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Autore: braver than nana    18/03/2011    3 recensioni
Quando gli chiese perché aveva fatto subito il suo nome davanti a tutto il Glee per cantare quel duetto si stranì un po’, come se si aspettasse una domanda del genere e si fosse da tempo preparato una risposta che aveva paura di dimenticare. Iniziò a parlare e le sue labbra si muovevano lente e ogni sua parola gli forava il cervello come se fossero infiniti stiletti di legno.
« There is a moment when you say to yourself, ‘Oh, there you are. I’ve been looking for you forever’. »
[Attenzione! Spoiler 2x16 *____*]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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The Perfect Scene.

 
Nella sala c’era l’inconfondibile odore dolciastro della colla liquida e una zanzara silenziosa volteggiava sul tavolo dove appoggiati c’erano infiniti scatoli pieni di perline. Kurt li aveva sempre odiati quegli insetti fastidiosi, erano stupidi e se ti pizzicavano, solitamente per puro dispetto, ti lasciavano punture che ti  tormentavano per settimane. Eppure in quel momento, quando nella sua testa un groviglio di pensieri lo distraevano dalla piccola impresa di decoupage, il moto incerto dell’animaletto era la cosa più interessante del mondo.
Pavarotti era morto, morto sul serio. Aveva aperto la sua piccola gabbia, aveva toccato il suo corpicino ricoperto di splendide piume paglierine e il suo corpo stava già iniziando a diventare freddo. Nella testa aveva ancora il suono dolce della sua voce che lo accompagnava mentre canticchiava e tutto quello che la sua testa riusciva a produrre erano pensieri terribilmente egoistici. Soffriva perché aveva subito quell’ennesima perdita e non aveva potuto fare niente ma soprattutto perché il dolore veniva ogni tanto surclassato dall’emozione per il duetto alle regionali.
Era leggermente arrabbiato con Blaine per avergli dato quell’enorme possibilità proprio in quel momento in cui ogni suo istante doveva essere dedicato al crogiolarsi  nel dolore. E poi sapeva che ogni pensiero romantico che stava nascendo sarebbero stati un’ulteriore delusione. Era veramente arrabbiato con Blaine ma non poteva fare altro che fremere dall’idea di cantare con lui. Ah! quanto avrebbe voluto scappare e rifugiarsi tra le braccia di Mercedes per un po’, solo per farsi raccontare quanto fosse fantastico e come la vita andava avanti. Gli avrebbe detto che non era un egoista a voler con tutte le sue forze cantare con il ragazzo dei suoi sogni perché la vita andava avanti e anche Pavarotti avrebbe voluto vederlo felice.
Ma la sua migliore amica non era lì e dette solo nella sua testa quelle parole non riuscivano a risollevarlo. 

La zanzara volava ancora sulla piccola bara imperlata, forse attratto dal profumo della colla, e se avesse avuto un giornale o l’incoscienza di sporcarsi le mani l’avrebbe fatta smettere ma non ne aveva il coraggio. Un’ennesima lacrima scese sulla guancia pallida e lasciandola cadere tra le pieghe della camicia non si premurò neanche di alzare il braccio per asciugarsi il viso. La piccola bara aveva ancora bisogno delle sue attenzioni e lui non poteva perdersi in pensieri così deprimenti.
Poi proprio Blaine Anderson entrò nella stanza, raggiante e bellissimo come sempre, e anche se non avrebbe voluto sentì il suo cuore stringersi e rivoltarsi nel petto. Aveva un’espressione strana e quando capì cosa fosse quella confusione gli aveva egoisticamente detto di smettere perché dovevano provare la canzone che aveva scelto per loro due.
Era arrabbiato con lui anche per Candles. Adorava quella canzone e la prima volta che l’aveva sentita si era chiesto come sarebbe stata cantata dai Walbers –era un pensiero che purtroppo faceva troppo spesso – , dalla sua voce così diversa dalla cantante. Sapeva che l’avrebbe interpretata magnificamente e sicuramente quel duetto sarebbe stato fantastico. Un altro dei pensieri di quei giorni si aggiunse alla confusione che aveva in mente: voleva vincere le regionali e solo loro due insieme potevano portare la Dalton a quel successo. Doveva farlo anche per Pavarotti.
Gli sorrise senza sforzo, consapevole che in quei giorni era possibile solo quando era in sua compagnia, e lasciò la colla e le perle al loro posto puntando gli occhi sulla sua figura per non perdere un suo solo movimento. Quando gli chiese perché aveva fatto subito il suo nome davanti a tutto il Glee per cantare quel duetto si stranì un po’, come se si aspettasse una domanda del genere e si fosse da tempo preparato una risposta che aveva paura di dimenticare. Iniziò a parlare e le sue labbra si muovevano lente e ogni sua parola gli forava il cervello come se fossero infiniti stiletti di legno. 

« There is a moment when you say to yourself, ‘Oh, there you are. I’ve been looking for you forever’. » 

Aveva iniziato ad aver paura dell’andamento che quel discorso stava prendendo perché, se fosse stata un’ennesima illusione, non avrebbe retto il colpo. Ma quando la mano calda del compagno si posò sulla sua e i loro occhi si incontrarono tutto scomparve. 

« Watching you do Blackbird this week, that was the moment for me, about you. » 

Sembrava terribilmente spaventato e nonostante accenni di lacrime gli stessero annebbiando la vista Blaine era sempre più nitido davanti a lui e tutto quel discorso, ogni secondo che passava, non faceva altro che muovergli nello stomaco infinite farfalle. 

« You move me, Kurt. And this duet would just be a excuse to spend more time with you. » 

La sua voce armoniosa che pronunciava lenta quella frase era la cosa più bella che le sue orecchie avessero mai sentito, meglio di qualsiasi canzone, meglio di qualsiasi altra cosa al mondo. E quegli attimi in cui il suo viso arrossato dall’imbarazzo si avvicinava al suo sembrarono una tortura.
Le labbra di Blaine, del suo Blaine, erano morbide come aveva sempre immaginato e il odore era dolcissimo, leggero come il vento. Aveva come l’impressione di sciogliersi sotto il quel tocco e quando posò la mano sulla sua guancia  riuscì a capire che stava succedendo veramente, che quella vita che aveva voluto togliergli tutto adesso gli donava il sentimento più intenso che si potesse provare. E anche se il suo cuore batteva così forte da far male sapeva che per una cosa così bella sarebbe anche potuto morire lì, appoggiato alla sua bocca. Blaine lo stava baciando e aveva come l’impressione che quello era l’ultimo saluto di Pavarotti, la sua ultima canzone. Ora poteva essere veramente felice. 

Riaprì gli occhi e guardò il ragazzo davanti a lui, sorrideva luminoso. 

Guardò per un instante il posto in cui prima la zanzara disturbava il suo lavoro, era andata via. Era tutto perfetto. La scena perfetta per il loro inizio perfetto.

Fine.

 

Credo che chiunque abbia visto questa scena faccia ancora fatica a riprendersi perché, ammettiamolo, è stata di un’intensità che io ho miseramente riprodotto solo per il gusto di immaginare i pensieri di Kurt in quei momenti. Ho adorato il modo in cui Blaine si è dichiarato –finalmente benedetto ragazzo!- e ho voluto tenere le parole in inglese perché nessuna traduzione riuscirebbe a rendere in pieno quel You move me che mi ha fatto letteralmente tremare.
Un bacio a tutti e grazie per aver letto. 

P.S. è la mia prima fic su Glee quindi siate un po’ clementi sulla caratterizzazione ^^’

   
 
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