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Autore: Susi Echelon Hu    16/03/2011    1 recensioni
Passano insieme il tempo per le prossime settimane. A volte programmano le uscite, altre volte no. Non sono ancora amici... ma si sono avvicinati un po’ più ad esserlo di prima.
Amicizia tra Dan e Blair. Menzionati anche C/B, N/S, D/S e altri. Oneshot.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Dan Humphrey
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Look at me, Look at me
I am changing
Trying every way I can
I am changing
I'll be better than I am
I'm trying to find a way to understand
But I need you, I need you
I need a hand
I am changing
Seeing everything so clear
I am changing
I'm gonna start right now, right here
I'm hoping to work it out
And I know that I can
But I need you, I need a hand


 

Non sono amici.

In effetti sono molto lontani dall’esserlo. Per ogni conversazione civile che hanno, ci sono altre dieci ostili per contrastarla.

È tutto quello che lui odia in un essere umano: viziata e privilegiata, spudoratamente sfacciata nell’affermare che gli è superiore.

Non sono amici. Ma lui non è mai stato il tipo di persona che volta le spalle ad una persona bisognosa d’aiuto, non importa quanto gli stia sui nervi e si sono comportati in un modo notevolmente amichevole negli ultimi tempi.

Per questo, quando la trovò sulla soglia del loft con il viso rigato di lacrime e il trucco rovinato, la fa accomodare senza dire una parola di protesta. Le prepara una tazza di caffé – utilizzando anche i costosi granuli che riserva per le occasioni speciali- , non si offende neanche quando la vede storcere il naso e chiedergli altezzosamente “mai sentito parlare di zucchero, Humphrey?”.

“Sei già abbastanza dolce di tuo, Waldorf”, sta per replicare, ma si astiene dal parlare ad alta voce quel commento sarcastico quando la sente tirare su col naso. Impostandosi le labbra in quello che spera sembri un simpatico sorriso, le porge un fazzoletto. Glielo strappa di mano ingratamente; digrigna i denti mentre le prende la tazza di caffé, vuota, per sostituirlo con due bicchieri dal gambo lungo, che appoggia sul tavolo insieme ad una bottiglia di vino rosso.

Quando la ragazza lo guarda incuriosita, si stringe nelle spalle, infondendo nella sua voce la giusta dose di humour contorto, affermando che “nessuno dei due vuole farlo sobrio”.

Accetta il bicchiere, aspettando che lui abbia riempito il suo fino all’orlo, prima di dirigersi verso il divano. La segue alcuni secondi dopo, stando attento alla distanza tra loro due; non troppo vicino, non troppo lontano. Aspetta che sia lei a parlare.

È quasi certo di conoscere la causa del suo dolore- c’è solo un uomo capace di cambiare drasticamente i piani di Blair Waldorf, facendola fare ritorno a Manhattan dopo neanche 24 ore che l’aveva lasciata- ma sa bene che i dettagli della questione gli saranno spiegati fra pochi minuti, non importa se è interessato a sentire o no.

A dire la verità, non sa cosa l’aspetta. Dopotutto, cos’altro può aver fatto Chuck Bass per spezzare ulteriormente il cuore di Blair, dopotutto quello che ha già combinato in passato? Ma mentre lei incomincia a parlare, si rende conto, nel suo cuore, che questa nuova svolta nella loro storia non avrebbe potuto prevederlo nessuno.

“Il bastardo è partito e ha lasciato che gli sparassero”. Ringhia queste parole, ma lacrime silenziose le scivolano lungo le guance come fiumi. Troppo sconvolto, non riesce a fare altro se non guardarla con la bocca spalancata. “A Praga” chiarisce. “In un quartiere a luci rosse, ovviamente”.

“Sta bene?”, chiede stupidamente, non perché vuole conoscere realmente la risposta, ma perché è la prima cosa che gli viene in mente.

È il suo turno di stringersi nelle spalle, e lo fa in un modo che gli fa notare la fragilità delle sue sottili spalle, coperte solo da un leggero cardigan estivo. Si chiede se ha freddo; immagina che l’abbia indossato per anticipare la calda estate di Parigi, non certo per l’ancora relativa fresca temperatura di New York. Poi si ricorda che non è compito suo preoccuparsi e che le eventuali preoccupazione che potrebbe mostrarli potrebbero non essere bene accolte da lei.

“Non lo so”, ammette infine, e quando lo guarda con quei suoi grandi occhi da cerbiatta pieni di lacrime, non può fare a meno di pensare che sia bellissima.
Bellissima, perché anche con il mascara che le forma delle linee nerastre su entrambi i lati del viso e gli occhi rossi e gonfi, è ancora la feroce bruna che, odia ammetterlo, ammira.
Lei pensa di essere vulnerabile in quel momento, ma lui sa che questo tragico fatto non la romperà. Sa anche che se Chuck Bass finisse nell’obitorio di qualche ospedale europeo, continuerebbe a combattere.
 
È facile vederli come i Romeo e Giulietta dei tempi moderni, credere che sia impossibile per uno, vivere senza l’altro, e nel suo cuore sa che anche lui è un po’ colpevole. Ma sa che adesso non importa più niente. Perché Blair Waldorf è più forte di quanto Chuck Bass mai sarà- più forte di chiunque altro conosca, a dire la verità- e forzerà sé stessa ad andare avanti, se non altro per dire che l’ha fatto.

Riesce a vedere come la scena potrebbe finire. Una dispettosa Blair che lascia il suo avvizzito e rugoso corpo per ritornare la diciannovenne di un tempo, che sale su in cielo per ricongiungersi con lo spirito dell’uomo che rimase congelato nei suoi diciannove anni per sempre. Riesce quasi perfino immaginarla mentre gli sputa in faccia le parole “Puoi anche essere morto, Chuck Bass, ma io sono sopravvissuta senza di te”.

Ma Chuck non è ancora morto- non che lui sappia, almeno- e la bruna che gli sta davanti sta ancora parlando.

“Serena e Nate, Eric e Lily- sono tutti partiti. Serena ha subito preso un volo da Parigi, ma io… non potevo”. Scuote la testa, con gli occhi bassi, come se si vergognasse.

“Perché, Blair?” le chiede per il suo bene, così che potesse dare qualche spiegazione ad alta voce alla decisione che, ne è certo, la tormenta da quando l’ha presa.

I loro occhi s’incontrano di nuovo, e lei ingoia pesantemente. “Perché se lui è… morto, allora io non voglio essere lì a constatare che è successo. E se invece è vivo, e lo guardo su quel letto d’ospedale, so che lo riprenderei con me. E non voglio neanche questo”.

E prende un sorso di vino, inghiottendolo come se stesse morendo di sete, e lui alza il proprio bicchiere, intatto, e la imita.

Un brindisi; all’uomo che entrambi odiano, anche se uno di loro due lo amerà sempre, nonostante tutte le sue colpe, e sarà sempre così.

-

La lascia restare, le permette perfino di dormire sul suo letto.

In realtà, all’inizio, le aveva suggerito di prendersi la stanza di Jenny, realizzando un secondo dopo di aver fatto un grande errore quando vide una nei suoi occhi scuri luccicare qualcosa che lo preoccupò, facendogli venire un brivido lungo la schiena. Pentitosi, offrì immediatamente la sua di stanza, non lamentandosi neanche quando lo costrinse a cambiare le lenzuola del letto. Si addormentò rapidamente; jet-lag e vino, accompagnato da fiumi di lacrime sparse in poco tempo, le aveva fatto cadere la testa appesantita sul cuscino in un secondo. Si prese una coperta e un guanciale e li sistemò sul divano.

Anche lui è diffidente nel dormire nella camera di Jenny; venendo a conoscenza dei suoi peccati quando era troppo tardi, non è ancora pronto a varcare la soglia della cameretta d’infanzia della sorellina; non con quei colori pastello e i peluches allineati sui scaffali.
Gli piacerebbe poter dare la colpa di tutto a Chuck Bass, che si era approfittato di sua sorella- e a volte lo fa- ma sa che anche lei non è del tutto esente da colpe. Gli aveva ammesso molto, nella cappella- lamentandosi di aver distrutto la vita di Chuck, mentre versava lacrime per aver perso la sua innocenza. Ed era veramente pentita anche dopo l’incontro con Blair nella hall.

(“No, Dan, tu non capisci!”, aveva pianto Jenny, respingendolo quando cercò di consolarla. “Sapevo. Sapevo quanto lei… Lei lo ama, okay? L’ho vista prima di, quando lei aveva il cuore spezzato, ma quello… quello è andato oltre a qualsiasi altra cosa abbia mai visto. Non mi perdonerà mai”.

“Non è colpa tua, Jenny”, aveva replicato, bruciando ancora di rabbia. “è colpa sua”.

Lei aveva semplicemente scosso la testa, “Lui stava andando a… Ho visto il… è bellissimo- tutto quello che lei ha sempre desiderato. E io ho rovinato tutto…”)

In quel momento non collegò le parole di Jenny con quello che vide nella hall dell’ospedale, ma adesso pensò di capire quello che stava succedendo.

Si chiese come si dovesse sentire Blair. Un rapido sguardo all’anello, aspettando con il fiato sospeso la domanda, sperando ardentemente che sia davvero quello che pensa sia… solo per avere i sogni frantumati un secondo dopo, mentre il mondo le crolla addosso e la vita le si frantuma davanti agli occhi.

Dev’essere impazzita pensando a “sarebbe potuto succedere se solo”, riflette, mentre allaccia le mani dietro la testa, con i gomiti in aria.

Se solo fosse andata da lui un po’ prima…

Se solo Dorata non fosse andata in travaglio…

Se non avesse perso tempo andando all’Empire State Bulding…

Se ci fosse stata in tempo…

È la crudeltà, tanto per sottolineare l’ovvio. Darle tutto quello che ha sempre voluto- Chuck Bass, fondamentalmente, suo per sempre- solo per esserle poi strappato via ancor prima che fosse alla sua portata. Si domanda cosa ne pensa di tutto questo; sa che dà la colpa  a Jenny e Chuck… ma forse anche a sé stessa?

L’unica volta in cui blair Waldorf non è puntuale, è il tempo l’unica cosa che conta.

Pensa che il “E se…” deve davvero roderle dentro.

Sa che è quello che farebbe anche lui.

-

Quando la mattina dopo fanno colazione, racconta finalmente a qualcuno il segreto che lo sta affliggendo da giorni. Non si sorprende nemmeno quando la prima cosa che gli risponde è di fregarsene di tutto.

“E tu le credi?”, gli chiede sprezzante, ma anche divertita, nonostante la gravità della situazione. “Onestamente, non puoi essere così stupido da cadere nei trucchi di Georgina”.

Abbassa lo sguardo, chino sul suo caffé. “Ho visto la sua pancia”.

“Era finta!”, proclamò, agitando la forchetta dal quale penzolava pericolosamente un pezzo di waffle. L’aveva costretta a mangiare qualcosa, ignorando tutte le sue proteste sulle calorie che le finivano direttamente sui fianchi. “Era imbottitura!”

“Questo succede solo in televisione, Blair”, ribatte, alzandosi in piedi e tirando fuori l’ecografia da un cassetto. “Lei è sicuramente incinta”.

Per tutta risposta la ragazza sbuffa in tono canzonatorio, posando la foto. “Si chiama Google Immagini, Humphrey. Stampato su una carta fotografica per dare l’effetto desiderato”.

“è datata”, le fa notare, indicando un piccolo numero bianco in basso.

“Photoshop!”, replica lei, agitando le mani come a sottolineare la sua presunta ingenuità. “Ascolta, conosco Georgina- nulla sembra quello che è con lei. Ha cominciato ad intrufolarsi nel letto degli altri fin da quando aveva undici anni; se c’è una cosa a cui sta davvero attenta è a non rimanere incinta. Non c’è alcuna possibilità che lei non abbia fatto attenzione, se lo eri anche tu”. Fa una pausa, aguzzando gli occhi. “Lo eri, vero?”

Sbatte gli occhi, sorpreso. Non è una cosa a cui abbia riflettuto molto, anche se riluttante nel credere a quello che esce dalla bocca di Georgina Sparks. “Io… non lo so, voglio dire, non ho mai… trascurato… ma suppongo che, nella foga del momento, avrei potuto… sai una cosa? Non credo la cosa sia rilevante. I preservativi non sono affidabili al 100%, lo sanno tutti, e comunque anche se lei prendeva la pillola può darsi che il suo stomaco avesse un virus intestinale o qualcosa di simile…”

“Sono io la bulimica dell’Upper East Side, Humphrey, non Georgina”, lo interrompe Blair, impassibile.

Aveva sempre sospettato avesse un qualche disturbo alimentare- Serena ne aveva accennato alcune volte in passato, e il suo quasi-rifiuto al cibo, quella mattina, non era stato esattamente una forma di diniego-, ma non era mai stata così esplicita e lui non si era mai soffermato sulla questione. Ma nel sentire i suoi sospetti confermati, e dalla ragazza stessa- era stato uno shock. Soprattutto il modo casuale con cui l’aveva detto.

“Inoltre, ci vuole del tempo per far si che i farmaci lascino il tuo sistema”, continuò lei. “Un giorno o due non bastano. Pensaci, Humphrey. Non è così semplice”. Si alzò, sistemandosi i boccoli, mentrre afferrava la borsetta e se la metteva in spalla, pronta per andarsene. “Grazie per la colazione”, dice a malincuore, fissando pensierosa il piatto vuoto che le sta davanti. “è stato… commestibile”.

Ruota gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto e va ad aprirle la porta, tenendogliela aperta. Lei attraversa la soglia con garbo, i capelli che le frusciano sulle spalle.

“Oh”, dice, girandosi a guardarlo. “Tanto per intenderci-”

“-Non vuol dire che siamo amici”, la interrompe stancamente, passandosi una mano sui capelli. “Si, Blair, lo so”.

Gli angoli della sua bocca si muovono verso l’alto, e lei gli concede un piccolo sorriso. “Arrivederci, Humphrey”. Detto questo, gira sui suoi tacchi e se ne va, il click-clack dei suoi stivaletti che echeggiano lungo il corridoio di legno duro.

-

La volta successiva che la vede, è seduta da sola nel bel mezzo di Central Park, intenta a fissare l’orizzonte.

Quasi quasi non vuole neanche andare da lei per non disturbarla; appare così tranquilla, così serena, in un modo in cui non lo è mai di solito. Mentre Serena era sempre stata un insieme di esuberanza, non c’era da dubitarne, anche Blair lo era, ma si trascinava dietro un’aura che inquietava la gente. Trasudava passione e potere, tutti rispettavano la sua autorità ogni volta che si faceva carico di un problema. Era una leader nata.

Ma non di recente.

La prima volta in cui non era riuscita a sostenere il colloquio all’NYU, si era sentito sollevato. Grato. Speranzoso. Pensò che quel colpo alla sua fiducia sarebbe riuscito a smorzarle un po’ l’ego, che maturasse e che la smettesse con il suo atteggiamento “io-sono-molto-meglio-di-te” solo perché aveva un conto in banca infinitamente più grande. Pensava che fosse per il suo bene- che alla fine ne sarebbe stata perfino grata di quell’errore.

Aveva torto.

Il colpo aveva effettivamente colpito il suo ego- ma non aveva realizzato che lei era già abbastanza incasinata. A causa della sua natura fiduciosa e sicura di sé, lui, come tutti gli altri, presuppose che pensasse molto di sé stessa. Che fosse sicura della consapevolezza del suo valore e dei suoi metri di valore. Aveva ignorato tutti i suggerimenti che erano lì, sotto il suo naso- la chiamata al 911 a Serena il giorno della Festa del Ringraziamento del 2008, tanto per dirne una.

Mai avrebbe pensato che Blair Waldorf avesse problemi con la sua immagine. La sua personalità lasciava molto a desiderare, ai suoi occhi perlomeno, ma perfino lui era pronto ad ammettere che era splendida. Ma, suppose, con Serena come migliore amica, chiunque sarebbe messo in ombra.

Loro due non sono uguali. Sono mozzafiato, ma in modi diversi. Nate ne aveva fatto la distinzione una volta, una tarda notte d’estate in cui si ubriacarono, prima che iniziasse la scuola.

(“Non saprei, amico”, disse Nate, corrugando la fronte mentre si sforzava a pensare. “Voglio dire, Serena è magnifica, da morire. Ma Blair… lei è bellissima. Serena ride e sorride sempre, e così, in un certo modo, dopo un po’ ti abitui, ma Blair… nelle rare occasioni in cui sorride- intendo un vero sorriso- è come un ‘wow’.”

Sorride, un po’ malinconicamente, e dan non può fare a meno di chiedersi a quale delle due stia pensando. Quella che non ha mai avuto o quella con cui è stato per troppo tempo? Quella che aveva passato l’estate a divertirsi con uomini a caso o quella che aveva passato ogni giorno amando il suo migliore amico?

Nate si schiarì la gola, risvegliandosi dal trance in cui si trovava e guardando giù, verso la sua birra. “Ma, ehi”, rise, anche se sembrava più una risata forzata. “Ho Bree, adesso, giusto?”).

Non vuole disturbarla. Ma lo fa lo stesso. Perché pensa che forse ha bisogno di essere disturbata. Non va bene per una persona sedersi e pensare per troppo tempo- e Blair ha molto da pensare, oggi in particolare. Soprattutto dopo il messaggio che ha ricevuto quella mattina da Serena.

Il dottore dice che starà BENE xxx

“Così, ho sentito dire che c’è una nuova razza di scarafaggi”, dice, riempiendo il posto accanto a lei. Queste parole la fanno scattare fuori dal suo stordimento, guardandolo con aria assente. “Si chiama Chuck Bass Special. A quanto pare è quasi impossibile da uccidere”.

La ragazza negherà per sempre di essersi lasciata scappare un sorriso.

-

Passano il tempo insieme per le prossime settimane. Qualche volte programmano delle uscite, altre volte s’imbattono casualmente. Dopotutto, con Nate e Serena che soggiornano a Praga per tenere d’occhio Chuck, e Vanessa ad Haiti, sono solo loro due.

Non sono ancora amici.

…ma si sono avvicinati un po’ più ad esserlo di prima.

-

Georgina è più che ben disposta a dargli spazio in quelle prime settimane d’estate; gli dice che comprende perfettamente il tempo che gli serve per organizzarsi le idee e capire cosa sta succedendo. Neanche un mese dopo ritorna, più incinta di prima.

Parlano un po’, iniziano a pianificare il bambino che sta inevitabilmente per nascere. Non l’ha detto a nessun altro oltre a Blair; nemmeno Gossip Girl è a conoscenza di questa storia.

Non ancora.

Aveva appena incominciato ad accettare tutte le conseguenze future- non aveva mai pensato di diventare padre così presto, ammette perfino di aver sperato che fosse tutto un falso allarme, come con Serena al liceo- quando Gossip Girl sparò la sua bomba.
Lesse le parole “bambino” e “Georgina” con un sospiro, prima di venir scombussolato e shokcato dal resto dell’articolo.

A quanto pareva, Georgina si era data da fare con un ricco uomo d’affari russo, qualcuno alla disperata ricerca della sua “fidanzata americana incinta scomparsa senza lasciare traccia tre mesi prima”. L’uomo, di 53 anni, era positivo e seriamente preoccupato.

“Sono brava o no?”, cinguettò compiaciuta Blair, annunciando la sua presenza nel loft. La guardò perplesso, sbattendo gli occhi. “Georgina ha ammesso tutto- compreso il fatto che lei è incinta di soli sette mesi, non otto come aveva detto a te. Non c’era alcuna possibilità che fosse tuo, Humphrey”. Addolcisce lo sguardo. “Mi dispiace”.

Continua a sbattere gli occhi; si limita ad annuire, come fosse una risposta.

-

Giugno diventa Luglio, e con Nate e Serena ancora a MIA- Eric, Lily e suo padre erano tornati alcuni giorni prima, decidendo di affidare le cure di Chuck a dei professionisti, con cui si comportava in un modo più ricettivo ed educato (probabilmente perché erano loro che lo tenevano d’occhio per non farlo avvicinare alle droghe), ma la coppietta appena riunita aveva deciso di fare un tour alla scoperta dell’Europa- , lui e Blair passarono insieme il 4 Luglio, a Central Park.

(Lo consideravano un terreno comune: non troppo Brooklyn, non troppo UES).

Scoprì che gettare il pane alle anatre era uno dei passatempi preferiti di Blair; al contrario, lui amava molto meno gli uccelli, avendo avuto una brutta esperienza in uno zoo quand’era bambino. Tuttavia, le stava diligentemente accanto, osservandola gettare pane caldo francese nello stagno. In parte perché trovava questo diverso- quasi infantile- lato della sua personalità stranamente intrigante, e in parte perché non voleva passare la giornata ascoltando i racconti di viaggio di Nate e Serena in giro per il Nord Italia ad un’ignara Lily.

Era già abbastanza brutto che Serena gli mandasse MMS in continuazione; non aveva bisogno di sentire passo-per-passo.

Nel corso della giornata migrano di nuovo verso il loft- il disdegno di Blair per quel luogo era ancora forte, ma con il passare del tempo i suoi commenti stavano diventando meno sprezzanti-, bevendo champagne. Dom Perignon del ’95, offerto da lei. La vede asciugarsi una lacrima mentre stappa la bottiglia.

Sa che ha  qualcosa a che fare con Chuck- quasi tutte le lacrime che la ragazza versava avevano sempre qualcosa a che fare con quel bastardo- ma sa che è meglio non dire niente. Incomincia a leggerle qualcosa, con un’impostazione di timbro vocale più curata del solito. Adesso ha imparato quando lei è in vena di chiacchiere e quando invece preferisce sorseggiare champagne stando in silenzio. Quella sera, ne è sicuro, starà muta

Ma poi la vede aprir bocca e incominciare a parlare, con gli occhi che brillano di una luce che non riconosce, e allora sa di essersi perso in quel puzzle che è Blair Waldorf, ancora.

“Dimmi qualcosa di vero, Humphrey”.

Così prende un sorso, fa una smorfia per l’eccessivo gusto fruttato del drink e ammette, quasi con amarezza;

“Stavo per seguire te e Serena a Parigi, quest’estate. Stavo per dirle che provavo ancora dei sentimenti per lei”.

Resta in silenzio per un secondo; “E poi è venuta Georgina?”

Stringe tra le mani il bicchiere, la voce di un ottavo più basso quando risponde “E poi è venuta Georgina”.

Fa ancora male. È grato, ovvio; quando avrà dei bambini, vuole che avverrà con la donna che ama. Ma è anche deluso. Si era già quasi immaginato un piccolo bimbo con i suoi stessi occhi e il suo stesso naso.

“Dimmi qualcosa di vero, Waldorf”, dice infine, aggiungendo ad entrambi i bicchieri altro alcool dolciastro.

Esita; chiude gli occhi, come si stesse confessando. “Lo amo ancora”.

Ed entrambi bevono. Ancora.

-

Si baciano.

Una volta.

Con la testa annebbiata dall’alcool e da tanta, troppa, solitudine, una sera le loro labbra s’incontrano dolcemente. Dura solo pochi secondi, ed entrambi si staccano via nello stesso tempo.

Ride mentre lei fa immediatamente quella faccia, si asciuga le labbra con le maniche come una bambina che crede ancora che i ragazzi siano dei pidocchi. Ride ancora quando lei tira fuori dalla borsetta del gel disinfettante e se ne applica sulle mani e sulle labbra in una generosa quantità, ed è quasi in crisi isterica quando gli chiede se ha del collutorio.

Lei è Blair Waldorf, e lui è Dan Humphrey; non sarebbe mai funzionato.

Eppure, è bello averne la conferma.

-
È l’ultima sera d’estate, e lui non si sorprende di passarla insieme a lei.

Non succede nulla- hanno imparato la lezione da quel bacio- ma c’è qualcosa nell’aria tra loro che prima non c’era. Nate e Serena torneranno domani, e Vanessa sabato. Le lezioni inizieranno tra pochi giorni, e devono separarsi: lei alla Columbia, lui all’NYU.

Avverte come la fine di qualcosa, ma non sa di cosa. Non è neanche sicuro se sia diventato qualcosa per lei e viceversa, per non parlare di cosa tutto ciò dovrebbe significare.

Per l’occasione, le dà un regalo. È economico, gli è costato meno di venti dollari dal suo libraio di fiducia, ma è sicuro che questa volta non le importerà il cartellino del prezzo. Non si è nemmeno preso la briga di incartarlo, glielo dà così com’è.

“So che ami il film, ma penso che tu non abbia mai letto il libro, prima”, spiega, quando lei fa saettare lo sguardo da lui al dono, con un espressione sorpresa. “è bravo, sai- Capote, intendo. Penso ti piacerà”.
 
Lei non dice grazie, e lui non se lo aspetta.

Fanno un cenno tra loro; entrambi comprendono perfettamente. Questa è la fine per loro- la loro amicizia non riuscirebbe a salvarsi dalla Caduta. Lui deve concentrarsi sui suoi sentimenti per Serena e per Vanessa, e lei presto dovrà affrontare Chuck.
 
Non c’è nessuna parola ufficiale quando torna, ma sa che non durerà tanto a lungo. Con Blair come matricola della Columbia, sa che Chuck non ci metterà molto per reintegrarsi nella sua vecchia vita. Non può rischiare di non farlo, non se la rivuole indietro.

E lei si rimetterà insieme a lui- questo è una certezza. Forse non adesso, o nei prossimi cinque anni, ma alla fine.

Così, con tutti questi pensieri che gli affollano la mente, le chiede, con un piccolo sorriso, “Dimmi qualcosa di vero, Waldorf”.

“Sei probabilmente il migliore amico che abbia mai avuto”, lo informa, e lo sguardo lontano nei suoi occhi gli fa capire che sta pensando alla sempre volubile Serena, prima di schiarirsi la gola. “Questo è il perché non possiamo più essere amici”. Gli rivolge un piccolo, triste sorriso. “Più a lungo durerà e più a lungo mi fotterai; e non posso avere altri amici-nemici nella mia vita. Il Signore sa che ne ho fin troppi”.

“Mi mancherai anche tu, Blair”. Ridacchia, facendo tintinnare il suo bicchiere contro il suo.

-

Quando lei lo chiama, il giorno dopo, ribollente di rabbia, è confuso. Per alcuni secondi. “Pensavo che avessi visto anche tu il film! Holly è un escort anche lì, giusto?”

“è implicito”. “Non è mai esplicito dire così! Complimenti, Humphrey, sei appena riuscito a rovinare il mio film preferito di tutti i tempi. Spero che tu ne sia orgoglioso” sibila lei.

Riattacca, e lui rimane a fissare il telefono, chiedendosi come sia possibile che il suo bello e premuroso regalo possa esser stato frainteso.

Pensa che non riuscirà mai a capire Blair Waldorf. Ma deve anche ammettere questo: per l’estate che probabilmente è stata la peggiore della sua vita, si è certamente divertito un sacco.

Fine.

A/N: La canzone è “I Am Changing”, di Jennifer Hudson in DreamGirls

 A/T: Si, ho tradotto un’altra storia. Si, so di essere stra in ritardo con gli altri, ma non potevo fare a meno di tradurre prima questa. Adoro i Chair, ma ammetto che la coppia Dair mi ha sempre affascinata; non sono carini insieme? 
Ringrazio Melanyholland e Tuccin per aver recensito “Should Have Known This Armor Was Heavy”, volendo far presente che l’autrice di quella storia è anche la stessa di questa.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno questa storia, e un commento è sempre gradito^^

  
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