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Autore: Noth    22/03/2011    9 recensioni
- Scusa, io sono nuovo qui.-
Era la prima volta che Blaine aveva sentito quella voce, una voce particolarmente acuta e melodiosa per appartenere ad un ragazzo, ma fu un vero e proprio dono del Destino averla udita ed incontrata.
E se non era destino, era comunque già scritto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Kurt Hummel, Mercedes Jones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Scusa, io sono nuovo qui.-

Era la prima volta che Blaine aveva sentito quella voce, una voce particolarmente acuta e melodiosa per appartenere ad un ragazzo, ma fu un vero e proprio dono del Destino averla udita ed incontrata. Si era voltato per vedere chi fosse il new kidnecessitante di qualche informazione base, ma decisamente non si aspettava ciò che vide.

Un ragazzo non particolarmente alto, con dei capelli castani al limite del perfetto, sicuramente tenuti assieme da un imponente strato di lacca e, incastonati su di un volto pallido e confuso, due occhi verdi spaventosamente luminosi che cercavano, evidentemente, nel suo viso, qualche traccia di amichevole cortesia. Se ne stava lì sulla rampa delle scale, come una diva, con la sua borsa in spalla ed un completo nero non esattamente maschile ma perfetto addosso a quella specie di cerbiatto smarrito.

- Hey, ciao. – rispose quindi Blaine al giovane, che lo guardava esitante, setacciando il suo volto con malcelata timidezza – oh, perdonami, io sono Blaine. – si presentò, sfoderando un sorriso caloroso.

- Kurt. – rispose l’altro con un tono misurato ed elegante – Senti… sai dirmi che succede? –

Blaine si voltò nella direzione in cui puntava il mento capì all’istante. Una folla scatenata si stava riversando nella sala prove della Dalton.

- Oh, nulla di strano, noi Warblers proviamo i pezzi per la competizione locale e l’intero istituto si riunisce ad assisterci. Di solito tutti questi tipi di eventi bloccano la scuola e le sue attività per un po’. –

Kurt ancora guardava Blaine con aria smarrita, ed egli si ritrovò obbligato a distogliere lo sguardo dal viso del new kid, inspiegabilmente, senza riuscire a reggere troppo a lungo il contatto con i suoi occhi. Il giovane non pareva però in grado di schiodarsi dalla rampa di scale.

- Cioè cosa? Non siete derisi e considerati degli sfigati? – mormorò infine il nuovo arrivato, abbassando lo sguardo con la voglia di dire altro, di mettersi quasi a ridere per quanto l’idea fosse ridicola ma tacque, sapendo che non c’era nulla da dire.

- Non esattamente. Si può dire che gli studenti ci considerino come delle sorta di Rock Stars. – rispose quindi Blaine, e Kurt finse un cenno di assenso, come se capisse, come se comprendesse la follia di cui il giovane stava parlando. Nessuna presa in giro? Niente granite in faccia? Rock Stars? Che razza di scuola dei sogni era quella? E che razza di ragazzo dei sogni si trovava dinanzi a lui su quelle scale?

Blaine, dal canto suo, era confuso dai segnali che il new kid gli mandava. Un secondo prima sembrava forte, elegante ed impenetrabile, ed un attimo dopo era un ragazzino confuso e fragile quasi aggrappato a stesso, con dei bellissimi occhi da cerbiatto.

Blaine si rivedeva in lui, e gli infondeva una spaventosa tenerezza, inoltre non riusciva, in nessun modo, a togliersi dalla testa la forma e il colore di quegli occhi brillanti e quelle lunghe ciglia.

- Senti, conosco una scorciatoia. Ti va di venire con me? – propose Blaine infine, sorprendendo se stesso per tutta quella confidenza, e gli afferrò la mano trascinandolo via con se per gli intricati corridoi della Dalton che profumavano sempre di sapone per il bucato e legno. L’altro, inspiegabilmente, si lasciò trascinare da lui come non aveva mai fatto prima, correndo chissà dove alla ricerca della stanza delle prove generali dei Warlblers.

Kurt non riusciva a capire perché quel ragazzi dai folti capelli scuri fosse così gentile con lui, e nemmeno perché gli si stesse formando una piacevole sensazione di calore al centro del petto. La mano destra bruciava a contatto con quella di Blaine e, dentro la sua testa, si formulò il pensiero che sarebbe andato in capo al mondo con la mano stretta in quella di lui.

I due spalancarono in fretta un grosso portone in legno massiccio e si ritrovarono in una sala gremita di gente che, non appena entrò Blaine, si voltò sorridente. Erano tutti vestiti identici, con quella giacca scura con i bordi rossi e la cravatta in tinta.

- Cavolo, mi si nota come un pinguino nella savana. – mormorò Kurt, vestito così diverso, imbarazzato, mentre stringeva la mano di Blaine come ricordava di avere fatto solo da piccolo con il padre. Si vergognò, ma si ritrovò restio all’idea di mollare la presa.

- Non farci caso, e la prossima volta non dimenticare la giacca, new kid. – Blaine sorrise, e provò una fitta quando tornò a osservare il viso di occhi-di-cerbiatto. Si sentiva bruciare la gola, e cercò di dimenticare quella sensazione mentre si preparava a cantare. Fece arrivare il sorriso fino agli occhi scuri, mentre Kurt deglutiva inquieto mano a mano che si rendeva conto che Blaine aveva mollato la presa e si dirigeva verso quello che, probabilmente, era il resto dei Warblers che aveva già iniziato a cantare Teenage Dream.

You make me feel like I’m living a teenage dream, the way you turn me on, I can’t sleep, let’s runaway and don’t ever look back, don’t ever look back.

Kurt osservava estasiato il modo in cui Blaine si sentiva a suo agio in mezzo a tutti quei ragazzi mentre cantava, con quel sorriso da copertina da bello e dannato ancora spiccicato in faccia.

Il gruppo era omogeneo, ma gli assoli erano tutti per Blaine che, con la sua voce limpida e potente riempiva l’ala dell’istituto ed il cuore impazzito di Kurt.

Alla fine dell’esibizione il new kid dimenticò tutte le sue mire da spia, era infatti lì per raccogliere informazioni su Blaine e sui Warblers sotto ordine dei suoi compagni delle New Directions, e si lanciò in un applauso adorante.

Blaine non poteva fare a meno di guardare quel ragazzo, che applaudiva come un forsennato sorridendo, forse per la prima volta, in quell’ambiente così nuovo. Un laccio gli avvolse il cuore e si sentì uno stupido a fissarlo come uno stalker, quindi ricambiò con enfasi il sorriso, come se fosse la cosa più normale del mondo, quando iniziò a pensare che il suo volto gli era in qualche modo noto. Ricordava la sua figura magra, ricordava di averlo visto e sentito cantare, e ricordava dei riflettori… e poi altre persone, su un palco. Di colpo l’immagine si schiarì: Kurt faceva parte delle New Directions, il gruppo canoro che aveva partecipato alle provinciali ed era arrivato terzo.

Ricordava di aver visto un loro video, dato che i Warblers si sarebbero scontrati a breve con loro in una competizione locale. Ma allora perché Kurt era lì? Per spiare?


Prima ancora che potesse chiedergli qualche spiegazione due capi del consiglio, dei quali riconobbe Wes, lo portarono educatamente fuori dalla sala, e Blaine non poté fare a meno di notare lo sguardo di scuse che Kurt gli stava
lanciando poco prima di essere cacciato fuori.


Blaine proprio non riusciva a non sorridere pensando a quanto era stato ingenuo venire lì vestito di tutto punto e a farsi notare così tanto con quell’applauso finale, così, mentre rideva tra sé, si ritrovò ad attraversare la folla che lo separava dalla porta dalla quale era sparito Kurt sperando di raggiungerlo e… bè di raggiungerlo.

Kurt si sentì uno sciocco mentre i due ragazzi lo portavano verso una sala appartata, probabilmente per condannarlo a vita o dargli una lezione. Entrarono quindi in quella che sembrava essere una biblioteca, dove non vi era anima viva ed, evidentemente, neanche una bibliotecaria.

- Qui possiamo parlare tranquillamente. – sospirò il ragazzo con gli occhi a mandorla – come puoi ben notare – si rivolse a Kurt – noi della Dalton non è che amiamo esattamente la lettura. – Kurt lo fissò a bocca aperta, sorpreso. Stava scherzando? Con lui? Con una spia? Era pazzo.

- Bè, Wes, diciamo pure che l’unica attività che sembra interessarci è il canto – lo imbeccò l’altro di rimando – Dio, dobbiamo trovarci un hobby alternativo. – commentò e ridacchiò contemporaneamente all’asiatico.

Kurt era terrorizzato. Cosa stavano facendo? Si divertivano prima della tortura? Si stringeva forte la borsa al petto e li osservava con gli occhi enormi. Avrebbe voluto diventare minuscolo per come si era comportato con
Blaine. Lui era stato spaventosamente ed inspiegabilmente gentile, non lo aveva già etichettato come gay perdente e lo aveva preso per mano. Per la prima volta era stato preso per mano ad un ragazzo senza notare una smorfia nel momento in cui le due mani si toccavano. Blaine sembrava… diverso. E lui lo aveva spiato. Aveva controllato se erano bravi e, indovina un po’, erano divini, e non riusciva a smettere di immaginarsi tra loro a cantare con quel completo dalle giacche dalle taglio così elegante e quelle cravatte colorate.


- Vi chiedo davvero, davvero, davvero scusa. – mormorò, sedendosi lentamente su una delle serie di quella biblioteca semi-abbandonata.

Wes, il ragazzo asiatico, fece spallucce e gli sorrise.

- Non ti preoccupare. Eri talmente facile da stanare che là, con il tuo completino e la tua borsetta, mentre guardavi Blaine adorante, che ci hai fatto tenerezza. –

Kurt avvampò in un istante, abbassando lo sguardo e cercando di balbettare qualcosa di sensato. Fantastico, avevano già capito che era gay, davvero fantastico. Quello che avevano detto, però, non suonava come un’offesa.

Anzi, era un commento amichevole. Uno stranissimo ed insensatissimo commento amichevole.


- Ragazzi, ragazzi, piantatela! Non mi guardava adorante. – Blaine entrò con passo sicuro nella stanza, con naturalezza, eppure sembrava avesse corso, e si avvicinò al tavolino prendendo posto su una sedia. Indagò sull’espressione imbarazzata di Kurt.

Wes e l’altro ragazzo si scambiarono un occhiata complice e risposero in coro

- Si invece. –

Kurt avvertì le guance andare decisamente a fuoco mentre ancora cercava di balbettare una risposta che non lo facesse sembrare stupido. Ok, era ovvio che anche Blaine aveva capito che era gay. Non che se ne vergognasse, ma il fatto che con le sole due azioni fatte lì dentro tutti avessero capito cos’era lo inquietava.

- Sei delle New Direction, giusto? – chiese Blaine, corrucciando la fronte e puntando gli occhi scuri su Kurt. Il ragazzo non si sentiva tradito, sarebbe stato veramente sciocco dato che praticamente non si conoscevano, ma aveva sentito qualcosa quando si erano incontrati: come se fosse arrivato uno spirito e gli fosse entrato nel corpo rubandogli l’anima. Doveva pur significare qualcosa quella sensazione. E poi non poteva credere che quegli occhi grandi e terrorizzati potessero davvero tradire qualcuno.

Kurt annuì.

- I miei compagni non hanno esattamente apprezzato le mie idee per la competizione, probabilmente troppo gay per loro. – alzò gli occhi al cielo con un espressione esasperata e lievemente offesa – e quindi mi hanno mandato a valutare le vostre capacità e… che posso dire troveranno pane per i loro denti. – cercò di aggiungere qualcosa, ma sembrava non riuscire a trovare le parole. Alla fine disse solo – vi chiedo veramente scusa. Voi siete stati gentili con me, soprattutto tu, Blaine, e io ho solo fatto lo zerbino sopra il quale loro omofobi possono tranquillamente passare sopra. – le lacrime si affacciarono sul suo viso, senza però scendere dai suoi occhi, e a Blaine ci volle tutta la forza di volontà che aveva in corpo per non alzarsi ed andare ad abbracciarlo.

- Tutto ok, amico. – sorrise Wes.

Kurt sembrò ricomporsi per qualche attimo e chiese

- Ma voi, cioè.. siete tutti gay? –

Blaine sorrise. In quel momento occhi-da-cerbiatto sembrava un bambino piccolo, bisognoso d’affetto e rassicurazione.

Wes e gli altri due scoppiarono a ridere e a rispondere fu Blaine.

- No, no! Cioè, io sì, ma loro due hanno la ragazza. – I due sorrisero, e Kurt si sentì di colpo uno schifo nel vedere come Blaine ammetteva la sua omosessualità mentre suoi compagni non battevano ciglio.

- Non sei affatto discriminato per questo, vedo. – sussurrò, cercando di non pensare all’odio, la derisione e la paura che lui doveva provare tutti i giorni nella sua scuola.

Blaine si fece serio, continuò a fissare il viso pallido di Kurt ed il suo stringere nervosamente la borsa con le dita.

- Ragazzi – esordì – potreste lasciarmi qualche minuto solo con Kurt? –

I due si fissarono qualche secondo e sorrisero, alzandosi quasi in contemporanea mentre Kurt levava lo sguardo ferito verso Blaine che gli strizzò l’occhio.

Perché era così gentile e dannatamente sexy con lui? Perché erano entrambi gay? Solidarietà?

Wes e l’amico si allontanarono in fretta, parlando alternati come Kurt ricordava di avere visto fare solo i gemelli Weasley di Harry Potter.

- D’accordo Blaine. –

- Tutto il tempo che vuoi. –

- Ma non lo strapazzare troppo. –

- E’ ancora un cucciolo. –

E uscirono.

- Non sono un cucciolo! – gridò Kurt, evidentemente troppo tardi.

Blaine rise e Kurt si beò della sua risata e del suo sorriso, perfetti calmanti per il vuoto lancinante causato dalla sensazione di inadeguatezza, una sensazione che Blaine sembrava non provare.

- Kurt – mormorò – come vivi il fatto di essere gay? – chiese.

Kurt non lo sapeva. Non se l’era mai chiesto per non peggiorare la lotta interna che vivere in quell’istituto di omofobici gli causava giornalmente.

- Come lo vivo? Lo vivo. Ma mi sento sempre solo, disprezzato, costretto nella mia bolla privata dove solo io posso capirmi. Oh, e dimenticavo che uno scimmione della squadra di football ha deciso che rendermi la vita un
inferno è un gioco troppo divertente per smettere, inoltre mi innamoro sempre di etero. Mio padre… lui ci prova a farmi sentire come tutti gli altri, ma basta andare a scuola ogni sacrosanta mattina per rendermi conto di quanto io sia in fondo alla catena alimentare. – si fermò a prendere fiato dopo aver parlato talmente velocemente da essersi mangiato metà delle parole, e poi chiese strafottente – tu come lo vivi, Blaine? –


Blaine, dal canto suo, rivedeva tutto di sé in quel ragazzo. Ogni respiro, ogni lacrima soffocata, ogni attimo di solitudine.

- Io ora lo vivo bene, ma bada bene Kurt che io sono scappato da tutto quello che tu stai vivendo ora. Ero sempre fottutamente incazzato con il mondo, con Dio, con la mia vita, perché mi faceva stare così male. Detestavo me
stesso e gli altri ogni singolo istante. Poi mi sono trasferito qui, Kurt, e qui tutti mi hanno accettato e ho cominciato a fare pace con me stesso. – si passò una mano tra i capelli ribelli, ed un ricciolo gli cadde sulla fronte. – Vedi,
Kurt, se dovessi darti un consiglio ti direi di venire qui, di scappare da tutto qui con me, ma la retta è costosa, e non tutti possono permettersi la Dalton. – la naturalezza con cui aveva detto una frase con così tanto peso quasi lo spaventò – tutto quello di cui hai bisogno tu è
 coraggio. Un coraggio che io sarò qui ad infonderti ogni volta che vorrai. – Blaine posò la mano sopra quella di Kurt, che lo guardava sospettoso, mentre sembrava che con il suo tocco tutti i problemi si fossero dissolti con la facilità e l’efficacia che solo una medicina poteva avere.

- Perché fai tutto questo per me? No ha assolutamente alcun senso! –

Blaine sospirò e balbettò qualcosa.

- Non chiedermi perché, Kurt, io davvero non lo so. So solo che voglio aiutarti, voglio che tu stia bene ed ho una voglia matta  che tu torni a sorridere come in quella sala mentre cantavo. –

Kurt respirò a fondo, riprendendo il suo tono malizioso. Iniziò poi a frugare nella borsa e ne estrasse il cellulare.

- Dammi il tuo numero, uomo del coraggio. – disse, tirandosi indietro i capelli con un gesto misurato della mano.

Blaine rise e prese una penna dal tavolino, afferrò la mano di Kurt scrivendogli il numero sul palmo. Kurt si girava e rigirava la mano, poi prese la penna e con un malcelato imbarazzo prese il polso di Blaine per poi scrivergli il
suo, di numero. Alla fine entrambi presero il proprio cellulare mentre, con la lingua fuori, si salvavano i numeri.


- Ti avverto – esordì Kurt – accanto al mio nome esigo un cuoricino. – poi si corresse – cioè lo voglio nel cellulare di tutti! -

Blaine lo guardò per qualche istante, poi sorrise.

- Molto gay. –

Kurt arricciò il naso con fare snob.

- Anche la storia di scriversi il numero sulla mano come due adolescenti. –

Blaine rise.

- Noi siamo adolescenti! –

Kurt balbettò – Bè, chissene frega! –

Poi si guardarono, e sorrisero assieme.

- Molto gay! – mormorarono, fissandosi negli occhi.

   
 
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