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Autore: Maki Pandora    22/03/2011    6 recensioni
Mentre lo scontro fra Zero e Rido si stà consumando, Shiki e Rima sono costretti ad allontanarsi dal complesso scolastico. Si rifugiano quindi in una casa di Shiki, inutilizzata da parte della madre.
Sentimenti strazianti, rimorsi, affetto. Alla luce della luna tutto brilla di una passione intensa, enfatizzando le speranze e rinforzando i legami già indissolubili.
Ma, ovviamente, non senza previe complicazioni.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rima Toya, Senri Shiki
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tagliare i fili della bambola

 

     Promemoria: Questo primo capitolo è ambientato
nella 41esima notte del manga e, come noterete,
l’inizio èper la maggior parte una descrizione delle tavole della Hino.
Chiedo scusa, ma era l’unico modo che avevo
per ambientare efficacemente la storia
♥♔
     

❧Rima giaceva inerme sul grande letto a baldacchino posto nella camera di Shiki, riposava adagiata dolcemente sul materasso ed era stata accuratamente coperta da un velo impregnato di colpe. Appariva stupenda; i capelli un po’ spettinati… L’aria serena e composta che le illuminava il volto… La facevano sembrare un sogno, un angelo. Accanto a lei, sopra le coperte, stava riposando Shiki, che indossava ancora la giacca e la camicia. Diversamente dalla ragazza, sul volto del vampiro era chiaramente leggibile una preoccupazione tanto radicata da tormentare anche i suoi sogni. Era un sentimento che lo assillava, considerato che, a causa delle azioni di Rido, aveva personalmente intessuto nel velo che avvolgeva la ragazza dolore, rimorsi e sofferenze.
Si svegliò a causa di un raggio di sole che si infranse violento sul suo volto pallido; Ichijou aveva aperto la finestra e, in una mano, teneva ben salda una katana. – Era arrivato uno strano vampiro… Voleva attaccare te e Rima nel sonno. – Accennò un sorriso – Te la affido – Uscì dalla stanza senza aggiungere altro. Shiki, ancora leggermente frastornato per colpa del risveglio e della luce diurna, si sedette accanto alla ragazza e sfiorò il suo volto con la stessa delicatezza che viene usata per recidere un fiore prezioso, affinché non si sciupi, perché conservi la sua bellezza. 
Si stupì leggermente nel constatare quanto la pelle di Rima fosse fredda; l’aveva fatta soffrire e tutt’ora lei ne stava pagando le conseguenze fisiche. Passò con estrema tenerezza l’indice ed il medio sul collo della ragazza, il suo cuore ebbe un sussulto carico d’incertezza. Nell’attimo seguente, però, la stava già stringendo in un abbraccio ricolmo d’affetto e di riconoscenza, di timore e di dolore. Si rese conto del rischio che Rima aveva scelto di correre per lui; con la sua testardaggine, con la sua tenacia, lei lo aveva salvato. – Perdonami… - Non lo sussurrò, non lo gridò. La sua voce era pacata e calda, aveva il giusto tono per esternare quanto fossero intensi i sentimenti d’affetto e gratitudine che provava.
Nuovamente, un’espressione angosciata si dipinse sul suo volto. Per la prima volta il corpo di Shiki rispecchiava alla perfezione ciò che provava: era dilaniato dal senso di colpa, si sentiva la causa generatrice di tutto il male che si era impetuosamente scagliato contro i suoi compagni, su Rima in particolar modo.
Quel momento venne interrotto da uno strano vampiro che si introdusse nella stanza tramite la finestra ancora aperta; in tono di sfida sibilò al giovane vampiro: - Prego, non fate caso a me, preferisco non combattere durante le ore in cui sono più debole. Sono venuto semplicemente a controllare che stiate bene… visto che siete la bambola di Rido – La risposta di Shiki fu sfacciata, dal carattere assolutamente inedito: - Va tutto bene, la bambola ha imparato a muoversi di sua volontà – proseguì mordendosi un dito, lasciando fuoriuscire un po’ di sangue. Subito prese la forma di uno spillo, di un filo, di una sottile e letale frusta; la scagliò verso la finestra, colpendo intenzionalmente il davanzale. Il vampiro subì l’onda d’urto creata passivamente, si lasciò cadere all’esterno e si volatilizzò in un istante.
La mente di Shiki si era sgombrata interamente, non vi era traccia di un singolo pensiero; si riavvicinò quindi al letto, si sedette accanto a Rima e respirò percettibilmente.
Quel silenzio venne bruscamente interrotto da un forte boato proveniente dall’esterno, probabilmente non molto lontano dall’edificio, visto che dal soffitto e dai muri cadde qualche frammento di intonaco. Erano ovviamente Zero e Rido che combattevano. Fu un movimento spontaneo quello del vampiro: sollevò con estrema cura la ragazza ancora dormiente e si diresse verso la finestra. In quel momento Rima riprese coscienza: - Oh, sei Shiki… - mormorò con vago stupore; lui non la guardò in viso, le disse soltanto che erano di fretta e che sarebbero usciti dalla finestra.
 – Ho fame… Dopo… Dammi… - Rima non terminò la frase, ma era più che comprensibile, Shiki, quindi, annuì. Si allontanarono prontamente dal luogo dello scontro, raggiungendo un piccolo bosco che separava l’accademia Cross dalla città; dopo essersi accertato di essere lontano da ogni pericolo, il vampiro adagiò a terra con riguardo la compagna, facendole appoggiare la schiena al tronco di un albero. Shiki proseguì slacciandosi il primo bottone della camicia, scostando il colletto ed i capelli. Poi si chinò e portò il collo vicino al volto di Rima, aiutandola, accompagnando la testa della ragazza con una mano, visto che era ancora molto debole. Estrasse rapidamente i canini e li affondò senza indugio nel collo del vampiro. Nessuno dei due provò particolari sentimenti, anche se il gesto di Shiki fu molto profondo e significativo, in quell’istante, la fame sovrastò ogni possibile reazione. Dopotutto, anche se Rima non gli avesse chiesto nulla, il ragazzo l’avrebbe forzata a bere il suo sangue, sentendosi obbligato a riparare ad un errore commesso dal suo corpo, ma non dal suo cuore. Passarono lunghi istanti per Shiki, che stava osservando le foglie danzanti di quel bosco; non si stava concentrando sulla sensazione di piacere intenso che quell’atto avrebbe dovuto suscitare in lui, stava piuttosto pensando a dove portare la ragazza,a come proteggerla, a come espiare il suo peccato. Pensò alla villa di periferia in cui la madre aveva vissuto per pochi anni, era un luogo confortevole, ampio e protetto.
- Rima, staremo per un po’ in un vecchio immobile della mia famiglia… Se per te va bene – Lo sguardo era ancora fisso sulle foglie, vuoto, vacuo. –Si – rispose la ragazza, mentre si puliva un angolo della bocca, tinto da una macchia scarlatta.
Il giovane vampiro sollevò la ragazza, che protestò con un secco – Posso farcela -. In realtà, dopo aver fissato gli occhi di lui si ammansì, avendo compreso interamente che Shiki stava attraversando una fase delicata e controversa, che si sarebbe conclusa solo epurando la propria coscienza. Fortunatamente il cielo si rannuvolò, così furono in grado di raggiungere la villa entro le prime ore della sera.
E’ magnifica, sarà piacevole stare qui per un po’ – furono le uniche parole che Rima, ancora debole, riuscì a pronunciare. Erano totalmente in contrasto con il suo carattere ed il suo modo di agire, ma si rese conto che, quella volta, avrebbe dovuto usare delle parole concrete per aiutare Shiki. Anche se il tono con cui lo disse fu palesemente artificioso e innaturale, il vampiro che ancora la teneva tra le braccia la guardò e lasciò che le sue esili gambe si posassero al suolo; significava che aveva recepito il messaggio, Rima stava meglio ed era sinceramente felice di essersi allontanata dall’accademia con lui.
Entrarono nella villa, l’atmosfera era un po’ cupa, i mobili erano ricoperti da teli impolverati; subito il vampiro accompagnò la ragazza in una grande stanza dalle pareti rosso scuro, con una decorazione dipinta in una tonalità più chiara che si ripeteva periodicamente e la invitò a sedersi su una grossa poltrona vicino alla porta; Poi, rapidamente, spalancò la finestra, cambiò le coperte al letto e rimosse qualche telo polveroso. Era una camera da letto indubbiamente di gran classe, con mobili ottocenteschi in legno scuro che perfettamente si abbinavano al rosso dell’intonaco. Il vampiro era ora affacciato alla finestra: - Le tue parole mi hanno aiutato… salvato – Il tono di voce calò man mano che le parole uscivano dalla sua bocca, sfociando infine in un flebile sussurro.
Rima si trovò un po’ spiazzata sentendo quelle parole, così sincere, così sofferte… Il suo volto luminoso pareva avere un’espressione più dolce del solito – hai spezzato quei fili, sei libero
   
 
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