Ogni
domenica pomeriggio i
cinque bronzini affrontavano la sfida più temibile della
loro movimentata
esistenza: la cara, dolce Saori dava il meglio di sé stessa
per insegnare
qualcosa ai suoi cavalieri preferiti.
E, anche quel dannato pomeriggio, il gruppo si ritrovò nella
sala principale di
villa Kido.
Sulla porta il panico era già diffuso: Milok, felice di
vedere in quella misera
condizione quei disgraziati scansafatiche, faceva loro le condoglianze,
prendendo le misure per le bare.
Hyoga stava sventolando i sali minerali sotto il naso di Shun,
già svenuto fra
le braccia del fratello, mentre Seya stava meditando insieme a Syrio:
in realtà
non capiva niente di ciò che stava dicendo l'amico, ma
tanto, perché non farlo
contento in punto di morte?
Fu così che Lady Saori li trovò al suo arrivo,
vestita con la tenuta da
battaglia tipica di quei pomeriggi: la sfida sarebbe stata ardua, lo
sapeva, ma
nulla l'avrebbe persuasa a lasciare i suoi uomini in mezzo ai guai!
(Si, lo
ammetto, sono una fan dei film di guerra! ND Saori)
"Cavalieri!" urlò la ragazza, facendo scattare tutti
sull'attenti;
perfino Shun si era risvegliato sentendo quella voce: "Oggi arriveremo
dove nessuno si è mai spinto: dovrete fare ben mezzo
quadretto al punto
croce!"
A quelle parole si scatenò il putiferio, ma dopo svenimenti
vari, morti e resurrezioni,
Saori richiamò il plotone all'ordine con un urlo di guerra:
"Sull'atteeentiii!"
I ragazzi tornarono in fila retta, dritti come pali, le braccia tese
lungo i
fianchi, ma gli occhi li tradivano: paura!!!
"Cavalieri, seguitemi!" Saori entrò nella sala, ribattezzata
da Seya
la stanza delle torture, e si sedette a terra; intono a lei si
distribuirono i
bronzini, in cerchio.
"Prendete l'ago." ordinò Saori, seria come non mai.
Nel tentativo di fare ciò Shun si punse un dito e cadde
svenuto alla vista del
sangue.
"Questa va su Face book!" esclamò Hyoga afferrando il
cellulare e
scattando una fotografia al ragazzo: "Il bell’addormentato
per
terra..." ridacchiò il biondo.
Saori chiuse gli occhi, inarcando le sopraciglia e cercò di
calmarsi, poi si
alzò, si avvicinò a Shun e, accostandosi
gentilmente al suo orecchio, gli
sfondo i timpani urlando: "Svegliatiii!!!!"
Il cavaliere si alzò di scatto e si guardò
intorno spaesato, poi, con gli occhioni
colmi di lacrime, si voltò verso Ikki piagnucolando:
“Mi sono fatto la buaaa!”
“Su,
su, che adesso passa
tutto!” rispose il cavaliere della fenice, dando delle
pacchette sulla testa
del fratellino.
Saori
tornò sconsolata al
suo posto: forse avrebbe fatto meglio a chiamarli i cavalieri
dell’asilo, altro
che cavalieri di Atena!
“Riprendiamo
da dove eravamo
rimasti…” sospirò la ragazza:
“Infilate il filo nell’ago…
dall’altra parte,
Seya, dove c’è il buco!”
Dopo
cinque minuti di vani
ed estenuanti tentativi un cosmo minaccioso si espanse
nell’aria.
“Fra…
fratello…” sussurrò
Shun, nascondendosi dietro Syrio, che mormorò: “Ho
il vago presentimento che
Ikki si stia arrabbiando…”
Detto
fatto, il cavaliere
della fenice scagliò ago e filo contro la finestra, che si
infranse.
Pochi
secondi dopo la voce
di Milok giunse dal giardino sottostante: “Pazzi
criminali!” poi silenzio.
“Ikki,
prendi un nuovo ago
ed altro filo.” Disse Saori, pacata: doveva ricordarsi che il
suo compito era
mantenere la pace…
“Non
ci penso nemmeno!”
sbottò il cavaliere, alzandosi.
“Torna
immediatamente
seduto.” Scandì Saori, respirando profondamente.
“Ma…”
“Sitz!”
urlò la ragazza,
mentre il cosmo di Atena riempiva la stanza e Ikki si sedette subito,
senza
fiatare.
“E’
peggio di Hitler…”
sussurrò Seya all’orecchio di Syrio.
“Andiamo
avanti.” Riprese la
dea con un amabile sorriso: “Non ci resta che infilare ago e
filo nel primo nel
primo spazio e poi nel secondo, formando una X e poi dovete continuare
così
fino a metà quadretto.”
Dopo
un quarto d’ora di
duro lavoro i ragazzi erano pronti a mostrare il proprio operato agli
altri.
“Questo
è il mio…” disse
Saori mostrando il suo quadretto finito: “Ora Shun, mostraci
il tuo.”
Il
ragazzo sollevò
entusiasta il suo lavoro: una grande X arrivava da un capo
all’altro del
foglio.
“Sei
un disastro!!” urlò
Saori, facendo volare il cavaliere a nascondersi tremante dietro il
divano: “Ikki,
il tuo.”
Quest’ultimo
mostrò alla
dea ciò che rimaneva della sua opera: un mucchietto di
cenere con in mezzo l’ago.
“Peggio
di tuo fratello! Il
vostro è un tarlo di famiglia!” Ikki
arrivò con un balzo accanto a Shun.
Hyoga
subì lo stesso trattamento,
poiché aveva trasformato il tutto in un cubetto di ghiaccio
e neanche quando il
biondo disse che “era in onore di Camus” Saori si
calmò.
Quando
Syrio sentì
chiamare il suo nome iniziò a pregare in cinese, supplicando
Doko di
riassumerlo come maggiordomo.
Dopo
che anche Dragone,
però, fu messo fuori gioco da un urlo isterico della dea,
arrivò il momento di
Seya: “Ora, caro Pegasus, illuminaci con il tuo
talento!”
La
fortuna di essere nelle
grazie di Saori non risparmiò al povero cavaliere di venire
assordato da un
ultrasuono isterico che avrebbe stordito anche il più
allenato dei pipistrelli.
Quando
finalmente furono
liberi, i bronzini uscirono doloranti e zoppicanti dalla sala,
sorreggendosi a
vicenda come bravi compagni di sventura.
“Dovrebbe
farle fare a
Milo ‘ste cose!” borbottò Hyoga,
facendosi letteralmente trascinare da Ikki.
“Impossibile…”
rispose
Syrio: “Dice che se gli si rovina lo smalto non riesce a fare
il suo colpo
segreto ed è costretto a rifarsi le unghie. Sapete quanto
costa la manicure al
giorno d’oggi?”
“L’unica
cosa che so è
che, dea o non dea, quella donna va fermata!” urlò
Seya, ancora mezzo sordo.
Shun
dal canto suo stava
in religioso silenzio: come faceva Saori a non apprezzare il suo
meraviglioso lavoro?