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Autore: La Kurapikina    23/03/2011    4 recensioni
In un pomeriggio i Bronzini rischiaranno di essere stesi da niente meno di Saori...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni domenica pomeriggio i cinque bronzini affrontavano la sfida più temibile della loro movimentata esistenza: la cara, dolce Saori dava il meglio di sé stessa per insegnare qualcosa ai suoi cavalieri preferiti.
E, anche quel dannato pomeriggio, il gruppo si ritrovò nella sala principale di villa Kido.
Sulla porta il panico era già diffuso: Milok, felice di vedere in quella misera condizione quei disgraziati scansafatiche, faceva loro le condoglianze, prendendo le misure per le bare.
Hyoga stava sventolando i sali minerali sotto il naso di Shun, già svenuto fra le braccia del fratello, mentre Seya stava meditando insieme a Syrio: in realtà non capiva niente di ciò che stava dicendo l'amico, ma tanto, perché non farlo contento in punto di morte?
Fu così che Lady Saori li trovò al suo arrivo, vestita con la tenuta da battaglia tipica di quei pomeriggi: la sfida sarebbe stata ardua, lo sapeva, ma nulla l'avrebbe persuasa a lasciare i suoi uomini in mezzo ai guai! (Si, lo ammetto, sono una fan dei film di guerra! ND Saori)
"Cavalieri!" urlò la ragazza, facendo scattare tutti sull'attenti; perfino Shun si era risvegliato sentendo quella voce: "Oggi arriveremo dove nessuno si è mai spinto: dovrete fare ben mezzo quadretto al punto croce!"
A quelle parole si scatenò il putiferio, ma dopo svenimenti vari, morti e resurrezioni, Saori richiamò il plotone all'ordine con un urlo di guerra: "Sull'atteeentiii!"
I ragazzi tornarono in fila retta, dritti come pali, le braccia tese lungo i fianchi, ma gli occhi li tradivano: paura!!!
"Cavalieri, seguitemi!" Saori entrò nella sala, ribattezzata da Seya la stanza delle torture, e si sedette a terra; intono a lei si distribuirono i bronzini, in cerchio.
"Prendete l'ago." ordinò Saori, seria come non mai.
Nel tentativo di fare ciò Shun si punse un dito e cadde svenuto alla vista del sangue.
"Questa va su Face book!" esclamò Hyoga afferrando il cellulare e scattando una fotografia al ragazzo: "Il bell’addormentato per terra..." ridacchiò il biondo.
Saori chiuse gli occhi, inarcando le sopraciglia e cercò di calmarsi, poi si alzò, si avvicinò a Shun e, accostandosi gentilmente al suo orecchio, gli sfondo i timpani urlando: "Svegliatiii!!!!"
Il cavaliere si alzò di scatto e si guardò intorno spaesato, poi, con gli occhioni colmi di lacrime, si voltò verso Ikki piagnucolando: “Mi sono fatto la buaaa!”

“Su, su, che adesso passa tutto!” rispose il cavaliere della fenice, dando delle pacchette sulla testa del fratellino.

Saori tornò sconsolata al suo posto: forse avrebbe fatto meglio a chiamarli i cavalieri dell’asilo, altro che cavalieri di Atena!

“Riprendiamo da dove eravamo rimasti…” sospirò la ragazza: “Infilate il filo nell’ago… dall’altra parte, Seya, dove c’è il buco!”

Dopo cinque minuti di vani ed estenuanti tentativi un cosmo minaccioso si espanse nell’aria.

“Fra… fratello…” sussurrò Shun, nascondendosi dietro Syrio, che mormorò: “Ho il vago presentimento che Ikki si stia arrabbiando…”

Detto fatto, il cavaliere della fenice scagliò ago e filo contro la finestra, che si infranse.

Pochi secondi dopo la voce di Milok giunse dal giardino sottostante: “Pazzi criminali!” poi silenzio.

“Ikki, prendi un nuovo ago ed altro filo.” Disse Saori, pacata: doveva ricordarsi che il suo compito era mantenere la pace…

“Non ci penso nemmeno!” sbottò il cavaliere, alzandosi.

“Torna immediatamente seduto.” Scandì Saori, respirando profondamente.

“Ma…”

“Sitz!” urlò la ragazza, mentre il cosmo di Atena riempiva la stanza e Ikki si sedette subito, senza fiatare.

“E’ peggio di Hitler…” sussurrò Seya all’orecchio di Syrio.

“Andiamo avanti.” Riprese la dea con un amabile sorriso: “Non ci resta che infilare ago e filo nel primo nel primo spazio e poi nel secondo, formando una X e poi dovete continuare così fino a metà quadretto.”

Dopo un quarto d’ora di duro lavoro i ragazzi erano pronti a mostrare il proprio operato agli altri.

“Questo è il mio…” disse Saori mostrando il suo quadretto finito: “Ora Shun, mostraci il tuo.”

Il ragazzo sollevò entusiasta il suo lavoro: una grande X arrivava da un capo all’altro del foglio.

“Sei un disastro!!” urlò Saori, facendo volare il cavaliere a nascondersi tremante dietro il divano: “Ikki, il tuo.”

Quest’ultimo mostrò alla dea ciò che rimaneva della sua opera: un mucchietto di cenere con in mezzo l’ago.

“Peggio di tuo fratello! Il vostro è un tarlo di famiglia!” Ikki arrivò con un balzo accanto a Shun.

Hyoga subì lo stesso trattamento, poiché aveva trasformato il tutto in un cubetto di ghiaccio e neanche quando il biondo disse che “era in onore di Camus” Saori si calmò.

Quando Syrio sentì chiamare il suo nome iniziò a pregare in cinese, supplicando Doko di riassumerlo come maggiordomo.

Dopo che anche Dragone, però, fu messo fuori gioco da un urlo isterico della dea, arrivò il momento di Seya: “Ora, caro Pegasus, illuminaci con il tuo talento!”

La fortuna di essere nelle grazie di Saori non risparmiò al povero cavaliere di venire assordato da un ultrasuono isterico che avrebbe stordito anche il più allenato dei pipistrelli.

Quando finalmente furono liberi, i bronzini uscirono doloranti e zoppicanti dalla sala, sorreggendosi a vicenda come bravi compagni di sventura.

“Dovrebbe farle fare a Milo ‘ste cose!” borbottò Hyoga, facendosi letteralmente trascinare da Ikki.

“Impossibile…” rispose Syrio: “Dice che se gli si rovina lo smalto non riesce a fare il suo colpo segreto ed è costretto a rifarsi le unghie. Sapete quanto costa la manicure al giorno d’oggi?”

“L’unica cosa che so è che, dea o non dea, quella donna va fermata!” urlò Seya, ancora mezzo sordo.

Shun dal canto suo stava in religioso silenzio: come faceva Saori a non apprezzare il suo meraviglioso lavoro?

“Ragazzi, una cosa è sicura…” sospirò Ikki: “Siamo cresciuti insieme, abbiamo affrontato mille tragedie insieme e se andiamo avanti così, presto moriremo anche insieme…” e tutti furono d’accordo sulla crudeltà del destino dei cavalieri di quella degenerata di Atena
  
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