Come quando piove e c’è il sole...
Vi siete mai posti
delle domande profonde?
Della serie: che
cos’è l’amore? Oppure: perché a volte una mezzora sembra durare secoli, mentre
altre volte un’ora scivola via in un attimo?
Da dove arrivano i
nostri sogni? E gli incubi?
Perché sembra che nelle “giornate no” capitino
tutte a noi? Esistono davvero delle “giornate no”?
Ma soprattutto: perché, perché, le fette biscottate cadono sempre dalla parte spalmata di
marmellata?
Se mai vi siete
posti queste domande, dovete sapere che il mondo sensibile che vediamo non è
altro che un prodotto, il frutto del lavoro di centinaia di impiegati
che lavorano continuamente per garantire che le cose sulla terra vadano avanti:
che il tempo scorra così e cosà, che
sogniamo il brufoloso della 1°C piuttosto che il figo
della 5°A, che venerdì 17 ci si rompa il cellulare, la fotocamera,
ci si buchi la ruota della bicicletta e prendiamo anche quattro in latino,
matematica e fisica. O qualsiasi materia ci sia il
venerdì.
Ebbene sì, anche che la fetta biscottata cada sul
tappeto preferito di nostra zia, quell’unica volta
che la andiamo a trovare.
Quegli impiegati non
hanno una vita facile, poveracci. Lavorare in uno qualunque
dei Ministeri comporta un impegno non indifferente...
Non ci credete?
Quello del Tempo
Cronologico, ad esempio, ha non poche difficoltà a distribuire il tempo ad ogni
persona, animale o oggetto, perché alla fine c’è
sempre qualcuno che si lamenta: “Sono morto troppo presto! Avevo solo settantatré anni, dopotutto!”
Anche quello dei Sogni ha il suo bel daffare, a
spostarsi continuamente per restare sempre al buio, di notte; se si trovasse in
una zona serale o, Dio non voglia, diurna, entrerebbe nel campo degli Uffici
“Sogni ad Occhi Aperti” e “Sogni da Pisolino”, che notoriamente fanno rapporto
per qualunque minima infrazione. E, quindi, tenere un
intero Ministero sempre in movimento non è cosa da poco.
Il Ministero
dell’Astronomia di solito è molto tranquillo, si limita
a far spostare le costellazioni con decisione e precisione (“Che si è messa in
testa, la Vergine, ad avvicinarsi così tanto ad Orione? Qui scatta la multa!”),
ma spesso si ritrova in conflitto d’interessi con il Ministero dell’Astrologia:
”Perché avete fatto mettere Marte lì? Adesso
dobbiamo cambiare tutto l’oroscopo dei Gemelli!”
Non parliamo poi
dei Ministeri delle Stagioni e dei Mesi, dove si litiga sempre con quello dei
Bioritmi: “Siamo a gennaio? Ma se sembra che sia
maggio! Ehhhh, non ci sono più le stagioni di una
volta!”
Insomma, un bel
casino davvero. Ma tutto ciò non è lontanamente
paragonabile a quello del Ministero del Tempo Meteorologico, dove non regna mai
un clima rilassato. E questo non è un gioco di parole…
***
Quel giorno,
Pioggia era molto speranzosa – cosa incredibile, se riuscite a figurarvela.
Voci di corridoio
dicevano che avrebbe avuto di lì a poco uno dei lavori più importanti
dell’anno, qualcosa come un acquazzone ininterrotto per un mese e mezzo di
fila.
-Ci pensi?- aveva squittito Nuvola, non appena l’aveva saputo. –Un mese
e mezzo! Il Ministro dev’essere proprio soddisfatto
di te! Vedrai che la promozione sarà il prossimo passo!-
Pioggia aveva
sorriso e le aveva detto che erano solo voci, e che chi
prestava orecchio a queste informazioni non fondate non era un buon Agente
Climatico. Poi ovviamente lei era stata la prima a crederci: sapeva dare ottimi
consigli, ma seguirli era un altro paio di maniche.
Fatto sta che un
certo giorno di inizio febbraio a Pioggia arrivò un
messaggio da parte della segretaria del Ministro, che le intimava di sbrigarsi
a raggiungerla per ricevere degli ordini; stava accompagnando Neve alla
macchinetta del caffè, ma non esitò a correre su per le scale per conoscere il
motivo di questa chiamata, anche se, come sappiamo, una mezza idea se l’era
fatta. E probabilmente avrebbe conservato il proprio
buonumore fino alla presenza del Ministro, se davanti alla porta del suo
ufficio non si fosse scontrata con Sole.
Sole era, senza
usare, mezzi termini, bello. Un classico: capelli biondi, viso sempre sorridente,
occhi color–del–cielo–senza–una–nuvola; era anche intelligente, cosa che non
guasta mai. Ve lo immaginate?
Ecco, Pioggia lo
odiava.
Non per invidia,
sia chiaro, anche lei era bella, con il suo viso chiaro, i capelli scuri e
l’aria assorta; scrittori di mediocri fanfiction
direbbero anche che “aveva le curve al posto giusto”.
Ma lo detestava,
per la sua superbia e perché voleva sempre impicciarsi ovunque; tutte le volte,
e dico tutte, che lei o un qualunque
altro agente dell’Ufficio Precipitazioni avevano un lavoro, Sole se ne stava
sempre lì dietro a fare capolino non appena un Vento soffiava anche solo un
po’, ed era subito pronto a mettersi in mostra non appena Pioggia, Neve, Nuvola
o Grandine concludevano il turno. Lo faceva persino se
c’era Burrasca, che si arrabbiava molto facilmente.
-Ciao!- la salutò
lui, con un sorriso. Già detto che sorrideva sempre?
-Ciao- rispose Pioggia, diffidente. –Che ci fai qui?-
-Non lo so,
immagino che il Ministro avrà del lavoro per me.- Era incredibile come riuscisse a far sfavillare il proprio sorriso anche mentre
parlava.
-Mmm.- disse lei, cercando di mantenere un tono
neutro.
Nel frattempo
arrivarono fuori dall’ufficio del Ministro, davanti
alla scrivania della signorina Termometro, che scattò subito in piedi.
-Alla buonora! Dico, vi ho fatti chiamare due minuti fa! Complimenti, siete
riusciti a far irritare il Principale… Pioggia, entri
prima lei. Sole, lei aspetti qui fuori.-
Pioggia entrò
subito.
Il Ministro era
seduto su una di quelle sedie da ufficio, girevoli e con le rotelle. Aveva un
sigaro stretto tra le labbra ciccione, un completo scuro che aveva visto tempi
migliori e gli occhi che lanciavano faville. Tutto questo gli conferiva un’aria
piuttosto intimidatoria. Soprattutto gli occhi-con-faville.
-Pioggia!- disse –Lei è in ritardo! Spero che ne sia
dispiaciuta!-
-Immensamente
dispiaciuta…-
-Lo spero bene.
Ora mi ascolti. È al corrente del lavoro che Tempesta
sta portando avanti da quasi trenta giorni sulle coste danesi?-
Pioggia annuì. E
chi non ne era al corrente? Tempesta era l’idolo di
tutto l’Ufficio Precipitazioni, e aveva ricevuto un’operazione lunga un mese da
portare a termine. Quello sarebbe dovuto essere
l’ultimo giorno per il suo incarico.
-Bene. Lei deve
andare in missione speciale, proprio oggi, al posto di Tempesta. Non sta bene,
e mi ha fatto sapere che non può andare a lavoro.-
Pioggia ebbe la
brutta sensazione di non aver capito bene.
-Cosa? Sostituire?
Ma… tutto il Ministero parla di quel lavoro da un mese
e mezzo! In Danimarca ci mandi Sole…- ma si zittì. A
parte l’occhiata assassina del Ministro (nessuno osava parlargli così, mai), Pioggia aveva all’improvviso
capito perché quel giorno era stato convocato anche lui.
Mentre si alzava, scusandosi, e usciva, incrociò
per un attimo Sole, sorridente come sempre.
Solo che, questa
volta, il suo sorriso pareva più che altro un ghigno.
A Copenaghen
pioveva. E sfido io: lì c’era Pioggia.
Ma non era quel
tipo di pioggia dolce e leggera che poteva ispirare i pittori o i poeti; non
era neanche quella pioggerellina maliziosa che faceva stare rintanati e
abbracciati gli amanti, e li spingeva a… insomma, avete
capito. No, era una Pioggia depressa, perché dopo un sacco di
aspettative era stata così tanto delusa…
-Ehi, basta! Piove
da un mese intero, non credi che sarebbe anche ora di finirla? Il metallo si corrode, sai?- le urlò petulante la Statua della Sirenetta,
dal suo scoglio.
Nonostante l’irritazione, Pioggia la ignorò.
Si chiese perché
fosse toccato proprio a lei. Non era forse stata un’Agente ligia e coscienziosa?
Non aveva sempre lavorato duro, a bagnare in lungo e in largo, senza mai
discutere o lamentarsi? Perché doveva capitare a lei,
quella sfortuna?
Ma era davvero solo sfortuna?
Anche gli umani probabilmente la pensavano nello stesso modo, ma lei sapeva bene
che se capitava a un uomo un imprevisto, in un Ufficio
qualcuno l’aveva approvato in qualche fascicolo. Tra tutti i Ministeri, quello
della Malasorte era uno dei più importanti (e litigiosi) e Pioggia non si
sarebbe fatta problemi a credere che ne esistesse un
altro, più importante (e quindi più litigioso), i cui impiegati distribuivano a
lei, Neve, Nuvola, a tutti i Gradi e i Venti e, perché no, anche a Sole, la
loro dose di disgrazie.
Era così strana
l’idea che esistessero dei Ministeri Superiori, che gestissero
il destino degli impiegati dei Ministeri che lei conosceva?
Ma se fosse stato così, ci sarebbero stati
dei Ministeri Ancora Superiori, che organizzavano gli eventi di quelli
Superiori?
E allora, anche
questi ne avrebbero avuti altri, e così via,
all’infinito… era possibile, anzi no, era anche solo immaginabile una così vasta serie di Ministeri…?
Pioggia si chiese
da quando in qua faceva delle inutili elucubrazioni. Era sempre stata una tipa
molto pratica.
Altro che
sfortuna, destino o Ministeri: era stato Sole a
convincere il Ministro ad avere quel posto, lusingandolo, facendo il lecchino o
con qualche altra tecnica simile. Pioggia non aveva mai fatto la lecchina in
vita sua, ma voi che non avete la testa tra le nuvole di certo saprete quanto è
importante imparare a fare il lecchino come si deve.
Si decise a
parlare con Sole: avrebbe messo le cose in chiaro, e gli avrebbe intimato di
impicciarsi solo dei propri affari, d’ora in poi. Era sicura che quel lavoro sarebbe dovuto essere suo: era stato Sole, per forza, a far
cambiare idea al Ministro. Doveva solo aspettare la fine del proprio turno di
lavoro, per andarlo a cercare. E insultarlo, senza
dubbio.
E se la Statua
Della Sirenetta si fosse corrosa ancora un po’ nel
frattempo, beh, non erano certo fatti suoi.
-Ehi, Sole.-
Sole stava
pigramente sospeso su una vasta regione dell’Italia. Il suo riflesso brillava
sul metallo, i fiori facevano capolino dall’erba, e il calore scaldava le
persone; tutto l’insieme metteva allegria. Pioggia doveva ammetterlo: Sole
sapeva fare bene il proprio mestiere.
Anche se questo
non giustificava il suo pessimo carattere.
Lui le si avvicinò.
-Che ci fai qua?-
le chiese.
-Non ti
preoccupare, non sono venuta a rubarti il lavoro. Sono venuta solo per
parlarti…-
-Proprio ora? Qui
c’è gente che si dà da fare.-
Aveva un tono
troppo compiaciuto, e a Pioggia non piacque per niente. Così scoppiò.
-Che faccia tosta!
Questo lavoro te lo sei arruffianato, lo so benissimo, cosa credi? Lo sanno
tutti che è da anni che fai da lecchino al Ministro per prenderti i lavori
migliori! Abbi almeno la decenza di non sembrare così soddisfatto!-
Sole la guardò
sgranando gli occhi, quasi sconvolto, sembrava che Pioggia lo avesse davvero
colpito. Almeno stavolta non sorrideva.
-Va bene. Se vuoi ti dirò la verità. Vuoi ascoltarmi?-
Pioggia non se
l’aspettava.
-Io… cioè, che…-
-La verità è che
lo faccio per gli uomini. Non è per la mia ambizione personale.-
Una scusa peggiore
di questa Pioggia non l’aveva mai sentita, anche perché non aveva alcun senso; ma,
prima che potesse ribattere, Sole continuò.
-Lo faccio per far
star meglio loro. Per farli sentire
allegri, o felici. Diciamocelo, il Ministero delle Emozioni non è mai stato un
granché, e negli ultimi tempi non riesce più a sostenere il peso del proprio
lavoro, io cerco solo di dare una mano.-
Okay. Uno a zero
per Sole: per quanto riguarda le Emozioni nessuno
poteva dargli torto: era un Ministero estremamente litigioso ed estremamente
sciatto, come sapevano tutti. Ma a parte questo, cosa
mai voleva insinuare quel ragazzino? Glielo chiese. E
lui si fece una risata.
-Non ti ricordi di
quando ho cambiato la mia settimana in Turchia, per quei due giorni che aveva
Tormenta sulle Alpi? Nessuno se ne è mai accorto, ma
per quei due giorni di sole si sono salvati dei bambini: erano in gita in
montagna e se ci fosse stata Tormenta sarebbero finiti in ospedale per il
freddo. E quella volta che sono andato a disturbare il
lavoro di Burrasca? Sembrava che le volessi solo dare fastidio, ma era per non
far perdere a un gruppo di pescatori il lavoro di due
notti. E ho fatto cose così tante di quelle volte… Di
questo, te ne sei mai accorta? O del fatto che nei giorni soleggiati l’Ufficio
del Buon Umore registra i picchi più alti di serenità, ne accennate
mai, quando al Ministero mi parlate alle spalle?-
Pioggia non sapeva
cosa dire. Sole era sempre sembrato così viscido, desideroso di fare carriera e
mettersi in mostra; anche a costo di non rispettare le decisioni del Ministro.
Non aveva mai dato l’impressione di un essere profondo.
Ma soprattutto quello che aveva detto aveva
dell’incredibile: pensare agli uomini? E perché mai?
Tutti sapevano che bastava fare il proprio lavoro con decisione e precisione.
Occorreva ordine. Occorreva obbedienza. Che senso
aveva pensare? Non so se qualcuno di
voi l’ha mai fatto, ma, se è vi è già capitato, di sicuro saprete in quanti
guai potete cacciarvi per aver pensato.
Piaggia lo sapeva
(non per esperienza personale, ovviamente), e per questo non lo faceva mai. E non capiva perché dovesse farlo lui.
Però…
Era
indecisa, e Sole lo vide.
Le tese una mano.
-Vieni,
ti faccio vedere.-
Non doveva
afferrarla: avrebbe voluto dire dargli ragione, e questo avrebbe voluto dire
arrendersi. Calo dell’autostima, rabbia repressa,
depressione, senza contare la multa per aver piovuto senza permesso… ma nello
stesso tempo, la libertà di scoprire la felicità degli uomini. Cosa fare? Voi, cosa
fareste?
(Vi avevo
avvertito su quanto sia pericoloso pensare!)
Ma in realtà, la questione era piuttosto
semplice… A malincuore, lei afferrò la mano, e scese sul mondo degli uomini.
Si stava bene, incredibilmente
bene. Non era diverso da tutte le volte che rimaneva sospesa a piovere per
lavoro… eppure lo era. Profondamente.
Sole le sorrise e
le indicò questo e quello, i ragazzi che potevano andare agli allenamenti di
calcio, le rondini che cominciavano a costruire i nidi per la primavera, gli
anziani che borbottavano passeggiando, le coppiette che uscivano tra la gente solo
per il gusto di cercare un luogo solitario dove appartarsi…
Pioggia non
capiva. Non significava certo che lei portava tristezza! E
la consolazione che dava alle persone tristi? E la
dolcezza delle gocce d’acqua che battono sulle finestre la domenica mattina? E la frescura tanto sospirata dalla terra, la tranquillità
delle serate piovose, la struggente bellezza dell’acqua che cade dal cielo? Non
erano cose altrettanto importanti?
-Guarda, piove e
c’è il sole insieme!- disse una ragazza a un ricciolino che le stava accanto. Il ricciolino
aveva chiaramente un’aria stralunata, probabilmente ascoltava da un bel po’ la
ragazza parlare di cose assurde, ma a questa uscita i
due si guardarono e scoppiarono a ridere.
-Tu, da sola, fai
cose incredibili, e io anche- bisbigliò Sole –ma se non fossimo stati insieme, quei
due non avrebbero mai riso, e non si sarebbero mai innamorati…-
-Si sono
innamorati grazie a noi? Ci vuole così poco per innamorarsi?-
-Si. È facilissimo.-
Si guardarono.
E Pioggia seppe che aveva ragione.
***
Passarono i mesi,
grazie all’apposito Ministero, e passarono gli anni. A
lavoro era tutto come al solito. Non possono essere
solo due persone innamorate a far cambiare le cose.
Ad esempio, la
litigiosità di tutti era sempre la stessa.
La fatica del
lavoro anche.
Il rigore del
Ministro, esasperante, pure.
Il numero degli
Impiegati no.
Eh no, c’era un
nuovo piccolo Agente Climatico: era vivace, e si chiamava Arcobaleno… e come
potete immaginare era il figlio di Sole e Pioggia.
Piaceva a tutti,
perché aveva quella bellezza che solo i neonati possiedono, ma soprattutto perché
lui sapeva far ridere. Lui metteva di buonumore. Cioè,
lo guardavi e sentivi una voglia irresistibile di sorridere: magico, direbbe qualcuno, e qualcuno lo
disse sul serio, tanto sembrava incredibile.
Ma in realtà non era tutto questo granché,
chiunque potrebbe farcela, basta rialzarsi sempre dopo essere stati tirati giù
dal temporale. L’ideale sarebbe non cadere per nulla, ma tant’è.
Non si possono far
sparire i temporali, ma con determinazione tutti potrebbero
resistere a qualunque uragano: è sufficiente cacciarli quel po’ che basta a
vivere in pace. Un po’ come quando piove e c’è il sole.
Ufffffffff, che faticaccia questa storia! Giusto una notizia: ci ho messo
mesi per scriverla. Mesi. Pomeriggi e serate intere passate a
scrivere al pc, e anche qualche mattinata di scuola
in cui avrei dovuto fare una ricerca su San Marino. Ma
va beh.
Tutto
ciò nasce da un giorno in cui io e un’amica commentavamo
un pomeriggio di sole (anche se lei non se lo ricorda); dopo un po’ lei ha detto
qualcosa della serie “si, oggi quando vado su Efp
scopro che hai postato una fic allegra per
festeggiare!”. Non l’ho fatto allora, ma lo faccio adesso. (in ritardo come mio
solito)
Spero che la fic vi piaccia, anche se
so che non è venuta granché bene. Non è specificatamente comica, come non è né romantica né nient’altro, ma spero di avervi fatto divertire
almeno un po’… le recensioni sono sempre gradite, qualunque sia il loro
contenuto, ovviamente! Alla prossima storia!
Il_Coso
P.S.: questa è la prima fic
che pubblico con il nuovo nick, festeggiamo!