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Autore: nightswimming    19/03/2011    6 recensioni
La sola cosa più insopportabile dello stare con te è lo stare senza di te.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Brian Molko e Matthew Bellamy non mi appartengono, e non li voglio neppure – mi accontento anche soltanto del fatto che continuino a strimpellare la chitarra in solitudine e a cantare sotto la doccia XD
Idem dicasi per Stefan Olsdal e Dominic Howard, che qui è solo citato, ma illumina comunque la fic con la sua graziosissima presenza fantasma. Il personaggio originale invece mi appartiene, e ciò non mi rende particolarmente fiera, visto che è il più inutile che io abbia mai partorito. Ziggy il papero, per dire, gli da abbondantemente le paste in quanto a personalità.
Da tutto questo fangirlaggio non ci guadagno il becco di un quattrino. Ciò mi riempie di sconforto, visto che qui si sta raschiando il fondo del barile, ma la verità è una e una sola e bisogna accettarla XD
 
 
 
 
 
 
 
The evening,
This mess we’re in and
Oh, the city sunset over me.
 
 
 
 
 
 
 
 
Capì che anche Brian si trovava lì, a quella festa che credeva sprovvista di amici in comune, quella festa cui Kate aveva tanto insistito partecipasse anche lui, grazie all’epifania inaspettata e stranamente pacificante di Stefan. Quell’uomo alto e discreto – l’esatto contrario di sé e di Brian – pur non essendo mai entrato davvero in confidenza con lui, l’aveva sempre apprezzato “a distanza”, foraggiando la relazione che aveva intrattenuto per quei brevi e massacranti mesi con il suo frontman con la pacatezza e il tatto che lo contraddistinguevano.
Per questo motivo, per questa fumosa, embrionale intesa che sentiva di aver creato con lui, Matthew era felice di vederlo. Dopotutto, era la cosa più vicina a Brian con cui gli fosse data occasione di entrare in contatto da tempo.
- Stefan. – lo chiamò, sorridendo e avvicinandosi a lui a passi lenti e misurati, come se avesse paura di spaventarlo. Lo svedese esibì un’espressione di gradita sorpresa e si fece subito avanti per stringergli la mano.
- Matt. – Lo baciò sulle guance, affettuoso. – Ciao… Come stai? Che ci fai qui? –
Matt rise lasciando trapelare una certa rassegnazione.
- Kate. – disse, semplicemente. – Quella che ha organizzato il party è una sua amica. Io l’ho solo accompagnata, infatti comincio a sentirmi decisamente a disagio… Tu sei la prima persona davvero famigliare che incontro stasera. –
Stefan rise divertito.
- Eh, le donne… - cominciò, rivolgendogli una smorfia complice, - …Grazie a Dio non sono problemi miei! –
Matt ridacchiò piano.
- In compenso, ne hai altri. –
- Sì, infatti. Non è che con gli uomini vada tanto più liscia, sinceramente… -
Si scambiarono un’occhiata piena di non detti. Matt si schiarì la voce, massaggiandosi velocemente la nuca con una mano, dopodiché chiese con perfetta nonchalance: - E senti, Brian… Insomma… -
Stefan lo guardò con un’aria quasi tenera.
- Sì. – disse, annuendo. – E’ qui anche lui. –
Stettero in silenzio per qualche istante, sorseggiando i loro cocktail.
- Ti presento Kate, vuoi? – propose Matt, gli occhi improvvisamente accesi di allegria. Stefan accettò con sincero entusiasmo.
 
*
 
Uscendo fuori per prendere una boccata d’aria, quasi soffocato da profumi ultracostosi di ogni tipo, lo scorse in mezzo a un capannello di gente tutta risatine e ammicchi: teneva il braccio attorno alla vita di una bella donna sui trent’anni, dai lunghi capelli neri e i tratti inconfondibilmente orientali.
Scosse la testa, sorridendo fra sé e sé.
Beh, rotto per rotto, meglio una brutta copia di Helena che una brutta copia mia…
Si appoggiò a braccia conserte sulla ringhiera. Il cielo era rossiccio, colorato dal sole ormai moribondo, e Matt si interrogò ancora una volta sull’utilità e il senso dei coktail party alle sette di sera: non erano una serata e quindi non si mangiava per davvero, non erano un aperitivo e quindi non si stava veramente leggeri, non erano un “evento” e quindi non si ballava, non si suonava – ci si doveva accontentare dei vestiti chic da pomeriggio e della deprimente musica chill out diffusa dagli altoparlanti. Qual’era la ragion d’essere di questi deprimenti ibridi metà salotto buono metà happening?
- Maaatt! Matt, dove ti sei cacciato? –
Si girò appena in tempo per afferrare al volo Kate, che si era scagliata entusiasticamente fra le sue braccia con un bicchiere colmo di champagne per mano.
- Beh, qui, direi. – le rispose con un piccolo sorriso. Kate ridacchiò e gli diede un bacio sul collo.
Perfetto, erano le otto meno un quarto e lei era già sulla buona strada per un’ubriacatura coi controfiocchi.
- Ti ho portato da bere. – trillò allegra, cacciandogli in mano uno dei due bicchieri e prendendo al contempo un generoso sorso da quello che le era rimasto. Matt ringraziò e le rivolse uno sguardo divertito: strizzata in un mini-abito di paillettes argentate, era più luminosa e spumeggiante che mai – inquietantemente simile a Campanellino, la fatina di Peter Pan, tralasciando il fatto che parlava a raffica.
- Ti diverti, tesoro? – gli sussurrò all’orecchio, appoggiandogli la testa sulla spalla. Matthew annuì un po’ troppo entusiasticamente e lei lo smascherò in meno di un secondo.
- Uh, mi spiace… - borbottò d’improvviso triste, barcollando fra le sue braccia. – Quando vuoi ce ne andiamo, i bambini saranno entusiasti di rivederci prima… -
Matt le sorrise intenerito e le diede un buffetto sulla guancia.
- Non ti preoccupare. Restiamo ancora un po’, tu ti stai godendo la festa e io posso benissimo restarmene qua a guardare Venere che sorge. – le sussurrò, indicandole il puntino luminoso che faceva timidamente capolino sopra l’orizzonte. Kate socchiuse gli occhi, incuriosita, poi si lasciò sfuggire un verso ammirato e gli allacciò le braccia al collo.
- Che bella… -
- Quasi come te. – aggiunse lui, chinandosi per baciarla con un sorriso sulle labbra. Kate rispose al suo sorriso e si sporse in avanti, stringendoglisi addosso, ma una voce penetrante con un forte accento straniero interruppe l’interludio romantico sul più bello.
- Bri, caro, non è che hai una sigaretta per caso? –
Matt sentì un brivido scorrergli lungo la schiena e si staccò lentamente da Kate, che cascò col mento sulla sua spalla come una bambola di pezza. Incuriosito, volse la testa verso la porta a vetri che dava sul balcone: Brian si stava avvicinando a passo svelto, porgendo senza una parola un pacchetto di sigarette alla donna che lo seguiva da vicino e accendendosene una con un sospiro frustrato.
- Grazie. –
- Figurati. – le rispose, incolore. Tirò una breve boccata e si riavviò velocemente i capelli. Una volta che ebbe rialzata la testa, i loro sguardi si incontrarono.
- Quello l’ho già visto. – mugugnò Kate al suo orecchio, turbata.
- Ciao. – disse Matt, sorridendogli incerto.
- Ciao. – rispose Brian, troppo stupito per riuscire a modulare il tono di voce come avrebbe voluto – e cioè molto più ostile.
- Canta, balla, fa qualcosa… L’ho già visto, ma dov- -
- Kate. – la interruppe subito Matthew, temendo che il suo stato confusionale provocasse una tremenda figuraccia. – Ti presento Brian Molko, un mio vecchio… amico e… - si schiarì la voce, imbarazzato. - …collega. – concluse, passandosi una mano sugli occhi. Brian inarcò un sopracciglio ed esibì la migliore delle sue smorfie presupponenti.
Kate si fece avanti festosa.
- Kate, piacere. – si presentò con un gran sorriso, generato più dall’ubriacatura che da un reale entusiasmo. Brian, notò Matthew, era a un passo dal rifilarle una delle sue solite frecciatine, ma con sua grande sorpresa si trattenne e le strinse la mano con cortesia.
- Brian. – disse, accennando un sorriso, - E lei è Michelle. – Alzò lo sguardo per incrociare velocemente, provocatoriamente quello di Matt. – La mia fidanzata. –
Le due donne si presentarono, sorridenti, poi Kate si batté sonoramente una mano sulla fronte e spalancò la bocca in un gesto di assoluta fulminazione.
Adesso urla Eureka, si disse sconsolato Matthew presagendo il peggio.
- Ecco dove! – urlò la bionda, sventolando un dito teso sotto il naso di Brian che la guardava allucinato, - Ecco dove! Tu sei il tizio che si butta giù dal palazzo e poi ci cammina sopra, e canticchia quella filastrocca così inquietante… Come faceva, accidenti… -
Brian si voltò verso Matthew, aggrottando le sopracciglia, e Matt fece segno di lasciar stare.
- Kate, tesoro, forse è meglio che- -
- Ecco, ecco, sì! Days dawniiiing, skins… Crawliiing… - strascicò Kate, ondeggiando a tempo e rendendo la sua esibizione più simile a un lamento funebre che ad altro. Si interruppe d’un tratto: qualcosa non le tornava. Confusa, accennò un passo in avanti verso Brian e Michelle che si guardavano perplessi. – Ma tu… – esordì, serissima, socchiudendo gli occhi e sporgendosi in avanti per fissare Brian da vicino, - …non eri una donna? -
Matt inorridì. Basta, era finita, poteva rinunciare per sempre alla sua donna nonché madre di suo figlio: Brian le sarebbe saltato alla gola da un momento all’altro, sbranandola e calpestandone con soddisfazione i resti. Avrebbe dovuto trovare una giustificazione soddisfacente da presentare alla padrona di casa per spiegare il lago di sangue sul terrazzo.
Alzò terrorizzato gli occhi su di lui, che inaspettatamente sorrideva, e anche con evidente divertimento. Lo vide girarsi verso Michelle e allargare le braccia con innocenza.
- Cara, rimetto il giudizio a te. – sospirò, alzando gli occhi al cielo. – Sono una donna? –
- N-no. – rispose l’interpellata, fortemente confusa. Brian le sorrise sarcastico e si volse nuovamente verso Matt, una sfumatura indecifrabile negli occhi.
- Matt, tu che ne pensi? – chiese, come se gli stesse ponendo la domanda più normale del mondo. Restarono a fissarsi in silenzio, uno perfettamente a suo agio nella propria posizione provocatoria e l’altro incerto, titubante, nervoso. Poi, distogliendo lo sguardo, Matt rispose seccamente: - Non essere stupido, Brian. –
Lui annuì, come rassicurato su un dubbio che doveva essersi posti in quei minuti di assurda conversazione, dopodiché si rigirò verso Kate e le rivolse un sorriso trionfante.
 – Signorina, credo che lei si trovi in errore. – disse, in tono ovvio.
Kate diede un timido sorso al suo bicchiere, non del tutto convinta.
- Forse ricordo male. –
- Eh, forse. –
- Scusi. – sussurrò lei, vergognosa.
- Nessun problema. Se le dicessi che è la prima volta che succede una cosa come questa, mentirei. – Le sorrise, affabile, poi volse lo sguardo su Matthew e assottigliò le labbra in una piega riflessiva. – Michelle – disse infine alla donna in piedi dietro di lui, che aveva assistito stranita all’ultimo scambio di battute, - prendi tu i cappotti? –
Matt afferrò al volo.
- Kate. – disse alla propria ragazza, attirandola di nuovo vicino a sé, - Sono un po’ stanco… Ti va se salutiamo e andiamo? –
Annuì con entusiasmo, come se lui le avesse appena chiesto di sposarlo.
- Certo che mi va, tesoro! – trillò felice. Matt le diede un bacio sul naso e le chiese gentilmente se poteva rintracciare Dominic nella folla per dirgli che se ne stavano andando tutti quanti. Lei annuì nuovamente, salutò con una mano Brian regalandogli un sorriso a trentadue denti e si avviò con Michelle oltre le porte a vetri.
Matt rilasciò un sospiro di sollievo, lasciandosi andare con la schiena contro la ringhiera. Brian era ancora girato di spalle, ad osservare le due donne sparire fra la folla.
- Scusala – cominciò Matt, gesticolando a disagio, - ha bevuto un po’ troppo ed era a stomaco vuoto… Maledetti party pre-cena. – borbottò, rivolto più a sé stesso che all’altro.
Brian non diede alcun segno di voler rispondere, né tantomeno di aver sentito. Tirò fuori un’altra sigaretta e se l’accese lentamente, con esagerata attenzione, curandosi di inspirare a fondo la prima boccata.
- Ti trovo bene. – proseguì Matthew, destabilizzato dal suo silenzio e incerto sul come spezzarlo. – E’ tanto che non ci vediamo… -
- Sì, e andava benissimo così, infatti. – sbottò improvvisamente Brian, voltandosi di scatto verso di lui. I suoi lineamenti si erano assottigliati per la rabbia. Il cambiamento rispetto al suo atteggiamento di prima, ora che il loro pubblico era sparito, era quasi stevensoniano. – Sarebbe andato tutto meglio se io non avessi conosciuto Kate, o come si chiama, e se tu non avessi visto Michelle. Non sono più cose che ci riguardano, queste. E’ stato tutto inutile e fastidioso, ecco tutto. – concluse, acido. Matt gli rivolse uno sguardo incredulo.
- Brian, ma cosa… -
- Non dirmi che la scenetta di prima ti ha divertito. – proseguì lui, rivolgendogli un’occhiata velenosa e cominciando a gesticolare con la sigaretta in mano. – E’ stato… -
- …Strano. – completò Matt, cominciando a infervorarsi, - Strano, non posso negarlo, ma assolutamente senza peso, Brian. Prima o poi sarebbe successo e sinceramente poteva capitare di peggio… -
Brian si mordicchiò un’unghia, facendo mostra di non ascoltarlo. Sembrava molto nervoso. Matt non si sarebbe mai aspettato un comportamento del genere da parte sua: tutt’al più si era immaginato un freddo saluto, uno sguardo ostile, e la successiva completa indifferenza. Ma una reazione così di pancia, da lui… Dire che lo coglieva di sorpresa era poco.
Gli si avvicinò, incerto se mettergli o no una mano sulla spalla: non voleva che lui si arrabbiasse e allo stesso tempo temeva il contatto con il suo corpo con una sorta di paura atavica.
Non era cambiato molto dall’ultima volta che si erano visti, mesi prima, e la cosa lo metteva a disagio. Ricordare e confondere i tempi veniva addirittura naturale. E non lo aiutava il fatto che lo trovasse bello esattamente come prima, o forse di più, dato che ora era rivestito da quel fascino esclusivamente appannaggio delle persone che non si possono più avere.
- Brian… - cominciò, diplomatico, - è stato un caso, prendiamolo come tale. Non è colpa di nessuno se ci siamo rincontrati… così presto. –
Lo sentì emettere un verso infastidito. Era incredibilmente seccato, infuriato, persino, ma dava l’aria di esserlo più con sé stesso che con lui.
- Non ho bisogno della tua educazione sentimentale, Matt. – gli disse, spegnendo la sigaretta sotto il tacco dello stivale e alzando gli occhi su di lui con freddezza, - Sono tutte cose che so anche io, grazie mille, e se posso permettermi le trovo anche terribilmente banali da dire in un momento come questo. –
Matt perse la pazienza.
- Ho capito cosa vuoi. – sibilò, arrabbiato, - Vuoi lo scontro, vuoi un po’ di sano massacro, vuoi che mi mostri anch’io sconvolto e incazzato come te per provarti che ci sia ancora qualcosa. Beh, io non ci sto, Brian, non ne ho nessuna voglia. Non nutro nessun sentimento di ostilità nei tuoi confronti e col tuo permesso vorrei proseguire su questa linea e conservarmi i bei ricordi, grazie! – concluse, alzando progressivamente il tono fino a pronunciare l’ultima parola in un urlo. Fece per passargli a fianco e superarlo per rientrare dentro ma Brian lo trattenne, piantandogli le unghie nella manica.
- Non ci credo che sei davvero così impassibile. -  disse, la voce rotta, strattonandolo con violenza. – Tu non sei così, Matt, tu sei ingovernabile, viscerale e impulsivo fino alla stupidità, ma forse non ho messo in conto il fatto che la tua fidanzatina ti ha insegnato a recitare… - proseguì, la voce d’un tratto placata, come se avesse improvvisamente capito qualcosa di importante. Matt lo guardava, sconvolto, tentando di liberarsi. – Ma questo non è un dannato film, Matt, è la vita vera, e nella vita vera quanto più si è amato nel passato tanto più si odia nel presente. E io ti ho amato, Matt. Molto. – aggiunse, abbassando il tono e addolcendo la stretta per un attimo. I suoi occhi brillavano di rabbia e di qualcos’altro che Matt non riusciva bene a distinguere, ma che assomigliava molto alla sensazione che sentiva stringergli il cuore in quel momento, terribile come una mano gelida insinuatasi sotto la pelle. – Ora ti odio. E’ così che va. E i tuoi discorsi falsamente concilianti sono l’ultima cosa di cui ho bisogno. – concluse, lasciandolo andare di colpo.
Matt respirò affannosamente e si allontanò d’istinto di qualche passo. Brian si incamminò nella direzione opposta, passandosi una mano sugli occhi con un gesto stanco, dopodiché si accese un’altra sigaretta.
 
What was that you wanted?
 
- Brian, io… -
- Tu cosa? –
 
I just wanna say
 
- Anch’io odio. – disse, prendendo fiato. Aveva voglia di parlare per un’ora. Aveva voglia di dire migliaia di parole in fila, anche senza senso, solo per sfogarsi, solo per potersi dire dentro di sé le sto dicendo a lui, lui che di nuovo è qui con me, e godere di questa ridicola consolazione il più possibile. - Odio la nostalgia terribile che mi è presa quando ti ho visto entrare qui. Odio il fatto che non mi è ancora passata. Odio la facilità con cui mi ricordo cosa è stato, cosa abbiamo passato, e come è finita, nei minimi devastanti particolari. Odio il fatto che sono felice e infelice nello stesso tempo, perché la sola cosa più insopportabile dello stare con te è lo stare senza di te. Odio il non meritarmi la vita meravigliosa che ho adesso, perché rimpiango continuamente persino il dolore che abbiamo vissuto insieme, cazzo, e questo non è giusto, non è giusto affatto. –
Ingoiò un tremito indesiderato.
 
Don’t ever change, baby
 
 
- Oh, anch’io odio, Brian, io non fingo mai, non lo so fare, sono un pessimo attore… Ma ad odiare te ancora non ci riesco. – concluse, con un sospiro impotente.
 
And thank you.
 
 
- Imparerai. E’ così che va. E’ l’unica emozione forte che ancora ci può legare. – rispose l’altro, stolidamente, come un automa, dopo qualche secondo di silenzio.
Ed è meglio di nessuna emozione. O dell’unica che non si può più riavere indietro.
- Sbagli, Brian. –
Si guardarono. Non si erano detti quelle parole in faccia, non ne avevano avuto il coraggio. Se lo avessero avuto, avrebbe voluto dire che l’avevano passata, che l’avevano superata, che era finita davvero, che non ci sarebbe più stato bisogno di far scoppiare nessun casino ogni volta che si fossero rivisti in futuro.
Ma non era così.
- C’è sempre il rimpianto. –
Brian se ne andò senza dire una parola. Gli volse semplicemente le spalle e sparì nella folla. Matt sapeva che non avrebbe sopportato un secondo di più.
Lo rivide di sfuggita in strada, quando furono usciti tutti, vicino a Stefan. Alzò una mano per salutare lo svedese, cercando di rendersi visibile nella folla; lui se ne accorse subito e fece un passo avanti per avvicinarglisi. Matt vide la mano di Brian scattare per trattenerlo, mentre i suoi occhi gli lanciavano uno sguardo eloquente. Non osare, dicevano quegli occhi minacciosi.
Stefan emise uno sbuffo leggero e si divincolò senza sforzo, gli venne incontro, gli diede una pacca amichevole sulle spalle e se ne tornò indietro perfettamente a proprio agio. Brian gli rivolse un’occhiata inviperita e gli volse le spalle prendendo a camminare velocemente, trascinandosi dietro Michelle per un braccio.
Matt li guardò allontanarsi, appoggiato alla macchina, silenziosamente in attesa di Kate che era ancora dentro a salutare mezzo mondo. Non si sentì poi tanto dispiaciuto per Stefan: sapeva che Brian lo avrebbe perdonato. Lo perdonava sempre.
La cosa più difficile da accettare era la certezza che non avrebbe mai perdonato lui.
 
 
 
 
 
I don’t think we’ll meet again.
 
“This Mess We’re In”, Pj Harvey & Thom Yorke
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: eh beh. Non so bene cosa sia questa… roba, se n’è venuta fuori oggi mentre ascoltavo la canzone – bellissima, una delle mie preferite in assoluto <3 – che le dà il titolo.
E’ triste,  amara e senza nessuna possibilità di redenzione, e per questo mi piace. Perché purtroppo molte volte va a finire proprio così. Non che io supporti la tesi di Brian, però la possibilità che quello che lui descriva succeda non è impossibile. E in ogni caso fa comunque un gran male.
Sento di dover spiegare un paio di cose, e questo è male, perché vuol dire che la fic non si spiega da sola XD: ho immaginato Brian ancora pesantemente sotto per la fine della storia con Matt, e Matt ovviamente meno – visto che ha Kate e il bambino – ma pur sempre un po’ sofferente. Diciamo nostalgico, ecco, a livelli di depressione improvvisa XD
La ragione per cui ovviamente Brian non massacra Kate davanti ai suoi occhi, verbalmente o meno, è che ovviamente ama ancora Matt e non vuole infierire sulla persona con cui lui ora sta – persona che, tra l’altro, al momento dello scontro non riesce nemmeno a stare su un piede solo senza cadere.
Ma appena Kate se ne va, esplode. E al diavolo la sensibilità XD
Questo brusco cambio di atteggiamento si è scritto da solo e mi è venuto fuori così, non ho nemmeno provato a riflettere seriamente sul fatto che mi sembrava forzato e innaturale: per una volta, vedrò di fidarmi di me e della mia distorta visione delle emozioni :D
Anche perché mi piaceva molto, quella scena. Mi commuoveva l’idea che Brian si comportasse bene con Kate, essendo conscio che alla fine lei centrava ben poco con l’intera faccenda e che l’obiettivo della sua rabbia era esclusivamente Matt. La bionda hollywodiana ai suoi occhi ha la sola colpa di essere venuta dopo loro due, evidenziando il presente stato delle cose.
Quando Brian fa così il signore non gli so resistere *.*
Kate, se mai dovessi leggere e spero proprio di no, scusami per averti reso così cretina: mi serviva un intermezzo comico e certo non potevo far fare il clown a Stefan o a Dominic, i loro frontmen li avrebbe ammazzati senza esitazione. Ovvio che non ti conosco e che non ti immagino davvero così, tu purtroppo compari in uno dei miei film preferiti di sempre e questo mi rende praticamente impossibile odiarti in alcun modo. Comportati bene con il Bellamy e continuerai a starmi simpatica, altrimenti saprò come vendicarmi di te  <3
Bon, ho finito il mio sproloquio. Aaahh, il discreto fascino del making-of XD
Spero vi sia piaciuta, e a presto!
:*
   
 
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