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Autore: rossella_04    20/03/2011    4 recensioni
Chi ha mai detto che quando raggiungi la famigerata soglia dei diciotto anni tu, in teoria, diventi ,automaticamente, un adulto?
Io vorrei proprio capire il perchè. Insomma, siamo sinceri. Un adolescente che ha appena raggiunto l'età della maturità, si pensa, l'età delle responsabilità, l'età X non può diventare un adulto da un giorno all'altro.
Anzi, ho provato sulla mia stessa pelle che è tutto il contrario. Il giorno stesso del diciottesimo anno d'età, si regredisce!
Io ne sono la prova.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eighteen è la mia prima pubblicazione.
Ho deciso di aderire ad un contest esterno indetto da LadyEl per " approdare" nel mondo delle fanfiction.
Buona Lettura.
Rossella.

 

Carpe diem, quam minimum credula postero.
[Cogli l'attimo, e del domani non fidarti]
Orazio

 

I raggi di un pallido sole entrano dalla finestra. L'aria frizzante del mattino penestra nella camera, scompigliandomi i capelli.
Un suono acuto e fastidioso, penetra nei miei sogni, riportandomi nel mondo reale. La sveglia. Apro gli occhi e assonata osservo l'ora sull'orologio. Sono le 08.50 del 25 marzo.
Happy birthday, Liz. Sei ufficialmente maggiorenne.
Mi alzo dal letto,stiracchiandomi. A tentoni cerco i miei occhiali da vista, sul comodino pieno di cianfrusaglie.
- LIZ! AUGURI!-
Caccio un urlo apocalittico, facendo un salto di tre metri, mentre uno scricciolo dai capelli rosso fiammante salta sul mio letto stringendomi le braccia diafane intorno al collo.
- Linnie! - Cerco di scansarmi dal suo abbraccio troppo affettuoso. Caroline non fa una piega, quando metto una certa distanza da noi due. E' abituata. Lo sa perfettamente che sua sorella maggiore odia essere abbracciata. Nella mia famiglia sono tutti affettuosi e calorosi. L'unica che sembra un ghiacciolo della Siberia, sono io. Mi infastidisce qualsiasi contatto con le persone. Dai miei genitori alla mia migliore amica, Charlene. Non riesco a sopportare il calore che un gesto come un abbraccio o un bacio può dare. Che non sia umana?
- Tanti auguri a te...-
La voce melodiosa e calda di mia madre mi penetra nelle orecchie, mentre entra in camera mia, seguita subito da papà. In mano ha un pacchetto regalo e un muffin con sopra una candelina rosa.
Una smorfia mi deforma il viso. Avevo detto esplicitamente che non volevo regali o qualsiasi altro genere di diavoleria per il mio compleanno.
-Tanti auguri a te. Tanti auguri a Lizzie...Tanti auguri a te!-
Carolina batte le mani estasiata. Mio padre sorride amorevolmente e mamma mi piazza davanti il muffin. Il delizioso profumo del dolce mi entra nelle narici, inebriandomi.
- Esprimi un desiderio, tesoro. - Dice mamma con un sorriso luminoso sul viso a forma di cuore.
Che desiderio potrei esprimere? Non ho desideri...o almeno credo. Non posso rovinare il momento, dicendo che non ho un desiderio. Guardo ancora la mia famiglia che mi osserva con occhi impazienti, chiudo i miei e...voglio sentire il calore di un abbraccio. Voglio sentire calore.
Soffio sulla candelina, ormai consumata quasi del tutto.
Riaprò gli occhi, mentre il desiderio che il mio incoscio mi ha suggerito vola via trasportato dalla brezza primaverile. Mi sembra quasi di vedere quel desiderio uscire dalla finestra della mia camera e perdersi per i giardini di Kensington Gardens.
Il bacio sulla fronte di mia madre mi ricorda che ho ancora il regalo da aprire. Tutta eccitata, Caroline me lo porge, per poi sedersi sul letto a fianco a me.
Il pacchetto, con la carta da pacchi verde scuro, è piccolo quanto una scatolina di un gioiello. Incuriosita, strappo la carta verde e mi ritrovo davanti a una scatolina di un gioiello.
Oddio. Non mi hanno mai regalato gioielli i miei genitori. Io,d'altra parte, non glieli ho mai chiesti. Apro con mano tremante la scatolina e il luccichio di un ciondolo attira il mio sguardo.
Non ho parole. Prendo tra le mani la fine catenina in oro bianco dove dondola un grazioso ciondolo del medesimo metallo. Una farfalla.
- E' bellissima. - Sussurro, incapace di proferire altro.
- Abbiamo scelto come oggetto una farfalla perchè in fondo tu per noi sei come lei. Delle volte, voli via da noi. Portata via dal vento. - Spiega mia madre con voce bassa ed emozionata.
Linnie è silenziosa, mentre con uno sguardo serio guarda la faralla tra le mie mani.
- E' vero.- Conferma. I suoi occhi azzurri sono così penetranti che non riesco a reggere per molto il suo sguardo. Ed è solamente una bambina di undici anni. - Voli via, senza che nessuno riesca a fermarti.-
Non capisco bene le parole di mia sorella. Cerca forse di dirmi qualcosa tra le righe? Mi alzo in piedi e li osservo uno per uno. Poche volte abbiamo avuto momenti come questo.
Imbarazzata e anche un po' goffa, mi avvicino ai miei genitori e li abbraccio. Sì. Un abbraccio, solo uno. Quasi come scottata mi stacco. I miei genitori, come prima mia sorella, non sembrano stupiti del mio comportamento.
- Grazie.- Dico loro, mentre stringo tra le mani il mio regalo. - Grazie mille. E' davvero un bellissimo regalo.-
Vedo una lacrima nascosta fra le ciglia di mamma, ma nonostante questo, lei sorride di cuore. Esattamente come papà.
Porgo la mia attenzione a Linnie che è rimasta seduta sul mio letto. Le scompiglio i capelli, in modo affettuoso.
- Grazie anche a te mostricciattolo.- Lei odia quando la chiamo mostricciattolo. - Hey! Io ho undici anni! Non sono un mostricciattolo!- Si alza in piedi, irritata. Batte un piede per terra, come una bambina capricciosa. - Devi smetterla di chiamarmi così.- Continua in tono lamentoso.
- Non ci penso minimamente, mostricciattolo.-E' inutile è più forte di me. Un ringhio di rabba, proruppe dalle labbra rosee di mia sorella. Le faccio la linguaccia, tanto per stuzzicarla e lei, cascandoci in pieno, incominciai a rincorrermi per tutta la casa.
A niente valgono le urla di mio padre che ci prega di smetterla. Io rido a crepapelle, mentre fuggo da Linnie.
Mi chiudo in bagno. Caroline batte forte contro la porta.
- Lizzie! Esci immediatamente, hai capito?!- mi urla dall'altra parte. Per tutta risposta, rido ancora più forte. Batte ancora un paio di volte contro la porta, che ho quasi paura che si spacchi da quanto sono forti quei colpi, poi il silenzio. Spio dalla serratura, controllando che è dietro al porta. Non c'è.
Mi lascio cadere sul pavimento, con il fiatone e accaldata. Tra le mani stringo ancora la collana. Apro la mano e osservo ancora quel ciondolo che mi incanta.
Infine, la indosso. Il freddo della catenina e del ciondolo mi fa provare per un momento dei brividi, ma passano in fretta. Mi alzo e mi metto davanti allo specchio.
La farfalla ciondolo cattura un raggio di sole e si illumina. Sorrido.
Cattura luce, piccola farfallina. Cattura calore. Cattura attimi di vita.

***


Chi ha mai detto che quando raggiungi la famigerata soglia dei diciotto anni tu, in teoria, diventi ,automaticamente, un adulto?
Io vorrei proprio capire il perchè. Insomma, siamo sinceri. Un adolescente che ha appena raggiunto l'età della maturità, si pensa, l'età delle responsabilità, l'età X non può diventare un adulto da un giorno all'altro.
Anzi, ho provato sulla mia stessa pelle che è tutto il contrario. Il giorno stesso del diciottesimo anno d'età, si regredisce!
Io ne sono la prova.
Infatti, osservo il mio riflesso davanti allo stupido specchio che occupa cinque centimetri di spazio nella mia camera dai colori pastello, da tre anni a questa parte, e indovinate cosa io stia facendo al posto di prepararmi per stasera? Sto fissando il mio stupido riflesso come una tredicenne al primo appuntamento che controlla e ricontrolla di aver messo bene il lucidalabbra!
Dio, di questo passo andrò al reparto di neurologia dell'ospedale più vicino.
Osservo ancora il mio riflesso. I miei occhi marroni mi rimandano indietro lo stesso, medesimo sguardo sconfitto. Andiamo, chi voglio prendere in giro? Io neanche volevo farla una  festa, ma Charlene ha insistito molto. Mi ha minacciato che se non avessi organizzato qualcosa per il mio compleanno ci avrebbe pensato lei. E quando si parla di organizzare feste di Charlene Robinson non ci si può fidare. Minimamente. Un lieve bussare alla porta mi distoglie dai miei pensieri di autocommiserazione mentali. Sussurro tra i denti un " avanti" poco convinto, mentre mi dirigo verso il letto lasciandomi cadere a peso morto sul morbido materasso, coperto da lenzuola verdi.
La porta si apre con un cigolio.
- Liz.-
Non rispondo neanche al richiamo della mia migliore amica. La sento avvicinarsi al letto. Apro un occhio, pigramente. E' già pronta per stasera.Ed è semplicemente bellissima. Un vestito verde pastello le risalta le forme. I tacchi vertiginosi la slanciano parecchio. E' bellissima, davvero, peccato che a me sembri una bella mela verde, pronta per essere gustata.
- Lizzie. - Richiudo l'occhio decisa fermamente ad ignorarla. Charlie sospira come solo lei sa fare. Tra il paziente e il quasi furioso. Non mi stupirei se la vedessi sputare fuoco dalla bocca.
Non voglio ascoltarla. Non voglio vederla. Non voglio sentirla. Voglio solamente rimanere sdraiata sul letto.
- Elizabeth. - Oh, oh. Quando mi chiama con il nome completo non è mai un buon segno.
Cautamente e con un briciolo di sale in zucca opto per sedermi a gambe incrociate sul letto e rivolgo la mia totale attenzione su Charlie.
Lei mi guarda con un sguardo infuocato. Incrocia le mani sotto il seno e schiocca la lingua.
- Elizabeth Montgomery vorresti gentilmente spiegarmi per quale indecoroso motivo tu sei ancora in tuta, quando mancano solamente tre ore alla tua mega festa di compleanno?- Ringhia la mia migliore amica. Ma chi l'ha fatta entrare? Sono sicura che è stata quella piccola serpe di Caroline!
Incasso la testa fra le spalle come una bambina colpa sul fatto dalla madre, mentre mangia merendine al cioccolato.
- Charlie...- provo a spiegarle che proprio non me la sento, ma lei mi blocca puntandomi l'indice ad uno sputo dal naso.
- Non ti azzardare.- incomincia con quella voce da generale.
- Chichi...- Un ringhio che non ha quasi nulla di umano esce dalla bocca della mia migliore amica. Deglutisco incrociando il suo sguardo. - Charlene...-
- Elizabeth.-
- Senti, io pensavo...-
- Tu non devi pensare. - Mi interrompe.- Tu devi solamente infilarti in bagno, farti una doccia che rilassi i tuoi, già deboli, nervi, tornare qui, farti rimettere in sesto dalla sottoscritta, infilarti l'abito che ti sei comprata due settimane fa, mettere ai piedi dieci centimetri di tacco e uscire da questa casa. E hai due ore,quarantasette minuti e...- Lancia un rapido sguardo all'orologio fine che ha legato al polso. -... Ventitre secondi. Ci sono domande?- domanda infine con voce melensa. Che attrice!
Sto per aprire bocca, per replicare,ovviamente, quando mi interrompe. Questa volta definitivamente.
- Ottimo se non ci sono domande, direi che può gentilmente levare le tende e infilarti al bagno.- Mi dice con ritrovata voce allegra.
Batte un dito sul quadrante dell'orologio. - Forza, forza Liz, tempus fugit.- E sì, tempo fugge una beneamata ciambella! Lei e il latino. Parla sempre in latino quando deve rimproverarmi. Manco fosse la sua madre lingua!
Con una parolaccia incastrata a fondo gola- non sarebbe fine per una signorina educata come me dirla- mi infilo in bagno.
Il getto dell'acqua calda mi rilassa i muscoli tesi. Ho una mentalità fragile del cavolo! Mi sto stressando per una festa. No, dico, per una festa. Per di più la mia! E' inaudito.
Mi lavo con tutta la calma di questo mondo, massaggiando per bene i capelli.
- Allora! Sei per caso caduta nella doccia? L'acqua è così calda che ti sei squagliata?!- Cara, dolce, perfida Charlene.
- No, sono impegnata in un intenso rapporto sotto la doccia!- urlo a mia volta.
- Ah, brava! Mi raccomando, non invitare mai eh!-
- Lo sai che non mi piacciono i menage a trois!-
- Peccato, cara, peccato. Non sai cosa ti perdi.- Urla divertita.
- CHARLENE!- Per tutta risposta la sento ridere di gusto. - Forza cenerentola, muoviti! Che la carrozza e il principe azzurro non aspettano mica te!-
Che strano. Nella favola la carrozza non l'aspettava cenerentola? Bah.
Dopo pochi minuti esco dal caldo abitacolo e velocemente mi infilo l'accappatoio. Ritorno in camera e trovo Charlie intenta a scegliere tra due smalti. Appena mi vede mi viene incontro e me li piazza sotto gli occhi.. - Quale vuoi?- mi domanda con voce estremamente seria. Osservo le due boccette di smalto per due minuti buoni per arrivare alla conclusione più ovvia: sono identici.
- Charlie...sono uguali.- Vedo i suoi grandi occhi verdi allargarsi a dismisura, mentre la sua bocca prende la forma di una perfetta O. Manco avessi pronunciato il nome di Dio invano!
- Cosa?- Osserva me e poi di nuovo le due boccette. - Stai scherzando,spero! Questo!- e mi mette una delle due boccette sotto il naso. - E' Kiko! E...questo!- la prima boccetta viene sostituita dalla seconda. - E' Yves Saint Laurent! Mi spieghi come possono essere uguali?!-  L'unica cosa che li differenzia è la marca e la forma della boccetta. Il resto è identico.
Sbatto gli occhi,scandalizzata.- Hai ragione. Allora scelgo...mmh...questo qui.- Prendo la prima boccetta che mi aveva messo sotto gli occhi, a caso.
Charlie sorride, soddisfatta del fatto che in questo campo sia lei l'esperta e non la sottoscritta. Io odio truccarmi. Non capisco come molte adolescenti ogni mattina riescono ad avere la forza di mettersi addirritura la matita!
- Oh com'è tardi! Lizzie, Muoviti!- Charlene mi trascina davanti allo specchio con relativo tavolino, dove sono sparsi tutti i trucchi più impensabili. - Bene! Si inzia!- dice con troppo entusiasmo.
Chiudo gli occhi, mentre Charlie incomincia a giocare a con il mio viso, e immagino di essere su una bella spiaggia dalla sabbia bianca e un mare tanto azzurro da far male agli occhi. Il pensiero mi piace così tanto che per un momento mi dimentico di Charlie e di tutto il resto. Il tempo passa velocemente che neanche me ne accorgo. Il silenzio della camera mi culla come un tranquillante.
-Ottimo! Ho finito! Sei stata bravissima, sembravi un manichino!- La voce di Charlene mi riporta alla realtà.Apro gli occhi confusamente. Ha già finito? Sobbalzo vedendo una persona completamente diversa dalla me stessa quotidiana. I lunghi capelli marroni sono raccolti in un chignon bianco, elegante, sul capo, fermato anche da tantissime pinzette argentee. Alcune ciocce ondulate sfuggono all'elaborata acconciatura. I miei occhi color cioccolato risaltano grazie alla matita lieve e l'ombretto argento e bianco sfumato. Sbatto gli occhi, stupita. - Come hai fatto?- Sussurro girandomi verso la mia migliore amica che mi osserva con orgoglio crescente. - Forza! Non perdiamoci in ciance! L'abito dove lo hai messo?- Apre le ante del mio armadio con grinta e incomincia a cercare l'abito. Mi alzo anche io, mi avvicino e tiro fuori l'abito bianco. Charlene batte le mani elettrizzata, come una bambina. - Oh mio Dio! E' bellissimo! - Acclama con voce giocosa. Già, è proprio bellissimo. Accarezzo il tessuto sottile dello splendido vestito che ho tra le mani. Senza aspettare oltre lo indosso. Scende perfettamente sul mio corpo adattandosi. Pensa te, allora la commessa non mi aveva presa in giro. L'abito mi arriva poco sopra il ginocchio. La fascia di nastro nero, sotto il seno, stringe leggermente.
- Sei splendida, Liz! -
- Grazie, Charlie.-
Sempre dall'armadio prendo anche le scarpe nere che s'intonano con il vestito. Un paio di semplici decolletè con la punta arrontondata e un tacco troppo sostanzioso per i miei gusti.
- Direi che sei pronta, e io pure. E siamo anche in perfetto orario, Lizzie. Possiamo anche avviarci.-
Charlie prende borsa e giacca e si fionda di sotto per salutare i miei genitori. Io rimango ancora un attimo in camera. Prendo, anche io, borsetta e giacca e mi avvio al piano di sotto.
Passo davanti allo specchio e vi lancio una rapida occhiata. Incredibile, la ragazza con lo sguardo luminoso e un sorriso a trentadue denti sono proprio io. Al collo, la mia catenina con la farfalla.

***

- Ah, Lizzie! Stavo per dimenticarmi di dirti cosa che mi sono permessa di fare.- La voce di Charlie è allegra con un pizzico di malizia.
La macchina della mia migliore amica profumo di fiori, non so come. Distolgo lo sguardo dal finestrino per posarlo sulla sua snella figura.
- E cosa di grazia?- Domando senza preoccuparmene maggiormente.
- Ho invitato Lucas alla festa.- Dice candidamente.
- Che cosa hai fatto? - Scatto sull'attenti al nome Lucas.
- Oh, ti prego! Sono mesi, anni, che la tirate per le lunghe senza venirne a capo. Ho deciso in intervenire.- esclama esasperata, senza però guardarmi.
- No, dico, ma ti è andato il cervello a fuoco, Charlene? Sei completamente impazzita! Tra me e Lucas c'è solamente un'ottima amicizia! -
Il suo sguardo mi deride. - Non essere ridicola, Elizabeth! E comunque per me sarà una grande storia d'amore!- dice eccitatissima. Ecco è arrivata Charlene Cupido Robinson.
- Charlie tu vedi storie d'amore anche nei film horror!- sibilo.
Arriviamo davanti al ristorante con dieci minuti di ritardo nonostante precedentemente fossimo in perfetto orario. Sono già tutti lì. Compreso lui. Il mio cuore comincia a battere, tradendomi.
Scendo dalla macchina con le gambe che tremano. Charlene è subito al mio fianco. Tutti vengono verso di me, festanti. Mi abbracciano, mi baciano e mi fanno gli auguri. Sorrido a tutti, salutando e baciando. Come un copione. Un profumo maschile mi colpisce l'olfatto e fa fare al mio povero cuore un leggero giro, quando vengo stretta in un abbraccio leggero, ma deciso. Lucas mi sta stringendo con leggerezza, come se fossi di cristallo e avesse paura di rompermi. - Ciao, Liz. Auguri.- Mi sussurra all'orecchio. Il suo alito mi solletica il collo. Rabbrividisco e mettendo su il mio miglior sorriso rispondo al saluto e ringrazio per gli auguri. Con freddezza, quasi. Troppo agitata anche solo per chiacchiare con lui. Nonostante tutto, lui sorride. Improvvisamente chiama vicino a sè una ragazza. Mora, dai lunghi capelli castano chiaro, ricci. Occhi di un marrone scuro. Bel fisico. Sorriso finto. - Liz, lei è Florence. Ho chiesto a Charlie se potevo invitare anche lei, e ha detto che non c'era problema.- dice con voce neutra. Deglutisco a vuoto, mentre mi giro verso la nuova arrivata. Non riesco a sorridere. Perchè? - Ciao, Elizabeth! Tantissimi auguri per i tuoi diciotto anni.Grazie per aver consentito a venire alla tua festa.- Io non l'ho affatto permesso. Ha una voce stridula. Irritante.
- Oh, non c'è problema. Sei la benvenuta.- rispondo con voce dura. Cosa mi prende. Perchè mi da così fastidio? Perchè ho voglia di prenderla per i capelli e levarle quel sorrisino di plastica dal viso?
Florence prende la mano di Lucas e la stringe leggermente. Ho un caldo terribile.
- Amore, entriamo? Ho un po' freddo.-
Lucas mi lancia un ultimo sguardo, poi sorride a Florence.
Non sento più le gambe reggermi.
- Scusatemi, vado a salutare gli altri ospiti.- dico velocemente prima di svignarmela. Il cuore batte come impazzito mentre cerco Charlene. La trovo a parlare con Regina e Lucinda.
Le ragazze appena mi vedono mi sorridono gioviali. - Lizzie! E' uno splendido ristorante! Ottima scelta.- esclama Lucinda. Per risposta sorrido leggermente.
Charlene mi fissa con uno sguardo intenso. - Entriamo?- propongo alzando un po' il volume della voce in modo che tutti mi sentano.
Senza aspettare oltre mi dirigo all'entrata. All'interno il ristorante è caldo e accogliente. I miei invitati entrano dietro di me. Charlene mi affianca. - Cosa succede?- Non le rispondo. Un cameriere si avvicina con la sua migliore espressione. - Buonasera. Avete una prenotazione?-
- Buonasera. Sì, a nome di Elizabeth Montgomery.- Il cameriere annuisce. - Prego. Seguitemi.- Ci dirigiamo verso il retro del ristorante, dove c'è una sala esterna. Il cameriere ci guida tra i vari tavoli, finchè con un sorriso ci fa accomodare nella sala, riservata appositamente per noi. L'ho prenotata tutta. Un lungo tavolo occupa praticamente tutta la saletta. Le candele sul tavolo danno un atmosfera intima. Sotto costrinzione di Charlene, mi siedo capotavola. In poco tempo siamo tutti seduti e le chiacchiere mi danno un attimo di tregua, sciogliendo il groppo in gola.
Charlene alla mia sinistra, ride e scherza con Michael e Kathrine, fidanzati da tre anni. Che coraggio! Regina e Lucinda, insieme a Carmen e Phillip sono agli antipodi del tavolo. Davanti a loro Wendy e Stephan e Lucas con Florence. Distolgo velocemente lo sguardo da loro e torno ad ascoltare le chiacchiere di Charlie. Alla mia destra c'è Mark. Mi sorride e io ricambio. - Sei bellissima.- Mi dice, alzando un po' la voce per farsi sentire. Sorriso e lo ringrazio. Incominciamo a chiacchiarare del più e del meno. Ad un certo punto la mia risata inonda la sala. E' una risata divertita. Solare. Mark mi prende la mano e la stringe. Osservo le nostre mani unite. Sbadatamente alzo lo sguardo e cerco Lucas. Incrocio subito i suoi occhi verdi che mi penentrano fin nel profondo. Ha un braccio intorno al collo di Florence. Distolgo lo sguardo e sorridendo ancora a Mark, stringo la sua mano. Lui si è accorto del mio sguardo e seguendolo ha visto chi stessi guardando. - Non farci caso. - mi sussurra all'orecchio. Come posso non notarlo?
Sto per rispondere quando arriva il cameriere pronto per prendere le nostre ordinazioni. Lascio cadere il discorso, cercando di godermi il resto della serata.

***

La serata scivola fluida e senza particolare intoppi. Arrivati alla torta, tutti alzano i calici brindando ai miei diciotto anni. Finalmente. Una cameriera porta la torta con diciotto candele rosa. Non ci posso credere. Un coro di " Tanti auguri a te." mi riempie le orecchie, mentre con tutto il fiato che ho in gola spengo le candele. Charlene mi urla di esprimere un desiderio.Come questa mattina il vuoto assoluto mi affolla la mente. Non so cosa desiderare. Ma possibile che io abbia tutto nella mia vita? Il fiato mi si spegne, proprio sull'ultima candelina. Tutti ridono, tranne me che osservo il muoversi sinuoso del fuoco.
Voglio assaporare un bacio. Voglio un momento di euforia. Voglio un momento che valga una vita.
I vari desideri mi si affollano nella mente, tutto d'un botto. Senza pensarci, spengo anche l'ultima candelina. Tutti applaudono, tutti ridono. Brindano ancora e poi mangiano la loro fetta di torta. Il mio sguardo di posa su Lucas. E' da solo. Florence, e seduta alcune sedie più in là parlando con Josh, Rose, Ruth e Victoria, miei compagni di scuola. Ci scambiamo un lungo sguardo. Quante parole non dette in quei pochi minuti, prima che Florence non si mettesse davanti, rompendo il contatto. I miei occhi bruciano, vedendola scendere sulla bocca di Lucas e ghermirla con un lungo bacio. Quel bacio denotava possesso, sicurezza. Lui non è tuo. E' mio. Mio.
Non credo di riuscire a reggere ancora vedendoli baciarsi. Con la scusa di rifarmi in trucco mi dirigo in bagno. Mi ci chiudo dentro, respirando forte, come in preda ad un attacco di panico. Cos'è quella sensazione all'altezza dello stomaco? Quella orribile sensazione che sta stringendo le mie viscere da quasi due ore? E' forse gelosia? Non può essere. Io non sono gelosa. Assolutamente no. Prendo un lungo respiro e esco dal bagno, ora più tranquilla. Peccato che la mia tranquillità duri poco. Florence è davanti alla mia porta, con i fianchi appoggiati al lavandino in marmo. Braccia incrociate sotto al seno. Un ghigno da iena stampato sul viso troppo truccato.
- Lizzie.- Elizabeth. Io per te sono Elizabeth.
- Florence. - Rispondo, mentre con la mano sinistra artiglio la maniglia della porta, stringendo fino a farmi diventare le nocche bianche. - Ti ho vista venire in bagno e ho pensato di seguirti per mettere in chiaro alcune cose. - La sua voce è troppo dolce, melensa. - Che tipo di cose?- Una risata cattiva mi arriva ai timpani perforandoli. - Solo una cosa, ragazzina: Lui è mio.- La sua voce ora è fredda, dura. Cattiva. Non sento più la mano sinistra. - Sei solamente una ragazzina. Non gli interessi. Lui preferisce le ragazze mature. -
Una rabbia cieca mi invade, partendo dai piedi e risalendo tutto il corpo. - Spero che tu non ti stia riferendo a te, perchè, perdonami, ma non mi sembri una ragazza matura.- La ragazza davanti a me assottiglia gli occhi. - Non ti permetto di parlarmi così, ragazzina.- Mi si avvicina pericolosamente, muovendosi sui tacchi vertiginosi. Il suo sguardo si posa sulla mia collana. - E tu ti credi tanto matura? Tu che vai in giro con una collana dove vi è appesa una insignificante farfallina? -
Mi provoca. Resisti, Elizabeth, non cascarci. - Lui non vuole le bambine.- Ok, ora basta. E' troppo. Con tutta la forza che ho la spingo lontana da me. Poi mi ci fiondo addosso. Le tiro i capelli, con forza. Lei, per tutta risposta mi tira un pugno nello stomaco. Mi piego un attimo in due, senza respiro. Approfittando del mio momento di debolezza, mi prende i capelli incastrati nel chignon e tira forte, rovinando il lavoro di Charlene. Con i capelli davanti agli occhi sono in netto svantaggio. Ci urliamo dietro di tutto da bambina a direttamente stronza. I camerieri, sentendo le nostre grida, chiamano gli altri. Sto per avere la meglio sulla stronza quando Lucas, Phillip, Josh e altri irrompono nel bagno. Mi sento presa di peso e allontanata da Florence. Qualcuno mi stringe forte al petto, mentre io mi dibatto con forza.
- Calmati!- Mi dice Lucas.
- Si Liz, calmati!- La voce di Charlie mi pare così lontana. Continuo a dibattermi mentre le calde lacrime scendono sul mio viso. Lo odio. Lo odio. Mi blocca con una stretta ferrea tra le sue braccia, mentre Josh e Phillip tentano di tenere ferma Florence. Mi libero dall'abbraccio di Lucas e lei fa lo stesso e avvicinandosi a me mi tira un gancio destro. Il dolore non arriva subito. Vado indietro andando a sbattere contro Lucas. Lui mi imprigiona di nuovo. Le urla delle altre ragazze, mi riportano alla realtà. Il dolore alla guancia è insopportabile. Vengo portata fuori dal bagno con forza. Lucas mi trascina verso il piano bar. Lo sento chiedere del ghiaccio, urgentemente. Sento un freddo alla guancia e mi tiro indietro.
- Sta ferma!- Mi impone Lucas. Mi poggia il ghiaccio sulla ferita e a malapena reprimo un grido di dolore. Dio, che male! Lucas mi osserva, con uno sguardo serio.
- Che ti è preso?- Mi domanda senza mollare la presa sul mio braccio.
- Ha incominciato lei. - Rispondo per difendermi. Infatti ha incominciato lei. Il solo fatto che esiste è già irritante di per sé. Lui non risponde più. Mi toglie il ghiaccio e controlla le mie condizione. - Era un pugno perfetto. Si è gonfiato, credo che si formerà un bel livido.-  Non apro bocca, ancora troppo arrabbiata. Lui sospira e sento la sua mano calda posarsi sulla guancia sana. Infastidita, mi scanso.
- Non capisco come possa piacerti questo tipo di ragazza. - dico per spezzare il silenzio che si è creato.
- Non mi piace, infatti.-
- E allora per quale motivo hai portato quella stupida oca alla mia festa di compleanno.- scatto rabbiosa, mentre poso lo sguardo sulla sala. le lacrime stanno per tornare. Pizzicano le maledette.
Lui non risponde ma sento che si fa più vicino. - Sei gelosa?- domanda mentre mi posa una mano sotto al mento, stringendo leggermente per non fare pressione sulla ferita.
- No.-
- Bugiarda.- Lo guardo negli occhi, perdendomi in quel verde così intenso. - Mi sembravi irrangiugibile.- Sussurra di punto in bianco. Io? Io sembro irrangiungibile a lui? Ridicolo.
- Non prendermi per scema per favore.-
- Non mi credi.-
- Perchè dovrei?- Non ribatte più. Dio, che stupida! Lo sapevo! Lo sapevo! Mi sono presa un pugno per niente! Ho rovinato una piacevole serata per un ragazzo che neanche mi vede!
In lontananza sento la voce arrabbiata di Charlene. La sento urlare e urlare contro, almeno credo, Florence. Dolce Charlene. Lei mi difende sempre.
Il calore del corpo di Lucas è asfissiante. Alzo lo sguardo, vedendolo imponente su di me.
- Scusami.- dice con voce dolce. Ma perchè non sta zitto. Perché invece di parlare, parlare e ancora parlare non mi bacia? Perchè? Sono veramente troppo bambina per lui?
Carpe Diem, diceva Orazio. Tempus Fugit, mi ripete sempre Charlene.
Cogli l'attimo, sussurra il mio cuore. Ho diciotto anni, che diamine! Ora sono una donna! Non sono più una bambina, se voglio qualcosa devo farmi forza e andare a prendermela! Ma allora perchè ho così paura?
Con i battiti accellerati del cuore che mi riempono le orecchie annullo le distanze tra di noi e delicatamente appoggio le mie labbra sulle sue. Sanno di sambuca e di tabacco. Inaspettamente, risponde al mio bacio. Le sue braccia mi stringono per la vita, schiacciandomi a lui. Io, come di riflesso, poso le mie dietro al suo collo. La barba appena accennata mi solletica le guance, ma non mi importa. Non voglio interrompere questo bacio per nulla al mondo. Ci stacchiamo entrambi con il fiatone, e ci guardiamo.
- Perchè hai picchiato Florence?-
- Perchè aveva messo gli occhi sulla mia felicità. - Rispondo di getto. Lui ride, poi scende di nuovo sulle mie labbra.
- Ahi!- Dico, portandomi la mano sulla guancia dolorante.
- Scusa!-
Questa volta rido io. Al collo a darmi sicurezza la mia collana a farfalla.
- Ti perdono, ma solo per stavolta.-
La sua risata riempe le mie orecchie. Nessun suono mi parve mai più bello.


Chi vuol essere lieto, sia: Del doman non c'è certezza.
Lorenzo De Medici.







   
 
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