L'ultimo treno era ormai partito, lasciandomi nella piccola stazione di Bèziers, una cittadina isolata e immersa nel verde, sapevo che  l'unico modo per tornare a Lylie era con un mezzo a due ruote.
Nessun treno sarebbe più passato da lì,  fu propio quello il motivo che mi spinse a reagire in modo non onesto e sbagliato.
Presi una vespetta rossa posteggiata di fianco a me, notai subito le chiavi ancora appese, cercando di dare nell'occhio il meno possibile, la accesi e piano piano mi avvicinai ai binari.
Mi bastava seguire il percorso del treno,ne ero sicura, montai in sella ovviamente senza casco, ed incominciai a muovermi, per caso girai la testa a destra, verso la stradina che costeggiava
la ferrovia: < merda > esclamai, non ero neanche partita e già una macchina dei carabinieri mi stava seguendo, i due uomini a bordo parlavano e mi guardavano inferociti,
non ci pensai due volte, presi velocità, era una corsa contro il tempo.
Per mia fortuna la loro macchina non poteva passare dove passavo io, ne aprofittai per attraversare la galleria che mi avrebbe portato  a  Lylie.
Mi ritrovai in mezzo ad un gruppo di bagnanti di ritorno dal mare,uscendo dalla stazione attraversai le vie del paesino, mentre vedevo la macchina dei carabinieri avvicinarsi sempre di più.
Passai da un piccolo ponte che dal centro mi portò sulla strada principale, con molto panico raggiunsi l'immensa pineta  ed entrai nella via alberata,
una via lunghissima e dritta, in entrambi i lati sorgevano splendide villette a schiera, le più belle quelle dal lato mare avevano anche uno
sbocco diretto sulla spiaggia, la mia era una di quelle.La riconobbi subito, gialla con il tetto marrone, su due piani, con un bellissimo giardino
che la circondava.Buttai la vespa per terra e corsi in casa,sotto lo sguardo vigile di mia madre salii le scale e aprii la porta
della piccola cameretta in cui dormivo, il letto arancione da una piazza e mezza era posato in fondo alla stanza, collocato sotto un soppalco in legno.
Per un attimo pensai di averla fatta franca ma bastarono quei pochi secondi ad anticipare il suono squillante del campanello, i carabinieri erano arrivati fino a casa.
Non sentii molto della conversazione, anzi praticamente niente, fu l'arrivo di mia madre a consolarmi, ed io  piangendo come una fontana andai ad abbracciarla,
non so come , senza il bisogno di spiegare, lei aveva capito tutto, le uniche parole che riuscì a dirmi mi tranquillizzarono:
 < stai tranquilla Sonya, perchè non vai da Tom, lui e la sua famiglia sono arrivati questa mattina >
< davvero? Tom è arrivato? >
Tolsi le braccia intorno al collo di mia madre,non avevo idea di come ero vestita o pettinata, sicuramente i miei capelli ricci avevano preso forme
strane, ed il poco trucco sul mio volto era già colato, la mia maglietta bianca a mezze maniche era ormai diventata grigia,
e i miei pantaloni a pinocchietto, forse quelli andavano bene.
Tom finalmente era arrivato, dopo tutto l'inverno passato a studiare potevo finalmente incontrarlo e godermi la vacanza.
Io e Tom ci incontrammò all'età di 6 e 9 anni, conoscevo benissimo sua madre Simone e il patrigno Gordon,un pò meno
il fratello Bill e la nuova arrivata Lucy, tutti gli anni proprio come noi venivano in vacanza qui a Lylie.
Tra me e Tom c'è sempre stato un rapporto affettuoso  come tra fratello e sorella, con un piccolo particolare in più, il sesso.
Chiusi la porta di casa e di conseguenza il cancelletto del giardino, attraversai la strada, la villa della famiglia Kaulitz era propio di fronte alla mia, una villettina
grigia su due piani, abbastanza buia ma con molte stanze, in trepidante attesa suonai il campanello e aspettai di essere accolta.