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Autore: Will P    17/03/2011    3 recensioni
"L’ispettore ha davanti un telefono ed un foglietto spiegazzato, e li sta guardando."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lestrade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Not mine ma posso farci quello che mi pare hahaha.
Note: Attesa, gen @ COW-T, terza settimana di maridichallenge. L'idea di base è per una cosa più lunga, ma il #teamangeli aveva bisogno di me (e abbiamo vinto!) quindi sarà per un'altra volta *shrugs*


Wait and see

L’ispettore ha davanti un telefono ed un foglietto spiegazzato, e li sta guardando.
Il telefono è quello di casa sua, un fisso rosso e malandato con un angolo sfregiato dall’urto contro una parete, il primo uno degli ultimi regali di sua nipote e il secondo della sua ex-moglie. Il foglietto è l’angolo del prestampato di un verbale strappato di fretta per scarabocchiarci sopra un nome ed un numero di cellulare; l’ha avuto in tasca per tutto il giorno, si immaginava il suo peso mentre correva verso la metro con il colletto della giacca alzato contro la pioggia, mentre saliva le scale, e l’ha fissato per buona parte dell’ultima ora.
Dovrebbe chiamare. Dovrebbe alzare la cornetta, comporre il numero e sentire cos’ha da dirgli la persona all’altro capo, ma dovrebbe fare tante cose che non riesce a fare - mangiare almeno una volta al giorno del cibo che non sia preconfezionato, separare il bianco dai calzini colorati prima del bucato, risolvere questo caso. Sono tutte cose piuttosto complesse, davvero.
Si alza con uno scatto stizzito dal divano, passandosi le mani tra i capelli e poi sul collo, come se potesse massaggiare via i nodi di tensione di anni di lavoro a Scotland Yard in un colpo solo. Vorrebbe dare un calcio al tavolo ma sarebbe un gesto piuttosto inutile, così non gli resta altro da fare che tornare a guardare il telefono, e il foglietto, e quello che c’è scritto sopra.
Sa che è una cattiva idea, gliel’hanno detto tutti, persino Gregson prima di guardarlo con compassione, rubargli una penna e buttare giù quelle poche righe in calce al verbale vuoto che avrebbe dovuto compilare senza sapere neppure da che parte iniziare, ma…
Non ha nemmeno delle garanzie, santo cielo. Da come l’ha descritto Gregson si tratta di un ragazzino invasato che crede di essere il detentore della verità del Signore quando è già tanto che si ricordi come allacciarsi le scarpe, e da quello che ha trovato… non ha trovato niente, in verità, niente a parte un certificato di nascita e un diploma di scuola superiore, il che dimostra soltanto che questo tizio esiste. Non ha nemmeno una laurea, cristo.
Eppure sente qualcosa, una stretta alla base dello stomaco, e come sa che chiamare quel numero sarebbe la cazzata del secolo e potrebbe rovinargli per sempre la carriera sa anche, con una certezza disarmante, che è la cosa giusta da fare. Sa che è l’unica cosa da fare se non vuole andare in ufficio domani mattina e trovarsi davanti un ragazzo disperato, una coinquilina spaventata o una famiglia distrutta perché un’altra ragazza è scomparsa e la polizia non è in grado di dire nemmeno se sia ancora in Inghilterra.
Deve chiamare, deve. Che cosa sta aspettando, un’epifania? Che scompaia ancora qualcuno? Che inizino a ricomparire i corpi?
Stringe il foglio in una mano e la cornetta nell’altra, e ascolta il telefono squillare, uno, due, tre, quat-
Sherlock Holmes.
La voce non è niente di quello che aveva immaginato - profonda, sicura, sveglia come se non fossero le tre di notte e infastidita come se fosse stata interrotta durante qualcosa d’importanza vitale, e probabilmente non si tratta di un pisolino. È la voce di un uomo che non ha tempo da perdere, con cui non bisogna scherzare, e che quando si presenta è come se ti sbattesse in faccia un biglietto da visita che dice tutto quello che c’è da dire, e se non l’hai capito è solo colpa tua.
Bene, a Scotland Yard non hanno bisogno di fanfaroni petulanti.
“Ho un caso per lei.”
E poi silenzio. Attende, perché ora non c’è veramente nient’altro da fare, e spera, trattenendo il fiato, finché…
Be’, ovviamente.
Lestrade crolla a sedere sul divano, scoppia a ridere e, mentre la voce del presunto genio dall’altra parte lo ghiaccia con una richiesta di dettagli concisi, precisi e in fretta prima che l’acido devasti il suo tavolo da lavoro o qualcosa del genere, si chiede che cosa diavolo stesse aspettando. Questo tizio sistemerà tutto. Sa che sarà una follia, ma sa anche che andrà tutto bene.

   
 
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