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Autore: Martina1705    23/03/2011    8 recensioni
Qualcuno mi faccia smettere di ascoltare Taylor Swift e derivati. Questa è la prova che mi nuoce alla salute. JongKey ispirata a Esco, fantastica, fantastica canzone dei dARI
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esco Esco

Kibum entrò lentamente, la serata l'aveva letteralmente distrutto, voleva solo andare a dormire, Jonghyun lo seguì subito dopo, entrando chiuse la porta con fin troppa violenza. Key lo guardò con aria interrogativa.

"Tu ci vai a letto. Non credere che non me ne sia accorto, non sei bravo a nasconderti. Ho visto come gli parli, come ridi a qualunque stupidaggine dica, come continui a toccarlo." Key era rimasto là, piantato sui suoi piedi. Non riusciva ancora a crederci.

"Io... Davvero, non posso credere che lo pensi sul serio."

"Non ho ancora sentito un no."

Kibum si portò una mano alle tempie, una terribile emicrania lo aveva preso d'un tratto. Il nervosismo, la rabbia, lo facevano tremare. Avrebbe voluto urlargli addosso che no, era ovvio che stava dicendo una marea di stupidaggini; no, era ovvio che non lo avrebbe mai tradito; e SI, era ovvio che era solo un enorme, gigantesco STUPIDO a pensare una cosa del genere. Ma non riuscì a fare nulla di tutto questo. Alzò appena la mano con cui non stava massaggiando la testa.

"Sai che c'è? Non voglio nemmeno discuterne. E' semplicemente assurdo. Tu stanotte dormi sul divano."

Fece per allontanarsi, ma Jonghyun lo riportò indietro ridendo sarcasticamente.

"Lasciami stare!"

"Questo è tutto quello che ha da dire, Kibum? Credi DAVVERO di potertene uscire in questo modo? Spedendomi in punizione? Spero che tu stia scherzando. TI SEMBRO UNO STUPIDO? TI SEMBRO UN DANNATISSIMO STUPIDO?!"

"SI JONGHYUN! ERA QUESTO CHE VOLEVI SENTIRE? SI, SI, SI! SI CAZZO CHE MI SEMBRI UNO STUPIDO. STUPIDO! COS'ALTRO DOVRESTI SEMBRARMI?!"

I toni si erano alzati, si erano appesantiti, non facevano che urlarsi contro la loro rabbia, naso contro naso, a distanza di bacio, e tra loro c'era una tensione, un'elettricità che avrebbe ucciso un qualunque invasore di campo.

Ed era quasi comico il vederli scontrare: Jonghyun con quel sorriso sapiente e sarcastico, sembrava che stesse facendo una gita in campagna; Kibum invece soffriva, soffriva tremendamente, e la sua espressione soffriva con lui, non faceva che mordersi le labbra e stringere gli occhi e ingoiare le urla e le lacrime, qualunque cosa pur di non cedere e piangere davanti a quella faccia di bronzo che era il suo ragazzo.

"Io sarei lo stupido... Bene! BENE! E sai cosa va ancora meglio? Che tu sei quello intelligente per fortuna. E sai cos'è ancora più divertente? CHE NON HO ANCORA SENTITO UN NO."

"MA TI RENDI CONTO O NO DI QUELLO CHE DICI?! E AVREI PURE TORTO A CHIAMARTI STUPIDO DICI?!" Key provò prima di continuare a riprendere il controllo della sua mente, almeno della sua voce, ma con pochi risultati.

"Jonghyun stiamo assieme da tre anni. Da tre strafottutissimi, lunghissimi anni. Come puoi essere capace di chiedermi una cosa del genere? Come puoi anche solo pensarlo?"

"Ti prego, non fare l'innocentino che crede nell'amore assoluto, nella fiducia cieca e nel principe azzurro, è assurdo. Rispondimi, dimmelo e basta."

"IO NON HO PROPRIO NIENTE DA DIRTI!"

E alla fine aveva ceduto, alla fine ogni sua difesa si era spezzata, lacrime calde e pesanti cominciarono a prendere la loro strada dai suoi occhi verso il pavimento. Aveva portato entrambe le mani alla testa, non voleva sentirlo, scuoteva la testa e sperava così di poter cacciare via tutte quelle cattiverie, tutte quelle speranze, tutti quei sogni, distrutti da quel mostro. Alzò la testa e lo guardò negli occhi, con quegli occhi gonfi e rossi che gli bruciavano come l'inferno.

"Io non so chi sei, tu non sei Jonghyun, tu non sei più tu, noi non siamo più noi. Com'è possibile? Come siamo arrivati a questo? Come ci siamo ridotti così?" tirò su col naso, si morse le labbra e ingoiò tutte le lacrime che ancora aveva da versare, e che avrebbe versato comunque; le sue mani lasciarono le sue tempie, la sua emicrania lancinante non era più qualcosa che poteva essere risolta da un massaggio. E tremava, tremava come una foglia, e si sentiva morto come una foglia in autunno, e aveva urlato tanto che anche la gola gli faceva male.

"Io non ne voglio più sapere."

"Smettila con questi sentimentalismi, sai perfettamente che con me non attacca, la femminuccia qui sei tu. Rispondimi, mi pare che tutti e due sappiamo cos'hai da dire, ma ci tengo a sentirlo dire da te: ci sei andato a letto, o no?"

Nessuna risposta, nessuna voce rotta dal pianto, né resa ridicola nel contesto da uno stupido accento ironico e sarcastico. Solo un movimento di aria, uno schiocco potente che risuonò mille volte nelle orecchie di entrambi.

Jonghyun poggiò una mano sulla guancia offesa, cominciava ad arrossarsi rapidamente, bruciava. Gli occhi di Key erano di nuovo pieni di lacrime, ma Jonghyun non accennava a nessun sorriso, di nessun tipo.

"Fottiti Jonghyun. FOTTITI! TI ODIO, TI ODIO, TI ODIO!"

Si allontanò ancora, stavolta non verso la sua camera, ma verso la porta, e stavolta nessuno provò a fermarlo.

Indugiò qualche secondo davanti alla porta, si voltò e guardò per l'ultima volta il suo carnefice.

"NON VOGLIO VEDERTI MAI PIU'! NON VOGLIO PIU' SAPERNE DI TE! TI ODIO KIM JONGHYUN, VAI ALL'INFERNO TU E QUELLA FACCIA DI CAZZO CHE TI RITROVI!"

E lo lasciò là, piantato come un albero in mezzo alla stanza, come lo era stato lui fino a poco prima, aprì la porta, uscì e la sbatté con tutta la forza che riuscì a trovare. Appena fuori, scoppiò in un pianto disperato. Era così che doveva finire? Era davvero così che andavano le cose? Lui ci aveva creduto, ci aveva creduto davvero e aveva messo tutto se stesso in questa storia, e aveva dato il meglio di sè, e aveva sorriso ogni giorno, e ogni giorno aveva abbracciato e si era fatto abbracciare, e aveva baciato e si era fatto baciare. E lo amava, lo amava alla follia quel ragazzo, e a stare con lui si illuminava, era un'altra persona. Lo amava. Ed era finita.

Si mise a correre, corse per strade e vie, e attraversò correndo e con gli occhi chiusi, e sperò che tutto finisse in quel momento, che qualcuno lo investisse e potesse dimenticare tutto, sperò di risvegliarsi accanto al suo Jonghyun, potere svegliarsi da questo incubo. Ma non accadde. E si ritrovò in un parco, era buio e c'era freddo, si sedette su una panchina e ricominciò a piangere; e pensava a quei momenti, a quelle speciali piccole cose che facevano tutti i loro giorni, iniziò a rimpiangere tutto, avrebbe voluto non essere stare così ottuso, avrebbe voluto tornare a casa e negare tutto. Ma sopra la tristezza vinse l'orgoglio; restò lì per ore, restò a lì a pensare a cosa sarebbe successo ora, a come sarebbe stata la sua vita senza Jonghyun, a che tortura sarebbe stata magari incontrarlo per caso per strada. Ma non poteva. La sua vita senza Jonghyun era vuota, era triste, era inutile, e continuava a torturarsi, continuava a odiarlo e a odiarsi, una marea di sentimenti opposti si inseguivano dentro di lui e non gli davano pace.

Poi lo vide, il buio nascondeva quasi tutto di lui, ma Kibum sapeva perfettamente di chi si trattava. Non fece una mossa, né per avvicinarsi, né per allontanarsi; restò lì e aspetto che si avvicinasse.

"Ciao."

Jonghyun cadde sulle sue ginocchia di fronte a lui, la testa abbassata, prese le mani semi-congelate di Kibum e le strinse nelle sue, grandi e calde.

"Scusa. Sono stato uno stupido. Hai ragione. Sono uno stupido. Non ti merito. Mi sono comportato da totale idiota. So che non vuoi perdonarmi, ma ci ho pensato, ci ho pensato tanto, e io senza te non ho senso. Ti amo e ti amerò per sempre, e mi fido di te. Ciecamente. E sarò il tuo principe azzurro, se è questo che vuoi. Ma ti prego, perdonami."

Alzò il viso, e i suoi occhi rossi e gonfi, si incontrarono con gli occhi rossi e gonfi di Kibum, che lo raggiunse, con le ginocchia sul terreno, tremando.

"Mi avevi già convinto al ciao."

Lo abbracciò, e il cuore gli batté forte come la prima volta che si erano visti, e sorrideva e piangeva più forte di prima e lo stringeva a sé.

"Mi avevi già convinto al ciao..."

E si baciarono.

E fu come la prima volta.

E fu perfetto.

  
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