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Autore: LoveChild    22/03/2011    4 recensioni
"[...]A volte mi sento ridicola per i pensieri sdolcinati che formulo.
Che cliché: ‘sei come l’aria per me’.
Lui, però, quell’aria sa bene come portarmela via.
[...]
V'è una gelosia villana che è un diffidare della persona amata; v'è una gelosia delicata che consiste nel diffidare di sé. [...]"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiara, che forse non leggerà mai questa dedica ma che è costantemente nei miei pensieri.
Se dovessi pensare a qualcuno con un totale amore per la vita penserei a lei.
Lei che è un po' il respiro del mondo.
Il mio occhio destro.


Margherita, mia paziente e amabile amica. 

Una di quelle persone che tutti dovrebbero avere la fortuna di incontrare.
Colei che è per me il mio occhio sinistro.


Lara, che mi dà fiducia e ascolto.
Ho avuto fortuna ad incontrarla nel World Wide Web, è qualcosa di cui sarò sempre grata.

Fabiola, che ammiro perché è di una tenacia non comune.
Una tenacia che non posso vedere ma che intuisco da ogni sua parola.
E' una Donna, con la 'D' maiuscola- e in grassetto!

Nonostante gli alti e bassi, le lamentele e i capricci, sono una persona molto fortunata.





Bambolina e Barracuda




E’ bello stare accoccolati, l’uno contro l’altra. E’ tutto ciò che chiedo.
Quando lui mi abbraccia riesco persino a dimenticare che mi trovo sul sedile posteriore di una macchina, chiusa in un garage.
Molto poco romantico.
Eppure non mi dispiace affatto.
Mi basta lui e che ci siano stelle e luna, tramonti o albe infuocati, poco importa.
Mi sento sospesa e mi sento respirare, come se fosse lui ciò che i miei polmoni inalano.
A volte mi sento ridicola per i pensieri sdolcinati che formulo.
Che cliché: ‘sei come l’aria per me’.
Lui, però, quell’aria sa bene come portarmela via.
-Beh, io non farò proprio nulla ma se Adelaide ci provasse, non garantisco.
La sua risata giocosa mi ferisce, mi graffia la schiena, mi penetra nella pelle e brucia.
Brucia da morire.
Vorrei piangere, sento le lacrime pizzicarmi gli occhi ma non ho il coraggio di farle uscire, così mi limito a tirargli un pugno leggero sulla spalla nuda e a sorridere incerta.
-Avrai delle ritorsioni, sappilo!- gli dico ilare, fingendomi offesa.
Sono proprio falsa: fingo di fingere. Tutto perché lui non mi veda totalmente nuda.
-Ma non eri tu che dicevi che avresti accettato anche questo?- mi ritorce contro le mie stesse parole, punzecchiandomi.
Credevo non ascoltasse… e, sì, l’ho detto ma ora non sono più tanto certa di poter resistere senza rischiare di spaccarmi.
-Tu avevi detto che non era nelle tue intenzioni tradirmi.
Nessuno dei due vuole cedere. Ritorcere l’uno contro l’altro ciò che si è detto è la nostra tecnica migliore per difenderci; da cosa poi non lo so davvero.
-Io non prenderei ciò che dico come oro colato.- risponde ammiccando.
Basta. Basta.
Vorrei davvero piangere adesso, vorrei prenderlo a pugni, morderlo per fargli sentire lo stesso dolore che sento io, invece mi limito a rimanere seduta in braccio a lui, le braccia intorno al collo e gli occhi puntati nei suoi.
E’ bello da morire. Glielo dico spesso.
Non c’è nulla di lui che io non veneri profondamente.
La sua pelle, liscia e profumata, di quel colore meraviglioso che ricorda il latte con una punta di cacao.
I suoi occhi castani, luminosi ed espressivi, che vibrano di qualcosa che non so.
Forse è l’Arte che gli brucia dentro.
Il suo cervello e i suoi pensieri, che mi tengono sospesa, mi incuriosiscono, mi attirano, mi affascinano e mi spaventano.
E poi ci sono le sue mani.
Quelle mani perfette, quelle mani con cui crea l’arte, quelle mani con cui suona, fotografa, disegna. Quelle mani con cui, a volte, forse mi ama.
Io lo venero in tutta la sua totalità, ma questo lui non lo sa ed è per questo che ora sto giocando.
Io gioco per difendermi dal suo sguardo, per non mostrarmi totalmente ai suoi occhi, perché ho troppa paura di ciò che questo provocherebbe in lui.
Felicità? Fastidio?
Anche lui gioca, io, però, non ne conosco il motivo, e questo mi spaventa.
Gioca per me o contro di me?
Io vorrei solo gridargli di amarmi, vorrei implorarlo, scongiurarlo, di amarmi.
Con che diritto poi?
Non sono forse quella che frena i propri sentimenti, che li nasconde, che evita di definirli chiaramente, di dar loro un nome, per non doverli affrontare?
Adelaide.
In fondo è a lei che penso. Mi chiedo come sia.
Ha detto che fa il conservatorio, mi ha anche detto cosa studiava ma ero troppo concentrata sull’espressione apparsa sul suo volto per prestare ascolto.
Ha detto ‘Non è per nulla male, Adelaide. Non mi dispiacerebbe.’ e io ho sentito il fiato mozzarsi come se mi avesse dato un pugno nello stomaco.
La immagino piccola, snella, con i capelli lunghi fin sulle spalle, scalati, color biondo dorato chiaro, quasi rossicci, e gli occhi castano chiari, con lunghe ciglia ricurve.
La immagino anche molto aggraziata, nel fisico ma soprattutto nelle mani.
Non so perché, ma coloro che hanno a che fare con la musica li immagino sempre con delle bellissime mani che muovendosi creano coreografie ipnotiche ed affascinanti.
La immagino intelligente, sensuale, con un bel sorriso.
La immagino come io vorrei essere e come non sarò mai.
E mi chiedo perché mai lui non mi abbandoni subito, perché io so che c’è qualcosa di meglio per lui così come non c’è nulla di più per me.
Mi sento soffocare.
Sono gelosa, sto impazzendo di gelosia.
Le sue parole mi sono penetrate nella testa, le sento martellare, scavare, strisciare fra i miei pensieri e vorrei tanto urlare.
Io non posso urlare, non posso e allora lo bacio tentando di trasmettergli tutto l’affetto frustrato che provo per lui, tutto il desiderio che monta e cresce, ma non trova sfogo.
V'è una gelosia villana che è un diffidare della persona amata; v'è una gelosia delicata che consiste nel diffidare di sé. *
Io soffro di entrambe, soffro e sono io stessa causa del mio male perché mi basterebbe essere sincera per estinguere il dolore che sento e che mi fa a pezzi.
Ho troppa paura, però, per questo lo bacio e resto zitta.
Lo bacio e spero comprenda da solo.
 

Come geloso, io soffro quattro volte:

perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo,

perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro,

 perché mi lascio soggiogare da una banalità.

Soffro di essere escluso,

di essere aggressivo,

di essere pazzo

e di essere come tutti gli altri. **

 

 Fine

 
 
 
 
 
 
  *[di Filippo Pananti]
**[di Roland Barthes]






Note:
Inizio col dire che sono fortemente emozionata. Questa è la mia prima originale.
Con questo intendo la prima originale che riesco ad iniziare e concludere.
Il titolo non è campato in aria come può sembrare, in effetti è qualcosa che ricollego direttamente alla persona che si cela dietro queste righe. A me e alla persona che si cela dietro queste righe.
Non ho mai amato la gelosia, mi piace esserne oggetto velato - sono profondamente egoista - ma non riesco ad accettare di provarne. E' un sentimento doloroso e pericoloso, che però sento di percepire in modo totalizzante e questo non va bene. Proprio no.
Spero che come 'esperimento' non sia fallimentare e che apprezzerete, se non la storia in sé, lo sforzo che ho fatto per mettermi a nudo attraverso le mie parole. E' qualcosa che non faccio mai.
Baci,
      Yaya

   
 
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