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Autore: TheDarkSkull    17/03/2011    1 recensioni
La storia di Morzan, primo e ultimo dei Rinnegati. Com'è cominciato tutto? E perchè è andato a finire così? Dal Capitolo 1:
L’uovo, però, cominciò a tremare e, in meno di un minuto, ne uscì fuori un cucciolo di drago rosso. Il cuore di Morzan batteva a mille. Non sapeva come comportarsi, che cosa dire, dove andare. Il cucciolo gli si avvicinò e gli sfiorò la mano, scatenando un’energia tale da far cadere il robusto ragazzino a terra.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I nobili e i borghesi, quel giorno, erano accorsi in massa alla piazza centrale di Dras-Leona, portando i loro figlioli al grande evento. In realtà, la piazza non era particolarmente addobbata, né i Cavalieri vestiti in pompa magna; ma restava che sarebbe stato scelto –forse- un nuovo Cavaliere quel giorno e ognuno sperava che fosse un membro della propria famiglia, per tenere alto il nome della casata. I giovani Cavalieri, teoricamente, potevano essere scelti indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza; in realtà, solo chi aveva molti o quantomeno sufficienti mezzi economici tentava di far entrare i figli nell’Ordine.  Chi era povero non poteva permettersi di perdere una preziosa giornata di lavoro – e quindi di incassi – per una remota possibilità di vedere un proprio figlio diventare un “pezzo grosso”, come si usava chiamare chiunque fosse membro di importanti categorie. La schiavitù, poi, non aveva mai l’autorizzazione dai propri padroni di partecipare a un tale evento, forse perché i padroni avevano il timore di vedere un figlio di un proprio schiavo ricevere un onore che il loro nobile rampollo non avrebbe mai ricevuto o forse per altri motivi, chi può saperlo?
Morzan aveva sentito molto parlare dell’evento: sapeva che i Cavalieri venivano in città a far toccare uova di drago ai ragazzi dai 10 ai 15 anni ogni quinquennio e, soprattutto, sapeva che, quel giorno di primavera, la piazza sarebbe stata traboccante di nobili. Qual migliore occasione per rubare qualche gioiello o qualche arma costosa, per rivenderli al mercato nero?
Un ragazzo di strada, come lui, non avrebbe avuto molte possibilità di sopravvivere, se non si fosse dedicato ad attività illecite e non fosse entrato sin da giovane nell’ampia cerchia di delinquenti della città. Senza famiglia né denaro, si era abituato a rubare da quando aveva 5 anni; prima, era stato allevato alla bell’e meglio da uomini di strada, che almeno gli procuravano  sufficienti pane e acqua per sopravvivere.
Comunque, il tredicenne si era infilato tra la folla concentrata sui ragazzini che si avvicinavano, a turno, all’uovo rosso al centro della piazza. L’uovo, nonostante i molti tocchi, continuava a non schiudersi e per questo gli adulti avevano il fiato sospeso. Adocchiato un pugnale con il manico d’oro appeso al fianco di  Rassen Tàbor, figlio cadetto dell’anziano governatore della città e padre di uno dei ragazzini che stavano toccando l’uovo, Morzan era proprio sul punto si sfilarlo – le guardie del corpo erano altrettanto prese dal nobile rampollo che sembrava non avere successo con l’uovo – quando sentì una mano sulla spalla. Il sangue gli si gelò nelle vene: l’unica volta che era stato beccato rubare gli avevano tagliato la punta di un dito e ricordava con orrore quello strazio. Con la sinistra tastò istintivamente il moncherino dell’anulare destro, mentre il cuore batteva all’impazzata e non voleva saperne di smettere.
“Ragazzino!” disse l’elfo che gli aveva messo la mano sulla spalla. “Cosa stai facendo?”
E ora cosa faccio?  Pensò Morzan, rendendosi però conto che il tono dell’elfo non era di rimprovero, ma esprimeva più che altro fastidio.
“Coraggio, mettiti in fila con gli altri e aspetta il tuo turno”, gli disse e tra sé e sé: “Ah! Questi umani!”
 Il ragazzino, ubbidientemente, si mise in fila, tirando un sopriro di sollievo. Quello che stava accadendo non rispecchiava i suoi piani, ma almeno aveva evitato di essere beccato. E poi, cosa gli sarebbe costato sfiorare quel benedetto uovo rosso, che non voleva schiudersi? Sarebbe passato inosservato in mezzo alla folla, che in tutta quella tensione non avrebbe fatto caso agli stracci che indossava, e avrebbe rubato qualche cosa sul far della sera.
Mentre pensava, aveva camminato con i suoi piedi nudi fino all’uovo. Lo toccò con la mano buona, la sinistra, e subito la ritrasse. Finito, l’ho scampata per un pelo, pensò.
L’uovo, però, cominciò a tremare e, in meno di un minuto, ne uscì fuori un cucciolo di drago rosso. Il cuore di Morzan batteva a mille. Non sapeva come comportarsi, che cosa dire, dove andare. Il cucciolo gli si avvicinò e gli sfiorò la mano, scatenando un’energia tale da far cadere il robusto ragazzino a terra.
  
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