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Autore: braver than nana    15/03/2011    3 recensioni
« Ed forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più importante. Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con il quale frugo dentro me stesso. Questo è quello che dice Kafka a Milena. Per questo te l’ho regalato. »
Da Kafka ai giorni d'oggi, arriva il compleanno di Light e a mezzanotte L è il primo a festeggiare. Per il compleanno Jess e per quello di Light che è stato fino a poco tempo fa...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Jess.
« Ed forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più importante.
Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con il quale frugo dentro me stesso.»

Coltello

I mesi trascorsi al fianco di L sarebbero stati per chiunque una tortura, la prigione che le catene simboleggiavano al suo polso. Le giornate sarebbero sembrate lunghe e noiose, lente e piene di strani discorsi senza senso, ma non per Light Yagami. Ogni momento per lui era una silenziosa scoperta e anche il minimo segnale, il più piccolo passo avanti che giornalmente la squadra scelta della polizia di Tokio faceva era un’esperienza capace di esaltarlo come nient’altro.
Sentiva che la manetta che portava al braccio sinistro non era un castigo – aveva la coscienza pulita e per lui quella era semplicemente la possibilità di collaborare alle indagini – e l’appendice umana che si trovava dall’altro capo della catena non era poi così fastidiosa. Mangiava tanto, dormiva silenziosamente e ragionava praticamente in simbiosi con lui facendolo a sentire per la prima volta nella sua vita compreso e realmente in competizione. Se non si consideravano i rari momenti in cui le loro idee divergevano fino a quelle sporadiche violenze reciproche la loro convivenza era piacevole.
Quella sera erano rimasti solo Light e il detective nella stanza dei computer e il silenzio era interrotto solo dal rumore che le dita sottili di entrambi producevano sulle rispettive tastiere. Ogni tanto sentiva lo sguardo del moro su di lui ma faceva finta di niente, continuando a lavorare, nonostante l’inspiegabile nodo allo stomaco che si formava in quei momenti.

« È mezzanotte » disse all’improvviso, riuscendo a sorprenderlo.
« Quindi? »
Le mani continuavano a scrivere e solo per un secondo si voltò per guardarlo, trovandolo stranamente vivace e vicino alla sua postazione del solito.

« Hai perso il conto dei giorni, Light? »
Fermò definitivamente lo scorrere delle parole sul rapporto che aveva intenzione di finire per quella sera sperando di non dover ritardare più di tanto e si girò nella sua direzione, aveva evidentemente sviluppato tutta la voglia di chiacchierare che non aveva mai avuto da quando si conoscevano giusto quella sera. Era seduto come suo solito e sorrideva un po’ timidamente nella sua direzione, era talmente vicino che la catena, solitamente tesa e quasi dolorosa, toccava terra tintinnando. Quell’atteggiamento lo preoccupava un po’, forse perché aveva pensato di star iniziando a conoscere il vero L che in quel frangente aveva rivoltato totalmente il suo carattere, forse perché la sua mente cinica sospettava di lui qualsiasi cosa facesse.
Non rispose alla sua domanda che aveva un non so ché di ironico e continuò a fissarlo fino a quando una risata sottile e fastidiosa non uscì dalle labbra dell’altro, che poi si alzò di scatto trascinandolo verso l’uscita.
Arrivarono in una stanza del grande grattacielo che non aveva mai visto – come la maggior parte dell’edificio, in realtà – e sbatté più volte le palpebre ritrovandosi improvvisamente senza parole.

« È il tuo compleanno oggi. »
« Ah, già. » fu la cosa più intelligente riuscì a dire.
L’intero locale, grande forse quando la sua casa, era addobbato come se una delle feste che la sua famiglia solitamente organizzava per il compleanno di Sayu fino a qualche tempo fa fosse esplosa riempiendo ogni angolo di palloncini e festoni colorati. Era una cosa ridicola ma il sorriso radioso che L gli rivolse smorzò ogni risata di scherno che gli era nata nella pancia.
Non l’aveva mai visto così contento e anche se fosse convinto che da qualche parte ci fosse nascosto qualche inganno si lasciò coinvolgere dall’atmosfera festosa sorridendo.

« Sorpresa. » ribadì guardando un po’ vacuo il grande striscione che ricopriva una parete e lo trascinò verso una delle grandi finestre a specchio che ricoprivano tutta la parte esposta della stanza. Si accorse solo una volta avvicinato abbastanza che dietro un tavolo c’erano vari pacchi ricoperti di una carta colorata.
« Sono da parte di tutta la squadra. »
Lo vide avvicinarsi ad un banco su cui erano disposte delle grandi torte e prendere una grossa fetta ricoperta di panna e delle posate per poi ritornare al suo posto vicino al neodiciottenne, mangiando in silenzio.

« Grazie. » disse semplicemente e lui alzò gli occhi neri, fissandolo come se si fosse dimenticato della sua presenza.
« Tu lo conosci Kafka, Light? »
Ci mise un po’ prima di annuire trovando la domanda un po’ fuori luogo ma quando, dopo aver abbandonato il piatto a metà per terra, dal mucchio di regali uscì un piccolo pacchetto rosso pensò di aver capito.
« Cosa hai letto di suo? »
« Due estati fa lessi La metamorfosi e mi piacque molto, però ho letto anche La condanna e le lettere al padre. »
« Bene. »
Con le mani pallide L stesso, che sembrava aver perso tutto l’entusiasmo mostrato fino a poco prima, iniziò a tagliare con il coltello sporco di panna la carta dal regalo e, come Light aveva intuito, sulla copertina si poteva leggere chiaramente che l’autore era proprio la persona di cui stavano chiacchierando. Non glielo porse ma continuò a fissare la copertina per qualche secondo, mentre con le labbra sillabava il titolo del libro, e quando alzò il viso puntò gli occhi in quelli del festeggiato come se stesse cercando qualcosa.
« Gli amici si fanno i regali per il compleanno. »
Finalmente allungò il braccio porgendogli il libricino che portava sulla copertina la foto di un bicchiere e una scritta elegante che citava Lettere a Milena. Era ancora impegnato ad osservare il volume quando sentì la catena che si tendeva e la voce stranamente profonda di L riempire la sala.

« Ed forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più importante. Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con il quale frugo dentro me stesso. Questo è quello che dice Kafka a Milena. Per questo te l’ho regalato. »

Parlava e lentamente si allontanava, sorridendo, come se avesse recuperato l’euforia. Camminava e lo guardava mentre la manetta al polso faceva sempre più male ad entrambi. Era freddo il metallo contro la pelle viva e solitamente faticava ad accorgersene ma gli occhi profondi del detective gli avevano ricordato qualcosa.
Forse era stato il cuore che batteva furiosamente nel petto era una sensazione troppo umana per la normale routine, forse il sangue che pulsava ovunque e scorreva caldo come lava nelle vene era troppo contrastante con il gelido pezzo di ferro, forse le sue parole erano riuscite a scaldarlo dove pensava fosse impossibile arrivare.

« Tu sei il mio coltello, Light. »

E quando la catena fu perfettamente tirata e le loro braccia tese, come se cercassero di avvinarsi nonostante la distanza continuava ad aumentare, il coltello che aveva tagliato la sua torta di compleanno colpì con forza uno degli anelli, frantumandolo. Le due estremità caddero rumorosamente sul pavimento ma non distrassero il gioco di sguardi che si era venuto a creare tra loro.
Erano come coltelli e da quando si conoscevano non avevano fatto altro che scavare uno nell'altro, tirando fuori rabbia, entusiasmi e le viscere del loro vero essere. Perché solo stando insieme avevano trovato qualcuno con cui vivere la loro vera essenza ed era una cosa Light non era riuscito a capire prima di quel momento ma non aveva tempo di cercare una rivincita.
Quel gesto, sapevano entrambi, voleva dire che lui era libero – erano liberi entrambi – e anche se il giorno dopo una nuova catena li avrebbe uniti quella sera erano liberi di fare quello che volevano. Con pochi passi il più giovane raggiunse l’altro, azzerando quella distanza che fino a pochi secondi prima sembrava immensa, e posò con semplicità le sue labbra su quelle di L.

« Sorpresa. »

Fine.

Questa fic partecipa al One Hundred prompt Project con il prompt Notte.

The One Hundred Prompt Project
   
 
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