Titolo: Beat
it Note: Fanfic
spudoratamente scritta per hika ♥ non so che altro dirvi! : D Disclaimer: Battler,
Beato, Ronove e le bottiglie nella stanza di Beato non mi appartengono
: D
Personaggi: Battler,
Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Verde,
Genere: Fluff.
Avvertimenti: One-shot,
missing moment.
Beat
it
Quel
mattino, alzandosi dal letto, Battler maledì sé
stesso per aver accettato
l'invito di Beato la sera prima.
Chi
glielo aveva fatto fare d'ubriacarsi con quella dannata strega? Ora,
dopo
quelle... due o tre? Forse anche di più... bottiglie,
l'unica cosa che aveva
ottenuto era un gran mal di testa.
Non
che avesse accettato di sua spontanea
volontà. Più che altro Beato
l'aveva... trascinato in tutta quella storia con l'inganno. Anche se,
forse,
dire inganno era sbagliato, dato che infondo lei aveva solo fatto una
proposta
e lo aveva spinto ad accettarla. La strega aveva
solo giocato bene le
sue carte – come sempre, quando desiderava metterlo con le
spalle al muro e
fare di lui il suo burattino.
Battler
si trascinò per la stanza con gli occhi in parte chiusi,
cercando si sistemarsi
la camicia totalmente stropicciata. Dormire con quella ancora indosso
non era
stata una buona idea, ora era piena di pieghe e... anzi, per dirla
tutta, non
ricordava nemmeno di essere andato a dormire. Probabilmente era stato
Ronove a
riportarlo nella sua stanza. O forse era sempre stato lì?
Non
ricordava nemmeno quando fosse iniziata quella serata.
“Congratulazioni,
Battler...”, si disse, saltando qualcosa che giaceva a terra,
evitando
d'inciampare e cadere.
Si
grattò la testa distrattamente, puntando verso il bagno...
tuttavia, invece
della solita porta, trovò un muro a sbarrargli la strada.
Era
sicuro non fosse lì il giorno prima.
Udì
uno sbadiglio alle sue spalle e un fruscio di coperte.
Si
voltò di scatto, improvvisamente attento e vigile
– tutta la sonnolenza
praticamente scomparsa e il mal di testa solo un lontano fastidio.
Qualcosa si
stava muovendo nel suo letto. Qualcosa che, in teoria, non sarebbe mai
dovuto
esser là. Qualcuno che supponeva non dovesse trovarsi fra
quelle coperte –
anche se spesso aveva immaginato, sognato il contrario.
Con
una cascata di ciocche bionde ancora davanti al volto, la donna si
voltò fra le
coperte, il petto che si alzava ed abbassava ritmicamente. Aveva gli
occhi
chiusi e il respiro leggero. “Mmmh~”
Battler
rimase fermo a guardarla, realizzando solo dopo qualche istante che
quella
chioma dorata che spuntava fra le lenzuola era quella di Beato. In quel
momento, sentì una strana sensazione farsi strada in lui e,
dando un'attenta
occhiata al luogo in cui si trovava capì che quella, in
verità, non era mai
stata la sua stanza: era nella camera da letto della strega che ancora
dormiva.
“Battleeer...”
Sentirsi
chiamare dalla voce bassa – e quasi dolce – di
quella donna che aveva spesso
creduto crudele e disumana, lo fece sobbalzare. E, contro le sue
aspettative,
notò che non s'era svegliata. Aveva ancora gli occhi chiusi
ed il capo poggiato
sul cuscino.
L'aveva
chiamato nel sonno, probabilmente.
E
la
cosa non fece altro che spaventarlo ulteriormente.
Probabilmente
stava sognando qualche nuovo metodo di tortura. O stava architettando
qualche
altro modo per uccidere la sua famiglia, qualche altra trama
strampalata che
avrebbe scritto giustappunto per renderlo pazzo e farlo arrendere...!
“Mmmh...”,
un basso mormorio, che il ragazzo registrò come un segnale
di pericolo.
Con
tutta probabilità, stava per svegliarsi.
Se
lo
avesse trovato lì, in piedi nella sua stanza e con indosso
solo camicia e
boxer...
“Mh?”
Battler
abbassò lo sguardo verso le sue gambe e fu solo in quel
momento che notò che
non aveva i pantaloni. Quando li aveva tolti? … E
perché li aveva tolti!?
Un
pensiero si insinuò nella sua mente, imponendosi sugli altri
con prepotenza e
il ragazzo dapprima rabbrividì, spaventato...
successivamente, invece, le sue
labbra si piegarono in un sorriso che dopo qualche istante non
sembrò altro che
un ghigno. Sorrise e rise, fissando la donna ora immobile fra le
coperte, gli
occhi chiusi e la bocca aperta mentre respirava con leggerezza. Era
così
silenziosa e... dolce, all'apparenza, che non sembrava nemmeno lei
mentre
dormiva – e arrossì un po' il ragazzo mentre la
guardava.
“C-centro!”
Battler
chiuse la mano a pugno in segno di vittoria, la paura di un attimo fa
ora era
solo un ricordo poco importante.
Un
altro dubbio s'insinuò in lui, tuttavia. Anzi,
più che un dubbio, un rammarico.
“...
Però non ricordo niente...”, sussurrò a
bassa voce, il sorriso sulle labbra che
improvvisamente veniva rimpiazzato da una mezza smorfia. Ora che si
rendeva
conto che non sapeva cosa fosse successo, l'accaduto gli sembrava molto
mento
appagante.
E,
a
dirla tutta... iniziò anche a considerare il fatto che, in
realtà, poteva anche
non essere successo nulla.
Arricciò
le labbra, grattandosi la testa e iniziò a cercare i
pantaloni con aria
insoddisfatta e contraria. Li trovò poco dopo, nascosti
sotto il letto e per
metà coperti dalle coperte cadute a terra insieme a loro.
Si
chinò per raccoglierli e si sedette sul bordo del letto,
tentando di far
passare la gamba destra nella fessura. E mentre infilava anche l'altra
gamba e
si preparava ad alzarsi in piedi per allacciare la cintura, una mano
gli
afferrò la camicia e lo trascinò fra le coperte,
facendo cadere con un tonfo
appena udibile.
“Battleeer~”,
Beatrice lo guardava con gli occhi velati dal sonno, allungando le
braccia
verso di lui e cingendolo al collo. S'accoccolò contro di
lui, stringendosi il
più possibile contro il petto del ragazzo, che rimase
immobile – pietrificato
alla vista di quella Beato così tanto diversa da quella che
giocava solitamente
con lui. Niente espressione inquietante in volto, niente risata da far
gelare
il sangue nelle vene... sembrava una donna normale in quel momento, e
con i
capelli sciolti e quel sorriso sulle labbra pareva anche più
giovane.
Battler
arrossì, afferrandole le braccia e scostandosele
delicatamente di dosso,
sfuggendo a quella dolce presa e scivolando giù dal letto.
“D-dormi, Beato...”,
le sussurrò ad un orecchio, spostandole qualche ciocca di
capelli dal volto.
“E
il
bacio della buonanotteee~?”, parlava con la bocca impastata
dal sonno e chiuse
nuovamente gli occhi, stringendosi meglio fra le coperte. Teneva ancora
Battler
vicino a lei, con una mano avvinghiata alla camicia stropicciata del
giovane.
Il
ragazzo sbuffò, abbassando lo sguardo su quella scena tanto
buffa quanto tenera
e sorrise appena. Le carezzò il viso e posò un
leggero bacio sulla fronte
bianca della donna, scompigliandole – se possibile
– ulteriormente i capelli.
“Buonanotte, Beato.”
E
lasciò quella stanza silenziosamente, attento a non far
rumore.
Quando
s'alzò dal letto, la prima cosa che Beato notò fu
l'incredibile disordine in
camera sua: c'erano bottiglie abbandonate ovunque, e diversi oggetti
– una
volta sistemati sugli scaffali – abbandonati a terra accanto
a degli indumenti
di varia natura.
Ricordò
vagamente d'aver intimato la sera prima a Ronove di non metter piede
nella sua
stanza e d'aver trascinato lì Battler per farlo bere... e
d'essersi ubriacata a
sua volta, anche se quello non era stato nei suoi piani iniziali.
Si
grattò la testa distrattamente, sistemandosi la gonna e la
camicia che portava
ancora indosso nonostante si fosse appena svegliata. A quanto pareva
aveva
bevuto talmente tanto da non essere nemmeno riuscita a cambiarsi, ed
era
stramazzata fra le coperte invitanti di quel letto caldo.
Guardò
attorno a sé cercando di mettere a fuoco ogni angolo della
camera, alla ricerca
di qualcosa che nemmeno lei sapeva cosa fosse. Guardava semplicemente,
senza
concentrarsi su nulla in particolare.
Si
sistemò in fretta, correndo fuori dalla stanza alla ricerca
disperata di
Ronove, traballando e inciampando più volte nel nulla. Il
mal di testa si
faceva sempre più sentire, torturandola con violente fitte.
Trovò
Ronove in cucina, accanto ad un Battler per metà sdraiato
sul tavolo e che
stringeva in mano una tazza, mentre borbottava qualcosa per lei
inudibile.
Tossì,
facendo notare la sua presenza e mosse qualche passo verso l'uscio.
Battler
alzò il capo di scatto e arrossì non appena i
suoi occhi incontrarono quelli
della donna.
“Ronove,
devo parlarti.”
Il
demone sorrise, inchinandosi davanti al giovane al tavolo, porgendogli
le sue
scuse e s'allontanò in direzione della sua padrona.
“Mi
dica, Milady. Anche se, tuttavia, credo di saper già
perché desidera parlarmi.
Pu ku ku.”
Beato
incrociò le braccia, la voce un sussurro mentre parlava.
“La
mia stanza. Sistemala per favore.”
“Come desidera, Milady.”
Il
maggiordomo la fissava col suo solito sguardo di sufficienza,
trattenendosi dal
ridere.
“La
sua colazione è in cucina, Milady. L'ho preparata
appositamente per lei e
Battler-sama, cosicché poteste riprendervi dalla vostra...
piccola festa. Pu ku
ku.”
Un'altra
fitta alla testa colpì Beatrice, che si trattenne
dall'esprimere quel lieve –
ma ugualmente fastidioso – dolore.
“Ronove.
Un'ultima cosa”, sbirciò in cucina per assicurarsi
che Battler fosse ancora per
metà sdraiato sul tavolo, “sai cos'è
successo ieri sera? Non ricordo nulla...”
A
quella domanda il sorriso mefistofelico sulle labbra dell'uomo
s'allargò
ulteriormente e lui si voltò, dandole le spalle ed
incamminandosi verso la
stanza della sua padrona.
“Perché
non chiede a Battler-sama, Milady? Sono certo che saprà dare
una risposta alle
vostre domande...”, e con quelle parole nascose la sua
figura, sparendo in una
nube dorata.
Beatrice
tornò in cucina e si lasciò andare su una delle
sedie, afferrando la tazza che
aveva davanti. Appoggiò la testa sul tavolo e chiuse gli
occhi, cercando di
concentrarsi sul quel silenzio piuttosto che sul dolore che le faceva
pulsare
il capo.
“Beato”,
e Battler, puntualmente, interruppe il suo flusso di pensieri.
“Che
vuoi?”, domandò lei rigirandosi la tazza fra le
dita.
“E'
meglio se lo bevi finché e caldo.”
Parlava
del contenuto della tazza, probabilmente.
“Mh”,
annuì impercettibilmente, alzando appena il capo e
sorseggiando un po' di
quello che le parve latte.
“Battler”,
lo osservò mentre alzava la testa e la guardava, sempre
cercando tuttavia di
non fissare il propri occhi in quelli della donna.
“Ri-ricordi cosa è
successo?”
Lo
vide inizialmente arrossire, e poi ghignare... e poi arrossire ancora,
mentre
levava il capo fiero e parlava a gran voce, la serietà in
persona in viso.
“Ieri
mi hai fatto una promessa, Beato”, scherzò,
cercando di sembrare il più sincero
possibile.
“U-una
promessa...?”
“Sì,
hai promesso che...”, trattenne il respiro, infondendo
suspense in quella scena
carica di tensione e sperò che la sberla che successivamente
l'avrebbe colpito
non sarebbe stata troppo forte, “hai promesso che mi avresti
dato le tue
mutandine.”
Sorrise,
pronto a ricevere la meritata punizione – sia fisica che
mentale... perché
Beato l'avrebbe colpito in entrambi i modi, lo sapeva. Ma, contro ogni
sua
aspettativa, lei arrossì, abbassando il capo e fissandosi le
gambe.
“B-Beato...?”
Che
l'avesse preso sul serio...?
“S-se
è una promessa...”
Si
sfilò quel capo di biancheria intima lentamente, facendolo
passare attentamente
dalle lunghe gambe e glielo porse col capo ancora basso, troppo
imbarazzata per
dir qualcosa, le gote troppo rosse per permettere che lui la guardasse
in
quello stato.
Battler
fissò quel trofeo che stringeva fra le
mani con la bocca aperta, troppo
sorpreso per dire qualunque cosa.
E,
quando si rese conto di ciò che era appena successo, venne
quasi attraversato
da una scarica elettrica, mentre osservava sbalordito le mutandine
della donna
con cui si era ubriacato solo qualche ora prima e che aveva creduto di
essersi
portato a letto – anche se il letto in cui si era svegliato
era quello della
strega, e non il suo.
Il
suo fu un grido strozzato, le parole che uscivano incoerenti dalle sue
labbra,
mentre un misto fra gioia e terrore prendeva possesso di lui.
“Eeh...
Eh... Eeeeeeeeeh, seriamenteeeee!!?”