Promise
me
one thing... Please come back.
Una semplice lacrima.
Era
sdraiata
sul letto in silenzio, immobile. Il suo respiro era lento e regolare, i
pugni
erano chiusi e le braccia distese aderenti al corpo. Gli occhi
scrutavano
attentamente il soffitto, passavano lentamente a scrutare ogni
imperfezione
della tintura bianca che nella sua immensità sembrava
inghiottire la ragazza.
Cercava di non pensare, cercava di non ascoltare
quell’incessante martellare
del suo cuore, cercava di dimenticare per un attimo lei chi fosse, per
poter
godere di qualche attimo di pace.
Eppure
le era
impossibile svuotare la sua mente da quella persona che dopo tanti anni
era
tornata così improvvisamente nella sua vita.
Si,
perché la
sua vita era veramente cambiata da quand’era bambina, la sua
vita era stravolta
rispetto a pochi anni prima. Ormai il suo inglese era fluido e se non
fosse
stato per i suoi tratti orientali l’avrebbero scambiata per
un’americana in
piena regola. Viveva in America ormai da sei anni, aveva avuto una
carriera in
salita e proprio ora che era all’apice si era ripresentata
quella persona. Come
un uragano era entrata ancora una volta nella sua anima, riuscendo a
sconvolgerla e facendo partire tutti i pezzi. Ora lei era alla ricerca
dei
pezzi mancanti, stava cercando di ricostruire quella persona che con
tanta
fatica aveva creato in quegli anni. Voleva ricostruire quella cantante
e
modella di successo, che non si fermava davanti a nulla, che era pronta
a
rinunciare a qualsiasi persona pur di poter puntare diritta
all’obiettivo.
In
quegli
anni si era pian piano isolata dal mondo che la circondava, aveva
creato una sorta
di cupola protettiva che nessuno doveva infrangere. Non voleva
più soffrire
affezionandosi a persone inutili, che non avrebbero fatto altro che
farla star
male. Quella cupola aveva compiuto il suo intento, l’aveva
fatta diventare una
persona distaccata e da quel momento non aveva più versato
una lacrima per
un’altra persona.
Solo
ora si
stava rendendo conto che però quella cupola, che si era
costruita
minuziosamente e con tanta cura, non aveva fatto altro che isolarla dal
mondo,
facendola restare incredibilmente sola.
Aveva
bisogno
di piangere, di far fuori uscire tutta quella tristezza che pian piano
in quel
tempo si era accumulata sul fondo del suo cuore. Aveva bisogno di
piangere come
valvola di sfogo da quel mondo senza sentimenti in cui viveva.
Ma
non voleva
piangere. I motivi di questa cosa potevano essere molteplici, forse se
avesse
dimostrato questo momento di debolezza tutto quello che faticosamente
aveva
creato sarebbe svanito, sapeva che qualcuno avrebbe approfittato delle
sue
lacrime. Forse però era solo perché si stava
rendendo conto di quanto fosse
sola, di quanto fosse fragile e indifesa.
Senza
rendersene conto sentì una goccia calda che le rigava la
guancia.
Quella
lacrima scese leggera sul suo viso, come un dito che ti sfiora il viso
dolcemente. Fu proprio quella lacrima che distrusse in mille pezzi la
cupola
che doveva proteggere quella ragazza, fu come se quella lacrima fosse
un pugno
verso quel vetro che la imprigionava.
A
quella
lacrima ne seguirono altre, altrettanto amare che continuavano a rigare
quella
pelle senza una sola imperfezione.
Fu
così,
quasi per caso, che Mimi Tachikawa si rese conto di non essere
più quella che
era. Non era più la ragazzina che sognava di trovare il
grande amore, non era
più la ragazzina che rideva ad ogni battuta, non era
più la ragazzina a cui si
arrossavano le guance ogni volta in cui qualcuno le faceva un
complimento.
Lei
era
cambiata. Era diventata una fredda donna in carriera, che non guardava
in
faccia nessuno pur di ottenere i suoi scopi.
Lei
non era
stata così.
Sentiva
l’amarezza di quella lacrima, sentiva la vera Mimi che si
mostrava dopo anni
con quella lacrima, sentiva che non riusciva più a tenere
imprigionate troppe
emozioni nel suo cuore.
E
solo allora
Mimi si rese conto che non ricordava come si facesse a sorridere
veramente. Non
ricordava come le labbra si incurvassero senza il proprio volere, non
ricordava
come gli occhi si socchiudessero e come si formassero quelle due
fossette sulle
sue guance lisce. Voleva sorridere, aveva l’esigenza di
esprimere quella Mimi
Tachikawa che era stata sopita per anni. Aveva voglia di ridere in modo
spensierato, aveva voglia di spazzare con una risata la profonda
tristezza che
l’opprimeva da troppo tempo.
Si
girò nel
letto, soffocando quelle lacrime nel cuscino, lasciando andare
finalmente tutte
le lacrime che non avevano mai avuto modo di uscire.
Quando,
con
gli occhi arrossati e il fiatone, smise di piangere e si
accoccolò sul fianco,
in modo da farsi piccola, sotto una pesante coperta in pile.
Si
mise a
pensare a quella persona che era riuscita a farla tornare fragile solo
per
un’occhiata. Solo perché i loro occhi si erano
incrociati per un attimo.
Allungò
la
mano, aprì il cassetto del comodino e prese una foto. Era
una fotografia
stropicciata, i soggetti erano due ragazzini, mano nella mano, che
sorridevano
al fotografo. Mimi si mise a scrutare quella bambina che sorrideva
senza un
solo pensiero che la turbasse, semplicemente felice di essere al fianco
di quel
ragazzo.
Guardò
il
viso del ragazzo, sorrideva sarcastico, mentre i due occhi chiari
risaltavano
incorniciati da ciuffi di capelli biondi scompigliati.
Le
scappò un
mezzo sorriso ripensando a quando erano bambini insieme, quando
giocavano e
sognavano un futuro roseo. Subito però il suo volto si fece
nuovamente triste
ripensando all’espressione cupa sul viso dell’uomo
che aveva visto quel giorno.
Non aveva gli occhi limpidi che possedeva in quella foto, non aveva un
sorriso
imbarazzato.
Era
diventato
un uomo.
Era
già
incredibilmente bello da ragazzo, ma ora aveva raggiunto una
maturità che lo
rendeva ancora più affascinante. I capelli sempre
biondissimi rimanevano sempre
scompigliati ed andavano a incorniciare quegli occhi che Mimi non aveva
mai
dimenticato.
Nel
momento
in cui si erano incrociati i loro sguardi il cuore di Mimi aveva
accelerato i
battiti in maniera anormale.
Chissà
se
l’aveva riconosciuta?
Fu
con questo
interrogativo che Mimi si addormentò, abbracciando forte il
cuscino,
probabilmente per sentirsi un po’ meno sola.
***
Due
ore
prima:
-Un
nuovo
produttore?? Finalmente!! Non potevo sopportarlo quello precedente!!-
Mimi
sembrava
sollevata da quella notizia, l’uomo di fronte a lei le
sorrise divertito
-Beh,
diciamo
che era un corteggiatore assai pressante..!-
-Pressante??-
Rispose esasperata la ragazza- Non c’era giorno che non mi
regalasse dei
fiori!! Insomma se rispondo di no è un no e basta!!-
L’uomo
che le
stava di fronte scoppiò a ridere
-Era
stressante anche per me, che sono il tuo manager avere un produttore
così!! Quello
nuovo non credo che ti creerà fastidi!-
-Come
mai?-
Chiese
la
ragazza curiosa
-Sembra
un
tipo piuttosto chiuso e taciturno.. è anche molto
affascinante, sai?-
Lei
scoppiò
in una risata cristallina
-La
tua
definizione di uomo affascinante mi sconcerta..! Sarà
sicuramente un vecchiettino
pieno di soldi!!-
-Pieno
di
soldi lo è, ma ha giusto un paio d’anni
più di te..-
La
ragazza lo
guardò interessata
-Ah
si??- chiese
– è veramente così giovane??-
L’uomo
le
sorrise, soddisfatto di aver catturato la sua attenzione
-E’
un
cantante anche lui..! Ha però deciso di prendersi un periodo
di pausa e non ho
capito cosa l’abbia convinto a diventare tuo produttore!
Avrà ascoltato qualche
tua magnifica canzone e si sarà innamorato di te!!-
Concluse
l’uomo
ammiccante. Mimi era però immersa nei suoi pensieri,
cercando di capire come
fosse veramente quest’uomo e perché avesse deciso
di diventare proprio il suo
produttore. In fondo era pieno di ragazze come lei in America,
perché proprio
lei?
-E
che tipo
è?-
Chiese
osservando
con i due immensi occhi color miele l’uomo che le sedeva di
fronte.
-Te
l’ho
detto.. Un tipo taciturno..!- rispose il manager- Quando ci siamo visti
mi ha
detto solo che sei brava, che hai molto talento, che la tua musica
è molto
apprezzata, ma ha anche detto che hai una pecca fatale.-
Mimi
guardò
il suo manager con aria interrogativa. Lei aveva una pecca nella sua
musica?? Non
se n’era mai accorta e nessuno l’aveva mai trovata.
Iniziò a pensare a che cosa
potesse essere, scervellandosi su qualsiasi suo difetto.
-Per
caso sta
nel fatto che talvolta faccio delle steccate?? Penso che succeda a
tutti.. E
poi le canzoni che escono sono rifatte più volte in modo da
evitarle..-
Il
ragazzo le
fece un sorriso rassicurante. Aveva una trentina d’anni, gli
occhi scuri erano
racchiusi da un paio d’occhiali, i capelli erano chiari e
ricci. Era una
persona gradevole, sia come aspetto che come compagnia, un uomo allegro
e
sempre con la battuta pronta. A Mimi era piaciuto in quanto possedeva
tutto l’ottimismo
che a lei mancava, rideva spesso e riusciva a far sentire Mimi a
proprio agio
in ogni momento.
-No
no.. E’
una cosa molto più particolare! Io, personalmente, non
l’ho mai notata e non
capisco come il tuo
nuovo produttore,
che non ti ha mai conosciuta di persona, possa dedurre questa cosa
dalle tue
canzoni..!-
Lo
sguardo
della ragazza era un misto tra curiosità e inquietudine.
Doveva capire cosa non
andasse nella sua musica, non poteva non tormentarsi ora che le avevano
detto
una cosa del genere.
-Stai
calma e
non ti mangiare le unghie Mimi!! Il tuo nuovo produttore ha detto che
tu nei
testi non metti il cuore. Ha detto che i tuoi testi sono privi di
sentimento,
che usi troppi giri di parole. La sue parole sono state: “Una bella canzone
non nasce solo da come la
si canta. Deve contenere anche l’anima del
cantante.” Poi ha chiesto se le tue
canzoni abbiano davvero per tema ciò che vorresti gridare
dal profondo del
cuore. Nel senso che non trasmetti quello che provi veramente, ma passi
solo
quello che vorresti provare.-
Mimi
lo
guardava immobile, mentre quelle parole pesavano come piombo sul suo
cuore. Il manager,
vedendola sconvolta, la rassicurò dicendo
-Non
prendere
troppo sul serio questa cosa!! A me sembra che nei tuoi testi ci sia il
riflesso del tuo cuore!! E se sono così sulla cresta
dell’onda un motivo ci
sarà, non credi?-
Mimi
lo
guardò poco convinta, poi con un sorriso annuì.
Era un po’ confusa in quel
momento, non capiva chi potesse aver capito quella cosa solo
ascoltandola e
senza conoscerla. In quel momento nessuno la conosceva così
bene da poter
dedurre quella cosa, non era possibile.
-Oh!!
Eccolo che
esce dalla riunione!! Guarda è quell’uomo biondo!!-
Mimi
fu
riportata alla realtà da quella frase e subito si
girò verso il gruppo di
uomini che indicava il suo manager. L’uomo che doveva
individuare le balzò
immediatamente all’occhio. Era piuttosto alto e i capelli
biondissimi
spiccavano particolarmente. In quel momento l’uomo si
girò e gli occhi dei due
si incrociarono.
Uno
sguardo
freddo come il ghiaccio immobilizzò Mimi per qualche
istante. Gli occhi erano
incredibilmente chiari ed altrettanto freddi. Quello sguardo
risvegliò in Mimi
un misto di sensazioni assopite da tempo.
Lei
conosceva
quegli occhi.
Lei
gli
conosceva fin troppo bene.
Una
domanda
echeggiava a vuoto nella sua testa
Che cosa ci
faceva in quel posto Yamato Ishida??