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Autore: Kate_88    17/03/2011    9 recensioni
Cosa sarebbe successo se, quando Mamoru lasciò Usagi nella seconda serie, questa non avesse reagito come invece noi sappiamo? Ecco una piccola alternativa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie
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Buonasera a tutti quanti!

Anche oggi la signora Ispirazione è dalla mia e così provo a regalarvi un'altra fan fiction.

Questa sarà ambientata nella seconda serie, mescolando un po' Anime e Manga e la cornice sarà la separazione di Usagi e Mamoru quando quest'ultimo ha quel famoso sogno.

Lascio a voi la lettura, i commenti e le critiche. Io come sempre spero di emozionarvi e magari strapparvi alla fine, anche un sorriso.

 

Kate_88

 

 

 

Il suo sbaglio più grande.

 

 

 

Mamoru non poteva dimenticare l'espressione decisa e forte che Usagi aveva avuto quella sera.

Era l'espressione di una ragazza che, nonostante soffrisse per amore, aveva deciso di lasciare tutto e lasciare al destino e forse al caso, ogni decisione.

 

Erano passati ormai giorni da quando Mamoru aveva lasciato Usagi a causa di quell'incubo: dopo il matrimonio la vedeva sprofondare nel vuoto e una voce, chiara nella sua testa, gli diceva che se l'avrebbe sposata sarebbe morta.

Era un sogno ricorrente e così, con il cuore in pezzi, senza rivelarle i veri motivi, la lasciò in un bagno di lacrime, distruggendo quella ragazza dal sorriso spontaneo.

Nonostante le avesse detto di non amarla più, mentendo a se stesso più che a lei, la incontrava spesso, la salvava dai nemici e notava quanto lei s'impegnasse per salvare il loro rapporto, cercando sempre una spiegazione a quant'era successo.

I giorni si susseguivano, gli attacchi continuavano e quando lui aveva deciso che era meglio non vedersi più senza dirle che in qualche modo provava a salvarle la vita, Luna entrò nella sua camera informandolo che Sailor Moon rischiava ormai la vita, preda di un mostro.

Non ci pensò due volte e in sella alla sua moto arrivò in quello spiazzo dove Sailor Moon, circondata dalle amiche disperate, dormiva perdendo energia ad ogni respiro.

L'avrebbe salvata perchè lei non poteva morire.

Si avvicinò, la baciò e lei fu felice vedendo che quel ragazzo che tanto amava era venuto in suo soccorso.

I sogni però non sempre al risveglio restano tali.

Quando ormai il mostro era stato sconfitto lui, dandole le spalle, le disse che non l'amava più.

« È davvero questo quello che provi? » le chiese lei stringendo il fiocco al petto.

« Si. Mi spiace se t'ho ingannato in questi mesi. »

« Non dispiacerti. Ho imparato a conoscerti e non sono così sciocca come pensi. Lo so che mi stai nascondendo qualcosa ma non ti chiederò più cos'è perchè probabilmente non riponi abbastanza fiducia in me da poterti confidare. Non ti cercherò più e davvero, questa volta te lo chiedo con il cuore in mano, non venire più a salvarmi. »

Mamoru non sapeva cosa dire. Quelle parole erano state come un colpo al cuore.

« M'impegnerò a vincere con le mie compagne le battaglie e se dovrò perire in una di queste, non avrò rimpianti, perchè avrò lottato con tutte le mie forze. »

Lei si che era forte a differenza sua.

Aveva ragione in ogni parola eppure ancora non le diceva la verità.

Annuì abbassando un po' il cilindro di quella divisa notturna e se ne andò, lasciando una Sailor Moon forte fuori e con il cuore a pezzi dentro.

 

Mamoru sorseggiava un caffè davanti al pc, cercando invano di finire quella relazione.

I suoi compagni di studi erano lì che lo guardavano, senza però capire cosa gli succedesse.

« Mamo ma che succede? In questi ultimi mesi sei davvero a pezzi. » era Sara a rivolgersi a lui, probabilmente sperando di capire cos'avesse.

« Avrà litigato con la fidanzata, dai lascialo in pace. » esclamò uno dei compagni presenti.

« La volete smettere tutti? Sto benissimo. » li bloccò subito Mamoru che continuò verso Sara « Odio essere chiamato Mamo, lo sai. E comunque ripeto. Sto benissimo. »

« Ma non è che invece la ragazzina con cui stavi s'è presa una cotta per un altro? »

« Va bene, ho capito. Scusate ma devo chiedervi di andarvene. Devo studiare e voi non mi aiutate. »

Accompagnò i suoi amici alla porta e quando la chiuse non potè fare a meno di ripensare ad un'altra sera, l'ultima volta in cui aveva parlato a quella che un tempo era la sua Usagi.

 

Era sera tarda quando Usagi, preoccupata, bussò alla porta.

Mamoru aprì, sopreso di vederla all'iniziò, poi ripensando al sogno la invitò ad andarsene.

Usagi scosse il capo, chiedendo di entrare solo un attimo.

« Ho fatto un sogno strano. È successo anche a te? »

« Un sogno? Si è successo anche a me. »

« È per quello che hai deciso di lasciarmi? »

« Si, mi spiace, io... »

« Non sono qui per dirti che tutto si sistemerà Mamoru. Mi hai lasciata facendo affidamento su un sogno, senza chiedermi un parere, senza darmi una spiegazione. Non hai avuto un briciolo di fiducia in me e questa cosa mi ha molto ferita. Non potrò perdonarti, mi dispiace. Comunque io non mi preoccuperei troppo di questo sogno, in fin dei conti anche se davvero si fosse avverato, io avrei lottato per salvare tutti e forse alla fine, la mia vita. Addio. »

In quella sera Usagi aveva lasciato Mamoru lì, solo, con gli occhi lucidi.

 

 

Ripensando a quella ragazza, istintivamente gli veniva il malumore.

Da una parte era consolato, nel futuro aveva visto sua figlia quando, durante la battaglia, fu costretto ad andare con le ragazze nel trentesimo secolo, nonostante Usagi fosse contrariata.

In quell'occasione aveva avuto modo di scoprire tante cose.

Aveva visto la figlia nel futuro.

Aveva visto il se stesso nel futuro.

Aveva notato quanto bella sarebbe diventata Usagi e ancora di più, quanto forte fosse in battaglia.

Fu geloso quando Diamond ammise di avere mire su Sailor Moon.

Rimase impotente nel vedere come la sua Usagi potesse combattere bene, supportata solo dalle sue guardiane.

Si era sentito inutile, capace solo a tenere buona quella bambina che rischiava la vita. Una bambina dai capelli rosa che rappresentava la sua speranza per il futuro.

Se gli amici parlavano con lui di eventuali ragazza, subito saliva il malumore e questo aumentava quando, i compagni di facoltà, organizzavano le uscite combinate. Era il classico.

L'amico fidanzato chiedeva alla ragazza se aveva delle amiche ed ecco che il gioco era fatto.

Sara era una compagna di facoltà che aveva da sempre un debole per Mamoru, peccato però che lui neanche la guardasse e non sapesse nulla di quei sentimenti, probabilmente perchè non gli sarebbe comunque interessato.

Nel suo cuore non c'era spazio se non per Usagi e doveva trovare il modo di rivederla, di stringerla e di dirle che si fidava di lei e che la sua paura era solo quella di perderla.

Dopo che la battaglia fu finita, ricordava bene l'ultimo incontro con Usagi.

Sembravano una coppia di divorziati.

Lei aveva ammesso che quella situazione le pesava e così, per evitare di vedersi troppo spesso, gli aveva chiesto di non andare al Crown il pomeriggio presto, così da non vederlo dopo la scuola.

Non vedendola, lui pensava che si sarebbe dimenticato di lei, ma ogni foto in quell'appartamento gli ricordava quella buffa ragazza, d'altronde, il suo album di foto iniziava con uno scatto dei due abbracciati su un prato.

Voleva rivedere la sua Usagi e fortunatamente una telefonata gli diede quasi una possibilità.

« Pronto. Sono il rettore dell'Università di Tokyo. È il signor Chiba? »

« Buongiorno Rettore. Si sono io, mi dica. »

« La volevamo informare che a seguito di un errore, ci manca il suo diploma delle scuole medie nei nostri archivi. Sicuramente avrà consegnato inizialmente un certificato che attestava la fine delle scuole superiori e medie con conseguimento del diploma, ma avendo perso quel foglio, sarebbe opportuno che lei ci portasse una copia dell'originale, sia di quello delle medie che di quello delle superiori, altrimenti dovremo bloccare i suoi studi fino a che non verrà ritrovato. Sa bene che qui all'università di Tokyo vogliamo la copia di entrambi i diplomi. Purtroppo sono davvero desolato. »

« Non si preoccupi. Tornerò alla mia scuola e me lo farò dare. Glielo porterò nei prossimi giorni. »

« La aspetto allora nei prossimi giorni nel mio ufficio. A presto. »

Mamoru sospirò e prese la giacca.

Era quasi mezzogiorno e probabilmente avrebbe trovato la segreteria chiusa ma, doveva tentare il tutto per tutto e vedere se riusciva a rintracciare quel diploma delle scuole medie, in più, avrebbe probabilmente visto la sua Usagi che andava a pranzare con le sue amiche.

In quei frammenti di tempo ripensava ai pranzi bruciati, ai biscotti venuti male e ai pianti di quella ragazza quando provava ad essere una moglie perfetta per lui, senza accorgersi che già era perfetta così com'era.

 

Il ragazzo arrivò alle scuole medie che frequentava un tempo e come immaginava, attirò su di se gli sguardi di tutte le ragazze.

Si sparse in fretta la voce che un universitario era arrivato in quella scuola e ben presto anche le ragazze e Usagi seppero quella notizia.

« Quanto baccano per un ragazzo. » mormorò Usagi mentre prendeva il suo bento.

« Bè Usa non dovresti dire così. Anche Mamoru è universitario. » affermò Makoto sospirando.

« Si ma io e Mamoru ci siamo lasciati mesi fa, se non ricordi. »

« Senti Usa, non sarebbe il caso che ci parlassi? In fin dei conti, tu provi ancora qualcosa per lui e sono certa che anche Mamoru prova qualcosa per te. »

Minako, con dolcezza, cercava sempre di dire la sua.

« Qualcosa per me che non comprende la fiducia. Io sto bene anche da sola. Vorrà dire che continuerò a combattere e che resterò zitella per il resto della mia vita. » detto ciò la ragazza se ne andò verso il tetto della scuola, chiedendo di non essere seguita.

Se ne stava da sola, seduta a terra a mangiare il suo bento, quando Mamoru aprì la porta, arrivando anch'egli sul tetto.

« Mamoru, ma allora sei tu l'universitario di cui tutte parlano. »

« Ciao Usagi. Già. Sono qui per prendere il vecchio diploma. »

« Capisco. Bè s'è creato molto scompiglio. »

« Mi spiace. Per di più ho fatto un viaggio a vuoto, il preside non c'è. »

Erano entrambi imbarazzati.

La scuola era l'ultimo luogo dove avrebbe pensato di trovare Mamoru, sicura che in quel posto fosse isolata dai sentimenti prepotenti che, non appena usciva da scuola, la invadevano.

Per lei non esisteva momento in cui non pensava a quel ragazzo.

Anche solo mangiare un gelato al Crown le causava un senso di nostalgia. Avrebbe voluto piangere, sfogarsi, dirgli che era un idiota perchè non la rincorreva e invece se n'era stata zitta, accettando ogni momento da quel maledetto giorno in cui lui l'aveva lasciata.

« Devo rientrare. È finita la pausa. Ciao. »

Mamoru annuì ma prima che Usagi varcasse la soglia della porta che le permetteva di tornare al piano dell'aula, la richiamò.

« Usa... ti va se un giorno ci vediamo al parco? »

Usagi si girò e mostrando un dolce sorriso annuì, prima di sparire dietro quella porta.

Imbarazzato e innamorato, Mamoru si lasciò andare ad un grido liberatorio e felice.

 

Si accordarono per andare prima a prendere una coppa di gelato al Crown, poi muoversi verso il parco.

Per gli altri, vedere Mamoru e Usagi insieme al Crown era qualcosa di strano e impensabile. Da quando s'erano lasciati, avevano visto la determinazione di Usagi e avrebbero scommesso che per il povero Mamoru non c'erano più speranze.

Quel giorno invece, Usagi mangiava la sua coppa di gelato e lo stesso faceva Mamoru.

Era tutto strano perchè il ragazzo di solito non si lasciava andare alle golosità, ma questa volta aveva ceduto, volendo gustare ogni attimo con la sua Usagi.

Eppure non voleva che quella fosse l'ultima volta con Usagi. La voleva per se, sempre, in ogni istante.

Dopo la coppa di gelato al Crown, si mossero verso il parco, affittando una barca a forma di cigno, per passare del tempo lontano da tutti al centro di quel laghetto che già una volta aveva fatto da contorno ai loro sogni.

Usagi tuttavia non sapeva cosa dire.

Era in qualche modo a disagio ed era facile intuirne il motivo. Mentre la barchetta veniva pilotata da quello che un tempo fu il suo Mamoru, si ricordò del perchè tra loro non aveva funzionato e s'intristì, lasciando ben visibile l'espressione sul volto.

Il ragazzo se ne accorse e sospirò tentando di sfiorare la mano della ragazza.

« Usa... parliamo? »

« Certo. Come va l'università? » mettendo da parte l'espressione triste, mostrò un sorriso che tuttavia rimaneva finto.

Quando Mamoru le sfiorò la mano ebbe un colpo al cuore. Poteva essere arrabbiata quanto voleva, ma quei mesi lontana da lui erano stati davvero pesanti e la gelosia la rodeva dentro quando pensava al suo ragazzo che poteva aver ricominciato la sua vita con un'altra.

« Usa non voglio parlare dell'Università. Magari dopo, prima però voglio parlare di noi. »

« Ne avevamo già parlato... »

« No. Non mi perdonerai mai? Non ce la faccio più senza di te. »

« Non hai fiducia in me, lo sai. »

« Non è vero. Davvero, senza di te non so cosa fare. Quella casa è vuota ormai senza te che arrivavi all'improvviso, mi abbracciavi. Quella casa dove ci amavamo, abbiamo fatto l'amore. Ho sbagliato tantissimo per quel sogno e non ho pensato di parlartene perchè avevo paura. Se davvero fosse stato vero? E poi tu avresti lottato con tutta te stessa e io non volevo ti sacrificassi per me. »

« Tu avresti lottato al mio fianco? »

« Certo. Non ti avrei mai lasciata. »

« E allora era un valido motivo per combattere insieme, no? »

« Sono stato un idiota. Non mi hai permesso neanche di salvarti la vita negli ultimi tempi. »

« Mamo chan, non è stato facile neanche per me, ma sapere che non hai fiducia in me, come posso dimenticare? »

Mamoru non sapeva più cosa fare ed al centro di quel lago le tirò un po' il braccio.

Lei era così leggera, non se la ricordava. Eppure in quei mesi un po' era cresciuta ed era diventata ancora più bella.

Usagi non potè resistere a quella presa e finì contro Mamoru, con il capo contro il petto e gli occhi chiusi.

Com'era caldo.

Non ricordava più quel calore e sentirlo era divino.

Una scarica elettrica le attraversava il corpo e in un istante ricordò quando avevano fatto l'amore la prima volta e tutte le altre volte, quando uscivano insieme e si tenevano per mano, quando lui studiava e lei provava a cucinare o quando semplicemente dormivano insieme, stretti in un abbraccio in quel letto fin troppo grande.

Mamoru dalla sua parte, voleva stringerla ancora più forte. Non la voleva lasciare.

In un attimo pensò di tenerla a se per sempre, di dormirci insieme, di uscire, viverla, baciarla, farci l'amore.

Perchè dovevano vivere separati?

Il suo sbaglio più grande era non aver avuto fiducia in lei.

Il suo sbaglio più grande era non dare più fiducia a lui.

Era un abbraccio eterno il loro.

Per un attimo Usagi si mosse quasi per guardare Mamoru e in quell'attimo lui non potè resistere. Non c'era alternativa.

Non poteva resistere a quegli occhi azzurri, alle guance arrossate e gli odango con la frangia spettinata.

E il suo profumo.

Era come una droga. Qualcosa che dava alla testa e creava dipendenza.

Lui era dipendente da quella ragazza e non poteva lasciarla lì senza neanche un segno del suo amore.

La baciò.

La baciò come forse non aveva mai fatto e anche lei se ne accorse.

Forse era stata la distanza.

Forse ad aiutarli c'era la tranquillità dettata dall'assenza dei nemici.

Forse era l'amore che inevitabilmente li univa.

E lui si fidava ciecamente di lei.

E lei si fidava ciecamente di lui.

Non potevano esserci parole tra i due innamorati se non quel bacio così dolce e caldo.

I respiri si confondevano.

L'abbraccio era stretto e gli sguardi ogni tanto s'incrociavano quando, tra un bacio e un altro, aprivano gli occhi.

Non c'era più motivo di restare distanti l'uno dall'altro.

Forse con quei contatti tutto si era risolto o forse avevano appena gettato le basi per una nuova relazione.

Lui al tempo non si era fidato, ora doveva recuperare il tempo perso.

Lei aveva creduto che uno sbaglio non poteva essere perdonato ma aveva scoperto che si sbagliava.

Non potevano esserci parole, almeno finchè la barca, mossa dal vento, non avesse urtato contro il recinto del laghetto o contro un'altra barca.

Erano innamorati e sicuri di quel sentimento, nato per via di un compito di matematica e tanto forte da farli crescere ed aiutarli a superare ogni difficoltà.

 

 

 

Questa One Shot è stata più breve ma sinceramente almeno io sono soddisfatta. Non volevo allungare i tempi bensì capire come avrebbe potuto reagire una Usagi un po' diversa. Spero vi sia piaciuta!

 

Kate_88

   
 
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