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Autore: Liy    18/03/2011    1 recensioni
“Hai promesso che mi avresti dato le tue mutandine.”
[Spoiler ep3][BatoBea]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Beat it
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Verde,
Genere: Fluff.
Avvertimenti: One-shot, missing moment.

Note: Fanfic spudoratamente scritta per hika ♥ non so che altro dirvi! : D

Disclaimer: Battler, Beato, Ronove e le bottiglie nella stanza di Beato non mi appartengono : D




Beat it

 

Quel mattino, alzandosi dal letto, Battler maledì sé stesso per aver accettato l'invito di Beato la sera prima.

Chi glielo aveva fatto fare d'ubriacarsi con quella dannata strega? Ora, dopo quelle... due o tre? Forse anche di più... bottiglie, l'unica cosa che aveva ottenuto era un gran mal di testa.

Non che avesse accettato di sua spontanea volontà. Più che altro Beato l'aveva... trascinato in tutta quella storia con l'inganno. Anche se, forse, dire inganno era sbagliato, dato che infondo lei aveva solo fatto una proposta e lo aveva spinto ad accettarla. La strega aveva solo giocato bene le sue carte – come sempre, quando desiderava metterlo con le spalle al muro e fare di lui il suo burattino.

Battler si trascinò per la stanza con gli occhi in parte chiusi, cercando si sistemarsi la camicia totalmente stropicciata. Dormire con quella ancora indosso non era stata una buona idea, ora era piena di pieghe e... anzi, per dirla tutta, non ricordava nemmeno di essere andato a dormire. Probabilmente era stato Ronove a riportarlo nella sua stanza. O forse era sempre stato lì?

Non ricordava nemmeno quando fosse iniziata quella serata.

“Congratulazioni, Battler...”, si disse, saltando qualcosa che giaceva a terra, evitando d'inciampare e cadere.

Si grattò la testa distrattamente, puntando verso il bagno... tuttavia, invece della solita porta, trovò un muro a sbarrargli la strada.

Era sicuro non fosse lì il giorno prima.

Udì uno sbadiglio alle sue spalle e un fruscio di coperte.

Si voltò di scatto, improvvisamente attento e vigile – tutta la sonnolenza praticamente scomparsa e il mal di testa solo un lontano fastidio. Qualcosa si stava muovendo nel suo letto. Qualcosa che, in teoria, non sarebbe mai dovuto esser là. Qualcuno che supponeva non dovesse trovarsi fra quelle coperte – anche se spesso aveva immaginato, sognato il contrario.

Con una cascata di ciocche bionde ancora davanti al volto, la donna si voltò fra le coperte, il petto che si alzava ed abbassava ritmicamente. Aveva gli occhi chiusi e il respiro leggero. “Mmmh~”

Battler rimase fermo a guardarla, realizzando solo dopo qualche istante che quella chioma dorata che spuntava fra le lenzuola era quella di Beato. In quel momento, sentì una strana sensazione farsi strada in lui e, dando un'attenta occhiata al luogo in cui si trovava capì che quella, in verità, non era mai stata la sua stanza: era nella camera da letto della strega che ancora dormiva.

“Battleeer...”

Sentirsi chiamare dalla voce bassa – e quasi dolce – di quella donna che aveva spesso creduto crudele e disumana, lo fece sobbalzare. E, contro le sue aspettative, notò che non s'era svegliata. Aveva ancora gli occhi chiusi ed il capo poggiato sul cuscino.

L'aveva chiamato nel sonno, probabilmente.

E la cosa non fece altro che spaventarlo ulteriormente.

Probabilmente stava sognando qualche nuovo metodo di tortura. O stava architettando qualche altro modo per uccidere la sua famiglia, qualche altra trama strampalata che avrebbe scritto giustappunto per renderlo pazzo e farlo arrendere...!

“Mmmh...”, un basso mormorio, che il ragazzo registrò come un segnale di pericolo.

Con tutta probabilità, stava per svegliarsi.

Se lo avesse trovato lì, in piedi nella sua stanza e con indosso solo camicia e boxer...

“Mh?”

Battler abbassò lo sguardo verso le sue gambe e fu solo in quel momento che notò che non aveva i pantaloni. Quando li aveva tolti? … E perché li aveva tolti!?

Un pensiero si insinuò nella sua mente, imponendosi sugli altri con prepotenza e il ragazzo dapprima rabbrividì, spaventato... successivamente, invece, le sue labbra si piegarono in un sorriso che dopo qualche istante non sembrò altro che un ghigno. Sorrise e rise, fissando la donna ora immobile fra le coperte, gli occhi chiusi e la bocca aperta mentre respirava con leggerezza. Era così silenziosa e... dolce, all'apparenza, che non sembrava nemmeno lei mentre dormiva – e arrossì un po' il ragazzo mentre la guardava.

“C-centro!”

Battler chiuse la mano a pugno in segno di vittoria, la paura di un attimo fa ora era solo un ricordo poco importante.

Un altro dubbio s'insinuò in lui, tuttavia. Anzi, più che un dubbio, un rammarico.

“... Però non ricordo niente...”, sussurrò a bassa voce, il sorriso sulle labbra che improvvisamente veniva rimpiazzato da una mezza smorfia. Ora che si rendeva conto che non sapeva cosa fosse successo, l'accaduto gli sembrava molto mento appagante.

E, a dirla tutta... iniziò anche a considerare il fatto che, in realtà, poteva anche non essere successo nulla.

Arricciò le labbra, grattandosi la testa e iniziò a cercare i pantaloni con aria insoddisfatta e contraria. Li trovò poco dopo, nascosti sotto il letto e per metà coperti dalle coperte cadute a terra insieme a loro.

Si chinò per raccoglierli e si sedette sul bordo del letto, tentando di far passare la gamba destra nella fessura. E mentre infilava anche l'altra gamba e si preparava ad alzarsi in piedi per allacciare la cintura, una mano gli afferrò la camicia e lo trascinò fra le coperte, facendo cadere con un tonfo appena udibile.

“Battleeer~”, Beatrice lo guardava con gli occhi velati dal sonno, allungando le braccia verso di lui e cingendolo al collo. S'accoccolò contro di lui, stringendosi il più possibile contro il petto del ragazzo, che rimase immobile – pietrificato alla vista di quella Beato così tanto diversa da quella che giocava solitamente con lui. Niente espressione inquietante in volto, niente risata da far gelare il sangue nelle vene... sembrava una donna normale in quel momento, e con i capelli sciolti e quel sorriso sulle labbra pareva anche più giovane.

Battler arrossì, afferrandole le braccia e scostandosele delicatamente di dosso, sfuggendo a quella dolce presa e scivolando giù dal letto. “D-dormi, Beato...”, le sussurrò ad un orecchio, spostandole qualche ciocca di capelli dal volto.

“E il bacio della buonanotteee~?”, parlava con la bocca impastata dal sonno e chiuse nuovamente gli occhi, stringendosi meglio fra le coperte. Teneva ancora Battler vicino a lei, con una mano avvinghiata alla camicia stropicciata del giovane.

Il ragazzo sbuffò, abbassando lo sguardo su quella scena tanto buffa quanto tenera e sorrise appena. Le carezzò il viso e posò un leggero bacio sulla fronte bianca della donna, scompigliandole – se possibile – ulteriormente i capelli. “Buonanotte, Beato.”

E lasciò quella stanza silenziosamente, attento a non far rumore.

 

Quando s'alzò dal letto, la prima cosa che Beato notò fu l'incredibile disordine in camera sua: c'erano bottiglie abbandonate ovunque, e diversi oggetti – una volta sistemati sugli scaffali – abbandonati a terra accanto a degli indumenti di varia natura.

Ricordò vagamente d'aver intimato la sera prima a Ronove di non metter piede nella sua stanza e d'aver trascinato lì Battler per farlo bere... e d'essersi ubriacata a sua volta, anche se quello non era stato nei suoi piani iniziali.

Si grattò la testa distrattamente, sistemandosi la gonna e la camicia che portava ancora indosso nonostante si fosse appena svegliata. A quanto pareva aveva bevuto talmente tanto da non essere nemmeno riuscita a cambiarsi, ed era stramazzata fra le coperte invitanti di quel letto caldo.

Guardò attorno a sé cercando di mettere a fuoco ogni angolo della camera, alla ricerca di qualcosa che nemmeno lei sapeva cosa fosse. Guardava semplicemente, senza concentrarsi su nulla in particolare.

Si sistemò in fretta, correndo fuori dalla stanza alla ricerca disperata di Ronove, traballando e inciampando più volte nel nulla. Il mal di testa si faceva sempre più sentire, torturandola con violente fitte.

Trovò Ronove in cucina, accanto ad un Battler per metà sdraiato sul tavolo e che stringeva in mano una tazza, mentre borbottava qualcosa per lei inudibile.

Tossì, facendo notare la sua presenza e mosse qualche passo verso l'uscio.

Battler alzò il capo di scatto e arrossì non appena i suoi occhi incontrarono quelli della donna.

“Ronove, devo parlarti.”

Il demone sorrise, inchinandosi davanti al giovane al tavolo, porgendogli le sue scuse e s'allontanò in direzione della sua padrona.

“Mi dica, Milady. Anche se, tuttavia, credo di saper già perché desidera parlarmi. Pu ku ku.”

Beato incrociò le braccia, la voce un sussurro mentre parlava.

“La mia stanza. Sistemala per favore.”
“Come desidera, Milady.”

Il maggiordomo la fissava col suo solito sguardo di sufficienza, trattenendosi dal ridere.

“La sua colazione è in cucina, Milady. L'ho preparata appositamente per lei e Battler-sama, cosicché poteste riprendervi dalla vostra... piccola festa. Pu ku ku.”

Un'altra fitta alla testa colpì Beatrice, che si trattenne dall'esprimere quel lieve – ma ugualmente fastidioso – dolore.

“Ronove. Un'ultima cosa”, sbirciò in cucina per assicurarsi che Battler fosse ancora per metà sdraiato sul tavolo, “sai cos'è successo ieri sera? Non ricordo nulla...”

A quella domanda il sorriso mefistofelico sulle labbra dell'uomo s'allargò ulteriormente e lui si voltò, dandole le spalle ed incamminandosi verso la stanza della sua padrona.

“Perché non chiede a Battler-sama, Milady? Sono certo che saprà dare una risposta alle vostre domande...”, e con quelle parole nascose la sua figura, sparendo in una nube dorata.

Beatrice tornò in cucina e si lasciò andare su una delle sedie, afferrando la tazza che aveva davanti. Appoggiò la testa sul tavolo e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi sul quel silenzio piuttosto che sul dolore che le faceva pulsare il capo.

“Beato”, e Battler, puntualmente, interruppe il suo flusso di pensieri.

“Che vuoi?”, domandò lei rigirandosi la tazza fra le dita.

“E' meglio se lo bevi finché e caldo.”

Parlava del contenuto della tazza, probabilmente.

“Mh”, annuì impercettibilmente, alzando appena il capo e sorseggiando un po' di quello che le parve latte.

“Battler”, lo osservò mentre alzava la testa e la guardava, sempre cercando tuttavia di non fissare il propri occhi in quelli della donna. “Ri-ricordi cosa è successo?”

Lo vide inizialmente arrossire, e poi ghignare... e poi arrossire ancora, mentre levava il capo fiero e parlava a gran voce, la serietà in persona in viso.

“Ieri mi hai fatto una promessa, Beato”, scherzò, cercando di sembrare il più sincero possibile.

“U-una promessa...?”

“Sì, hai promesso che...”, trattenne il respiro, infondendo suspense in quella scena carica di tensione e sperò che la sberla che successivamente l'avrebbe colpito non sarebbe stata troppo forte, “hai promesso che mi avresti dato le tue mutandine.”

Sorrise, pronto a ricevere la meritata punizione – sia fisica che mentale... perché Beato l'avrebbe colpito in entrambi i modi, lo sapeva. Ma, contro ogni sua aspettativa, lei arrossì, abbassando il capo e fissandosi le gambe.

“B-Beato...?”

Che l'avesse preso sul serio...?

“S-se è una promessa...”

Si sfilò quel capo di biancheria intima lentamente, facendolo passare attentamente dalle lunghe gambe e glielo porse col capo ancora basso, troppo imbarazzata per dir qualcosa, le gote troppo rosse per permettere che lui la guardasse in quello stato.

Battler fissò quel trofeo che stringeva fra le mani con la bocca aperta, troppo sorpreso per dire qualunque cosa.

E, quando si rese conto di ciò che era appena successo, venne quasi attraversato da una scarica elettrica, mentre osservava sbalordito le mutandine della donna con cui si era ubriacato solo qualche ora prima e che aveva creduto di essersi portato a letto – anche se il letto in cui si era svegliato era quello della strega, e non il suo.

Il suo fu un grido strozzato, le parole che uscivano incoerenti dalle sue labbra, mentre un misto fra gioia e terrore prendeva possesso di lui.

“Eeh... Eh... Eeeeeeeeeh, seriamenteeeee!!?”

 

   
 
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