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Autore: celiane4ever    21/03/2011    4 recensioni
Si strinse nel cappotto scuro quando una folata di vento autunnale minacciò di gelargli le ossa. Settembre ormai stava giungendo al termine, e si cominciavano a sentire i tanto attesi venti del Canada.
Sono in ritardo, e Rein odia i ritardi.
[ReinxBright] Vincitrice del vecchissimo concorso "Le stagioni" del Twin Princess fan fiction forum.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bright, Rein
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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è una mia vecchissima fic che utilizzai per un contest sul Twin Princess Fan Fiction e che avevo pensato di pubblicare solo lì. Ma EFP mi manca! Vorrei tanto tornare a scrivere su questo fandom, spero che prima o poi mi venga un altra ispirazione!


Questa ff è una AU, ambientata nei caldi colori autunnali el Vermont (USA)

Dolce Settembre

Capitolo uno.



Bright svoltò a passo spedito l’ultima curva di quella ormai nota stradina in sterrato, per poi varcare l’ingresso della cittadina di Burlington, immettendosi nella via principale del posto, una delle poche abbastanza larghe da essere trafficabili.
S’infilò in un vicolo secondario, una scorciatoia verso la piazza del paese; perché solo così poteva essere definito quel cumulo di casette in pietra e viuzze impraticabili, con a mala pena qualche centinaia di persone ad animarlo.
Dopo qualche altra svolta, imparata a memoria dalla frequenza con cui percorreva quel tragitto, si ritrovò nella piazzetta rotonda in pietra semplice dove ogni sabato era solito svolgersi il mercato degli agricoltori e artigiani del luogo.
Ma quel giorno era martedì. E come ogni giorno feriale, solo un banchetto restava fisso a un lato della piazza, accostato al muro dei palazzi che vi si affacciavano, a metà fra il panettiere e la salumeria.
Bright sospirò sollevato quando si accorse che era arrivato in tempo. Una signora sulla sessantina abbondante, con indosso un largo vestito dalle sfumature fra il blu e il viola, un fazzoletto in tinta annodato attorno al collo tozzo, e un grande cappello di paglia semplice in testa, probabilmente fatto a mano, si accingeva a togliere la sua mercanzia dal tavolo.
“Signora Rosy!” la richiamò il ragazzo biondo, riprendendo fiato dallo sforzo della corsa, e ravvivandosi i capelli con un gesto automatico. “Aspetti!”
La donna alzò la testa su di lui, regalandogli un sorrisone genuino.
“Buona sera Bright! Mi chiedo ancora perché tu faccia tutta quella strada dalla Vecchia Magione fino a qui, sai? Avete dei campi magnifici lassù!”
“Lo sa che solo lei ha quei gigli… Da noi non crescono. A proposito, gliene sono rimasti?” domandò, scrutando poi il cielo, che cominciava a tingersi dei colori più caldi; doveva sbrigarsi, o sarebbe sopraggiunta presto la notte.
“Ma certo, ma certo” lo rassicurò allegramente la vecchietta, “Ecco qua i tuoi bei gigli, come al solito. Li darai a lei, non è vero?” ammiccò al ragazzo, come una che la sa lunga, “Anche se secondo me preferirebbe qualcosa di più colorato, sai?”
Il ragazzo prese il mazzo dalle mani della donna, lasciandole il giusto compenso sul tavolo, e guardando ancora il cielo, nervoso.
“No, i gigli sono il suo unico amore per la serenità.” Rispose, sorridendo gentilmente. “E ora vado, sono un po’ di fretta!” salutò la signora con un gesto cordiale della mano, per poi percorrere a ritroso la strada dell’andata, guardando sempre più ansioso il cielo imbrunirsi rapidamente.
Si strinse nel cappotto scuro quando una folata di vento autunnale minacciò di gelargli le ossa. Settembre ormai stava giungendo al termine, e si cominciavano a sentire i tanto attesi venti del Canada.
Sono in ritardo, e Rein odia i ritardi.

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“Forza, sorridi Bright, o Rein penserà che non la vuoi, e tornerà dritta a New York!” una ragazzina dagli arruffati capelli biondi, intenta a ravvivarsi sulle spalle la mantellina verde bosco in modo stizzito, rimproverò con voce di scherno il fratello, in attesa al suo fianco “E smettila di stropicciare quelle povere rose, o gliele darai tutte sgualcite!”
Il ragazzo tolse istintivamente le mani dai fiori che stava tentando di sistemare in modo maniacale, portandole a stringerne i gambi, nervoso.
Non era di certo da lui agitarsi così. Ma erano anni che non la vedeva, e non poteva evitare di sentirsi inquieto.
Lui e Rein si conoscevano fin da quando erano bambini. I genitori di Bright erano i proprietari della villa di campagna conosciuta da tutti in città come la Vecchia Magione, così chiamata essendo la più antica struttura del posto, nonché la più grande, dotata di un certo fascino poiché situata al di fuori della cittadina, sulla collina soprastante, a cinque minuti di corsa dalla piazza, immersa nel bosco e collocata al centro dell’unica radura di quest’ultimo.
La Vecchia Magione era anche ammirata per la vista di cui si poteva godere da lassù, a cominciare dal grande lago Champlain, che faceva da sfondo alla cittadella di Burlington, subito sopra. Risalendo con gli occhi dal paese verso la Magione, dopo aver superato il breve ma ripido tratto di bosco che li separava, si poteva ammirare la parte anteriore della radura circondante la casa, tutta coltivata a rose rosse, una delle passioni della signora Camelia, madre di Bright.
Attorno a tutta la villa, oltre la radura verde coltivabile, si estendeva senza fine visibile una foresta di latifoglie.
Rein invece, aveva vissuto fino a pochi anni prima in una delle casette in pietra grigia del paese, una delle più esterne, vicino al sentiero nel bosco che portava alla Magione.
La casa era di proprietà della sua vecchia nonna, ed era sufficientemente grande per far star comodi lei, la nonna, la sorella Fine, e i genitori delle due.
Fin da quando le gambe permisero alle due gemelle di percorrere di corsa quella stradina ripida di bosco senza collassare, avevano preso il vizio di infiltrarsi nella Vecchia Magione ad osservare le rose, e in seguito a giocare con Bright e Altezza, una volta conosciuti.
All’età di circa quattordici anni, i genitori e le gemelle erano andati a vivere a New York, lasciando definitivamente il Vermont.
Ma proprio quattro anni dopo, a una delle due non più tanto bambine, era stato concesso di ritornare un po’, per godersi i mesi autunnali a casa della nonna.
Il fischio intenso del treno in arrivo mise sull’attenti Bright. Portò una mano fra i capelli, scompigliandoli un poco, per poi tentare di dare un’altra sistemata alle rose.
Il treno rallentò davanti a loro, fino a fermarsi con un ultimo stridio delle ruote metalliche.
Le porte delle carrozze si aprirono, e qualche passeggero scese dal mezzo con la calma tipica del posto, dove tutti sanno cosa devono fare, e quando devono farlo, così che nessuno ha mai fretta.
I due fratelli stavano scorrendo con lo sguardo tutte le uscite, quando una ragazza saltò fuori da una di queste con un balzo, atterrando con grazia sul binario. Appoggiò la valigetta bianca che stringeva fra le mani per terra, per potersi sistemare meglio sulla testa il cappello bombato di colore azzurro. Portava sulle spalle una leggera mantella del medesimo colore, e al di sotto di questa un abito candido dalla lunga gonna a pieghe, libera di muoversi con il primo vento autunnale. I piedi erano calzati da due ballerine lucide, intonate alla mantella. I lunghi capelli blu erano raccolti in un una coda bassa, appoggiata lateralmente su una delle spalle della fanciulla.
“Rein, siamo qui!” la ragazza, sentendosi chiamata, si voltò verso la vispa biondina che aveva attirato la sua attenzione, e le corse incontro, riconoscendo in lei una cara amica d’infanzia.
“Altezza, come sei cresciuta! Sei diventata una splendida ragazza!” si congratulò Rein con la quindicenne, abbracciandola con slancio.
“Ragazza a chi, New Yorkese? Puoi tranquillamente dire donna!” ribatté l’altra, portandosi i capelli dietro alle spalle in un gesto affascinante, scatenando nell’amica una risata divertita, “E comunque, possiamo dire lo stesso di te! I diciotto anni ti hanno resa incantevole! Non è vero, Bright?”
Rein spostò lo sguardo per la prima volta sul biondo dietro ad Altezza. Gli anni di distanza dal loro ultimo incontro avevano cambiato tante cose; in meglio, s’intende. Bright si era alzato di molto, superandola di due buone spanne. Le spalle, che si erano notevolmente allargate, portavano a un busto slanciato e sufficientemente esile, e ad una vita sottile, terminando in un paio di gambe lunghe e sicuramente atletiche. Il tutto, contornato dai perfetti capelli biondi, e il sorriso gentile sulle labbra, dava al ragazzo un’aria raffinata.
“Si, sarebbe impossibile negarlo.” Rispose Bright dopo che lui e Rein si furono guardati a lungo, incantati dai sorprendenti cambiamenti del tempo. Le porse il mazzo di rose, assieme ad uno dei suoi migliori sorrisi, sinceramente felice di rivederla dopo tanto. Lei li ricevette, arrossendo.
“Grazie.” Mormorò abbassando lo sguardo, “Mi sono mancate le vostre rose!” continuò, annusandole, “a New York non ne vendono di tanto belle, ne c’è chi effettivamente me le regala...” sorrise impacciata, ancora un po’ in imbarazzo per quell’accoglienza.
“Non ci credo!” ribatté Altezza, “Sei troppo carina per non riceverne!” esclamò meravigliata, senza notare gli altri due, che continuavano a fissarsi senza proferire parola, “Forza, Bright, prendile la valigia e andiamo, che siamo in ritardo per il pranzo!” cominciò a parlare, dirigendosi verso l’uscita, “Oggi sei ospite da noi Rein, e nel pomeriggio ti porteremo da tua nonna. Desidero che mi racconti assolutamente tutto di com’è la vita nella Grande Mela, fra tutte quelle boutique alla moda ed eventi mondiali! Oh, quanto vorrei viverci io, e…” continuò il suo soliloquio, lasciandosi i due alle spalle, che continuavano imperterriti a guardarsi.
Il tempo sembrava non scorrere, e mentre il treno ripartiva rumorosamente, a loro pareva di essere immersi nel silenzio.
“MUOVETEVI!!!” l’urlo che squarciò l’aria li risvegliò dal trance, facendo scattare Bright a prendere la valigia, e Rein verso l’uscita, dove Altezza li stava aspettando, furiosa.
“Scusala, ha carenze d’attenzione.” Le sussurrò Bright per sciogliere la tensione, facendola sogghignare, divertita. “Bentornata, Rein.” Terminò, in tono dolce.
I due si scambiarono ancora uno sguardo sorridente, varcando l’ingresso della stazione.
Entrambi sentivano che dopo tanto tempo, quell’autunno sarebbe stato davvero speciale.
  
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