Lo stesso ed identico posto, di sempre.
Incontaminato.
L’ombra di un albero ed un prato di margherite.
Alle parole “Buon Compleanno!”, con un sorriso imbarazzato e delle guance rosse, ecco che improvvisamente vi è un Veneziano - troppo - gioioso che mi abbraccia inaspettatamente - anche se forse avrei dovuto prevederlo - e subito dopo la crema della torta che mi scivola dalle mani, sospesa per aria, volteggia, fino a finire sopra la testa di un Romano… colpito ed affondato per terra!
La preoccupazione, in un secondo, irrompe dentro di me, ma, in fondo, come possiamo non ridere alle scenate di Romano, che sbraita solamente per nascondere la sua gioia? Ah, lui che dice di odiare il suo compleanno, in realtà lo ama allo stesso tempo.
Una data per ricordarci che noi siamo fratelli.
In quel momento non udii urla, né pianti, solamente delle insolite risate, così armoniose da parer finte.
Distesi su quello stesso ed identico prato; qualcuno orna i miei capelli con una margherita, come un tempo. Quel tempo. Quel giorno in cui finalmente fummo di nuovo tutti e tre uniti. Quello stesso giorno in cui ricordammo il periodo in cui c’era ancora nostro nonno e noi eravamo ancora lì, distesi sempre su quel campo, piccoli, nessuno pareva poterci contrastare.
Il momento catturato nella preziosa foto che porto sempre con me.
Attimi incontrastabili in cui c’eravamo solo noi, nessun altro.
Quanto tempo è passato? Già così tanto?
Beh, non importa.
Dopotutto l’importante è che noi siamo ancora i tre Fratelli d’Italia.