RICORDO
TUTTO
Mi
ricordo quella frase come se fosse ieri.
Come
se fossero passati solo pochi istanti.
L’hai
detta. Beh, quasi. Ma l’ho sentita. Ti ho sentita.
Ricordo
tutto.
Nonostante
lo svenimento. Nonostante la leggera ipotermia.
Mi
ricordo tutto. Ogni tuo freddo sospiro.
Di
quelle ore chiusi in quella maledetta cella frigorifera
ricorderò sempre tutto.
Il
freddo. La paura. La consapevolezza di stare per morire.
Di
spegnersi per sempre, senza un motivo. Senza un perché.
Solo
per l’essersi trovati nel posto sbagliato al momento
sbagliato.
Per
lo meno avevo la certezza che Alexis e mia madre erano al sicuro.
In
quel momento non potevo sapere che in realtà non lo erano
affatto.
Però
era abbracciato a te che stavo morendo. E mi sentivo fortunato per
quello.
Anche
se avrei dato qualunque cosa per riuscire a salvarti.
Mi
sentivo così in colpa. Eravamo lì per colpa mia.
Colpa
mia che non so stare zitto e che ti trascino sempre a fondo con me.
Chissà
perché, poi, mi dai ancora retta!
Piano,
ti sei voltata per dirmi che non era colpa mia.
Che
avevo ragione e che avevamo trovato la bomba.
Mi
hai sfiorato il mento e mi hai ringraziato per essere lì con
te.
Sempre.
Non posso stare in nessun altro posto se non accanto a te.
E
poi prosegui con una frase che, nonostante il gelo, mi riscalda il
cuore.
Almeno
finché ti sento parlare.
Voglio
che tu
sappia quanto ti a…
Poi
tronchi la frase a metà.
Il
tuo braccio cade pesante sul mio petto. E i tuoi occhi non si aprono
più.
Non
so che altro fare se non chiamarti e implorarti di restare con me.
Sono
passate due settimane da quando ci hanno tirati fuori da
quell’inferno di
ghiaccio.
E
stamattina finalmente ne abbiamo parlato.
Io
ci penso ogni santo giorno e mi vorrei confrontare con te.
Sapere
ciò che pensi e cosa provi. Ma ti conosco e so che non me lo
dirai di tua
spontanea volontà.
Perciò
immagino che ti sia distratta, che tu non volessi in realtà
toccare
l’argomento.
Ma
ti sei lasciata sfuggire che da un po’ di tempo dormi poco e
male.
E
io ho colto subito quest’opportunità.
Perché so quello che stai passando.
“Incubi
sulla cella frigorifera?” ti chiedo diretto,
perché non mi va di tergiversare.
Sei
stupita. Mi guardi come se ti avessi fatto un torto.
Lo
so che non ne vuoi parlare. È per questo che dobbiamo farlo.
Esiti
incerta “Già..incubi..”
E
vorrei solo abbracciarti e stringerti forte per far passare tutto il
dolore.
Invece
mi limito a prenderti una mano, per dirti che ci sono. Che ti capisco.
Forse
incoraggiata dal mio gesto, prosegui.
“Non
è solo quello però” ti sfili dalla mia
presa e ti siedi, sorreggendoti la testa
fra le mani.
Ti
imito e mi siedo anche io. Al mio posto da
‘partner’, a fianco della tua
scrivania.
“Parlamene”
ti incalzo, sperando che niente e nessuno ci interrompa.
Sarebbe
impossibile trovare un’altra occasione d’oro come
questa.
Ti
passi le mani in volto esausta.
Poi
mi fissi. Con qualcuno devi pur parlare, Kate.
Probabilmente
è questo che ti dice il mio sguardo. O forse te lo stai
dicendo nella mente.
L’importante è che funzioni.
E
funziona.
“Non
è l’incubo in se. Sono le sensazioni che mi
infonde che mi turbano” confessi
“Che
tipo di sensazioni? Paura? Claustrofobia? Perché sarebbe
normalissimo dopo
quello che abbiamo passato.
Scuoti
la testa “No. Magari fosse solo quello”
Mi
fai preoccupare da morire così.
“Cosa
provi Kate?”
“Incompletezza.
Provo un costante senso di incompletezza” e fissi a vuoto la
scrivania mentre
lo dici.
Mi
spiazzi. Completamente.
Incompletezza?
Non so che dire. Non è quello che mi aspettavo di sentire.
E
lo capisci anche tu, di avermi lasciato basito.
“E’
come se mi mancasse qualcosa…non riesco a inquadrare bene
nella mente quello è
successo nella cella frigorifera”
“Come
se ce l’avessi sulla punta della lingua?”
suggerisco mentre un dubbio si
insinua nella mia testa.
“Già,
è così anche per te? Perché io sono
sicurissima che c’è qualcosa che il mio
subconscio cerca di dirmi con questi incubi, ma non riesco a
ricordare” tutto
d’un tratto mi guardi speranzosa
”Tu
ricordi qualcosa?”
E
non so proprio come dirtelo, ma non posso certo mentirti.
“Kate,
io ricordo tutto. Ogni singolo brivido” ti dico fissandoti
intensamente.
Sei
scioccata come se ti avessi detto che gli alieni sono scesi sulla terra.
“Non
hai nemmeno le idee un po’ confuse?” mi chiedi
ancora incredula.
Distogli
lo sguardo, che torna subito perso nel vuoto.
Ed
è proprio continuando a fissare il vuoto che prosegui il tuo
racconto.
“Mi
ricordo che faceva così freddo che ci siamo rannicchiati a
terra, poi il buio e
il risveglio in ambulanza, nient’altro” ammetti
sollevata.
Io
però sono un po’ deluso. Il mio dubbio si
è rivelato fondato.
Non
ricordi quello che mi hai detto. Non ne hai proprio la più
pallida idea.
“Che
hai?” chiedi perplessa.
Immagino
di non avere una gran bella espressione ora come ora.
Credevo
davvero che te lo ricordassi.
Hai
parlato di dare una seconda chance al tuo rapporto con Josh e ho
pensato che
semplicemente, tu volessi ignorare la situazione tra noi, come del
resto
facciamo sempre.
Come
il nostro bacio per esempio. Facciamo finta che non sia mai successo.
Apprendere
che invece l’hai del tutto rimosso è una
dolorosissima pugnalata al cuore.
Continui
a fissarmi, attendi ancora una mia risposta.
“Perdonami,
io credevo non ti andasse di parlarne e basta. Non che avessi
addirittura
rimosso tutto” e in risposta a quello che ho appena detto,
distendi il volto in
un piccolo sorriso. Non riesco proprio a crederlo.
La
tua voce rimbomba prepotente nella mia testa..
Voglio
che tu
sappia quanto ti a…
E
non resisto oltre. Te lo devo proprio chiedere.
“Davvero
non ricordi cosa ci siamo detti là dentro?”
“Castle,
non ricordo nulla”
NON
RICORDO NULLA
Com’è
possibile rimuovere completamente dalla memoria un fatto.
Un
avvenimento. Persone viste. Parole dette.
Come
può il mio cervello farmi uno scherzo simile e lasciarmi
così, al buio?
I
dottori mi hanno spiegato che succede. Che il cervello rimuove il
trauma per
proteggersi. E hanno detto che piano piano il ricordo
riaffiorerà da sé.
Anche
Josh sostiene che devo solo avere pazienza.
Sono
sul divano di casa mia abbracciata proprio a lui.
Stiamo
guardando un film. Ma non sono molto attenta.
Ripenso
alla conversazione con Castle di questo pomeriggio.
Io
non ricordo nulla mentre lui si ricorda tutto.
Quindi
gli ho chiesto di raccontarmelo. Il più precisamente
possibile.
Ho
bisogno di tutti i dettagli perché questo vuoto,
quest’incertezza che mi
accompagna mi sta uccidendo dentro.
“Dimmelo.
Dimmi cos’è successo” ti ho chiesto,
sollevata di poter finalmente ricomporre i
pezzi.
Esiti
e ti irrigidisci.
Non
capisco. Qual è il problema?
“No”
rispondi secco.
Spalanco
la bocca. Che significa no?
Perché
mi fai questo? Ti confido che sto male, tu hai la cura e che fai? Me la
neghi?
Poi
tenti di riacquisire un tono benevolo.
“In
questi casi è più sicuro se la memoria ti torna
da sola”
Poi
il telefono squilla. Un uomo è morto.
E
la mia giornata è volata tra indagini e sopralluoghi.
Le
luci sono tutte spente. Solo la tv ci illumina appena.
Alzo
il volto verso Josh. È preso dal film.
Non
ha idea della confusione che ho in testa.
Ma
sa degli incubi. È difficile nasconderli all’uomo
che dorme nel letto accanto a
te.
Ha
voluto che glieli raccontassi, ma nemmeno a lui ho saputo bene cosa
dire.
Fa
freddo e mi sento mancare, voglio parlare, voglio dire qualcosa a
Castle, ma
quando ci provo dalla mia bocca non esce niente. Neanche un suono.
Allora
ci riprovo. Urlo più che posso. Ma niente.
Lui
non sente la mia voce, come se non esistessi.
E
tutto d’un tratto infatti non ci sono più. Castle
è nella cella frigorifera da
solo.
E
poi mi sveglio di soprassalto, sudata e angosciata, quasi ogni notte.
E
dopo oggi, sono ancora più sicura che il mio subconscio sta
tentando di dirmi
qualcosa. Di ricordare quello che ci siamo detti mentre eravamo in
trappola.
Davvero
non ricordi
cosa ci siamo detti là dentro?
Dalla
faccia che avevi intuisco che deve essere qualcosa di
molto importante.
E
che ti dispiace che io l’abbia dimenticata.
La
frustrazione mi assale.
È
una cosa che odio non ricordare le cose!
Come
quel motivetto che ti ronza in testa. Lo conosci, magari
l’hai sentito giusto
il giorno prima. Ma non esiste che ti venga in mente il titolo.
E
quello che io non ricordo purtroppo non è un banale
motivetto.
Sento
che è vitale.
Il
mio istinto, i miei incubi, il mio subconscio mi dicono che
è vitale che io
ricordi.
Anche
solo per toglierti quell’espressione triste dal volto.
Mi
appoggio completamente alla spalla di Josh e chiudo gli occhi.
Mi
stringe un po’ di più cullandomi.
Esattamente
quello che volevo. Voglio dormire.
Rilasso
ogni muscolo del mio corpo e cerco di respirare profondamente.
Non
oppongo resistenza alla stanchezza di queste due settimane che in pochi
attimi
si impadronisce di me e mi assopisco.
Mi
rendo conto di non essere del tutto addormentata, ma tanto basta per
cominciare
a sognare.
Sento
il freddo. Siamo abbracciati. Cerco di dirti qualcosa e stavolta ci
riesco.
Lo
so perche mi sorridi. Il tuo splendido sorriso mi riscalda
completamente e non
ho più freddo.
Però
io non ho sentito la mia voce.
Tu
si e sei il ritratto della felicità. Ma io ancora non so
cosa ti ho detto.
All’improvviso
mi sento strattonare e mi sveglio di colpo.
La
televisione è spenta e io sono sul divano da sola.
Sono
scomodamente semi sdraiata perciò mi metto a sedere
riordinando le idee.
Sento
Josh vicino al mobile alla mia destra prima che la luce violenta mi
colpisca.
Mi
strofino gli occhi un po’ stordita.
“Che
succede?” domando
sbadigliando
Josh
non si avvicina, resta dov’è e mi fissa incavolato.
Parecchio
incavolato.
“Non
lo so, dillo tu a me!”
Non
che ci tenessi particolarmente a chiudere così la giornata,
ma visto che ci
tiene…
“Forse
eri troppo preso dal film per accorgertene, ma io stavo
dormendo!”
“Oh
si me ne sono accorto e stavi pure facendo un bel sogno erotico
magari!!”
sbraita convulso
“Scusami???”
penso di avere lo sgomento dipinto in volto.
“Parlavi
nel sonno..e non potevi essere più chiara di
così!” e mentre lo dice va in
camera e comincia ad afferrare i suoi vestiti dai cassetti.
“Ma
si può sapere che ho detto, per farti reagire
così?”
Sono
agitatissima, il collegamento al mio sogno mi balena fulmineo in testa.
Possibile
che nel sogno non sia riuscita a sentire cosa stessi dicendo a Castle,
mentre
nella realtà invece lo dicevo ad alta voce?
Mi
accorgo inoltre che non lo sto affatto fermando.
Può
andarsene anche subito, basta che prima mi dica cosa diamine ho detto!
“Davvero
vorresti farmi credere che non te lo ricordi?” mi risponde
sprezzante
Ma
che avete tutti oggi? Come ve lo devo dire che non me lo ricordo????
Ora
basta. La nostra seconda chance finisce qui.
Ryan
ed Esposito direbbero che la mamma si è incazzata!
“Dimmi
subito cos’ho detto” sibilo come se fossi davanti
ad un criminale da torchiare
Mi
guarda attonito. Forse ho esagerato. Ma basta giochetti.
Ne
va della mia sanità mentale.
“Castle,
voglio che tu sappia quanto ti amo” dice rassegnato
“Questo
hai detto, e non mi dire che era solo un sogno perché tanto
non ci credo”
continuando a radunare le sue cose.
“Non
lo dirò” rispondo subito. Negare sarebbe inutile.
Mi
sento strana. Sono sconvolta e sollevata allo stesso tempo.
Non
ci credo e contemporaneamente so che è vero.
Attimo
dopo attimo l’incubo prende forma correttamente nella mia
mente e finalmente
sento la mia voce risuonarmi in testa mentre ammetto i miei sentimenti.
Ha
fatto alla svelta a fare i bagagli. Non mi ero resa conto che ci
fossero così
poche cose sue in casa mia.
Si
avvicina con il borsone a tracolla e mi posa un lieve bacio sulla
fronte.
“Cerca
di essere felice”
La
sua ultima perla di saggezza prima di lasciare definitivamente la mia
vita.
*****
Busso
freneticamente alla tua porta.
Non
è così tardi. Guardo l’orologio.
Mezzanotte.
Non
puoi essere già a letto.
Mi
sono scapicollata fin qui, mi devi aprire!
Sto
seguendo l’ottimo consiglio del mio ex ragazzo.
Sto
cercando di essere felice perciò apri la porta e fatti
baciare, Richard Castle!
Busso
nuovamente e finalmente la porta si apre.
Per
qualche secondo temo che possa essere Martha o Alexis.
Ma
sei tu. Sei tu alla porta, con i capelli arruffati e solo i pantaloni
di una
tuta addosso.
Sei
mezzo addormentato ma come mi vedi ti risvegli di colpo preoccupato.
“Kate,
è successo qualcosa?”
L’estensione
del mio sorriso si espande a dismisura e ti divoro con gli occhi.
I
tuoi addominali mi hanno momentaneamente distratta dal mio scopo.
Saltarti
addosso e baciarti.
Appunto,
esattamente quello che faccio. Nonostante tu sia lì impalato
come un ebete.
Ti
trattengo il viso tra le mani, perché ebete o non ebete,
ormai sei mio.
Finalmente
mi stringi e assecondi i miei baci. Con una spinta chiudi la porta
dietro di
noi.
Ed
è solo adesso che sono tra le tue braccia, che te lo dico
“Ricordo tutto”.
Sorridi
come nel mio sogno “Davvero?”
Ma
non mi lasci il tempo di rispondere. Le nostre labbra sono troppo
impegnate per
poter parlare.
In
effetti credo che non ci diremo altro per il resto della nottata.
FINE
ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccomi nuovamente con i miei schizzi mentali!! Più la ff a capitoli (che sto tentando di scrivere) mi da problemi, più mi escono queste oneshot!!
Vabbè, sopportatemi!! XD
Allora, ovviamente spero che vi piaccia, e se vi sembra che il finale si un pò ooc..bè si, me ne sono resa conto, ma è così che l'ho immaginato e non sono proprio riuscita a cambiarlo!!
Buona lettura a tutti. XD