Who
Am I?
Chi sono io?
Sono Kate. Niente di più.
Solo un nome chiuso dentro una
scatola
vuota, senza significato, senza senso, senza una ragione per vivere,
senza
sapere perché mi ritrovo a questo punto.
Sono solo una persona. Una donna,
la cui
vita è stata sconvolta dagli avvenimenti, dalle
avversità.
Castle lo chiamerebbe il Destino o
il
Fato, qualcosa di molto più grande di noi, che non possiamo
controllare.
Ma in realtà possiamo.
Siamo noi gli
artefici del nostro destino, siamo noi a scegliere chi diventare o cosa
fare,
se essere dei ladri o degli assassini, essere brave persone o dei
criminali.
Non esistono il bene e il male in quanto tali, esistono le azioni che
noi
facciamo, che noi compiamo e le conseguenze che ne derivano.
Mia madre non è morta
per un semplice
caso del Destino, o perché il Fato aveva deciso
così, o perché quel giorno
l’allineamento dei pianeti non era a suo favore. Gli antichi
Greci credevano
che le Parche tessessero il filo della vita dei poveri mortali.
No, mia madre è morta
per qualcosa di
più, qualcosa per cui valga davvero la pena di lottare: la
verità, la
giustizia, la vita.
E io sono entrata in polizia per
scoprire che l’avesse uccisa, perché mi avesse
portato via mia madre. Sono
diventata un poliziotto per una conseguenza delle azioni di qualcun
altro. Sono
diventata un detective perché ormai la mia unica ragione di
vita era la mia
sete di vendetta, di giustizia, per farla pagare a chi me
l’ha portata via, a
chi ha distrutto la mia famiglia, gettando me e mio padre nella
disperazione
più nera, un baratro profondo da cui non si esce
più.
Sono diventata una persona
distaccata,
fredda, quasi gelida. Ho innalzato un muro intorno a me, per impedire
alle
persone di farmi del male, per non dover soffrire mai più.
Anche la mia corazza è
nata come
conseguenza a quella prematura morte, a quella morte che non avrebbe
dovuto
esserci.
E se non fosse morta, avrei
continuato
letteratura o mi sarei comunque trasferita a criminologia?
Cosa sarei diventata con
letteratura?
Un’ insegnante forse. Una di quelle persone noiose, che
stanno dietro una
scrivania.
Sicuramente non sarei mai diventata
la
musa di Richard Castle.
Essere la musa di Castle
è stata anche
questa una conseguenza della morte di mia madre:
se non fosse stata uccisa io non
sarei
diventata un poliziotto. Non avrei letto i libri di Castle, che mi
hanno
aiutata a superare quel periodo terribile della mia vita, e non
l’avrei mai
arrestato quella sera al suo party per chiedergli informazioni
sull’omicidio
Teasdale.
Non ci saremo mai conosciuti.
But it’s over now.
È
finita.
Ora non dovrò
più convivere con i
fantasmi del mio passato, con quei mostri che hanno reso la mia
esistenza un
inferno.
Ho convissuto così tanto
tempo con il
dolore, ho accettato tutto questo quando ho preso il distintivo in
mano, che
ora che è tutto finito, mi manca qualcosa, come se una parte
di me fosse venuta
a mancare. Come se non mi sentissi pronta a essere felice, a voltare
pagina, a
buttarmi finalmente tutto alle spalle.
“Il
dolore non si supera, ma un giorno ti renderai conto che non ti
peserà portarlo
dentro!”
Queste parole le avevo dette alla
figlia
di una vittima.
Le pensavo davvero, questa almeno
era la
mia esperienza.
E ora che ho risolto il caso
sull’omicidio di mia madre, non so più chi sono.
Perché faccio quello che
faccio?
E vorrei avere accanto a me solo
una
persona.
Lui che con la sua presenza mi ha
fatto
tornare il sorriso sulle labbra.
Lui, il mio braccio destro
coraggioso.
Il mio Alexander,
che mi ha salvato la vita, non solo questa sera
dall’assassino, ma mi ha riportato alla vita, facendomi
riemergere dall’oscurità
in cui stavo cadendo senza freni.
Alexander…
proprio
come aveva detto Penny:
-“You will meet an Alexander,
and he will be extremely important to you. At some
future date, he may save your
life!”-
Sto iniziando a credere a queste
parole,
ma credo che si tratti molto di più di una semplice data.
Credo che lui mi
abbia salvato in tutti i modi possibili, in cui una persona
può essere salvata.
Vorrei che fosse qui con me, nel
mio
divano, anche solo per consolarmi.
So che resterebbe in silenzio, che
questa volta non mi assillerebbe con le sue idiozie, rispettando il mio
essere
riservata e aspettando che io fossi pronta a parlare.
Una lacrima mi riga il volto.
Ho bisogno di sfogarmi.
Ho bisogno di piangere.
Ho bisogno di sapere chi sono ora,
perché mi sento persa. Lui saprebbe cosa dirmi.
All’improvviso sento il
suono di un SMS
sul cellulare.
Guardo il mittente e leggo il
messaggio.
Come se mi avesse letto nel
pensiero…
una connessione fra noi?
Un sorriso spunta sul mio viso, e
non
posso fare a meno di pensare che siamo in qualche modo legati da un
filo
invisibile:
-“Io so chi sei. Tu sei la straordinaria KB!”-
ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao a tutti...
so che vi avevo promesso il capitolo di Delirio ma non ho fatto in tempo a correggerlo, quindi è momentaneamente reinviato a domani!
nel mentre ho scritto questa ieri...dunque l'idea me l'ha data Marlowe... e qui dopo aver risolto l'omicidio della madre Beckett non sa più chi è, attraversa una sorta di crisi mistica!!
alcune frasi in corsivo sono prese dal telefilm...
e bon, mi sembra di aver detto tutto...ogni volta dimentico qlks... XD
ringrazio anticipatamente a chi leggerà questa one-shot e a chi lascerà un piccolo commentino! ;)
a domani con Delirio...
sbaciotti a tutti..
kate24 ;>