lettura!
Schiavi
nello Spazio
Nella penombra del
ponte di comando, illuminato soltanto dalle luci d'avvertimento, il Capitano
guardava, con il suo solo occhio, le navi inseguitrici sullo schermo davanti a
se.
"Yattaran,
come va l'avaria agli armamenti?" chiese con la solita voce calma.
"Male,
Capitano. Ho paura che il danno sia più grosso del previsto!" rispose
concitato il basso ometto con la maglia a righe. "Avremmo bisogno di un
posto tranquillo, per effettuare le riparazioni con calma." Aggiunse.
"Se
non sbaglio, superata la nebulosa Karat, c'è un ammasso di meteoriti, che
potrebbe essere adatto." Li avvertì Yuki. "E la presenza degli
elementi della nebulosa potrebbe nasconderci per il tempo necessario alle
riparazioni." Precisò la ragazza.
"Non
possiamo andare lì." Affermò il Capitano, laconico come sempre.
"Perché?"
chiesero, all'unisono, i suoi due collaboratori. Harlock si alzò lentamente
dalla sua poltrona di comando e raggiunse il timone.
"Non
possiamo perché, quella zona di spazio, è controllata dagli uomini di Sabad."
Tutti sul ponte di comando avevano, prima o poi, sentito nominare quel pirata;
era un uomo dedito ai più turpi traffici: droga, schiavi, armi, e si occupava
anche di piccoli lavoretti di ripulitura, per non dire omicidi su commissione.
Inoltre, il Capitano, gli aveva messo i bastoni tra le ruote più di una volta e
girava voce che il pirata fosse piuttosto vendicativo.
"Ma,
Capitano, è l'unico modo per sfuggirgli! Dobbiamo almeno tentare, non è detto
che incontreremo una nave di Sabad!" affermò con passione Tadashi.
"La
incontreremo sicuramente, e non abbiamo denaro sufficiente per pagare il
pedaggio." Gli rispose Harlock.
"Ma
ci stanno raggiungendo..." Disse preoccupata Yuki.
"E'
l'unica maniera, così rischiamo molto di più..." Mentre Yattaran finiva
quella frase un violento colpo fece tremare l'Arcadia; perfino il Capitano
dovette reggersi al timone, per non cadere. Ormai le navi nemiche li stavano per
accerchiare. Harlock afferrò il timone e virò con tutta la sua forza a dritta,
cercando di confondere gli inseguitori con una manovra evasiva, ma non fu
sufficiente; un altro colpo raggiunse la carena della nave. Erano circondati su
tre lati; la nebulosa incombeva come unica via di fuga, come solo baluardo di
salvezza per il suo equipaggio. Li guardò, e loro guardarono lui, avevano
fiducia in lui, li doveva salvare.
"Motori
a tutta forza, puntare sulla nebulosa alla massima velocità!" ordinò.
Immediatamente tutto l'equipaggio agì come un solo corpo, facendo muovere
l'Arcadia verso la salvezza.
Attraversare
la nebulosa fu relativamente facile, per una nave potente come la loro; una
volta dall'altra parte, Yuki, cominciò subito a cercare il posto adatto alla
loro sosta, ma qualcosa la fermò.
"Capitano,
c'è una nave in avvicinamento." Disse rivolta ad Harlock.
"Non
sono i nostri nemici, vero?" chiese Tadashi.
"No."
Rispose il Capitano, guardando fisso davanti a se, con le baraccia conserte.
Yuki si voltò verso di lui prima di emettere la sentenza:
"Si
tratta di una nave di Sabad. La sua ammiraglia temo." Affermò la ragazza,
sconsolata. Harlock non disse niente, ma continuò a guardare davanti a se. Poco
dopo il pannello delle comunicazioni risuonò, nel silenzio del ponte di
comando.
"Rispondi,
Yuki." Ordinò il Capitano, mentre riguadagnava la sua poltrona. Lei lo
guardò un po' perplessa, poi ubbidì. Sullo schermo principale apparve
l'immagine del pirata Sabad: aveva la pelle come bruciata dal sole, intaccata da
varie cicatrici, portava un turbante dorato e numerosi braccialetti ai polsi.
"Bene,
bene. Chi abbiamo qui? Il famigerato Capitano Harlock!" disse ridendo e
battendo le mani. "Il fantomatico pirata che lotta per la libertà. Come
siete incappati nella piacevole compagnia di Sabad, cari?"
"Poche
storie, dicci il prezzo." Lo interruppe il Capitano.
"Ah!
Ma tu non conosci le buone maniere!" lo blandì Sabad. "Cosa c'è? Non
ti va di mescolarti agli altri pirati come te?" aggiunse, mentre il suo
sguardo vagava sugli uomini del ponte di comando.
"C'è
una bella differenza tra te ed il nostro Capitano!" gli rispose Tadashi,
adirato.
"Taci,
Tadashi." Quell'affermazione di Harlock lo stupì, non poteva capire su che
piano il suo comandante voleva tenere quella discussione.
"Sabad,
dicci il prezzo." Insistette Harlock. A quel punto il pirata sparò la
cifra, che era enorme, ma il Capitano, al contrario dei suoi uomini, non fece
una piega.
"Ne
abbiamo soltanto la metà." Dichiarò, senza problemi, il Capitano.
"Ma
non ci sono difficoltà..." Rispose Sabad. Gli uomini parvero tirare un
sospiro di sollievo. "...al posto della metà mancante del denaro, mi
consegnerai la ragazza con i capelli biondi." Yuki sussultò, per poi
voltarsi verso il Capitano, smarrita. Harlock si alzò dalla poltrona, facendo
scivolare il suo mantello.
"Vi
do un'ora per decidere, poi vi giuro che distruggerò la vostra nave, ci
sentiamo presto, eh!" così dicendo interruppe il collegamento.
"Non
se ne parla proprio! Ma cosa crede, non gli consegneremo mai Yuki, non se ne
parla!" protestò Tadashi.
"Non
possiamo assolutamente!" aggiunse Yattaran, scuotendo la testa.
"Ma,
riflettete, per quanto sia triste, è l'unico modo per salvare l'Arcadia. Non
dimenticate che siano disarmati!" affermò il dottore.
"Spero
che stia scherzando, Dottor Zero!" Tadashi pareva veramente arrabbiato, sul
ponte di comando si era scatenato un putiferio. Harlock non stava ascoltando
quelle voci sempre più acute, ma guardava Yuki.
La
ragazza teneva la testa bassa e stava ferma, con le braccia abbandonate lungo i
fianchi; lentamente alzò la testa e lo guardò negli occhi. Il Capitano vi
lesse la sua lotta interiore. Scostò Tadashi, che gli si era messo davanti, poi
si avvicinò a Yuki. Tutti, intorno a lui, continuavano a protestare, così alzò
la mano per zittirli; quel gesto provocò il silenzio.
"Yuki,
tu sei l'unica che ha il diritto di esprimere un'opinione al riguardo." Lei
lo guardò, se possibile ancora più intensamente, per poi aggirarlo, fermandosi
di fronte al resto dell'equipaggio.
"Ascoltate..."
Cominciò, con voce flebile. "...siamo stati noi a convincere il Capitano
ad attraversare la nebulosa, sapevamo a cosa andavamo incontro. Credo che
accetterò di consegnarmi a Sabad. Sì, lo farò, perché è l'unico modo per
salvare voi tutti e la nostra nave, perciò niente più discussioni, la
decisione è presa." Concluse, guardò di nuovo Harlock, poi si allontanò.
Pochi
minuti dopo, Tadashi, la raggiunse nel suo alloggio; la trovò che riordinava le
sue cose. La ragazza si voltò, quando sentì che qualcuno entrava, e subito gli
sorrise.
"Yuki
non puoi farlo, ti prego. Non capisci che ti stai rovinando la vita! Potrebbero
persino ucciderti!" quell'appello fu molto appassionato.
"Tadashi,
servirà a salvare tutti voi, è un sacrificio che faccio volentieri. E poi sono
forte!" rispose la ragazza animatamente.
"Non
puoi lasciarci!" il ragazzo aveva quasi le lacrime agli occhi.
"Sono
molto felice di vedere quanto ci tieni a me, ma ormai ho deciso."
"Maledizione!"
gridò Tadashi uscendo di corsa dalla stanza. Yuki fece per fermarlo, ma non ci
riuscì; era davvero molto triste doversene andare in quel modo, il pensiero le
strinse il cuore.
Il
ragazzo si precipitò nell'alloggio del Capitano; dopo aver bussato con tutta la
forza, Meeme, venne ad aprirgli. Spinse di lato l'aliena e si precipitò, a
grandi passi, verso Harlock.
"Devo
parlarle!" disse Tadashi, mettendosi davanti al suo comandante.
"Se
si tratta della faccenda di Yuki, puoi farne a meno." La risposta fu, come
sempre, calma.
"No!
Non ne posso fare a meno!" gridò il ragazzo. "Capitano, non può
permettere che ci portino via Yuki. Dobbiamo impedirlo!"
"E'
impossibile, Tadashi. Siamo completamente privi di armi, e poi Yuki ha già
deciso, ed io non farò niente per farle cambiare idea. E con questo ho chiuso,
puoi andare." concluse indicandogli la porta. Tadashi uscì furioso, quasi
piangendo.
Poco
più tardi, la nave di Sabad, accostò all'Arcadia e furono aperti i ponti di
collegamento. All'interno della nave di Harlock l'equipaggio era riunito per
salutare Yuki. Gli amici formavano un semicerchio intorno alla ragazza;
avrebbero voluto farle dei doni, per farsi ricordare, ma capirono che non era il
caso. Tadashi era rimasto in disparte, appoggiato ad una paratia con le braccia
conserte. La ragazza notò che alcuni avevano le lacrime agli occhi, e si sforzò
di non commuoversi. Strinse le mani a tutti quelli che poté, fermandosi
particolarmente con il Dottor Zero, Masusan, Meeme e Yattaran, dando un bacio ad
ognuno di loro. Si avvicinò a Tadashi, che inizialmente fu recalcitrante,
mentre lei gli prendeva la mano, poi la guardò negli occhi, piangendo. Yuki gli
accarezzò la testa ed il viso, dolcemente, dopodiché si avviò verso il ponte
di collegamento con la nave di Sabad. Passò davanti al Capitano, guardandolo;
era sempre lui, immutabile: le sue braccia conserte, il suo mantello nero, i
suoi capelli, la sua cicatrice, la sua benda ed il suo sguardo triste che aveva
conosciuto molte battaglie. Desiderò che lui le dicesse qualcosa, ma già era
apparso l'uomo incaricato di portarla via. No, non poteva andarsene senza
salutare il suo adorato Capitano. Tornò sui suoi passi e corse ad abbracciarlo;
gli si gettò addosso, cingendogli il torace. Non sperava che avrebbe risposto a
quel suo gesto inconsueto, ma, Harlock, con un braccio le cinse la vita,
stringendola ancora più a se, l'altra mano gliela posò sui capelli, facendole
poggiare il viso sulla sua spalla. Nel calore di quell'abbraccio finalmente Yuki
si sciolse, e cominciò a piangere forte, bagnandogli il mantello.
"Adesso
basta smancerie!" disse l'uomo di Sabad. Il Capitano gli rivolse uno
sguardo che avrebbe incenerito un'intera flotta di aerei nemici, e quello si
zittì. Poi, Harlock, allontanò leggermente Yuki da se, per guardarla in viso,
le carezzò la guancia e poi le sussurrò:
"Ti
prometto, Yuki, qualsiasi cosa accada io verrò a riprenderti." la sua voce
calma e profonda le dette un senso di sicurezza enorme, così poté staccarsi da
lui senza timore, guardarlo ancora una volta nel suo unico, bruciante, occhio
castano ed allontanarsi con il suo carceriere.
Una
volta a bordo della nave di Sabad, Yuki guardò l'Arcadia dal primo oblò; vide
la bandiera pirata alzarsi, nello spazio senza vento, ed immaginò l'equipaggio,
sul ponte di comando, che la salutava. Ora, però, era molto più tranquilla: le
aveva promesso che sarebbe tornato a prenderla, e la ragazza sapeva cos'era una
promessa per il Capitano Harlock.
Il
cullarsi nei sogni durò poco: l'uomo che l'aveva portata via dall'Arcadia la
strattonò, costringendola a seguirlo; attraversarono i corridoi della nave,
freddi e scuri, per giungere ad una specie di camerone, chiuso da una pesante
paratia. All'interno c'erano numerose altre ragazze; Yuki fu sbattuta in mezzo a
loro con violenza.
"Mi
raccomando, non farti male." le disse, prima di andarsene, l'uomo. Yuki si
guardò intorno, un po' frastornata, mentre alcune ragazze si stavano
avvicinando.
"Tutto
a posto?" le chiese una giovane con lunghi capelli castani.
"Sì,
grazie." rispose, alzandosi.
"Io
mi chiamo Myra e sono la veterana delle ragazze di Sabad, molto piacere!"
si presentò la ragazza.
"Io
sono Yuki, piacere mio."
"Forse
non è proprio il caso di dire 'bene arrivata', non trovi?"
"Direi
di sì." le due donne si sorrisero.
"Ti
mostro la nostra accogliente dimora." fecero il giro della stanza,
conversando come vecchie amiche, ed al termine si sedettero su dei cuscini
vicino ad un oblò. Yuki non poté trattenersi dal guardare fuori, come faceva
sull'Arcadia, e questo la rese triste.
"Perché
sei così seria? Potresti anche essere fortunata e rimanere con lo stesso
padrone per tutta la vita." le disse Myra.
"Nessuno
dovrebbe avere un padrone, Myra."
"Io
ne ho avuti già quattro!"
"Cosa?!"
Yuki era stupita, non credeva che le persone potessero essere trattate come cose
inutili, che puoi vendere quando non ti servono più; ma, evidentemente, la vita
sull'Arcadia l'aveva abituata male. "Non ti capita mai di sognare la libertà?"
"No,
non credo di sapere più che cos'è, vivo da schiava da talmente tanti
anni." il suo tono di voce era rassegnato.
"Non
desideri mai di fare ciò che vuoi, di andare dove vuoi, di amare chi
vuoi?" le chiese Yuki.
"Devo
andare e fare ciò che vuole il mio padrone ed amare solo lui. Questo è quello
che deve fare una buona schiava per sopravvivere."
"Non
puoi pensarla veramente così, queste sono cose che ti hanno inculcato altri. Ti
sei mai innamorata davvero? Io farei qualsiasi cosa pur di rivederlo soltanto un
momento!" Yuki aveva gli occhi lucidi mentre pronunciava con enfasi quelle
ultime parole.
"Ti
passerà. Io dovevo sposarmi, lo amavo veramente, o almeno credevo. Ora non
ricordo nemmeno il suo viso. Vedrai, col tempo, lo dimenticherai." affermò,
consolante, Myra.
"Non
lo farò mai!" Yuki si gettò col volto tra i cuscini, nascondendo le
lacrime che ormai sgorgavano senza freni.
Il
mare delle stelle era immenso e silenzioso come sempre; la luce dei corpi
celesti creava un'aura luminescente attraverso gli infiniti riquadri della
grande finestra dell'alloggio del Capitano. La dolce musica, dell'arpa di Meeme,
non placava i moti dell'animo di Harlock, la sua solitudine.
L'Arcadia
sostava nel luogo prescelto per le riparazioni; il Capitano non riusciva a stare
sul ponte di comando. Senza Yuki tutti erano molto tristi e l'atmosfera era
pesante; non avevano udito la promessa del loro comandante, perciò non avevano
speranze di rivedere, un giorno, la ragazza. Tadashi, poi, non gli rivolgeva la
parola. Lo capiva, lui stesso non avrebbe creduto di tenere tanto a Yuki, ma
quell'abbraccio disperato, gli aveva schiarito le idee; ora gli mancava il
sorriso della ragazza, la sua presenza discreta, la sua efficienza. Ma non
sarebbe durato a lungo: il tempo di effettuare le riparazioni ed avrebbe avuto
nuovamente Yuki accanto a se... cioè, sull'Arcadia. Respinse quel moto
d'egoismo, ma sentiva ancora i morbidi capelli della ragazza sfiorargli il
viso...
Si
voltò, Meeme smise di suonare; Harlock si avviò, senza dire una parola, verso
l'uscita. La donna lo guardò andarsene, poi posò l'arpa e si avvicinò al
tavolo per sorseggiare il suo solito sake; anche lei era triste. Se solo lui
avesse parlato un po' di più.
"A
che punto siamo, Yattaran?" chiese Harlock, appena entrato nel ponte di
comando. Il paffutello e fidato ometto si voltò, con aria distratta,
evidentemente gli mancavano i suoi battibecchi con Yuki. "Bene, Capitano,
abbiamo quasi finito." rispose.
"Cercate
di concludere in fretta." aggiunse il Capitano.
"Il
fatto è che avremmo bisogno di un'azione combinata, agendo sia dall'esterno che
dall'interno, ma io non posso essere in tutti e due i posti, perciò ci vorrà
un po' più di tempo." spiegò Yattaran.
"Uscirò
io." quando l'ometto si voltò di nuovo Harlock era già sparito. Il fatto
che parlasse con tanta calma, non significava che non agisse in maniera
fulminea. Pochi minuti dopo il Capitano comunicava con Yattaran attraverso la
sua tuta spaziale, ed i due effettuavano la riparazione contemporanea dei
sistemi. Non passò neanche un'ora che la nave era di nuovo attiva in tutte le
sue sezioni. Il Capitano sedeva sulla sua poltrona di comando, compiaciuto
dall'ottimo lavoro svolto dal suo equipaggio, pregustando la rivincita su Sabad.
"Che
rotta dobbiamo prendere?" chiese Tadashi, il quale sostituiva Yuki nelle
sue mansioni.
"Dirigete
verso il satellite Gvar." ordinò il Capitano. Tadashi e Yattaran lo
guardarono, mentre un sorriso gli si dipingeva in faccia.
"Andiamo
a riprenderci Yuki? E' così?" chiese Tadashi animatamente. Harlock mosse
il capo affermativamente, con un lieve sorriso sulle labbra. Il ragazzo saltò
di gioia e poi abbracciò Yattaran, che, con un fil di voce, affermò: "Lo
sapevo!"
Appena
usciti dall'ammasso di meteoriti, però, trovarono ad aspettarli i loro
inseguitori; l'Arcadia li poteva ora fronteggiare con tutta la sua potenza di
fuoco. La battaglia fu breve: l'equipaggio di Harlock aveva un motivo in più
per voler concludere velocemente. Bastarono pochi minuti all'Arcadia rompere il
fronte delle navette nemiche, ed attraversarlo a tutta forza.
Il
satellite Gvar, visto da lontano, sembrava un ammasso colorato di luce pulsante.
Yuki era ancora dolorante; bisognava dire, a loro merito, che sapevano dove e
come colpire per non lasciare il segno: mostrare i lividi e le escoriazioni
significava guadagnare molto di meno su una ragazza da vendere. Ripensava a come
aveva reagito all'ennesimo sopruso da quando era a bordo; era stata molto
stupida, ma non poteva vedere come venivano trattate le ragazze senza reagire,
il Capitano le aveva insegnato cos'era la giustizia, e lei avrebbe sempre
combattuto per vederla trionfare, anche nelle piccole cose. Già, il Capitano.
Si pentì di aver pensato così poco a lui, in quei due giorni di viaggio, ma
sentiva che lo avrebbe rivisto presto. Si era occupata di Myra, cercando di
farle riassaporare il piacere di essere liberi, sperava di esserci riuscita,
raccontandole della sua vita sull'Arcadia, anche se, a volte, la ragazza le
sembrava più interessata a particolari insignificanti; come quando le aveva
chiesto una minuziosa descrizione fisica di Harlock, e Yuki gliela aveva
fornita, con fin troppa enfasi, forse. Alcuni rumori alle sue spalle la fecero
voltare.
"Preparatevi,
ragazze, sta arrivando il dottore." gli comunicò Jafa, il braccio destro
di Sabad. Myra le aveva spiegato che, prima di essere vendute, le avrebbero
sottoposte ad una visita medica, perché le ragazze sane valevano di più. Una
nuova umiliazione, che l'orgoglio di Yuki avrebbe retto a malapena.
Dopo
la visita del dottore, durante la quale, Yuki, dette prova della sua perfetta
salute combattendo strenuamente perché il suo corpo non venisse ispezionato da
capo a piedi, le ragazze dovettero fare il bagno ed indossare abiti fastosi e
succinti, necessari per attirare l'attenzione dei compratori. Yuki si sentiva un
po' a disagio.
"Stai
così bene!" le disse Myra.
"Odio
questi vestiti, non sono adatti a me." rispose la ragazza.
"Non
dire così. Sei tanto bella, piaceresti a qualsiasi uomo."
"Fortunatamente
durerà poco, spero." affermò Yuki, mentre si guardava allo specchio,
perplessa.
"Sei
ancora convinta che i tuoi amici verranno a liberarti?"
"Sono
assolutamente certa che accadrà, e presto."
"Non
ti arrendi, ma come fai ad essere tanto sicura?" la voce di Myra per la
prima volta mostrava una certa incertezza.
"Perché
conosco l'affetto e l'amicizia che provano per me, e poi il Capitano mi ha fatto
una promessa, lui le mantiene sempre." Yuki finì di sistemarsi i capelli e
poi si guardò nuovamente allo specchio, per avere il quadro completo
Sul
satellite scesero Harlock, Meeme, Tadashi e Yattaran. Quel luogo era proprio un
grande bazaar, dove si poteva acquistare di tutto, ma il mercato più importante
era quello degli schiavi, che si teneva nella sala principale. Quando il
Capitano e gli altri entrarono, la sala era già gremita: i 'compratori'
sostavano ai lati di una specie di passerella, facendo un baccano infernale; una
tenda copriva l'accesso alla stanza in cui venivano tenute le ragazze, nerborute
guardie sostavano ai lati della tenda. Tadashi si staccò dai compagni per
avvicinarsi di più alla stanza posteriore, posizionandosi proprio dove
terminava la passerella; Harlock e gli altri restarono, invece, al centro della
sala. Poco dopo un bizzarro personaggio, il moderatore dell'asta degli schiavi,
annunciò l'inizio della vendita.
Dietro
le tende, Yuki, non riusciva a nascondere la sua preoccupazione; Myra cercava di
rassicurarla.
"Dai,
guardiamo oltre la tenda. Vediamo un po', da chi vorrei farmi comprare?"
così dicendo la ragazza scostò leggermente la tenda verde, per osservare, non
vista, la sala.
"Quello
lì è piuttosto carino, quello invece ha la faccia di uno che
picchia,...hm...questo sì che è un bel tipo, tenebroso...Yuki!" la chiamò
forte. "Vieni, credo che sia il tuo Capitano!" la ragazza corse subito
a vedere; scostò la tenda ed osservò la fumosa stanza. In mezzo ad altre
persone, prima scorse la pelle bianchissima di Meeme, e poi, accanto a lei,
l’inconfondibile figura di Harlock. Yuki sentì il cuore batterle in gola,
sapeva che sarebbero tornati presto, ma vederli faceva tutto un altro effetto;
ora era certa che sarebbe stata di nuovo libera molto presto.
"Hai
visto, è venuto davvero." c'era forse una punta di delusione nella voce di
Myra? Yuki non lo sapeva riusciva soltanto a guardare in sala, mormorando:
"Ne ero certa, ne ero certa!"
Dall'altra
parte della stanza anche Sabad aveva ricevuto la notizia che Harlock era
presente all'asta.
"Maledizione,
quel bastardo. Ma se crede di ricomprarsi la sua amichetta senza problemi non
conosce Sabad. Gliela farò vedere io. Jafa, chiamami Pornaz. Vedremo chi la
spunterà questa volta, Harlock!"
Yuki
non riusciva a scostarsi dalla tenda, ma Myra la strattonò, costringendola a
guardare più in basso, così vide Tadashi, talmente vicino da poterlo chiamare.
Alzare la voce era però impossibile.
"Dammi
una matita per gli occhi." disse a Myra. Quando la ragazza gliela porse,
l'afferrò e, dopo essersi strappata un pezzo di manica del vestito, scrisse
qualcosa; poi fece un grosso nodo al pezzo di stoffa e lo lanciò contro il
ragazzo.
Tadashi
sentì il leggero colpo sulla sua spalla, voltandosi vide cadere a terra
qualcosa di colore rosa, e lo raccolse. Alzandosi vide Yuki, seminascosta dietro
la tenda. La ragazza, a gesti, gli fece capire di portare il messaggio al
Capitano, Tadashi fece un cenno affermativo e si avviò.
"Questo
lo manda Yuki, è là dietro." disse quando fu vicino ad Harlock. Il
Capitano guardò il punto che il ragazzo gli aveva indicato, ma non vide nulla,
evidentemente la ragazza era rientrata. Prese il messaggio, lo lesse, poi lo
strinse nel pugno e disse:
"Bene,
faremo come vuole Yuki."
"Cosa
ha chiesto?" domandò Meeme.
"Dobbiamo
tentare di comprare una ragazza di nome Myra." rispose il Capitano.
"Ma
forse il denaro non basterà per lei, se facciamo così." affermò
preoccupato Yattaran.
"Yuki
chiede di farlo comunque, non le interessa sacrificarsi se può rendere la
libertà a questa ragazza, ed io, la penso come lei." a quel punto nessuno
osò più contraddirlo.
L'asta,
nel frattempo, proseguiva senza intoppi, fino al turno di Myra; la ragazza,
mentre veniva portata sulla passerella, passò vicino a Sabad, che parlava con
un ometto basso e riccamente vestito: "Mi raccomando, qualsiasi cifra lui
dica, tu rilancia del doppio, non deve riprendersi la ragazza. Tu non avrai
problemi, se mi aiuti a liberarmi di Harlock, ti pagherò molto bene." Myra
avrebbe voluto riferire quelle parole a Yuki, ma non poté farlo, perché la
portarono a forza davanti al pubblico.
Il
Capitano non ebbe grosse difficoltà ad acquistare Myra, poiché la ragazza era
alla sua quinta vendita, ed il prezzo era relativamente basso; poi mandò
Tadashi e Yattaran a prenderla, mentre il moderatore presentava Yuki. La ragazza
fu spinta sulla passerella con violenza, arrivando fin dove la catena che aveva
alla caviglia le permetteva. La lotta che Harlock intraprese per lei, contro il
mercante Pornaz, fu dura; purtroppo al quarto rilancio dovette cedere, il denaro
non era sufficiente. Il Capitano era però certo di aver esaudito il desiderio
di Yuki, rendendo la libertà a Myra, perciò, anche se a malincuore, rinunciò
a riavere la ragazza nel suo equipaggio. Yuki fu portata via, ma, nonostante
piangesse, Harlock notò un lieve sorriso sulle sue labbra.
"Tadashi
sta tornando di corsa, cosa sarà successo?" disse Meeme, facendo voltare
il Capitano. Il ragazzo li raggiunse ansimando.
"Presto,
Capitano! Era tutta una messa in scena, Myra a sentito tutto. Si erano accordati
per non farci comprare Yuki! Presto, la stanno portando via!" a quelle
parole Harlock e Meeme seguirono subito il ragazzo.
Attraversarono
la sala, e non si fecero troppi scrupoli nell'atterrare la guardia; entrarono
nella stanza posteriore, dove il Capitano ordinò a Yattaran e Meeme di liberare
le ragazze rimaste, mentre lui, Myra e Tadashi seguivano Sabad.
Il
pirata stava trascinando Yuki in un lungo corridoio, che probabilmente giungeva
ad un attracco navette, ma Harlock e gli altri gli correvano dietro e ben presto
lo raggiunsero.
Sabad,
però, stupì tutti, voltandosi improvvisamente e rivolgendosi al Capitano:
"Aspetta
un attimo, amico!" gli disse. "In fondo della ragazza me ne faccio
poco. Facciamo così: te la rendo, al suo posto vieni tu. A quanto ne so hai una
bella taglia sulla testa e, almeno, vali più di lei." concluse.
"D'accordo."
senza fare una piega, come sempre, Harlock accettò. Tadashi e Myra lo
guardarono stupiti; Yuki, trattenuta da Sabad, mormorò: "Non farlo."
"Vieni,
Yuki." la invitò il Capitano.
"Vi
scambiate camminando, va bene, carina?" disse Sabad a Yuki, prima di
lasciarla andare. La ragazza si staccò dal pirata, mentre Harlock procedeva
verso di lei; quando si passarono vicino, si guardarono negli occhi, ed il
Capitano continuò a guardarla anche dopo che si furono scambiati, non
accorgendosi che Sabad aveva alzato la pistola, approfittando del punto cieco
nella sua visuale.
"No!"
si sentì gridare, mentre il colpo partiva. Harlock avvertì chiaramente il
rumore del raggio che penetrava la pelle; pensò che voltandosi avrebbe visto
Yuki a terra, priva di vita. Nello stesso momento Tadashi lo superò, inseguendo
Sabad, lungo il corridoio. Il Capitano, quando fu completamente girato, però,
vide Yuki accasciata con Myra ferita, tra le braccia. Si avvicinò alle due
donne, vedendo che Myra era ormai in fin di vita, ed ascoltò le sue ultime
parole.
"Grazie,
Yuki... e grazie anche a te..." disse rivolta ad Harlock. "...anche se
per breve tempo siete riusciti a farmi sentire di nuovo libera... grazie."
poi chiuse gli occhi e la sua mano scivolò lentamente a terra.
"No...
non è giusto, aveva ricominciato a vivere solo ora." sussurrò Yuki
piangendo. "Lo ha fatto per proteggermi." aggiunse.
Il
Capitano le prese la mano con infinita comprensione, in quello stesso momento
tornava Tadashi accompagnato, non molto volentieri, da Sabad.
"Oh,
no!" disse quando vide Myra priva di vita. "Maledetto bastardo, l'hai
uccisa!" affermò, sbattendo il pirata contro il muro. "Che ne
facciamo di lui, Capitano?"
"Non
vale la pena sporcarsi le mani, Tadashi. Impacchettalo per le forze
dell'ordine." gli ripose Harlock, mentre aiutava Yuki ad alzarsi. Yattaran
e Meeme li stavano raggiungendo.
Era
passato un po' di tempo, il ponte di comando era immerso nella penombra, come
sempre, ma a Yuki non dava fastidio, anzi; con le luci basse, la ragazza,
riusciva ad essere più tranquilla, e pensare a Myra non le faceva così male.
C'erano volte in cui, ricordare il gesto dell'amica, le provocava un grande
dolore; lavorare nella penombra, allora, le faceva bene.
Yuki
non sapeva che, mentre faceva quelle riflessioni, qualcuno la stava osservando:
Harlock, seduto sulla sua poltrona di comando nel punto più buio del ponte,
seguiva ogni suo movimento, ogni sua espressione. A volte era preoccupato per
lei, ma sapeva che Yuki era forte, che avrebbe superato il dolore ed il senso di
colpa.
Gli
eventi degli ultimi giorni erano stati frenetici. Ricostruì mentalmente tutta
la vicenda, segnata dal sacrificio: all'inizio, Yuki, non ci aveva pensato due
volte e si era consegnata a Sabad, pur di salvare l'Arcadia ed il suo
equipaggio; inoltre, li aveva pregati di liberare Myra, pur sapendo che il
denaro sarebbe potuto non bastare anche per lei; successivamente, quando Sabad
gli aveva chiesto lo scambio, era stato lui, Harlock, a non avere dubbi pur di
salvare Yuki dalle minacce del pirata; ma, alla fine, era stata Myra a compiere
il sacrificio più grande, donare la vita, salvando Yuki e gettando al vento la
libertà appena riconquistata.
Il
sacrificio era, a volte, necessario, anche se drammatico; stava agli altri non
renderlo inutile, ma il Capitano sapeva che non sarebbe accaduto: il gesto di
Myra sarebbe stato una lezione da non dimenticare, sia per lui sia per Yuki.
La
ragazza si staccò dal pannello di comando e gli passò vicino; Harlock vide che
aveva gli occhi lucidi. Il Capitano le prese la mano, prima che si allontanasse
troppo. A quel contatto Yuki si fermò e lo guardò; la ragazza capì cosa c'era
in quello sguardo, in quel gesto. Era la prima volta che sentiva di condividere
i suoi pensieri, e questo la emozionò molto; gli strinse la mano. Harlock sperò
di farle sentire che capiva il suo stato d'animo, il lieve sorriso di Yuki gli
dimostrò di esserci riuscito. Le loro mani, poi, si lasciarono lentamente: la
ragazza tornò ad occuparsi delle sue mansioni ed il Capitano tornò ad
osservare, assorto, il lavoro del ponte di comando. Con, nel cuore, un'emozione
che non provava da tempo.
FINE