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Autore: Tomoyo_Daidoji    18/03/2011    6 recensioni
“Quante volte ancora dovrò accorrere in tuo aiuto?”
Shun di Andromeda aveva già sentito quelle parole varcare la soglia delle labbra del fratello, eppure non vi aveva mai fatto troppa attenzione.
Fino a quel momento.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Shun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua voce non era alterata, non era arrabbiato come al solito.

Allora cos'è che traspariva dai suoi gesti, dalla voce, dagli occhi?

“Fratello...”

Si sentì colpito come un fulmine a ciel sereno.

Rassegnazione.

Ciò che provava suo fratello Ikki nei suoi confronti era rassegnazione.

Come poteva essere ciò?

E lì comprese.

Si era rassegnato al fatto che, essendo più debole degli altri, necessitasse sempre del suo aiuto.

Si era rassegnato al fatto che, essendo più fragile degli altri, non riuscisse a sopportare lo stress di una battaglia.

Si era rassegnato al fatto che, nonostante fosse un cavaliere di Atena di fatto non ne avesse l'animo.

Ed era vero.

Shun di Andromeda rifuggiva le lotte e le battaglie, gli scontri e le violenze.

Lo riconosceva da sé.

Il suo animo gentile soffriva davanti a quella guerra, avrebbe usato ben altri mezzi con i propri nemici, avrebbe cercato di ricondurli alla ragione con le parole, non a suon di pugni.

Ma non erano quelli tempi in cui si sarebbe potuti andare così per il sottile.

Non erano quelli tempi in cui si poteva parlamentare con il nemico.

Il tempo stringeva.

Il tempo, spietato tiranno, non aveva cura di concedere alcuno sconto.

Non ad Atena, colpita alla base del Grande Tempio.

Non ad Atena, che pregava per Asgard.

Non ad Atena, prigioniera di Nettuno.

Non a loro, che cercavano di salvare lei e l'umanità intera.

Suo fratello aveva ragione, lui non aveva l'animo di un combattente.

Ma si sarebbe sbagliato su tutta la linea se avesse pensato che Shun di Andromeda non era un Cavaliere degno di questo nome.

Il suo cosmo non era inferiore a quello degli altri.

Le sue stelle non erano inferiori a quelle degli altri.

Anzi....

Lui aveva a disposizione una Galassia intera... una galassia con un potere così forte da poter privare della vita un uomo con un solo colpo.

Una galassia formata da milioni di stelle che non aspettavano altro che donargli il proprio potere.

Una galassia selvaggia e senza freni che non conosceva pietà.

Era anche per questo che rifuggiva gli scontri.

Aveva utilizzato quel potere poche volte e ancora portava il peso delle vite che aveva spezzato.

Eppure non aveva disdegnato di usare il suo colpo mortale, la sua Nebulosa, nel momento in cui vi era stato costretto dagli eventi.

“Sono ancora debole”

Un soffio sfuggito dalle labbra che concretizzava tutti i propri pensieri.

Se fosse stato più forte, avrebbe saputo sfruttare a pieno la propria catena.

Se fosse stato più forte, non sarebbe dovuto essere sempre salvato dal fratello o dai suoi compagni d'arme.

Se fosse stato più forte, non avrebbe dovuto ancora uccidere nessuno.

E invece era successo.

Si era macchiato di quelle colpe e ora doveva portarne il peso.

Sentì un lampo colpirgli la guancia.

Sentì il proprio sangue bagnarla e scendere, come una lacrima.

“Allora Cavaliere, pronto a fare la fine di tuo fratello?” il suo nemico aveva atterrato Ikki, che giaceva privo di sensi ai piedi di un albero.

A giudicare dai frammenti di corteccia che lo circondavano e dai segni sul tronco gli aveva fatto fare un bel volo.

Perché si ostinavano tutti a combattere?

Perché dovevano.

Per Atena.

“Cavaliere... ti consiglio di andartene ora che ancora sei in tempo. O la tua vita sarà spezzata inesorabilmente.” le sue parole calme e pacate avevano letteralmente sbigottito il suo avversario.

Con che coraggio quell'imbelle proferiva tali parole, lui che si era fatto aiutare in battaglia, lui che fino a pochi minuti prima giaceva al suolo?

Con che coraggio lo invitava alla resa, quando era palese chi fosse il più forte?

Rise.

Di gusto, come non gli capitava da tempo.

“Sei coraggioso Cavaliere di Andromeda, ma il tuo coraggio è fatto solo di vane e vuote parole! Sarà meglio che sia tu ad arrenderti, se vuoi salva la vita!”

Un lampo, evanescente quanto reale, percorse la catena di chi gli stava davanti.

“Sai quante sono le stelle del mio cosmo, Cavaliere?” no, era retorica la sua domanda, perché chi gli stava davanti, se avesse saputo, sarebbe fuggito lontano già da tempo

“Sono talmente tante che non si riescono a contare.” il suo divenne un sussurro mentre la propria catena fremeva, desiderosa di sangue e morte tra le sue dita

È un'intera galassia che io comando Cavaliere, e credimi, più che lottare contro altri è contro la mia stessa natura, il mio stesso destino, che cerco di prevalere.” Risplendeva.

Il suo avversario non poteva usare una parola diversa da quella, e non sapeva perché.

Shun di Andromeda in quel momento risplendeva e non aveva iDea di quale sole lo illuminasse.

Un fremito di paura gli percorse le membra, che subito fu ricacciato indietro.

Lui era un cavaliere, per gli Dei!

E gli era stato impartito un ordine preciso, uccidere i Cavalieri di Bronzo di Atena o perire nel tentativo.

Ed era quello che avrebbe fatto.

Piuttosto che arrendersi, avrebbe abbracciato la morte.

Le parole del Cavaliere di Atena giunsero al suo orecchio proprio nel momento in cui la decisione era ormai presa

“La mia galassia, Cavaliere, è indomita, e mai potrà essere diversamente. Esige la tua vita, Cavaliere, e nemmeno questo potrà mai cambiare. Per l'ultima volta ti avverto, arrenditi, e potrai vedere l'alba di un nuovo giorno.”

Un sussurro, una preghiera.

Come l'Andromeda del mito avrebbe preferito sacrificare se stesso e la propria natura gentile pur di non usare la violenza.

Ma era un Cavaliere di Atena, e aveva dei doveri da rispettare e da compiere.

Eppure ancora cercava di salvarne almeno una, di vita.

“Mi fai ridere Cavaliere dei miei stivali! Non sarò io a perire quest'oggi! Sarà anzi il tuo sangue a scorrere copioso sulle mie mani! Preparati!”

Una fitta di dolore gli trapassò il cuore.

Neanche quella vita poteva essere salvata?

Neanche quella vita poteva vedere il sorgere di un novo sole?

Strinse i pugni.

“Così sia.” come un'esplosione fece bruciare il proprio cosmo e richiamò a sé il vero potere delle proprie stelle.

Con l'animo infranto e il cuore a pezzi si preparò a scagliare il suo colpo più potente e devastante di tutti, che non si sarebbe arrestato se non dopo un tributo di sangue.

“Spero che ti accolgano i campi elisi, Cavaliere.” pregò con l'ultimo sospiro rimasto.

E poi lo scagliò.

Scagliò il colpo e la Nebulosa fu liberata, si espanse nell'aere fino a raggiungere l'incauto avversario che non volle arrendersi, non volle demordere dai propri propositi.

E si prese la sua vita come tributo per quel fastidio, come pagamento per quel movimento.

Perché la Nebulosa era un essere ingordo e infame che non amava essere destato, che non amava essere usato.

E quando tutto finì a Shun non restò altro da fare che piangere.

Per un'altra anima spezzata.

Per un'altra vita distrutta.

Mestamente prese il proprio fratello tra le braccia e si incamminò verso il Tempio, laddove la sua Dea lo attendeva.

Una Dea che avrebbe capito la sua pena e l'avrebbe lenita.

Una Dea che comprendeva il suo animo gentile e cercava di proteggerlo.

Perché era un uomo che sapeva ancora piangere per una vita infranta.

Perché era un uomo che sapeva ancora piangere per la propria colpa.

Perché era un uomo che non poteva cambiare gli altri.

Perché era un uomo che ancora non si era rassegnato.

Perché era un uomo.

E ciò che più anelava il suo spirito, era essere confortato.

Nel cammino prese una decisione.

A costo di morire.

A costo di bruciare il proprio cosmo, le proprie stelle, per intero.

A costo di tutto questo, sarebbe diventato abbastanza forte da non dover usare mai più la sua Nebulosa.

Perché nessuna vita sarebbe più dovuta essere spezzata.






- Pensieri a Ruota Libera - 

Dopo aver attinto dalle varie sezioni in qualità di accanita lettrice, ho deciso di contribuire anche io ;)
In bene o in male ai posteri l'ardua sentenza XD

Mi sento in dovere di fare alcune precisazioni...
Questa storia nasce dopo l'ennesima considerazione: "Ma Andromeda è un uomo o un piagnisteo ambulante????????"
... e conseguente voglia di sopprimere il cavaliere di bronzo.... :°D
quindi diciamo pure che questo è un esperimento per riuscire a salvare il salvabile, per quanto possa essere un arduo compito XD

Spero che la lettura sia di vostro gradimento ^__^

Tomo  

  
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