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Autore: _Lethe    14/03/2011    4 recensioni
Studiando Tasso, immergendomi nella foresta incantata dal Mago Zurlì (addormentandomi in parole povere), mi vedi comparir d’innanzi il prode Tancredi. Posto davanti a una luce bianca, mi parve un angelo, col suo capello biondo al vento, con sguardo deciso e languido, con la spada innalzata verso il cielo, come se fosse un divin conquistatore.
Questa maravigliosa visione mi accecò per qualche secondo, ma in un istante un grido sbucò dalla foresta subito dopo che il bianco candor del sole sparì.
“Maremma maiala, s’è spenta la luce!”
Delirium tremens durante una nottata su Tasso
Enjoy!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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checca

SOGNANDO UNA CHECCA ISTERICA

Studiando Tasso, immergendomi nella foresta incantata dal Mago Zurlì (addormentandomi in parole povere), mi vedi comparir d’innanzi il prode Tancredi. Posto davanti a una luce bianca, mi parve un angelo, col suo capello biondo al vento, con sguardo deciso e languido, con la spada innalzata verso il cielo, come se fosse un divin conquistatore.
Questa maravigliosa visione mi accecò per qualche secondo, ma in un istante un grido sbucò dalla foresta subito dopo che il bianco candor del sole sparì.
“Maremma maiala, s’è spenta la luce!”. Due omaccioni di nero vestiti comparvero da dietro i cespugli, imprecando con forte accento toscano e andando ad aggiustare i fari ben  nascosti dall’amabil figura che, abbandonata al buio, perse di charme.
“Ragazzi però, così non si può lavorare!”. Con voce femminea, l’aitante (...) poeta s’alzò dalla sedia da regista personalizzata che occupava, prendendo in mano un righello e cominciando a battere di santa ragione i due energumeni. “Ma capo, cosa ci possiamo fare? È già la terza volta questo mese che si rompono”, sussurrano gli uomini,rifugiandosi nel back stage a farsi un panino.
“Ah!! Uno scarafaggio!!”
Tancredi, terrorizzato e bianco come un cencio, salta in braccio al Tasso che, spaventato anch’esso, comincia a saltellare come una checca isterica e sviene, emulando Dante, sommo poeta, che fece spendere a Virgilio un’ingente somma in sali.
Guardando l’orologio spazientita, cercai di veder Clorinda, che dalle pagine dell’opera mi parve capir che fosse l’unica sana in quel guazzabuglio di cristiani e pagani.
Girovagando per la selva, dopo un cocktail al bancone di Tonio Cartonio, dissetata, incontrai un cipresso canterino...
“At first I was afraid, I was petrified...” 
e danzante. È lei, la trovai! D’un tratto mi passò per la mente un pensiero fugace: avvertir forse Tancredi della mia scoperta?
Buttai così un occhio verso la troupe e notai che il nostro eroe cercava di far rivivere Tasso, facendogli aria con lo scudo ma riuscendo solo a prenderlo a scudate in faccia.
No, forse è meglio lasciarlo stare...
Avvicinandomi all’albero solitario, che cercava di scacciare passerotti rimpinzati da Biancaneve gridando “Tornatevene nella vostra storia!”, le chiesi amorevolmente, sedendomi sulle sue radici “Dolce Clorinda, che fai? Come sei arrivata a questa legnosa trasformazione?”
“Quell’uom (...) Tancredi, col capello ossigenato, mi uccise l’altro ieri, mentre mi fumavo una sigaretta in santa pace. Girovagavo fuor da Gerusalemme, camminando lemme lemme, poiché mi proibivan di fumare nei luoghi sacri. Il regista, dopo questo increscioso incidente, era deciso a mandarmi a casa. Io, in cuor mio esultavo da cotanta fortuna, ma preso da disumano furor, mi trasformò in un albero secco, emulando ancor quel pazzoide d’un Alighieri, che copiava Virgilio, che narrava di Polidoro. Insomma, fece un bel copia incolla lasciandomi qua, aspettando Tancredi, che devo spaventare”

Non ti sarà difficile, pensai rimembrando il balzo del prode alla vista di un ignobile insetto.
Decisi allora di nascondermi nel boschetto, trovando, quale immensa gioia, il Mago Zurlì che sgranocchiava pop-corn. Vedendomi giungere dalle risate scossa, comprese le mie intenzioni, mi lasciò libero accesso alle patatine da lui magicamente evocate.

Ma ecco, giunse Tancredi, fingendo di montare una nobile cavalcatura (una scopa di saggina), seguito dai due uomini che, con noci di cocco, mimarono il rumor di zoccoli.

Abbandonato il destriero alle amorevoli cure del Tasso, l’eroe si avvicinò furtivo alla pianta e dopo averla accarezzata urlò: “Ah!! Mi si è rotta un’unghia!”. Il poeta fermò la scena facendo accorrere la manicure.
Qualche minuto, e parecchi margarita, dopo, il prode paladino è pronto, lucidato e sorridente.
“Ehi tu, io son Clorinda. Buh!”
Tancredi svenne (che novità), lasciando Tasso gridare come una ragazzina il suo nome.
“Tancredi, Tancredi mio! Eroe di questo dramma, non mi lasciare! Non lo faccio più, te ne prego”
Sconsolata da cotanta espressione di mancata virilità, salutai il mago, che ancora rideva, rotolando nel sottobosco e mi rifugiai da Tonio, ordinando un Bloody Mary.
Non si sa mai, nel caso in cui avessi avuto bisogno di una spinta per rendere utile la spada lucente del prode che giaceva ancor svenuto.
“Smettila di scuotermi Tonio, avrò anche bevuto, ma riesco benissimo a reggermi in piedi!”gridai verso nessuno in particolare.
“Tonio! Ma cosa dici bischera! È così che studi! Domani hai l’interrogazione e dormi? Fila a studiare brutta lazzarona”
Non era Tonio, non era neppure Tasso, ma, ahimè,eran le grida beduine di mia madre che mi destarono da quel sogno dai risvolti tragicomici, che però mi fece prendere un bel sette in italiano il giorno dopo.

Tutto grazie a Tancredi, alle mirabolanti avventure di Tasso, la checca isterica più acclamata d’Italia e ai cocktail di Tonio Cartonio.

 

 

  
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