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Autore: thewhitelady    23/03/2011    3 recensioni
1993-2009
Come deve essere vivere la storia degli Oasis e della scena rock britannica dagli anni 90' ad oggi? Cassandra Walsh è forse l'unica persona al mondo a saperlo. In più in tutto il caos della sua vita di sex, drugs, and rock n roll sa solo una cosa, che a volte il posto migliore da cui godersi un concerto è da dietro il palco.
Per chi ama gli Oasis e quei due pazzi fratelli, ma anche solo per chi ha sentito una volta nella vita Wonderwall o Don't Look Back In Anger e vuole scoprire chi sono Liam e Noel Gallagher. Per chi ha nostalgia dell'atmosfera degli anni '90, e chi neppure l'ha vissuta davvero. Per chi ama gli aneddoti del rock e della musica. Una canzone per ogni capitolo. Cheers!!
Gruppi/Artisti che compariranno: Oasis, Blur, Pulp, Red Hot Chili Peppers, Radiohead, Kasabian, Paul Weller, The Stone Roses, The Smiths, Travis, Arctic Monkeys (un po' tutti)
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Manchester era ammantata nel grigiore più totale, piovigginava da tutta la mattina ed ora, che era la una e mezza, il sole non accennava neppure a fare la sua comparsa. Avevo sentito parlare di popolazione nordiche che entravano in depressione per la quasi totale assenza di luce, e di quel passo probabilmente anche ai Mancunians sarebbe accaduto ciò. Era Aprile eppure era tutto così livido, un’atmosfera da film macabro, iniziai a pensare che quelli potessero essere degli effetti speciali messi da Tim Burton per il suo nuovo film.
Attraverso quella cortina vidi farsi largo un ragazzo, si fermò a rimirare la vetrina del negozio, del tutto incurante della pioggia – che idiota - e del fatto che avrebbe potuto osservare le chitarre appena arrivate anche dall’interno. Per qualche secondo rimase solo lì, imbambolato dalla bellezza di alcune delle sei corde. Poi lo vidi fissare i cartellini dei prezzi e con una smorfia tornare alla realtà. Finalmente si decise ad entrare.
- Jimmy, i fottuti pick up che mi hai montato fanno schifo. T’avevo detto che -, alzò lo sguardo quando ormai aveva già tirato fuori una bella Rickenbacker e l’aveva posata sul bancone, - che non li voglio da Taiwan… dove cazzo è Jim? -
Dall’altra parte del banco lo scrutai con grandi occhi blu, tenendo un sopracciglio inarcato: non sapevo se essere annoiata dal nuovo avventore oppure incuriosita. – Non lavora più qui -, risposi semplice cominciando a tamburellare un tempo sincopato con la penna.
- Come non lavora più qui?! -
- Crisi mistica –, lui però mi guardò scettico, non pareva molto sveglio, diciamo che l’espressione più vicina alla sua era quella di pesce preso all’amo, perciò aggiunsi - ha detto al capo che doveva andare e trovare il  karma per riallineare i suoi chakra -.
- Fottuto new age – inveì il ragazzo per poi riprendere – e tu da dove accidenti salti fuori? -
- Salto fuori che se continui a parlarmi così ti butto fuori a calci in culo, amico -. Eggià, il cliente ha sempre ragione, a parte che con me.
- Be’ neppure tu sei proprio una principessina, darlin’ -, osservò assottigliando lo sguardo e scrutandomi : sapevo di star sfoggiando un’aria supponente, davvero molto fastidiosa, che probabilmente se avessi incontrato una tizia con la mia stessa faccia in quel momento l’avrei presa a schiaffi. Ci fu una pausa, un momento abbastanza assurdo in cui a lui uscì uno sbuffo, un grugnito o qualcosa che mai e poi mai avrei ricondotto alla razza umana. – Elettrica -, mi parve quasi di cogliervi però.
Lui però fu più veloce e puntò gli occhi all’orologio che ticchettava alla parete, forse era in ritardo per il lavoro, osservai i suoi abiti: cappotto cargo, scarpe anti-infortunistiche, e dalla tasca dietro dei jeans spuntavano un paio di guanti da lavoro. Non capivo cosa potesse fare di mestiere, mi sembrava un po’ troppo esile per essere un ottimo muratore e gli occhi, ora che s’erano ripresi dalla modalità “pesce fuor d’acqua” mi sembravano svegli, non certo quelli di uno abituato ad un lavoro ripetitivo. Ciò che colsi però dalla smorfia infastidita sul suo volto era una certezza: il suo lavoro gli faceva schifo.
. – Ok, ok – cercò di mediare – non ho tempo per litigare. Dì solo al capo che questi pick up non vanno affatto bene, che voglio quelli americani e non quei pezzi di latta con cui voleva fregarmi, e digli di cambiarli immediatamente -, fece una pausa come se stesse cercando parole per sembrare più garbato, - mi raccomando eh… -, abbassò gli occhi per cercare il mio nome sulla polo con il solo risultato che sembrava mi stesse guardando il decolté. A quella parola ebbi la fugace immagine di Marilyn Monroe e me messe di fianco, ad indicare la bionda procace c’era una freccia luminosa con scritto “queste sono curve” mentre accanto a me avevano affisso un cartello malandato: “ tavola da surf, vendesi”. Mi dovetti riprendere dalle mie stupide fantasie, e lo trovai ancora lì a fissarmi, ok, ora aveva avuto tempo a sufficienza per capire che non portavo alcun cartellino di riconoscimento.
- Cass -, mormorai perciò sbattendo intanto un cacciavite sul bancone, giusto per farlo riavere da quel suo apparente torpore,  - E io sono qua in alto -. Un po’ mi aveva irritata, anche se da un tizio del genere di certo non mi sarei aspettata l’inchino e baciamano, di certo non mi piaceva essere fissata come un pezzo di carne dal macellaio.
Lui scosse leggermente la testa, - Certo… Ehi cosa fai con quell’arnese? -.
- Vedo di sistemarti i pick up –. No, decisamente tonto.
- Tu non toccherai la mia fottutissima chitarra! -
- E come pensi che farò ad aggiustarla? -
- Non hai capito la fai sistemare dal capo, se avessi voluto che un qualsiasi incompetente lo facesse, a quel punto l’avrei fatto io stesso -
- Il capo non torna fino a domani e ha già altri lavori più complicati da sbrigare per cui, se non ti dispiace… - e cominciai a svitare la mascherina dei pick up, - e poi dimmi quale competenza avresti tu per smontare una Rickebacker? -
- Sono stato il tecnico delle chitarre delgli Inspiral Carpets per tre dannatissimi anni -.
- Gli Inspiral Carpets, eh? – domandai con non curanza, non riuscendo però a nasconder del tutto la dannatissima curiosità che era insita in me almeno quanto il cinismo.
Il ragazzo diede l’ennesima occhiata all’orologio, sempre più impaziente. – Devo andare -, sbuffò, - non toccarla – sillabò ammonendomi con un’occhiata torva, aggrottando le folte, se mi passate l’eufemismo, sopracciglia. Dopo di che uscì dal negozio abbozzando appena un segno di saluto con la testa.
 
Si ritrovò ancora nell’umidità cittadina a cui era abituato, le gocce che gli picchiettavano addosso, era ormai arrivato all’angolo, quando una folgorazione lo colpì assieme al getto d’acqua creato dal passaggio di un auto troppo vicino al marciapiede. Per prima cosa imprecò e poi si diresse con passo spedito al negozio di strumenti. Ancora una volta però si fermò prima, davanti alla vetrina, anche da sotto il rumore della pioggia si potevano sentire le note penetranti di un assolo. Doveva essere qualcosa che conosceva, forse un pezzo dei T-Rex, ciò che lo colpì però fu che ad eseguirlo era lei. Se ne stava di spalle, i lisci capelli castani che le coprivano interamente il viso a suonare la sua Rickenbacker. Per un secondo ebbe il moto di sfondare la porta e strapparle la chitarra di mano, ma poi dovette ammettere che…be’ ci sapeva fare, seppure gli sembrasse muovesse in modo strano la mano sinistra. Decise che la porta l’avrebbe sfondata un’altra volta ed entrò nel modo convenzionale, aprendola. – Ho dimenticato di dire che vorrei ordinare un effetto EXJ della Fender -.
Mi voltai bruscamente facendo fare all’ultimo banding un rumore agghiacciante, - Ehm, va bene, annoterò….Stavo soltanto provandola per vedere cosa c’era che non andava, non deve essere solo un problema di pick up, ci deve essere qualcosa di incrinato –. Perché diamine dovevo avere quell’aria di scuse? Ok, forse m’aveva accennato di non taccargli la chitarra ma per ripararla serviva…Non me lo aspettavo. Lui aveva annuito e basta, non aveva inveito contro di me, e anzi stava per andarsene quando lo bloccai con una domanda: - Dimenticavo, a che nome devo segnare il tutto? –
- Gallagher -.
 Sentii comparirmi sulla faccia uno strano ghigno, - Il capo m’aveva avvisato di diffidare di quei teppisti dei Gallagher, quale sei dei tre? –
- Noel -, disse senza prendersela per il “teppista”, come se infondo fosse stato ancora un epiteto gentile, - E trattamela bene -. Questa volta prima d’uscire fece quasi un vero saluto.
Suonai ancora per un paio di minuti, la mano però cominciò a dolermi all’invero simile, per cui dopo altri due o tre accordi rimisi la Rickenbacker nella custodia. Ero davvero incazzata oltre ogni dire, come più ogni volta che avevo messo a posto una chitarra negli ultimi sei mesi. M’appoggiai al bancone, e scarabocchiai su un blocnotes gli ordini,e infine Noel Gallagher.
 
http://www.youtube.com/watch?v=04hcZwqYVpI <--- La canzone da cui è tratto il titolo, di chi? Oasis, ovviamente xD Cheers^^ Le recensioni sono sempre gradite u.u
   
 
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