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Autore: speranza19    19/03/2011    4 recensioni
[BASATA SU UNO SPOILER RIGUARDANTE LA 2X18 BORN THIS WAY]
"Ovviamente, Kurt non sarebbe mai andato in giro volteggiando per i corridoi del liceo dichiarando la verità sulla sessualità di Karofsky; non ne avrebbe mai avuto il coraggio, non era quel tipo di persona amante dei pettegolezzi, specialmente così delicati. Ma quel ragazzo, secondo lui, aveva disperatamente bisogno di uscire fuori dall’armadio metaforico in cui si era rinchiuso a tutti costi. Hummel si era decisamente impuntato nel volergli dare una mano."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I just wanna fix it somehow but how many times will it take?



Erano cinque mesi che David Karofsky frequentava, due volte a settimana, la sede locale della GLAAD*.

All’inizio, era stato costretto a recarsi lì a causa di Kurt Hummel. Quell’odiosa femminuccia aveva osato ricattarlo appena tornato dalla Dalton: o andava a farsi aiutare e parlava con qualcuno, ficcandosi finalmente in testa che essere gay non era una sorta di maledizione divina lanciata da chissà chi oppure avrebbe detto a tutti quanti al McKinley del loro bacio negli spogliatoi qualche tempo prima, facendo precipitare l’atleta nell’ignominia e nella vergogna più totale.

Ovviamente, Kurt non sarebbe mai andato in giro volteggiando per i corridoi del liceo dichiarando la verità sulla sessualità di Karofsky; non ne avrebbe mai avuto il coraggio, non era quel tipo di persona amante dei pettegolezzi, specialmente così delicati. Ma quel ragazzo, secondo lui, aveva disperatamente bisogno di uscire fuori dall’armadio metaforico in cui si era rinchiuso a tutti costi. Hummel si era decisamente impuntato nel volergli dare una mano.

Il primo incontro di gruppo per Dave fu alquanto traumatico. Era un tipo che non sopportava le imposizioni altrui, specialmente se provenienti da una fastidiosa checca che non faceva altro che confonderlo e gli faceva desiderare cose sbagliate.

Stette tutto il tempo imbronciato e zitto, cercando di controllare la rabbia per essere finito in un posto del genere contro la sua volontà, sperando mentalmente di non incontrare nessuno che conoscesse, serrando la Furia e appoggiandola tremante sulle ginocchia. Per tutto il tempo della prima seduta e di quelle immediatamente successive, avrebbe voluto picchiare quella sottospecie di fatina da musical comodamente adagiata sulla sedia accanto a lui, che si era pure offerta di stargli vicino e di assistere ad ogni riunione, e tutti coloro che si trovavano con loro nella stanza. Durante il primo mese, si sentì sempre più pieno di risentimento per ciò che stava vivendo; ma riuscì a governare il suo lato distruttivo abbastanza bene.

Per Kurt il coming out era stata un’operazione relativamente semplice. Lui si era sempre accettato per ciò che era e riteneva che l’essere gay fosse un qualcosa di assolutamente normale. Niente di scandaloso, niente di cui vergognarsi, niente di schifoso, come invece dicevano quei cretini à la Fred Phelps**. Altri sarebbero andati a bruciare all’inferno, non di certo gli omosessuali. Era nato in quel modo e, seppur molto giovane, era già consapevole che la via per la felicità passava necessariamente per l’accettazione personale.

Ma per Karofsky non stavano così le cose. Era circondato da genitori e amici omofobi; se avesse detto la verità, se l’avesse fatta accettare prima di tutto a se stesso e poi anche a loro, la sua vita e tutto ciò che pensava di essere sarebbero andati letteralmente in mille frantumi. Si sentiva spaventato, arrabbiato, solo e confuso. Aveva necessità che qualcuno si sporgesse verso di lui e lo salvasse, molto probabilmente, da una futura vita che avrebbe trascorso facendo finta di essere un’altra persona.

Col passare del tempo, meeting dopo meeting, Kurt notò un cambiamento in quella enorme montagna di muscoli e apparente stupidità e ignoranza che rispondeva al nome di David Karofsky. Una volta, al secondo mese e mezzo, lo vide commuoversi di nascosto dopo che una ragazza lesbica aveva raccontato come si era sentita ferita dal comportamento della madre che l’aveva cacciata di casa dopo che le aveva confessato i suoi orientamenti sessuali e di come questa cosa l’avesse distrutta nel profondo. In quell’esatto momento, Hummel lo vide per ciò che era veramente: un ragazzo dotato di grande sensibilità, schiacciato da un peso enorme e da paure molto più grandi di lui. E gli strinse la mano, cercando di trasmettergli tutta la forza possibile.

Verso la fine del terzo mese, David iniziò ad andare al GLAAD Lima il martedì e il venerdì con piacere, anche se non lo avrebbe mai ammesso, orgoglioso come era. A poco a poco, col trascorrere delle settimane, si era  incredibilmente sciolto. Era riuscito anche a intervenire più volte negli incontri e a raccontare alcuni dubbi, alcune sue personali angosce. Aveva anche stretto qualche amicizia con alcuni dei ragazzi e delle ragazze che lì si ritrovavano. Sempre di fianco a lui, Kurt. La sua presenza gli dava sollievo e tanta forza. Si stava finalmente accettando, stava capendo che non c’era niente di sbagliato in lui o nelle sue pulsioni. Il problema era creato dagli altri, aveva dato troppa importanza al loro giudizio e al loro pregiudizio. Stava ricostruendo la propria immagine di sé nel modo giusto.

Hummel era soddisfatto di sé e di ciò che era riuscito a fare grazie alla sua proverbiale testardaggine e capacità di persuasione. Stava aiutando il suo ex bullo a trovare la propria strada nel mondo. Pure a scuola la situazione era migliorata: niente più spinte sugli armadietti, niente viaggi nei cassonetti. Ogni tanto qualche granita gelata in faccia come tutti i membri del Glee Club e vestiti firmati meravigliosi orrendamente rovinati per sempre, ma la situazione era comunque sotto controllo rispetto al passato. Certo, era strano vedere nei corridoi a distanza di sicurezza il ragazzo con cui si incontrava di segreto due volte a settimana ed evitarlo, ma il piccolo soprano sapeva che lo faceva anche per proteggerlo. In fondo, era stato il responsabile della sua fuga alla Dalton e nessuno avrebbe potuto capire il perché del loro… legame? se fosse stato reso palese. Non era ancora il tempo adatto.

Dave, al quarto mese, riprese la sua vita normale e spensierata. I voti a scuola tornarono ad essere brillanti, a casa e fuori era tornato ad essere sorridente, giocava energicamente a football e non si era più fatto coinvolgere in atti di bullismo nei confronti di nessuno. Non posso rischiare l’espulsione, me ne tiro fuori- affermava sicuro ad Azimio. In realtà, anche se non fosse stato per la minaccia di essere cacciato a calci in culo fuori dal McKinley, non si sarebbe più macchiato di certi atti. Era cambiato. Grazie agli incontri (che teneva nascosti a tutti, eccetto Kurt e quella sua sottospecie di fidanzato assolutamente insopportabile che ogni tanto veniva a prenderlo, facendolo ingelosire non poco), aveva trovato finalmente una sorta di serenità che gli permetteva di poter vivere senza quel fardello che si trascinava dietro da un paio di anni. Rigava dritto ed era abbastanza felice. Anche se sentiva che gli mancava qualcosa.

Gli mancava avere sempre Kurt con sé, non solo quelle poche volte al GLAAD. Lo amava perdutamente e lo sapeva da moltissimo tempo ormai, anche se solo da poco riusciva a confessarlo apertamente a se stesso. David aveva imparato a conoscere bene Hummel grazie ai pomeriggi passati assieme, ai messaggi di incoraggiamento che gli mandava e alla sua vicinanza continua; sapeva perfettamente che, se ci fosse mai esistita una possibilità per loro, non avrebbe mai potuto diventare reale se prima non avesse fatto coming out. L’amore per lui e la pace interiore che stava conquistando ogni giorno di più sarebbero state la molla definitiva per uscire allo scoperto con tutti coloro che conosceva non appena avesse percepito arrivare il momento giusto.

Kurt osservava con fierezza la metamorfosi di Karofsky, lo aveva sostenuto davvero durante il suo percorso tortuoso e difficoltoso e lo aveva fatto per entrambi. Per Dave stesso, per fargli affrontare con sincerità i suoi gusti sessuali; ma, con una punta di egoismo da prima donna quale era, anche per sé. Se il ragazzo si fosse accettato, avrebbe smesso di odiarlo di riflesso e la sua vita ne avrebbe giovato. Ma poi, all’improvviso, al quinto mese, si rese conto che quello che l’atleta nutriva per lui era tutto fuorché odio o indifferenza o amicizia. Ripassò mentalmente gli ultimi periodi trascorsi assieme, i suoi sorrisi, la sua rilassatezza, il carattere aperto e giovale che aveva imparato ad apprezzare e le sensazioni che aveva cominciato a provare quando era al suo fianco. Tutte cose che vedeva chiaramente, ma a cui non aveva dato significato sin dall’inizio. In fondo, perché si era così ostinato nel voler tirar fuori  David dal quel guazzabuglio confuso che era la sua esistenza? Lo aveva tormentato per mesi, spintonato, aggredito verbalmente, violato con quel bacio rubato. Perché si era comportato così con lui, non appena tornato al McKinley, nonostante fosse felice con Blaine? E perché continuava a stargli vicino, nonostante probabilmente lui non avesse più bisogno della sua presenza?

Kurt non era sicuro di voler conoscere la risposta a tutte queste questioni.

***

Note

* GLAAD= Gay and Lesbian Aliance Aganist Defamation; celebre associazione statunitense contro l'omofobia, la disinformazione e la discriminazione contro il mondo omosessuale. 

** Fred Phelps= pastore battista americano omofobo il cui motto è God hates fags (Dio odia i froci). 

***

Angolo dell'autrice

*fa ciao con la manina*

Non so da dove mi sia uscita fuori sinceramente, non scrivevo qualcosa di mio da mesi e mesi e non so manco se sia soddisfacente agli occhi altrui o perfettamente IC ù_ù; è basata sul celebre spoiler della 2x18 Born this way secondo cui Kurt, tornato finalmente where he once belonged (leggete= MK), affronterà e ricatterà (LMAO si sfrega felice le manine! ANGST is the way) il nostro Dave. O va a un incontro LGTB oppure lo sputtanerà (scusate il termine, ma rende l'idea!) davanti a tutta la scuola raccontando del bacio. Dato che secondo me la nostra fatina non ha assolutamente un animo cattivo, lo fa solo per sbloccarlo, chissà perchè... e secondo me otterrà qualche risultato. *.*

Devo dire che stranamente mi piace il finale... mentre Dave è finalmente sulla strada di capire chi é e di mostrarlo agli altri, Kurt si chiude metaforicamente in sé perchè ha paura dei suoi sentimenti... curioso visto che è stato proprio a lui a spingerlo all'accettazione della propria persona. Contrappasso dantesco ^.^ .

Grazie a chiunque dovesse anche solo leggere questa mia prima opera originale nel Glee-fandom!

Ila

Ps: il titolo è tratto da Get it right, il mio nuovo inno personale. Rachel *.*

  
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