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Autore: BurningParadise    24/03/2011    0 recensioni
"Appoggio la mano destra sulla sua spalla e smetto di ridere, lo guardo cercando di fargli intuire quello che voglio. Anche lui ritorna serio, mi guarda, mi fissa, sento il suo sguardo trafiggermi e accarezzarmi l’anima."
Mia prima FanFiction :]
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Come anticipato questo è il mio primo racconto e aspetto volentieri critiche di qualunque genere.
Mi scuso per eventuali errori.

I want to kiss you but i want it too much.

Pugno diretto. Lo schivo e improvvisamente sono alle sue spalle. Lo afferro saldamente e lo strattono con forza all’indietro. Devo aver sbagliato, non cade. Le sue mani ora sono sulle mie, un contatto così leggero. Sento un colpo improvviso allo stomaco, inizio a credere che si sia voltato e mi abbia tirato un pugno e invece è lì, davanti a me, immobile e di spalle.
“Il movimento è diverso” si volta e mi sorride. Mi viene incontro fissando i suoi occhi color cioccolato fuso nei miei, del colore dello smeraldo. Mi appoggia le mani sui fianchi, so che sta parlando ma non riesco a seguirlo. Provo con tutte le forze di concentrarmi solo sulle sue parole.
“Guarda, devi seguire questa linea.” Con un piede traccia una linea immaginaria sul materassino verde sotto di noi. “Ti faccio vedere, forza tirami un pugno”. Senza troppa convinzione attacco, schiva il diretto passandomi sotto al braccio e improvvisamente sento il suo corpo in pieno contatto con il mio.
“Ti faccio sentire il movimento con calma” annuisco appena, incantata. Mi appoggia le mani sugli occhi e spiega: “Vedi se dovessi fare questa mossa, basterebbe uno strattone come hai fatto prima, perché tendi a perdere l’orientamento…” mi accorgo di aver portato le mani sui fianchi. “…ma se invece mi devi fare cadere tirandomi per le spalle, aspetta mettiti nella posizione di prima.” Con la sua mano afferra la mia destra e stende il braccio nella stessa posizione che avrebbe se avessi appena tirato un pugno a qualcuno.
Sento il suo intero corpo a stretto contatto con il mio, sento i brividi percorrermi, vorrei girarmi, sbatterlo a terra, salire a cavalcioni su di lui e mostrargli cosa vorrei davvero fare. Aspetta, non riesco a capire. Non riesco a capire da dove viene tutta questa passione che mi assale, forse è colpa del tipo di sport, della lotta corpo a corpo, o forse è semplicemente colpa sua, del suo sorriso, dei suoi capelli, del tocco delicato delle sue mani. Una scarica di adrenalina mi attraversa e inizio a credere che da un momento all’altro sarei potuta scappare urlando.
“Ecco vedi, devo compiere una leggera rotazione per sbilanciarti, e una volta in equilibrio precario cadi con un soffio di vento.” Mi lascia cadere all’indietro, d’istinto batto a terra il braccio per scaricare la forza dell’impatto come ho imparato e mi rialzo. Perlomeno il flusso precedente di pensieri ora è interrotto.
“Ok grazie, ho capito!” gli sorrido e spero che la prossima tecnica della lezione sarà una tecnica con molto contatto fisico. Dio, tremo al pensiero. Ormai è tempo di esami per avanzare di grado e non riesco a concentrarmi come dovrei. Terminiamo la lezione e mi chiede di restare ancora qualche minuto per provare insieme. Accetto entusiasta, beviamo un po’ d’acqua nell’attesa che gli altri vadano a cambiarsi e ci ritroviamo soli al centro della palestra deserta. Sento le voci lontane dei nostri compagni negli spogliatoi blaterare e lo scroscio delle docce risuonare incessante come sottofondo. “Pronta?” mi sorride di nuovo, col suo sorriso più bello e disarmante. Sento le mie difese cedere, infrangersi e crollare sotto il peso di un’emozione che mi fa perdere un battito del cuore. Iniziamo a provare: cintura gialla, cintura arancione, ora è il turno della verde, per la quale dobbiamo dare l’esame a giorni.
“Prova la sforbiciata, da terra però, non è necessario farla in volo.” Annuisco e attendo il suo attacco. Lo paro e mi sdraio a terra, una gamba tesa dietro di lui, con la sinistra lo sbilancio da davanti ma qualcosa va storto. Lui cade, ma sopra di me. Ridiamo mentre ad occhi chiusi si scusa. La tentazione di baciarlo ora è qualcosa di bruciante, una scossa che corre appena tra noi due. Appoggio la mano destra sulla sua spalla e smetto di ridere, lo guardo cercando di fargli intuire quello che voglio. Anche lui ritorna serio, mi guarda, mi fissa, sento il suo sguardo trafiggermi e accarezzarmi l’anima. Le sue braccia sono piegate accanto al mio capo, su di esse si sorregge per evitare di gravare sul mio corpo. Ne avvicina una al mio viso, mi accarezza leggero. L’ennesima scarica di adrenalina mi percorre, sento che presto non riuscirò più a resistere. La mia forza di volontà si sgretola, franando veloce. Quando ormai anche l’ultima briciola di volontà sta per essere spazzata via dal suo respiro, le sento. Sento le sue labbra che leggere si muovono sulle mie. No, non me lo aspettavo. Interrompe il contatto dopo pochi secondi e tenta di mettersi in ginocchio. “Scusa, non dovevo..” sento le sue parole chiaramente nonostante la mia mente sia in una dimensione parallela. Mi alzo di scatto. Lo afferro per il bavero del kimono. “No, non scusarti..” lo attiro verso di me e lo bacio, non è più un bacio casto, ora è appassionato. Le nostre bocche si schiudono, le lingue si rincorrono e giocano. Lo obbligo a sdraiarsi sotto di me e sento le sue mani passare sotto al kimono e soffermarsi sulla mia schiena, coperta da una canotta rosso fuoco. Il suo kimono, al contrario, lascia scoperto il suo petto glabro, non molto muscoloso ma ai miei occhi perfetto. Interrompo il bacio e scendo a baciarlo fino agli addominali. Sentiamo qualcuno che dagli spogliatoi saluta. Mi sposto rapidamente, pancia a terra con un braccio in torsione. Lui si china di fianco a me e afferra il braccio fingendo una mossa di controllo. “Ciao ragazzi! Andate a casa ora, che è tardi! Marco, devi piegare l’altro ginocchio, non so come hai fatto ad atterrarla piegando quello.” Salutiamo e Marco lo ringrazia per l’appunto. Il nostro compagno di grado più alto esce chiudendosi la porta alle spalle. Volto il viso verso Marco che mi sorride con una dolcezza estrema negli occhi. Sorrido a mio volta, nella consapevolezza che a volte i sogni possono davvero diventare realtà.

  
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