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Autore: Wiwo    19/03/2011    9 recensioni
C'era una volta una principessa annoiata, che avrebbe tanto voluto un principe azzurro che la salvasse. Purtroppo, il drago di guardia alla torre faceva fin troppo bene il suo lavoro... Come risolvere la noiosa situazione?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’ERA UNA VOLTA…

 

 

C’era una volta una principessa che viveva in una torre. Non era una torre qualsiasi, però: era custodita da un drago, un drago enorme dalle scaglie smeraldo e gli occhi rossi. La principessa (che si chiamava Viola) viveva là da quando aveva memoria, visto che era stata rapita e fatta prigioniera quando era molto piccola, per via di profezie sulla sua futura bellezza o qualche tipica stupidaggine del genere. Veniva accudita dai folletti, come tutte le principesse prigioniere che si rispettino (che, essendo notoriamente viziate e poco use ai lavori di casa, non saprebbero come cavarsela altrimenti), e, come tutte le principesse prigioniere che si rispettino, aspettava il suo principe azzurro. Viola passava ore intere a vagheggiare del giovane valoroso descritto nei libri, e quindi rigorosamente di bell’aspetto e con scintillanti occhi blu, che avrebbe rischiato la sua vita in nome della sua bellezza e del suo amore, l’avrebbe liberata dalla prigionia della torre e infine condotta in sposa. Insomma, i classici sogni romantici da principessa.

Non che nella torre si stesse male: la principessa aveva da mangiare, dei bellissimi vestiti, un trattamento di bellezza personale (compreso di dieta ferrea: quando mai si è sentito parlare di principesse sovrappeso?), libri a non finire, un buon assortimento di giochi da tavolo… Il problema era che Viola si annoiava a morte. I folletti non erano molto di compagnia, drogati di lavoro quali erano, e il drago era decisamente troppo saccente per i suoi gusti: insomma, ci voleva proprio un principe.

Purtroppo sia per i sogni romantici che per il bisogno di compagnia, però, incontrare un principe non era per niente una cosa facile. Verdescaglia (il drago, che andava piuttosto fiero del suo colore) prendeva molto sul serio il suo lavoro: di tutti i principi che si erano presentati, spada in pugno e minaccianti, quattro erano finiti nel suo stomaco con tanto di armatura, due avevano accidentalmente incontrato la sua coda volando per qualche decina di metri, cinque o sei erano stati fatti flambé, e uno, che ce l’aveva quasi fatta, era ingloriosamente scivolato sulle scale della torre rompendosi l’osso del collo. La principessa, che aveva ormai ben diciassette anni e incominciava a temere di rimanere zitella, ne era sempre più scocciata. Ogni tanto provava a supplicare Verdescaglia perché fosse più clemente, ma il drago era irremovibile: aveva una reputazione da difendere, certo non voleva passare alla storia come Verdescaglia il Mollaccione.

Così, Viola continuava ad annoiarsi, a pensare al principe azzurro che la salvasse da tutta quella noia e a giocare a scacchi contro incompetenti (e coatti) folletti.

Un giorno, però, invece di veder arrivare un principe o qualche altro essere umano, notarono un altro drago, di un bel color rosso, che si avvicinava planando sulle ali squamate, portando con sé una figurina dai capelli lunghi e tutto il suo ingombrante bagaglio. Questi atterrò, non senza fatica, e salutò Verdescaglia con un’amichevole codata.

“Salve, amico! Senti, dato che la Corporazione mi ha finalmente concesso la pensione, non so cosa fare della mia principessa. Non è che posso lasciarla a te, che sei giovane e forte?”

Verdescaglia gonfiò il petto, orgoglioso:

“Non preoccuparti: nessun principe passerà!”

Il drago rosso (che non per nulla si chiamava Rubirosso) ringraziò, scaricò armi, bagagli e principessa e se ne volò via, pensando a come si sarebbe goduto il meritato riposo una volta giunto ai Tropici.

E fu così che una nuova principessa (dall’originalissimo nome di Rosa) andò a far compagnia alla prima nella torre. Viola ne fu molto contenta: finalmente avrebbe potuto parlare con qualcuno, discutere dei libri e fare partite a scacchi almeno un po’ avvincenti senza dover costringere i folletti. Come previsto (d’altra parte avevano avuto la stessa educazione, i folletti sono uguali in ogni dove), le due principesse si trovarono molto bene assieme: superati gli scacchi, si dedicavano alla scala quaranta, si divertivano a scambiarsi i vestiti e chiacchieravano tutto il giorno. Non chiacchieravano troppo di principi, però: la noia era sparita, da quando erano in due, quindi non ce n’era bisogno. Anche se Verdescaglia continuava egregiamente a fare il suo lavoro e arrostiva forse il sesto principe, Viola si accorse che non le dispiaceva più. La compagnia ce l’aveva già, e si trovava tanto bene con Rosa che non vedeva perché un perfetto sconosciuto dovesse venire a disturbarla, portandola via per sposarla e farla diventare una brava principessa di casa, con tanto di bebè a carico. Si sarebbe annoiata di nuovo, e l’idea di lasciare sola Rosa proprio non le piaceva.

Viola ci rimuginò su per un po’ di tempo, e poi decise che, se tanto preferiva stare con Rosa che immaginarsi con chissà quale principe, tanto valeva vedere se il famoso Bacio del Vero Amore andava bene anche tra principesse. Così, dopo essersi riletta un libro sulla metodologia del Bacio, aspettò che l’interessata si addormentasse; con il batticuore si avvicinò, le posò un casto bacetto sulle labbra… e si sentì abbrancare da un’esaltatissima Rosa, che, dopo aver esclamato “Era ora!”, prese a sbaciucchiarla per bene. Verdescaglia, che era un drago con un po’ di pudore, tirò le tende.

Così, le due principesse decisero che, effettivamente, un principe non era poi così necessario, e che nella torre non si stava affatto male. La vita andò avanti normalmente per tutti: il drago continuò a papparsi principi senza ulteriori seccature e i folletti evitarono l’esaurimento nervoso da principessa annoiata. Le principesse, dal canto loro, vissero per sempre felici e contente, e nessun principe venne mai a disturbarle.

 

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Io l'ho sempre detto che i viaggi in treno fanno male. Ci si annoia.
Grazie di essere arrivati fin qui! I commenti sono sempre graditi, sappiatelo.

Arrivederci su questi schermi.

Wiwo

   
 
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