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Autore: Maki Pandora    21/03/2011    4 recensioni
Le giornate lavorative trascorrono lente, inesorabili, facendo nascere in Rima sentimenti ostici e contorti... insopportabili. Quello che deve iniziare a fare la vampira è respirare e, evidentemente, necessita di un aiuto. L'aiuto della sola persona in grado di capirla fino infondo. Una One-shot che cerca di raccontare un'ipotetica giornata lavorativa e, ovviamente, di mettere in luce la profondità del tacito rapporto che lega i due vampiri
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rima Toya, Senri Shiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stop, dieci minuti di pausa! – Quelle parole riecheggiarono sonoramente nella testa di Rima, che riprese finalmente a respirare. Odiava la luce dei riflettori ed il calore che emanavano, anche se era quasi impercettibile. Unito allo staff, al fotografo, al fatto che quello era un lavoro diurno, creava nella vampira un forte senso di disagio e di disordine che la portò a desiderare un po’ di aria fresca. Per questo motivo si diresse con passo tanto aggraziato quanto glaciale verso la rampa di scale che portava al tetto dell’edificio.
Nessun sentimento trapelava dalla sua espressione: Sostò al distributore di bevande per prendere distrattamente una lattina di the e poi scomparve, avvolta dalla penombra delle scale. Ci fu solo un elemento che rivelò implicitamente tutta la tensione che Rima aveva accumulato: il suo passo veloce che, certamente, aveva ben poco di umano.
In quel frenetico studio, però, solo una persona fu quasi in grado di toccare quel disagio così denso, al tempo stesso flebile e contenuto.
Shiki si diresse con passo svogliato e silenzioso verso la stessa rampa che poco prima aveva inghiottito la vampira e così la raggiunse sul tetto. Sedeva in modo composto all’ombra di una struttura ornamentale posta all’esatto centro della superficie del tetto. Il ragazzo si sedette accanto a Rima con una grazia non inferiore a quella della ragazza.
- Sei stanca? – domandò lui con voce quasi atona, fissando il grigio paesaggio di città che si stagliava dinnanzi ai loro occhi. – Ti paio stanca? - ribattè lei, senza particolare enfasi; si voltò però verso Shiki, cercando un contatto visivo con quei suoi occhi di ghiaccio, inespressivi come se fossero di vetro e sorprendentemente velati di un rosso spento, marginale, che profilava l’iride azzurra del ragazzo. Lo fissò in volto, non per trovare compassione o per sentire parole di consolazione, ma per trovare forse una risposta, una certezza, un mero principio al quale fare riferimento nei momenti di squilibrio come quello. La sua risposta era Shiki, sempre accanto a lei, sempre taciturno e profondo agli occhi di chi sa leggere quella sua intricata personalità… Ma ciò che contava più di ogni altra cosa era quanto si somigliassero. Con uno sguardo Rima scopriva ogni volta un cosmo dinamico, impregnato di pensieri densi e mutevoli, instabili e insicuri. Un caos che, al contrario delle aspettative, riusciva a tranquillizzarla. Nello stesso istante in cui lei terminò di scrutare l’animo di lui, il vampiro mosse leggermente il volto perfetto, tanto quanto bastasse per incrociare gli occhi cerulei di Rima. Sembrava che anche la città si fosse ammutolita, basita di fronte a quel dialogo così profondo e muto, così carico di sentimento, di una dolcezza percepibile solo da pochi.
In quello sguardo, Rima si confidò con Shiki, gli fece capire quanto le scocciasse condurre quella vita, così simile ad una costante recita. In risposta, il vampiro espirò e sbattè le palpebre, poi tornò a fissare la città. Se qualcuno li avesse osservati in quell’istante, avrebbe certamente interpretato quella reazione come un atto di pura noncuranza, quando era chiaramente l’esatto opposto.
- Resistiamo – fu l’unica cosa che il vampiro pronunciò, come per ribadire i suoi sentimenti, per rassicurare ulteriormente la vampira, per trasmetterle a modo suo l’apprensione che provava in quel momento. Quella che conducevano era una vita veramente pesante, dovevano necessariamente destreggiarsi fra scuola, i relativi problemi sorti all’interno dell’accademia Cross, il lavoro e l’altro lavoro, l’eliminazione dei level E.
Il fatto che il vampiro non le avesse sussurrato un mero “resisti” significava per Rima più di ogni altro gesto fisico. Non era sola in quella situazione e, al contrario, aveva accanto a sé un vampiro che la comprendeva fino in fondo.
Nel suo animo mosso da tutti quei sentimenti ostici e densi si stava infiltrando sinuosamente una flebile luce che pareva essere in grado di mettere un po’ di ordine.
Rima fissò la sua lattina di the, afferrò saldamente la linguetta e la piegò verso il basso. Era un contenitore fallato, il sigillo era allentato e per aprirlo sarebbe bastata molta meno forza. Il dito della vampira scivolò veloce verso il buco appena creato e, un istante dopo, le narici di entrambi i vampiri furono pervase da un delicato profumo di sangue. Rima inarcò un sopracciglio e sollevò la sua mano candida, osservandola scocciata.
Il piccolo taglio sul pollice si stava già rimarginando ed un piccolo rivolo di sangue iniziò a scorrere lungo la mano, raggiungendo lentamente il polso.
Negli occhi di Shiki si intravide una luce diversa carica di interesse e di… fame.
L’espressione del suo volto cambiò quasi impercettibilmente: non poteva considerarsi un sorriso vero e proprio, aveva leggermente sollevato l’angolo destro della sua bocca rosea, era quindi auspicabile considerarla come un’asimmetria nel suo volto perfetto. Rima osservò la sua espressione di sfuggita, incurante; restò immobile con il sangue che continuava il proprio percorso sul braccio dalla carnagione pallida e candida come la neve.
Shiki rivolse lo sguardo al cielo, chiuse gli occhi e inspirò profondamente. – Torniamo, ci aspettano. – Disse con il solito tono pacato, ma questa volta era percettibile una leggera amarezza. La ragazza scosse elegantemente il braccio ed una goccia di sangue colpì il suolo; prese poi un fazzoletto bianco, dal bordo in pizzo e con qualche ricamo floreale. Lo passò con noncuranza dove la goccia di sangue aveva segnato il proprio percorso. Shiki la osservava con curiosa attenzione.
Una smorfia di disappunto si dipinse sul volto di Rima, che si avviò con passo deciso alla porta che la avrebbe reintrodotta nel suo personale teatro, quando fu sulla soglia della porta lasciò scivolare il fazzoletto dipinto di rosso e scomparve nell’ombra della rampa di scale. Shiki rimase fermo qualche secondo, come intrappolato in un sogno proibito e poi seguì la compagna… Non prima di aver recuperato il fazzoletto.


E' la mia prima fanfiction in assoluto, spero non sia troppo pesante e descrittiva... Anzi, mi rendo conto che lo è palesemente, vabbè xD
Adoro Shiki e Rima, il loro rapporto, la loro complicità... In realtò sono l'unico motivo per il quale potrei mai definirmi una fan di VK...
Ringrazio Luly che ha premuto (CON FORZA) l'interruttore "fangirl" del mio animo y_y ♥
   
 
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