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Autore: TheGhostOfYou    24/03/2011    4 recensioni
Giddy e Bre. Due ragazze italiane in vacanza a Los Angeles con un sogno: incontrare i My Chemical Romance.
Gerard e Frank. Alle prese con una fase difficile della loro vita, hanno solo voglia di ricominciare a vivere.
Una sera come tante, in un locale di Hollywood, le loro storie si intrecceranno, cambiando inevitabilmente i loro destini e le loro vite.
***
- Il mare mi fa sempre pensare a te.- le mormorò Gerard nell’orecchio, mentre lentamente le faceva scendere una spallina del vestito, per morsicarle lievemente la spalla.
- Perché?- la voce di Giddy era un sussurro, che si spezzò all’istante. Si sbriciolò, come quel minimo di forza di volontà che aveva ancora si stava sbriciolando sotto il tocco gentile ma passionale di quel ragazzo.
Lui si alzò. Qualche ciocca di capelli rossi gli ricadeva scomposta sulla fronte. Giddy lo trovò ancora più bello.
- Perché sei una boccata d’aria fresca, proprio come l’oceano.-
***
Frank la fissò a lungo, inebriato dalla sua presenza, e le accarezzò i capelli, sistemandoglieli dietro ad un orecchio.
Innamorato.
Non aveva mai provato quelle sensazioni. Faticava a staccarsi da lei, era come stare in astinenza da una droga.
No, Bre era peggio di una droga.
Era vita pura, che prendeva forma in quella ragazza che era entrata dentro il suo cuore senza nemmeno chiedere permesso.
Non trovava le parole, non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti.
La strinse a se baciandola su una tempia.
Era possibile, volare?
Si.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.
The Party.
 
Quella sera, le luci di Hollywood si accesero per noi.
Eravamo riuscite a riposare un paio di ore, giusto il tempo necessario per riprenderci dal viaggio e non cadere addormentate sul primo divanetto disponibile.
Ci eravamo vestite con cura, io con un semplice tubino nero e le mie scarpe altissime e Bre con ballerine, short e una canotta decisamente vistosa.
Ancora non mi capacitavo di come facessi a camminare con quei trampoli; ero sicura che prima o poi sarei caduta, facendo una pessima figura davanti a tutti.
Il tappeto rosso davanti al prestigioso locale dove lavorava Helena era pieno zeppo di fotografi che cercavano di immortalare tutte le celebrità che passavano di lì.
Quella sera, Hollywood era un delirio. Per chi viveva lì, era una cosa abbastanza normale, per noi che venivamo da lontano, era una cosa pazzesca.
- Guarda, Giddy, quello è Ian Somerhalder!-
Bre saltellava dietro la folla di paparazzi, cercando di individuare chi passava sul tappeto rosso, ma anche io, portando un tacco 12, facevo fatica a vedere bene.
- Io veramente vedo solo i suoi capelli!-
- Dove hai detto che ci aspetta, Helena?-
- Sul retro. Muoviamoci che siamo già in ritardo!-
Cercammo in tutti i modi di evitare le ragazzine urlanti che sembravano assatanate, ma un paio di volte fummo travolte dalla folla.
Quel posto era veramente un delirio!
Dopo una decina di minuti, riuscimmo a raggiungere il retro, dove ci aspettava già la nostra amica.
- Pensavo non arrivaste più!- diede una pacca sulla spalla del buttafuori, che a me incuteva davvero terrore. – Benjamin, loro sono le mie amiche. Stasera sono mie ospiti.-
Il buttafuori ci guardò storto, ma senza esitazione tolse la sbarra che impediva l’ingresso e ci fece entrare.
- Grazie, Helena. Sei davvero un mito.-
Passammo attraverso un bellissimo corridoio fatto di specchi, dove si affacciavano porte trasparenti di una decina di privè, tutti ancora vuoti.
- Non c’è di che. Non potete venire a Los Angeles e non godervi almeno una festa di Hollywood.-
- Chi usa di solito i privè?- Bre osservava le porte con interesse; sicuramente voleva scovare qualche personaggio famoso. Ero pronta a scommettere che avrebbe cercato per mari e per monti Ewan McGregor. O Frank Iero, ammesso che si presentasse ad un tipo di festa come quella a cui eravamo.
- Le star di Hollywood. Ma non ti illudere. Non si fanno mai vedere.-
Peccato, sarebbe stato bello poter conoscere qualcuno di interessante.
Gerard e Frank.
Il pensiero di quei due mi fece palpitare il cuore.
- Ok, ho decisamente bisogno di bere.-
Helena ci fece strada e ci portò nel cuore del locale. Luci psichedeliche, musica alta e gente che ballava in pista.
- Benvenute ad Hollywood, ragazze.-
Non era esattamente quello che io chiamavo divertimento.
La faccia di Bre mi diceva che anche lei la pensava come me.
Noi odiavamo le discoteche.
Ma quella sera, probabilmente avremmo cambiato idea.
 
- Mi hai portato in una discoteca?-
Il mio migliore amico doveva essere impazzito.
Questa storia del marito sospettoso e della moglie che esce di casa troppo spesso gli aveva mandato in pappa il cervello.
Il top della mia serata divertente da quando mi ero sposato era stare in casa a disegnare fumetti, o, al massimo, un concerto.
Non ero mai andato in discoteca, nemmeno a sedici anni, figuriamoci a trentatre.
- Hey amico, qui si rimorchia. L’ho fatto per te!-
Quando Frank non sapeva come giustificarsi, se ne usciva fuori con la solita storia.
“Amico lo faccio per te, sono sincero.”
- Non mi interessa rimorchiare.-
- Chissà, magari allora incontri l’amore della tua vita.-
Assecondalo Gerard. Frena l’impulso di tirargli un pugno.
Sbuffai, ma non dissi nulla. Appena entrato, mi pentii subito di non essere stato più fermo nella mia decisione di non voler entrare.
Era un delirio.
Riconobbi da un lato il mio amico Will Smith, intento a darci dentro in pista con sua moglie. Su un divanetto, poco distante dal bancone del bar, Usher flirtava con un paio di ragazzine che avranno avuto si e no sedici anni.
Una musica assordante, senza senso, usciva dagli amplificatori posizionati per tutta la sala.
Chiamai Frank per un paio di volte, ma non mi sentì. E come avrebbe potuto? Quella musica scassa timpani copriva la mia voce.
Gli tirai un pugno sulla schiena, così, per scaricare i nervi.
- Ma che cazz.. Oh Gerard, ma sei deficiente?-
- Com’è che ti piacciono posti del genere?-
Frank alzò le spalle, come se non sapesse cosa dire.
- Un rocker non può amare le discoteche?-
Lo guardai male.
- Almeno si può fumare?-
- Ma certo amico! Io vado a prendermi una birra!-
Lo guardai allontanarsi mentre mi accendevo una sigaretta. In quel momento lo vidi dare un cinque ad Usher ed improvvisare un balletto.
Mioddio.
Frank Iero che balla. Ora si che le ho viste tutte!
Scossi la testa, senza più parole per commentare il suo comportamento.
Frank era sempre stato il mio migliore amico, anche se siamo sempre stati diversi. Lui socievole, spiritoso, io più solitario e sempre incazzato con il mondo. Avevo sempre desiderato essere come lui.
Anche lui aveva dei problemi con sua moglie Jamia. Ultimamente, dormivano separati; eppure, mentre io mi piangevo addosso per la fine del mio matrimonio, lui riusciva a trovare il lato comico della vita.
Se ci riusciva lui, perché non farlo io?
Al diavolo, voglio divertirmi anche io!
Basta essere il ragazzo depresso.
Mentre la sigaretta si consumava tra le dita, mi cadde l’occhio su due ragazze li di fianco a me. Sorrisi, pensando che la ragazza col vestito nero fosse di una bellezza rara. Quegli occhi castani, quei capelli lisci e la semplicità con cui stava appoggiata al bancone chiacchierando con la sua amica mi colpirono molto.
La vidi barcollare un attimo; forse aveva bevuto un po’ troppo, o forse aveva semplicemente perso l’equilibrio.
Finii la mia sigaretta interrogandomi su chi fosse e da dove venisse.
 
- Giddy, sei sicura di riuscire a stare in piedi?-
- Non ho mica bevuto così tanto.-
Bre scosse la testa e si portò alla bocca il suo Sex On The Beach. I suoi occhi erano allegri, mentre mi preoccupavo di trovare il mio telefono nella borsa.
- Mi riferivo ai tacchi. Come fai a camminarci sopra?-
- Oh, questione di abitudine.- in quel momento, incespicai un secondo. Era la prima volta che mettevo quelle scarpe, e non erano un granchè comode. – Sarà l’effetto dell’alcool.-
- Che ne dici di andare a sederci su un divanetto e divertirci a scartare uno per uno tutti gli individui di sesso maschile di questo locale?-
Sorrisi appena. Era il nostro gioco preferito. Stroncare i fighetti e i loro modi di fare.
- Direi che accetto volentieri.- Mi girai verso il bancone. – Helena, noi andiamo a sederci.-
Mi fece un cenno di assenso, così presi il mio Mojito in mano e mi voltai per raggiungere la mia amica.
Non feci in tempo a fare due passi che inciampai nuovamente nei tacchi troppo alti per me.
Mi vedevo già per terra, quando sentii un paio di braccia prendermi per la vita e cercare di trattenermi. Troppo tardi.
Quando vidi la cascata di capelli rossi che mi sovrastava, non riuscii a mantenermi in equilibrio e caddi.
Nella confusione, il bicchiere di plastica arrivò in testa al misterioso ragazzo dai capelli rossi.
- Oddio, scusami!-
Dovevo essere diventata rossa, perché sentivo le guance accaldarsi sempre più in fretta. Il ragazzo si rimise in piedi, e mi porse una mano.
- Cavoli, sta’ più attenta la prossima volta.-
Afferrai la sua mano senza avere il coraggio di guardalo in faccia. Notai solo che indossava un paio di jeans neri e un paio di converse grigie.
- Scusami, davvero.- in quel momento incrociai i suoi occhi.
Verdi, chiari, così limpidi da specchiarcisi dentro.
Mi sentii svenire quando lo riconobbi.
- Oddio.-
 
La ragazza che avevo appena salvato da una distorsione mi stava guardando come se fossi un alieno.
Dovevo essere parecchio buffo, con il Mojito che mi colava dalla testa.
Notai il bizzarro colore dei suoi occhi, un marrone tendente al verde, mentre essi si incatenavano ai miei.
Provai una bizzarra sensazione alla bocca dello stomaco, che nulla aveva a che fare con la rabbia.
- Oddio.-
Era italiana, lo sentivo dal suo accento. Io adoravo l’Italia.
- Stai bene?- annuì, senza riuscire a dire di più.
Forse è timida, o forse non sa come scusarsi.
Era davvero bella, come avevo pensato quando l’avevo vista ridere con la sua amica. Ma ora stava impallidendo in fretta.
Mi accorsi in quel momento che la stavo tenendo ancora tra le mie braccia, ma non mi curai di toglierle dai suoi fianchi.
Sembrava non riuscisse a parlare.
Poi sentii la sua dolce voce, con quell’accento italiano che adoravo.
- Sei Gerard Way.-
Mi aveva riconosciuto.
 
Ero tra le braccia di Gerard Way. Non avevo desiderato altro nella mia vita.
Peccato che gli avessi appena rovesciato un cocktail in testa.
Ottimo come primo approccio, direi che hai fatto un’ottima figura.
- Si sono io. Mi conosci?-
Annuii ancora, senza riuscire a dire nient’altro. Sembravo una cretina.
Ma ero a Los Angeles, tra le braccia di Gerard Way. Era comprensibile non riuscire a dire nulla.
- Giddy stai bene?-
Evidentemente Bre non si era accorta chi era quello che mi teneva così saldamente tra le sue braccia, altrimenti come minimo sarebbe svenuta.
- Si.-
Capii che aveva riconosciuto Gerard nel momento in cui la vidi rimanere a bocca aperta e sussurrare – Non è possibile.-
Il mio salvatore doveva essere al quanto indispettito, perché si guardava intorno nervosamente come se aspettasse qualcuno.
Quel qualcuno non tardò ad arrivare.
Tra la folla, si fece spazio un allegrissimo Frank Iero, che teneva in mano una bottiglia di birra. Non appena mi vide tra le braccia del suo amico, gli si illuminarono gli occhi.
- Mandrillone! Hai già fatto conquiste!- gli diede una pacca sulla spalla mentre sentii la mia amica al mio fianco prendermi la mano e trasalire.
Fa’ che non svenga. Abbiamo già fatto troppe figure di merda per oggi.
Con mia grande sorpresa, non svenne. Si limito a schiarirsi la voce e a guardarlo come se fosse la cosa più bella del mondo.
- Frank Iero.-
Gli occhi chiari del chitarrista si illuminarono appena sentirono il suo nome.
- Ci conoscete?-
Io annuii. Era strano come non avessi nulla da dire. Di solito, chiacchieravo così tanto che mi avevano affibbiato il soprannome di “Logorroica”.
Meno male che c’era Bre a prendere in mano la situazione.
- Siamo venute dall’Italia per sentirvi suonare, tra dieci giorni!-
Gerard e Frank si scambiarono un’occhiata. Evidentemente, a Hollywood era raro trovare qualche loro fan.
- Due fan. Ma guarda guarda che combinazione.-
Frank probabilmente stava escogitando qualcosa, perché si era fatto serioe aveva portato una mano sotto il mento.
- Come ti chiami?-
Gli occhi di Gerard tornarono a posarsi sui miei.
Era semplicemente bellissimo.
- Giddy.-
Mi sorrise, e in quel momento mi lasciò andare. Presi la mano di Bre e la strinsi tra le mie.
Eravamo davanti ai nostri idoli.
Non potevo crederci.
- E tu?-
Frank diede un piccolo, affettuoso pizzicotto sulla guancia di Bre.
La sentii chiaramente urlare –Yyp!- e arrossire.
Poi si ricompose.
- Bre.-
- Bene. Giddy, Bre, credo di parlare anche a nome di Gerard quando vi dico che, visto che avete fatto un viaggio così lungo, siete nostre ospiti per assistere al nostro concerto, tra due giorni, qui ad Hollywood.-
- Si, Frank, sono d’accordo.-
Ci guardammo, senza parole.
Eravamo appena state invitate ad un LORO concerto da LORO in persona. Mi pizzicai, credendo che fosse una bellissima illusione.
- Grazie.-
- Mi raccomando, ragazze, ci teniamo.-
E si voltarono facendoci un piccolo cenno di saluto.
Decisamente, quella serata non l’avremmo dimenticata tanto facilmente.
 
Folgorato.
Estasiato.
Scioccato.
Non avrei mai pensato di sentirmi così.
Ero entrato in quel locale con il morale a pezzi. Ne ero uscito con il cuore che batteva come quello di un sedicenne alle prime cotte.
Quella ragazza, quella Giddy, non so nemmeno io il perché, ma mi aveva sconvolto l’anima.
Forse era per quel suo viso dolce, per quella sua bellezza acqua e sapone, o perché non si era attaccata al mio collo come tutte le altre ragazzine.
Anche la sua amica mi stava molto simpatica, e soprattutto, credo stesse molto simpatica a Frank, a giudicare dal modo in cui l’aveva guardata.
Erano italiane. E noi eravamo metà italiani.
Quanto è buffo il destino.
- Devo rivederla, Gerard.-
Come volevasi dimostrare. Frank era impazzito vedendo la sua sosia al femminile. Spiritosa, energica, tatuata.
Era la donna giusta per Frank, se davvero un giorno avesse divorziato da Jamia.
- Ti riferisci a Bre?-
- Certamente. Ho visto come guardavi Giddy. Il mio sesto senso mi dice che farete faville.-
Mi accesi un’altra sigaretta scuotendo la testa. Non volevo illudermi, per il momento.
- Non esageriamo, amico! E’ stato solo uno scontro.-
- Da cosa nasce cosa..-
- Ma sentilo, il filosofo!-
Arrivammo alla mia Porsche camminando in silenzio.
Ci sedemmo, mentre io finivo la mia sigaretta e lui se ne accendeva una, e guardai le stelle.
Chissà che cosa aveva in serbo il destino per me.
Per il momento, solo di una cosa ero certo.
Volevo rivederla.
 
***
Salve a tutti!
Ecco qui il capitolo dell’incontro. Mi sono infervorata a scriverlo!
Ditemi che ne pensate!
Un bacio!
Ghost.
   
 
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