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Autore: GimyTwin    20/03/2011    2 recensioni
Questa è una storia che racconta di un ragazzo di nome Anthony che scoprirà una leggenda che gli affascinerà molto... Una leggenda di un'isola e del suo mostro. Un giorno riuscirà anche a salire su quell'isola, purtroppo...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Anthony! Dai, vieni sul ponte!”

“Si, certo mamma, arrivo subito!” così facendo chiuse il libro di pirati che stava leggendo e, mentre saliva pensò fra sé < < vorrei  tanto che vivessi delle avventure come quelle dei pirati… A caccia di tesori, battaglie contro vascelli e mostri marini… > >. Ma quel pensiero fu subito scacciato alla vista del panorama che lo circondava: il cielo, pieno di sfumature arancioni e rosa, le nuvole non più bianche ma di un colore misto tra viola, rosa, arancione e rosso… Il sole che tramontava… Trattenne il fiato, come se volesse far fermare il tempo, così da vederlo per sempre… Lui era abituato a quei tramonti mozzafiato, ma, nonostante tutte le volte che lo vide, non smise mai di piacergli…

“Hai visto che bello, oggi? Mi sembra più… più…” si fermò un attimo per pensare a come descriverlo e dopo qualche secondo continuò “più! E’ più delle altre volte. Non so come descriverlo, ma e più. Ecco tutto” disse la madre.

“Già. Mi sa anche a me” rispose. Fece una breve pausa e, continuando ad osservare il sole sparire dalla sua vista, chiese incuriosito “Comunque, per cosa mi hai chiamato?”. Lui sperava che gli desse un nuovo libro, d’avventura, magari, visto che gli altri li aveva letti tutti… Infatti li sapeva praticamente a memoria!!

“Uh, giusto! Me ne stavo completamente dimenticando!”. Si allontanò sparendo dalla vista di Anthony e dopo pochi secondi tornò con un pacco in mano. “Vai giù in cucina da tuo padre e daglielo. Io devo pulire qui, non ho tempo. Grazie!”

Si avviò e, passo dopo passo, arrivò in cucina.

“Ciao papi! Tieni, questo è per te… Me lo ha dato la mamma.” disse con un fare disinteressato. < < Sarà un altro di quei libri di cucina che gli servono… O una cosa inutile (almeno per me). > > pensò.

“Ah, grazie Anthony! Senti, visto che sei qui, non è che potresti aiutarmi a preparare la cena?”

“Ecco, veramente…” si fermò “…sarà divertente! Cosa devo fare?”

Il padre posò il pacco sulla mensola in alto e gli indicò le carote. Bene, aveva già capito cosa mangiava quella sera: zuppa di verdure, la cosa che ODIAVA di più al mondo! Ma non disse niente e cominciò a spelarla e tagliarla a fettine. Poi passò alle patate e tutto il resto…

“Ho finito! Vado in camera mia, ok?”

Si avviò e quando arrivò si chiuse la porta e corse subito in bagno per lavarsi i denti. Ad Anthony non piaceva molto lavarsi i denti (come tutti credo) ma avrebbe fatto tutto pur di togliersi quel saporaccio che aveva in bocca.
Dopo sbirciò fuori dalla porta per guardare se nei paraggi c’erano i suoi genitori. Appena controllato, aprì con la chiave che teneva nascosta dietro ad un quadro, l’unico cassetto chiuso della sua scrivania. Gli brillarono gli occhi: montagne di caramelle prese di nascosto dai genitori per rifarsi la bocca in uno di questi momenti. E infatti se ne prese un paio, quelle strisce colorate e con lo zucchero, e se le mangiò di gusto. Si sdraiò sul letto, stanco… e annoiato. Non sapeva che fare. Per scacciare la noia prese il libro e cominciò a leggere:
                                                                                           CAP. 11

SKELETON ISLAND”

< < Bene! > > pensò < < finalmente sono arrivata a uno dei punti più belli della storia: l’arrivo all’isola! > >

“La mattina successiva, al risveglio, eravamo vicinissimi all’isola. Uscii di corsa dalla mia cabina e con pochi balzi feci le scale che salivano al ponte di comando. I marinai guardavano estasiati quel pezzo di terra in mezzo al mare: Skeleton Island! Mi avvicinai anch’io e mi piazzai accanto a O’Brian, un giovane scozzese dai capelli color carota.
-Allora mozzo Hawkins, che te ne pare dell’isola?- mi chiese.”

La sua lettura fu interrotta dall’improvvisa apertura della sua finestra. Schizzi profumati di burrasca entrarono nella sua stanza e bagnarono il pavimento: stava incominciando il maltempo. Ma, d’altronde, in quel periodo era normale. Lui, che aveva vissuto tutta la sua vita su quella nave, sapeva tutto sul mare. Corse a chiudere la finestra e dopo andò in bagno a prendere uno straccio per asciugare e tornando quasi scivolava.
Finalmente, dopo aver sistemato tutto, si rimise a leggere.

“Dovetti ammettere che lo spettacolo era davvero unico: ora che eravamo più vicini si distinguevano i differenti toni di verde delle piante e la sabbia sembrava davvero morbida! Per un attimo dimenticai i pericoli che ci aspettavano. Ciaf ciaf ciaf ciaf!
Le onde dell’oceano si infrangevano allegramente contro lo scafo della nave e sulla spiaggia dell’isola.”

“Yawn! Che sonno! Spero di resistere fino alla fine del capitolo! Yawn!”. < < Anche se ne manca ancora un po’… > >

“Osservai le colline: ecco laggiù quella chiamata CANNOCCHIALE!
quello spettacolo mi ricordò il motivo del nostro viaggio: lì era sepolto il tesoro di cui volevamo impadronirci, e per il quale rischiavamo di fare una brutta fine!
Improvvisamente l’isola non mi piaceva più tanto. Ma ormai eravamo in ballo e dovevamo ballare. Fino alla fine!”

E si addormentò… Sognò di cavalcare draghi alati, di sconfiggere i più temibili pirati e molte altre cose… Anthony era un ragazzo molto sognatore, come Cristoforo Colombo.

La mattina seguente la tempesta era finita (lo seppe perché dalla finestra entrava un forte luce). Si alzò e si vestì, e quando aprì la porta un’ondata di un buonissimo profumino lo pervase. Da quello capì che i suoi genitori (o almeno suo papà) erano svegli.

“Mmm, che buon odorino! Cosa sarà?” corse nella sala da pranzo, in cucina, ma non c’era nessuno. Allora andò sul ponte e lì trovo la tavola imbandita di squisitezze. Lui, incuriosito, chiese: “A cosa si deve tutta questa bontà?”

“All’attracco alla famosa città "Isola misteriosa". Mai sentito parlare, vero?”

“No” disse mentre si ingozzava di ciambelle appena sfornate e crepes appena tolte dalla padella.

“Allora ti spiego, se sei interessato..."

Anthony annuì e attratto da quel paese si mise ad ascoltare.

“Bene. Devi sapere che c’è una leggenda su questo paese. Racconta di un mostro proveniente da un’isola che possiamo definire “fantasma”. E’ un’isola che a volte c’è e a volte no. Ci sono molti marinai che dicono di averla avvistata e di aver scorto un’ombra scura e paurosa avvicinarsi (probabilmente il mostro). Ma io non ci credo a queste chiacchiere: avranno bevuto qualche bottiglia in più e, suggestionati da questa leggenda, si sono sognati tutto. Gli abitanti di “Isola misteriosa” hanno chiamato il mostro Dark Monster. I bambini si divertono a inventare delle storie su di lui… Si dice che va’ in quel paese ogni 100 anni e rapisca i bambini più forti e che leggano molto, quasi da sapere a memoria le storie, e le bambine più carine. Fa così perché in questo modo sfrutta le bambine le bambine per far pulire la propria casa e i ragazzi per lavori pesanti e per non farlo annoiare.”

“Forte!” esclamò Anthony.

“Ma io non ci credo di questo Dark Monster. Secondo me sono solo racconti inventati da qualche banda di ragazzi dispettosi. Però tu sei libero di crederci, se vuoi.”

“Quando fra due giorni arriveremo, potrai comprare altri libri, contento? Immagino che gli altri li avrai finiti tutti… conoscendoti…” disse la madre facendogli l’occhiolino.

“Oh, si! Meno male! Non vedo l’ora!” esultò Anthony.

Lui scosse la testa, ma ne era stato incantato da quella leggenda e per tutta la colazione continuò a pensarla.
Il pomeriggio passò in fretta. Dopo cena Anthony e i suoi genitori si misero a giocare fino a notti fonda.

“Notte, io vado a letto! A domani!” così facendo andò in camera sua, si mise il pigiama e andò sotto le coperte. Ma non aveva sonno: continuava a pensare alla leggenda di Dark Monster. Allora prese il suo libro e cominciò a leggere, magari prendeva sonno…

"Una volta gettata l’ancora, il Capitano Smollett decise di concedere a tutti una giornata di riposo.

-Il viaggio è stato lungo- esordì –quindi chi vuole può scendere sull’isola per rinfrescarsi. Tornerete a bordo al tramonto.-

I marinai accolsero la proposta con grida e canti di gioia. La maggioranza dell’equipaggio di sbarcare e Silver, che aveva preso il comando delle operazioni, fece calare in mare due scialuppe. Io non sapevo cosa fare, ma alla decisi (chissà perché mi vengono sempre queste idee!) di unirmi a quelli che stavano per scendere a terra. Non avevo un piano e pensavo che una volta sull’isola avrei deciso come comportarmi.
Erano tutti troppo impegnati nei preparativi per far caso a me e così salii sulla prima scialuppa, quella pilotata da Morgan, un vecchio marinaio con un occhio solo.”

Ma non riusciva a prendere sonno… Forse era anche agitato all’idea di arrivare fra due giorni a “Isola Misteriosa”… Per tutta la notte si rugolò nel letto ma senza chiudere mai occhio. Solo verso le 5 del mattino riuscì a dormire. Alla sera volle andare a vedere cosa stavano cucinando Andrew (il padre) e Morga (la madre):

“Pasticciooooo!! Che bello!! Posso aiutarvi?”

Loro annuirono e gli fecero imparare a stendere la pasta. Poi la misero in una pirofila, aggiunsero il ragù, un altro strato di pasta, altro ragù e così via. Infine misero la besciamella.

“Mmm, sarà buonissimo! Non vedo l’ora che sia cotto a puntino!”

Intanto che il pasticcio si cuoceva per benino nel forno prepararono la tavola: piatti, bicchieri, tovaglioli e tutto il resto.

Dopo un bel po’ si sentì “DRIIN”: il campanello del forno, segno che il pasticcio era pronto. Anthony allora si accomodò a tavola e quando il padre arrivò, lui fu il primo a servirsi.
Mangiò con molto piacere chiacchierando del più e del meno con Andrew e Morga. Dopo andò a guardare la televisione.

Quando il film finì se ne andarono tutti a letto ma, come la notte precedente, non riusciva ad addormentarsi. Questa volta, però, non lesse, non ne aveva voglia. Allora pensò di andare sul ponte a prendere un po’ d’aria. La notte era fresca e la luna era piena. Anche se erano le 1, si riusciva a vedere senza accendere luci. Lui andò a sedersi sulla prua della nave e osservò il mare calmo. Ad un tratto, in lontananza avvistò qualcosa. Ma non riuscì a scorgerne bene la forma, non riuscì a capire che cos’era. Agitato corse in camera sua e prese il binocolo. Con grande euforia tornò su ma, con sua grande sorpresa non c’era più niente. Solo il mare. E nient’altro.
Fece per tornare a letto che sua madre gli chiese:” Cos’è successo Anthony? Ho sentito un gran baccano.. Yawn!”

“Ehm, no, niente, mamma. Non ti preoccupare. Ecco… non riuscivo a dormire e così volevo salire sul ponte per prendere una boccata d’aria ma scendendo… ehm… sono… inciampato. Ora me ne torno a letto” mentì. Non disse la verità perché pensò si essersi sognato tutto. D’altronde non dormiva da due notti ormai.

  
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