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Autore: Something Rotten    18/03/2011    7 recensioni
[AU- Rivisitazione della storia della Sirenetta,versione Disney. ]
Gerard amava la terra ed i suoi abitanti.
Li osservava per ore nascosto dietro agli scogli, voleva studiarli, capirli o semplicemente invidiarli.
Loro erano liberi, totalmente liberi di camminare e di sentire la sabbia sotto ai piedi, si era sempre chiesto come ci si sentisse a camminare sulla sabbia, o semplicemente ad avere un paio di piedi con i quali camminare e non una stupida coda da pesce con la quale nuotare.
Voleva sentire anche lui la sensazione di camminare in posizione eretta, voleva correre, voleva sedersi sul bagnasciuga per osservare il sole tramontare magari abbracciato ad una di quelle ragazze che tanto lo affascinavano.
Lui era costretto in quell'oceano, costretto a sentire perennemente il sapore del sale nella bocca, costretto a tornare sott'acqua per non morire ed infine costretto a battere la pinna che tanto odiava, pur di muoversi.
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Little marmedi Ok, vi devo delle spiegazioni xD
Questo primo capitolo vegeta nel mio computer da quando ho visto una foto di Gerard versione Ariel su facebook.
Su un gruppo che non ricordo bene, ma comunque un gruppo sui My chemical per l'appunto.
Volevo finirlo e ora che l'ho fatto ve lo posto!
Questo è frutto dell'insonnia che mi perseguita.
Sono un vampiro che ci volete fare?
Non credevo di avere tanto coraggio da postare questa cazzata.
Prendetela per quello che è, una rivisitazione della Sirenetta (Versione Disney e non quella del libro).
See you soon.

The little Merman.

Gerard amava la terra ed i suoi abitanti.
Li osservava per ore nascosto dietro agli scogli, voleva studiarli, capirli o semplicemente invidiarli.
Loro erano liberi, totalmente liberi di camminare e di sentire la sabbia sotto ai piedi, si era sempre chiesto come ci si sentisse a camminare sulla sabbia, o semplicemente ad avere un paio di piedi con i quali camminare e non una stupida coda da pesce con la quale nuotare.
Voleva sentire anche lui la sensazione di camminare in posizione eretta, voleva correre, voleva sedersi sul bagnasciuga per osservare il sole tramontare magari abbracciato ad una di quelle ragazze che tanto lo  affascinavano.
Lui era costretto in quell'oceano, costretto a sentire perennemente il sapore del sale nella bocca, costretto a tornare sott'acqua per non morire ed infine costretto a battere la pinna che tanto odiava, pur di muoversi.
L'unica cosa che poteva fare, oltre ad osservarli cercando di stare attento ai minimi particolari del loro corpo, era dipingerli sulla tela.
Aveva una camera piena di dipinti che ritraeva le varie persone che osservava, c'erano bambini intenti a costruire castelli di sabbia, ragazze che prendevano il sole e ragazzi che facevano surf.
I ragazzi che facevano surf erano pericolosi, si avvicinavano sempre agli scogli, spinti dalle onde o dalla corrente, erano sempre sul punto di scoprirlo e non era facile giustificare la presenza della coda e delle pinne.
Il mondo "umano" non era pronto per conoscere il loro segreto, non erano pronti neanche per ammettere l'esistenza di Atlantide, non erano pronti praticamente a nulla, troppo poco "bambini" per credere in quel mondo di fantasia o  per non ucciderli oppure per non rinchiuderli in uno zoo.
Il padre non era a conoscenza delle sue scappatelle, non era a conoscenza neanche del suo laboratorio personale, dove ritraeva quegli umani.
Aveva dei sospetti, ed era per questo che lo faceva seguire, o per meglio dire pedinare ossessivamente, dal suo fedele servitore Ray.
Quel granchietto era una sorta di coscienza, un grillo parlante per Gerard, sapeva sempre come farlo uscire  dai guai, dando consigli che si rivelavano sempre giusti ed efficaci.
Gerard voleva bene a Ray, trovava simpatica quella sua chioma riccia e fluente, lo trovava un tipo apposto, anche se troppo ubbidiente.
Odiava quel suo modo di comportarsi con suo padre, Re tritone, odiava il fatto che fosse sempre pronto ad ubbidire ad i suoi ordini, che fosse pronto a tradire un suo amico pur di farlo felice.
C'era qualcosa di maniacale in quel granchio, o semplicemente era stato forgiato in quel modo dall'educazione restrittiva dei suoi genitori.
Ma a pensarla tutta, lo stesso Gerard era stato forgiato dall'educazione restrittiva del padre, l'unico membro della sua famiglia, eppure non era uguale a lui.
Tutti, in quella cittadina sommersa, dicevano che somigliasse alla madre, una sirenetta rivoluzionaria, con il suo stesso colore di capelli e gli stessi occhi verde smeraldo.
Anche lei voleva vivere nella terra, anche lei voleva avere due gambe con le quali correre, eppure nessuno sapeva se ci fosse riuscita o no.
"Li guardi sempre?" aveva chiesto una voce alle sue spalle.
"Mikey." il suo migliore amico "Lo sai che i pesciolini carini come te non respirano fuori dall'acqua?"
"Non chiamarmi pesciolino carino! E comunque un pochino so respirarci fuori." aveva commentato guardandosi intorno "Non mi piace questo posto, Gee. Torniamo sotto."
Gerard amava quel pesciolino, era la persona più vicina ad un fratello che avesse, sapeva tutto di lui e soprattutto si fidava di lui, ma aveva un unico difetto.
Era un tipo pauroso, che si spaventava facilmente e che odiava il contatto umano.
Forse era per il fatto che molti pescatori avevano tentato di catturarlo, era un pesce strano Mikey, aveva un colore tendente al giallo con delle strisce blu su tutto il corpo, non era un pesce come gli altri.
Era un pesce speciale, per questo tutti volevano catturarlo, per lo stesso motivo per il quale avrebbero catturato Gerard se solo fossero riusciti a vederlo.
"Hai paura?" aveva chiesto ironico, conosceva già la risposta.
"Si e poi guarda le nuvole, ci sarà una tempesta." aveva commentato "Me lo sento nelle branchie!"
"Ok, ok. Ancora un attimo e ce ne andiamo."
Dopo qualche minuto il vento aveva cominciato a soffiare forte, il cielo era diventato improvvisamente nero come il carbone e dei piccoli e lucenti fulmini squarciavano il cielo.
Gerard osservava le persone scappare e correre veloci sulle loro gambe, le osservava ammaliato.
"Guarda come corrono."
"Si, ma non saranno mai veloci quanto te nell'acqua."
"Ne ho visti di più veloci, nonostante avessero due gambe e non questa stupida coda." aveva commentato soffiato.
"Mia madre ha sempre sostenuto che tu fossi uguale a tua madre -la copia esatta- così mi diceva."
"Chissà che fine ha fatto" aveva commentato osservando ancora le ragazze scappare.
Forse le osservava per cogliere in loro qualche tratto della madre, forse era solo lei che cercava in quella marmaglia informe di gente.
"Quello che ci fa ancora nell'acqua?" aveva chiesto Mikey puntando una pinna verso l'acqua alta.
"Non lo so, magari sta cercando di tornare a riva."
"Secondo te dobbiamo aiutarlo?" sembrava una domanda coraggiosa se solo non fosse accompagnata da un'espressione terrorizzata.
"Come facciamo ad aiutarlo?! Non posso farmi vedere."
"Se tieni tutto il corpo sott'acqua sembri un essere umano, Gerard."
Gerard continuava a fissare quel ragazzo, seduto sulla sua tavola da surf, circondato dalle onde alte e da un paio di scogli.
Non sarebbe riuscito, sicuramente, ad arrivare vivo a riva.
Si era immerso, nuotando il più veloce possibile.
Mikey lo seguiva, nuotando molto meno velocemente di quanto avesse potuto fare.
Un'onda aveva sommerso la tavola da surf, portando il ragazzo sott'acqua.
Gerard era troppo vicino a quel ragazzo, aveva paura di essere scoperto, ma quel ragazzino aveva gli occhi chiusi, come se fosse svenuto.
Si era avvicinato prendendolo tra le braccia e trasportandolo a riva.
Mikey l'osservava da lontano, non potendo uscire dall'acqua e non volendo avvicinarsi a quello strano essere, aveva paura.
Uscire dall'acqua era stata la cosa più difficile e dolorosa che avesse mai fatto.
Senza l'appoggio delle mani, non poteva strisciare sul bagnasciuga e non poteva neanche lasciare quel ragazzino in balia delle onde.
Non sapendo come e soprattutto cosa fare, aveva deciso di provare a rianimare il ragazzo.
L'aveva visto fare tante volte dai vari bagnini, ma le onde del mare rendevano le cose molto più difficili di quanto avesse mai sospettato.
Aveva poggiato le sue labbra su quelle del ragazzino, soffiando vigorosamente nelle stesse e premendo, successivamente, sul suo petto.
Ne erano bastate tre di quelle manovre per svegliarlo.
Aveva aperto un occhio, aveva un colore strano, simile a quello dei fondali più oscuri e remoti, un bellissimo colore.
"Chi sei?" aveva chiesto, muovendosi in maniera scomposta per la paura.
"Nessuno" aveva risposto Gerard, indicando la riva ed incitando il ragazzino ad uscire dall'acqua.
Il moretto aveva fatto come quel ragazzo gli aveva detto, trascinandolo per un po.
Pensava che Gerard avesse bisogno d'aiuto, visto che l'ultima cosa che ricordava era l'onda gigantesca che lo aveva sommerso nel bel mezzo della baia, dove l'acqua era così profonda da celare alla vista persino il fondale.
Pensava che quel ragazzo si fosse fatto tutto quel pezzo a nuoto per salvarlo e voleva ricambiare il favore trascinandolo a riva, ma non aveva fatto i conti con la sua velocità.
Era bastato un capogiro, un lieve capogiro per fargli lasciare la mano del ragazzo per portarsela alla testa.
Si era voltato per riprenderla ed il ragazzo non c'era più.
Quel ragazzo dagli occhi verdi come il mare d'inverno ed i capelli rossi era sparito, sparito nel nulla.
"Che brutti scherzi che fa questo mare." si era detto, pensando che fosse stata solo una delle tante visioni provocate dall'ingerimento dell'acqua salata, eppure aveva ancora il suo sapore sulle labbra ed il suo odore, così simile a quello del mare - ma più dolce-, sul corpo.
Con le ultime forze si era diretto verso la spiaggia, buttandosi sulla stessa e chiudendo gli occhi.

[...]

Mikey continuava a fare stupide domande su quell'umano.
Chiedeva di cosa sapesse, chiedeva del suo odore, della sua voce, dei suoi occhi, della sua pelle.
Chiedeva tutto quello che c'era da chiedere, ma Gerard non voleva rispondere o meglio, non sapeva cosa rispondere.
Non c'era il colore dei suoi occhi nel suo mondo, non c'era quell'odore nel suo mondo e nessuna pelle era mai stata così morbida come la sua.
Non conosceva abbastanza aggettivi per descriverlo, non conosceva una bellezza simile alla sua per poterlo paragonare.
Gli mancavano le parole, ma gli mancava anche il coraggio per farlo.
Ogni volta che chiudeva gli occhi si trovava a fare i conti con la visione di quel ragazzo e soprattutto con la consapevolezza che non solo non lo avrebbe mai più rivisto, ma soprattutto che non sarebbe mai stato suo.
Quella storia gli ricordava un libro, uno dei tanti cimeli che aveva trovato nelle vecchie navi affondate che arredavano il fondale di Atlantide, si chiamava Romeo e Giulietta.
Quei due erano innamorati persi, anche se avevano più o meno, quindici anni, troppo piccoli per amare come gli ripeteva sempre Re Tritone, eppure provenivano da due famiglie troppo diverse ed in conflitto fra di loro per coronare il loro sogno.
Non conosceva la fine di quel libro, andata persa, ma tutto aveva lasciato presagire che il finale non fosse dei migliori.
"Gee, è la terza volta che lo disegni."
"Mikey, lasciami in pace." aveva commentato, osservando il volto del ragazzo "Non è perfetto?"
"No, è un umano, gli umani sono sbagliati per natura."
"Chi te lo dice? Lui sembrava perfetto, i suoi occhi erano perfetti e la sua bocca era.."
"Gerard, mi dispiace distruggere i tuoi sogni, ma sei un pesce."
"Sono per metà un pesce."
"E come glielo spiegherai?" aveva puntualizzato Mikey.
"Non devo per forza spiegarlo. Puoi lasciarmi solo?"
Mikey era uscito dalla stanza del più grande senza proferire parola.
Gerard era rimasto nella sua stanza, continuava a fissare quel volto.
Ne era ossessionato!
Ossessionato dalla sua perfezione, dai suoi lineamenti, dal suo profumo e dal suo sorriso sbieco.
Doveva trovare una soluzione, ci doveva essere per forza un modo per diventare completamente uomo!
Sua madre doveva averlo fatto in qualche modo e lui doveva scoprirlo, oppure sarebbe impazzito.
   
 
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