Because
he
was worth it
Crystal si chiedeva perché dovesse toccare sempre a lei.
Le prime volte era stato piacevole, doveva ammetterlo, un
rilassante diversivo alle sue monotone giornate in laboratorio: faceva
una
passeggiata, osservava i pokémon nei loro habitat naturali e
respirava un po’
d’aria fresca. Ma a lungo andare si era stufata, non tanto
per il viaggio in sé
– nonostante Fiordoropoli e Borgo Foglianova fossero
decisamente troppo
distanti – ma per ciò che l’aspettava
alla fine. Non capiva perché il professor
Oak si ostinasse a farle portare le uova della pensione
pokémon fino a Borgo
Foglianova, invece di usare il pc – non c’erano
alcune prove che il
procedimento le danneggiasse, diamine!
Quindi si trovava lì, all’inizio del percorso 29,
con l’irritazione
crescente e due uova abbastanza pesanti nello zaino. Tremava al
pensiero di
cosa avrebbe dovuto affrontare di lì a poco.
Giunse a destinazione prima del previsto, purtroppo, e non
riuscì a prepararsi psicologicamente al grande evento
– non ce l’avrebbe fatta
nemmeno con un anno a disposizione.
La “casa dei pokémon” era sempre uguale
e gli ospiti che
correvano per il giardino sembravano aumentare ad ogni sua visita.
Un piccolo batuffolo rosa, con un cappello dall’aria
famigliare ben stretto tra le zampe, le tagliò la strada,
facendole quasi
baciare il vialetto sterrato, e saltellò via come se niente
fosse,
canticchiando allegramente.
Crystal fece appena in tempo a riprendersi, prima che un
ragazzo voltasse l’angolo, correndo e urlando
«Torna subito qui, piccolo-» si
interruppe di botto quando la vide e si stampò in faccia un
gran sorriso
strafottente.
«Crys, che bella sorpresa!» esclamò
sistemandosi il ciuffo
di capelli corvini, che però rimase ben sparato in avanti
«Sei venuta a
trovarmi?»
Crystal roteò gli occhi celesti e sospirò
«No, Gold. Ti ho
portato del lavoro».
Lui fece una smorfia «Era troppo bello per essere
vero»
mugugnò «La solita tipa super seriosa».
Era quello il motivo per cui Crystal non amava portare le
uova pokémon a casa di Gold: quando ci si metteva era
davvero insopportabile,
nonostante fosse uno dei suoi migliori amici.
«Senti» continuò lui imperterrito
«ora non ho proprio tempo,
torna domani».
«Scusa?! Sai quanto dista da qui Fiordoropoli? Figurati se
ho tempo di fare avanti e indietro anche domani!»
«Quel piccolo demonio mi ha rubato il cappello!»
spiegò Gold
indignato, indicandosi la testa «Se permetti, questo
è più importante di
qualsiasi lavoro!»
«Non dirai sul serio?!» esclamò Crystal
con un cipiglio
alterato, posando le mani sui fianchi pronta a dar battaglia.
«Ciao Crystal, mi era sembrato di sentirti
arrivare» salutò
allegramente la madre di Gold dalla porta di casa, stroncando sul
nascere la
discussione.
«Buongiorno signora» disse Crystal con un lieve
inchino
«Come sta?»
La donna agitò una mano ridacchiando «Gold non ha
ancora
distrutto niente, quindi va tutto bene. Tu come stai, cara?»
le chiese
ignorando palesemente il figlio, che incrociò le braccia
stizzito.
«Bene! Sono venuta a portare un paio di uova»
spiegò Crystal
con un sorriso, ormai dimentica del compagno «Le hanno
trovate tre giorni fa
alla pensione e il professor Oak mi ha chiesto di portarle a
Gold».
«Ancora?» esclamò il ragazzo
«Non è un asilo nido, questo!»
«Non lamentarti e fai il tuo lavoro!» lo
rimproverò Crystal,
tirando fuori dallo zaino le due uova e porgendole a Gold.
Nonostante fosse contrariato, le studiò con occhio attento e
sbuffò «Un altro Azurill? E questo
cos’è? Sembra quasi un uovo di Wynaut. Si
può sapere perché mi fate avere sempre queste
maledette uova? Ne ho fin sopra i
capelli!»
Prima che Crystal potesse rispondere ed esprimere tutta la
sua irritazione – perché anche lei si era stancata
di andare sempre a Borgo
Foglianova – la madre di Gold scoppiò a ridere.
«Sei soltanto arrabbiato perché
Igglybuff ti ha rubato il cappello. Vai a riprenderlo e spera che non
sia
uscito dal cancello: l’ultima volta ha fatto parecchi
disastri in città» spiegò
a Crystal «Ti va un tè nel frattempo, o devi
tornare subito al laboratorio?»
Considerando che volando con Tupeon ci avrebbe messo poche
ore, aveva tutto il tempo e il diritto di rilassarsi un po’
«Molto volentieri,
grazie!»
Gold sbuffò e le ridiede le uova «Tienile ancora
un po’, ok?
Vedo di recuperare quell’insopportabile pallina rosa e il mio
cappello!» le
salutò con una mano e corse di nuovo via, seguito subito da
Aitaro che
dondolava da un albero all’altro.
Crystal seguì la madre di Gold in cucina e la
aiutò a
preparare il tè, chiacchierando allegramente.
La prima volta che l’aveva vista si era stupita di come una
persona così tranquilla e responsabile avesse potuto dare
alla luce uno come
Gold. Ma poi aveva capito che se Gold era sempre allegro e spensierato,
se
credeva fino in fondo a quello che diceva ed era una brava persona
– perché,
nonostante i suoi innumerevoli difetti, doveva ammettere che non
esistevano
molti ragazzi come lui – era proprio perché alle
sue spalle aveva una persona
come sua madre.
Era piacevole passare del tempo insieme a lei, perché era
come se tutto lo stress e il nervosismo accumulati in città
se ne andassero,
lasciando soltanto una sensazione di pace.
Tutta la “casa dei pokémon” –
così come la chiamavano nei
dintorni – emanava serenità, come
un’oasi di quiete in un mondo troppo agitato.
E Crystal amava passare del tempo lì: era senza dubbio la
cosa migliore dei
suoi continui viaggi a Borgo Foglianova.
Gold tornò un quarto d’ora più tardi,
con un’espressione
compiaciuta e il suo adorato cappello di nuovo ben fisso in testa
«Missione
compiuta!» dichiarò soddisfatto, accasciandosi
sulla sedia di fianco a Crys e
afferrando un biscotto.
«Igglybuff?» chiese curiosa sua madre, versandogli
del tè in
una tazza.
Gold si limitò a ridacchiare malignamente, facendo sospirare
la donna e alzare le sopracciglia a Crystal.
«Spero che tu non lo abbia di nuovo legato
all’albero»
l’espressione maliziosa del figlio la convinse ad abbandonare
la cucina diretta
in giardino, per appurare con i suoi occhi che il piccolo
pokémon fosse ancora
libero di saltellare qua e là.
«Leghi i pokémon agli alberi?» chiese
Crystal con una
smorfia.
Gold rispose con un’alzata di spalle e la bocca piena
«Solo
quelli insopportabili».
Crystal rimase a fissarlo stupefatta – anche se ormai, con
Gold, non c’era niente di cui stupirsi –
finché lui scoppiò a ridere e le
lanciò un’occhiata furba.
«Sei incredibile» borbottò la ragazza.
Gold scrollò le spalle e si mise nel piatto una fetta di
torta più grande del normale «Allora, cosa mi
racconti?» le chiese addentando
la prima forchettata di dolce.
Crystal sorrise ed iniziò a chiacchierare; forse le sue
giornate nel laboratorio di Fiordoropoli non erano il massimo del
divertimento,
per uno come lui, ma per una volta Gold non si lamentò e non
la prese in giro,
ma si limitò ad ascoltare, mangiare un po’ di
torta, annuire e scoppiare a ridere
quando gli raccontò dell’ultima trovata di Emerald.
E il pomeriggio passò fin troppo in fretta,
perché
all’improvviso Crystal si trovò sulla soglia,
intenta a salutare la padrona di
casa con grandi sorrisi e tante rassicurazioni:
“sì, sarebbe stata attenta; no,
non c’erano pericoli; a Fiordoropoli la stavano aspettando;
il pokégear era
carico”. Carezzò Explotaro e Aitaro, che le si
erano avvicinati tutti contenti,
e si avviò fuori al fianco di Gold.
“Ti
accompagno” le aveva
detto – non sapeva se fosse
stato tutto merito della calda raccomandazione di sua madre o se un
po’, solo
un pochino, ci teneva davvero.
Pichu squittiva deliziato dalla spalla del suo allenatore e
annusava in direzione di Crystal, rilasciando di tanto in tanto qualche
debole
scarica elettrica; il sole stava calando e un soffio di vento
raffreddava
lentamente l’aria calda della giornata.
«Non voli subito a Fiordoropoli?» le chiese Gold,
dopo
essere stato stranamente in silenzio per buona parte della strada.
«Pensavo di partire da Fiorpescopoli e di fare a piedi il
percorso 29. Volevo vedere com’era quando cala il sole;
è vero che ci sono un
sacco di Hoothoot?»
«Parecchi: spuntano come funghi!»
Si fermarono ai bordi del sentiero, alla periferia di Borgo
Foglianova, per un ultimo saluto.
«Beh, ho passato un bel pomeriggio»
cominciò Crystal con un
sorriso, ignorando il nodo che le stringeva lo stomaco
«Grazie, Gold».
Lui fece una smorfia «Non posso dire lo stesso per te, super
seriosa. Mi hai portato soltanto dell’altro lavoro!»
Crystal non fece nemmeno finta di arrabbiarsi e si limitò a
sospirare, tanto Gold non sarebbe mai cambiato e la sua voglia di
lavorare
sarebbe sempre rimasta pari a zero «Sei il solito
scansafatiche» mugugnò tra
sé, grattando pichu dietro le grandi orecchie, prima di
allontanarsi di qualche
passo e alzare la mano in un gesto di saluto «Ci
vediamo!»
Gold si grattò la testa e sbuffò, infilando le
mani in tasca
«Puoi venire anche senza uova, sai?»
Il sorriso di Crystal si allargò e lei accennò
una risata «E
tu potresti anche fare un giro a Fiordoropoli, una volta ogni
tanto!»
Gold ghignò divertito «Vedrò di farti
felice. Ma spero per
te che avrai pronto qualcosa da mangiare per il mio arrivo. Ah, e
voglio fare
un salto al casinò!» Crystal gli lanciò
un’occhiataccia, che lui ignorò
bellamente, ormai abituato «Senza dimenticarci della
fantastica Mary!» terminò
con sguardo brillante.
«Ciao Gold» lo salutò una volta per
tutte, ben decisa ad
evitare di porgere orecchio alle sue fantasie – che poi era
davvero fastidioso
sentirlo continuamente parlare di Mary – e gli diede le
spalle, incamminandosi
lungo il sentiero.
«Ci si vede, Crys!»
La ragazza si voltò per un istante – voleva solo
assicurarsi
che Gold tornasse a casa a badare alle uova, niente di più
– e lo vide ancora
lì, che la salutava agitando un braccio; allora gli sorrise
e ricambiò.
Perché
era vero che Crystal si era stufata di essere
costretta ad andare sempre a Borgo Foglianova, ma dopotutto quello era
l’unico
modo per vedere Gold.
E il lungo viaggio, alla fine, ne valeva davvero la pena.
N/A:
Mi è stato chiesto se volevo partecipare ad una
challenge per rimpinguare la sezione di Pokémon Special (il
meraviglioso manga
dei Pokémon, per chi non lo sapesse) ed ho subito pensato:
“Diamine, sì!”.
Perché, diciamocela tutta, il manga è un insieme
di temi e messaggi che l’anime
non sarà mai e non è una cattiva idea farlo
conoscere in giro.
Quindi eccomi qui a tentare di scrivere sui Dex Holders. Non
l’ho mai fatto e non so se ho azzeccato i caratteri, ma Gold
e Crys mi hanno
ispirato e ci ho provato – io adoro le coppie litigiose!
Non c’è niente di romantico, si tratta
più che altro di
amicizia, ma se proprio volete vedere la Mangaquest qualche lieve
sfumatura c’è
(giusto perché la mia vena sentimentale non può
essere facilmente soppressa).
Può essere ambientata qualche anno dopo la saga di Emerald e
se vi state
chiedendo perché l’ho scritta e pubblicata, vi
dico solo che non lo so nemmeno
io.
Spero soltanto che vi sia piaciuta!