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Autore: KanraChan    16/03/2011    5 recensioni
Un tipico Sabato pomeriggio di una caratteristica, noiosa e monotona settimana di Giugno.
Una di quelle giornate in cui le persone abbandonavano le calde e accoglienti dimore per trascorrere spensierati il loro tempo per i negozi, centri commerciali, parchi, insomma, ovunque ci fosse qualcosa di divertente da fare.
Tutti tranne Hibari Kyoya.
In sostanza aveva già fallito miseramente in partenza.
Già il solo pensare ciò era un totale disastro.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'll follow you everywhere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un tipico Sabato pomeriggio di una caratteristica, noiosa e monotona settimana di Giugno.
Una di quelle giornate in cui le persone abbandonavano le calde e accoglienti dimore per trascorrere spensierati il loro tempo per i negozi, centri commerciali, parchi, insomma, ovunque ci fosse qualcosa di divertente da fare.
Tutti tranne Hibari Kyoya.
Ancora non riusciva a spiegarselo su come fosse capace a trascorrere gran parte (O anche tutta) la sua vita dentro quella scuola, o meglio, all’interno della Reception di cui ne aveva fatto la sua seconda casa.
Il caldo era così asfissiante e insopportabile che sembrava di trovarsi nel bel mezzo di un deserto, il sole picchiava con costanza su ogni parte del suo corpo da averlo irrimediabilmente costretto a cosparsi di crema solare ovunque,di questo passo sarebbe crollato al suolo per un insolazione prima di raggiungere vivo e vegeto anche solo le scale della Namimori.
Era sicuro che se avesse continuato a girovagare dentro questo Inferno si sarebbe sciolto come una fetta di burro.
Sbuffò, passandosi il dorso della mano sulla fronte e si pizzicò le guance facendole assumere un colorito anche più rosso del precedente, quest’anno era partito con tutte le buone intenzioni di estirpare Hibari da quella stanza e condurlo alla scoperta del mondo, niente e nessuno lo avrebbe fermato in quella sua impresa.
In sostanza aveva già fallito miseramente in partenza.
Già il solo pensare ciò era un totale disastro.
Più il Presidente della Commissione Disciplinare minacciava di ucciderlo e più il cervello di Dino partoriva l’ennesima conclusione che l’avrebbe condotto prima o poi direttamente in ospedale.
Hibari Kyoya era un sociopatico all’ennesima potenza mentre il Boss dei Cavallone era il completo opposto, insomma, tutto ciò che il Prefetto odiava più di ogni altra cosa al mondo.
Ma lui, di certo, non avrebbe gettato la spugna così facilmente quando sarebbe sorto l’ennesimo muro dinnanzi a sè, li avrebbe scavalcati, distrutti, annientati se vi fosse stato il bisogno.
Ma il ragionamento assumeva una piega diversa quando, ogni volta che si avvicinava di qualche passo al suo obiettivo, puntualmente quelle semplici mura si trasformavano in un grattacielo.
Rimembrava alla perfezione ogni giornata o secondo che fosse trascorso con il corvino, come poterlo dimenticare?

 

 

 

 

- Sparisci o ti mordo a morte. – aveva sentenziato come al suo solito, freddandolo con uno sguardo d’acciaio.
- Solo se accetti la mia offerta. – gli rispondeva, come sempre, lo stallone, condensando dentro quella frase tutto l’ottimismo che si ritrovava a possedere.
- Scordatelo. –
In breve, era il solito scambio di quattro chiacchiere che sembrava procedere anche meglio del previsto, insomma, almeno questa volta non si era ritrovato un tonfa puntato a pochi centimetri dal suo volto.
Lo sguardo del biondo era gioviale, ed il sorriso stampato a caratteri cubitali sul suo volto non accennava a dileguarsi. – In fondo so che lo vuoi. –
Il braccio di Dino ondeggiava ritmicamente davanti al viso del ragazzo un ghiacciolo alla fragola appena comprato da uno di quei soliti carrettini dei gelati che stanziavano nelle piazze principali della città.
L’espressione di Hibari rimase intatta, fulminando ancora una volta sia quella roba che sorreggeva con tanto entusiasmo, sia quelle iridi castane irritanti e insopportabili. – Come no. –
Lo vide afferrare quel gelato con estrema delicatezza, lo studiò, lo osservò come se in realtà volesse polverizzarlo con una sola occhiata, peccato che con gli oggetti inanimati il suo charm non funzionasse.
Lo sguardo soddisfatto del biondo era immerso in quelle iridi di un blu scuro ed intenso, compiaciuto che fosse riuscito nel suo intento, che avesse appena conquistato un gradino in più verso la scala che conduceva all’eterna felicità, o almeno lui la vedeva così.
Lo vide prendere quel ghiacciolo e farlo diventare una palla da basket per il cestino nelle vicinanze.
- Odio la fragola. –

 

 

 

 

Beh, più che procedere gli sembrava di andare a ritroso ogni volta che ci rifletteva su.
In fondo poteva saggiamente ammettere che qualsiasi approccio nei confronti di Kyoya fosse stato soltanto un utopica fantasia creata appositamente dalla sua mente perversa, probabilmente il suo subconscio aveva deciso di tramutarlo in un essere masochista e totalmente incosciente delle proprie azioni.
Non trascorreva un giorno in cui il suo cervello non gli ricordasse con insolenza quanto la sua intelligenza rasentasse quella di un acino d’uva, mentre il cuore lo sviava altrove, inducendolo a gettarsi allegramente al di sotto di un precipizio.
Aveva cominciato ad escogitare piani, sotterfugi che avevano coinvolto dai suoi stessi sottoposti fino a giungere persino al mobilio che circondava la sua casa, le estenuanti conversazioni intrattenute con il suo armadio di certo non avevano contribuito a giovare alla sua salute mentale.
Nonostante tutto continuava ad amarlo, a sperare che un giorno, a furia di scagliare scintille, quel tronco di legno prendesse finalmente fuoco, che non si disperdesse come un semplice fiammella che rilasciava soltanto polvere e fumo.
Lui non si sarebbe arreso, né ora né mai.

 

 

 

 

- Kyoya, ho una proposta da farti! –
Dino aveva spalancato la porta della Reception e vi si era fiondato all’interno con una velocità impressionante, si era apprestato a raggiungere la scrivania su cui era compostamente seduto il soggetto delle sue fantasie perverse e a cospargere il pavimento con una serie di fogli e documenti vari che fino a pochi secondi prima erano tranquillamente impilati alla perfezione.
- Sparisci o ti mordo a morte. –
Solita routine, solite quattro chiacchiere.
Ovviamente non prestò alcuna attenzione a quelle parole, continuando imperterrito il suo discorso. – E’ qualcosa che non potrai rifiutare. – sorrise con un pizzico di malizia, alterando i nervi a fior di pelle del corvino.
Hibari puntellò i gomiti sopra i braccioli della poltrona scura e si rilassò contro lo schienale. – Mi domando perché tu sia così ottuso. – asserì con tono pacato, quasi inquietante.
- Ho intenzione di portarti a fare una passeggiata… - cominciò, sporgendosi sempre di più verso Kyoya. – Qualcosa che non dimenticherai molto facilmente. – sussurrò con tono suadente, giocandosi qualche asso nella manica a sua disposizione.
Lo scrutava con interesse, aspettando pazientemente una risposta che, purtroppo, non vibrò al di fuori delle labbra del Presidente della Commissione Disciplinare che preferì squadrarlo accomodato sulla sedia scorrevole e in religioso silenzio.
- Sarebbe? – chiese tutto d’un tratto, troncando quella situazione imbarazzante che si era venuta a creare.
Dino accennò un sorriso lascivo. – Sono sicuro che lo troverai interessante. – disse, mostrandogli un paio di biglietti aerei andata e ritorno per l’Italia.
Hibari fece scorrere lentamente un dito sopra quei pezzi di carta, sondando il terreno proprio come un bravo cacciatore.
- Con “passeggiata” non credevo il tuo cervello arrivasse a tanto. – conferì con sarcasmo, spingendo gli inviti altrove e ritornando a scorrere e accartocciare alcuni documenti.
Un bravo cacciatore che ha appena ferito la sua preda.

 

 

 

 

Era altrettanto sicuro che se un giorno avesse preso la saggia decisone di contare tutte le buone volte in cui Kyoya avesse brutalmente scaricato ogni sorta di invito da parte sua, era sicuro che ne avrebbe avuto per molto, molto tempo.
Ma, in fondo, si sa che per amore si è disposti a fare di tutto, anche a mettere in gioco la reputazione, la dignità… che da qualche tempo aveva acquistato un volo sola andata per il regno dei cieli.
Non gli importava granché, avrebbe fatto tutto il possibile purché un giorno riuscisse a compiere almeno un passo in avanti, ad intercettare una scorciatoia, un punto debole.
Non gli importava se Hibari continuasse a minacciarlo di morderlo a morte.
Lui avrebbe fatto ciò che si sentiva.
Lui avrebbe continuato.

 
Ancora una volta era lì, davanti la porta della Reception mentre la sua mano percorreva con lentezza la maniglia di metallo, un solo pensiero per la testa.
- Yo, Kyoya. –
Ancora una volta si era intrufolato senza permesso dentro la Namimori, ancora una volta era fermo nei pressi della scrivania ad osservare lo sguardo impassibile del corvino.
Quello sguardo che lo aveva catturato, lo aveva preso, trascinato nel baratro più profondo e oscuro, ed infine, aveva affondato le zanne dentro al suo cuore.
- Sparisci o ti mordo a morte. –
Poco importava se la risposta fosse stata sempre la stessa, lui avrebbe continuato.
- Déjà vu. – mormorò con una semplice e sonora risata di sottofondo, immergendosi in quegli occhi color oltremare che lo avevano reso servo e schiavo del suo potere.
Poco importava se avesse rifiutato ancora una volta il suo invito, lui avrebbe continuato.
Perché lo amava.

 

 

 

  

 

 

 

Conscia del fatto che non sia una grande riuscita, ma per quanto riguarda il paring non ho assolutamente nulla da dire. Sono semplicemente perfetti insieme.
Ho provato ad immaginare i loro pensieri, azioni ed emozioni, ed è uscito fuori questo, ma spero sempre che a qualcuno possa piacere :)
.

Golden Brown.

   
 
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