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Autore: saku89    24/03/2011    2 recensioni
Lavi, meditando una piccola vendetta contro Bookman, decide di recarsi con Allen in un locale scoperto da poco. Lì incontreranno alcune persone interessanti e sorprendenti. Ambientato a Londra. Buona lettura!
"- Chi siete?
-Mi chiamo Lavi e questo è il mio ragazzo, Allen.
A quelle parole il suddetto Allen spalancò gli occhi confuso. E quando era diventato il suo ragazzo?"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sesto senso.'
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"Sesto senso"

Lavi si avvicinò lentamente al letto dove riposava Bookman. La stanza era quasi completamente buia, ma poteva sentire il leggero russare del vecchio e intravedeva, alla poca luce della luna, il suo ciuffo di capelli sparato in aria.
" Perfetto, sta dormendo" pensò compiaciuto del fatto che il suo piano fosse filato liscio fino a quel momento.
Con cautela, cercando di non urtare le lozioni per capelli poggiate sul bordo del comò e di non prendere in pieno qualche sedia, si avvicinò alla porta, ansioso di andare in camera sua, prendere l'occorrente e uscire di casa.
Finalmente sarebbe riuscito a fargliela a quel vecchiaccio rompiscatole che, obbligandolo a stare chiuso in casa tutte le sere a studiare, non gli aveva concesso una vita come quella di qualsiasi ragazzo della sua età. Gli piaceva leggere e scoprire eventi storici di cui mai nessuno era venuto a conoscenza, ma c'era un limite a tutto. Quel limite lo aveva portato all' esasperazione e all' escogitare una piccola vendetta. Nella quale aveva coinvolto anche Allen.
Afferato al volo l' occorrente e chiuso silenziosamente il portone, si avviò di corsa giù per le scale, deciso a portare a termine il suo brillante piano. Se fosse andato tutto come aveva previsto allora probabilmente quella sarebbe stata la notte più bella della sua vita. Si sfilò dalla tasca del giacchetto il cellulare e compose in fretta il numero dell' amico.
- Allen! Sei pronto?
urlò al telefono ansioso. Un "si" scocciato, o forse spaventato, gli rispose dall' altra parte.
- Bene, appuntamento tra poco vicino Tower Bridge, ok?
Il sorriso euforico che trapelò dal volto del rosso significava solo una cosa: Allen aveva accettato e la nottata avrebbe avuto inizio di li a breve.

Quando Lavi arrivò vicino al ponte, nonostante fosse in trepidante attesa del suo amico, non potè fare a meno di osservare le due alte torri in tutta la loro maestosità. Ci passava sotto tutti i giorni, ma vederle di notte dava un emozione unica che non aveva mai provato. Il vecchio, con il suo tenerlo chiuso in casa alla stregua di un "topo di biblioteca", lo aveva privato di molte, troppe emozioni, che secondo Bookman non avrebbe mai dovuto provare. Lui e la sua fissa del vivere super partes.
Le grida di Allen che lo chiamava lo distolsero dai suoi pensieri. Sorridente si girò a guardare l'amico che, stanco della corsa, si fermò davanti a lui con il fiatone.
- Sono arrivato,
mormorò impercettibilmente.
- Lo vedo,
ridacchiò Lavi che, come al solito, riusciva a sentire ogni più piccolo sussurro.
- Pronto per la nostra nottata? Mi hanno parlato di un posto qui vicino, un covo di matti, dove ci si diverte e si beve a più non posso.
- Il classico locale disco insomma,
commentò Allen cercando di riprendere fiato.
- No, direi proprio di no. Niente balli, solo follia.
- Non mi stai portando in qualche setta satanica, vero?
La voce dell' albino era tremante e la tentazione di girare i tacchi e tornarsene a casa si stava facendo in lui sempre più forte.
- Se stai pensando di tornare a casa, scordatelo,
sorrise il rosso divertito. L'amico non potè che sospirare e prepararsi a quella nottata.
- Ma almeno sai dov'è esattamente questo posto?
- Yes sir,
fu la risposta di Lavi, che afferrò il ragazzo per il braccio cominciando a trascinarselo dietro.

 A breve si ritrovarono in una stradina stretta e buia. Allen guardò perplesso Lavi che, come se niente fosse, proseguiva tranquillo e deciso lungo il vicolo.
- Ecco, siamo arrivati,
bisbigliò ad un tratto il rosso, facendo sobbalzare l'amico.
- Ne sei sicuro?
- Certo,
rispose sorridente il ragazzo.
- Io però non vedo niente... e non sento niente.
- Il motivo è semplice. Il locale è insonorizzato. Ah, non vedo l'ora di entrare!
L'euforia che era scaturita da quell' affermazione provocò un ulteriore alone di paura al malcapitato Allen, che si fermò di scatto pronto a tornarsene subito a casa.
- Lavi, io me ne vado,
sentenziò deciso.
- No, non mi abbandonare, ti prego! Ci siamo quasi... ecco!
Con quest'ultima parola il rosso spalancò un portone in legno massiccio che scricchiolò leggermente.
- Sei sicuro, eh?
- Si. Ora fai silenzio e vedrai.
Il ragazzo chiuse ermeticamente la bocca, pronto a captare qualsiasi rumore che potesse indicare pericolo e che gli desse la conferma che tornare a dormire non era una cattiva idea. Maledisse se stesso per aver ceduto alle suppliche di Lavi e averlo seguito in quel posto oscuro e sicuramente pericoloso. Perchè un corridoio lungo, buio e ammuffito era tutto meno che un posto tranquillo e sicuro. Assolutamente no. Ancora una volta si chiese che cosa ci stava facendo lì, ma preferì non darsi risposta, conoscendola fin troppo bene.
Lavi nel frattempo, con un sorrisetto divertito, si era girato a guardare l'amico terrorizzato. Rimasero immobili per alcuni minuti, il rosso elettrizzato e Allen nel più completo panico. Una serie di luci si accese all' improvviso, illuminando l'intero corridoio, che risultò essere meno ammuffito di quel che sembrava.
Una voce imperiosa, e forse leggermente adirata, rimbombò tra le pareti.
- Chi siete?
- Mi chiamo Lavi e questo è il mio ragazzo, Allen.
A quelle parole il suddetto Allen spalancò gli occhi confuso. Ragazzo? E quando era diventato il suo ragazzo? Le dita di Lavi che si intrecciavano con le sue lo confusero ancora di più. Cosa stava succedendo?
- Bene, accomodatevi. In fondo al corridoio c'è l'entrata,
concluse la voce, che improvvisamente si era addolcita.
- Grazie,
rispose sorridente il rosso incamminandosi e portando con se lo sconvolto Allen. Le loro dita erano ancora intrecciate. Il biondo non faceva altro che guardare la schiena dell' amico che ogni tanto si girava e gli sorrideva teneramente. Qualcosa non andava. Ne era certo. La curiosità, mista a un pizzico d'ira, lo stava divorando, ma decise di tenere per se tutte le sue domande. Almeno fino a quando non fosse arrivato il momento più opportuno.

Quando spalancarono la porta si ritrovarono in una stanza che mai si sarebbero aspettati essere così bella e piacevole. Le luci soffuse e le pareti rosate davano l'idea di trovarsi in un locale rilassante, mentre la musica, a volume basso, ma comunque ben udibile, rendeva l'atmosfera così delicata che quando i due ragazzi misero piede nella stanza gli sembrò di violare un luogo a dir poco sacro. Lavi si guardò intorno, stringendo ancora più forte la mano del suo amico e si stupì quando vide arrivare loro incontro un uomo alto, robusto e con due lunghe trecce lasciate ciondolare dietro la schiena, che gli donavano un tocco di femminilità. 
Allen si domandò come potesse portare gli occhiali da sole in quel luogo già scuro di per sè e per quale motivo sul suo volto era apparso un largo sorriso che non prometteva niente di buono. Quando parlò le sue domande trovarono risposta, almeno in parte.
- Siete adorabili! Meravigliosi! Una coppia bellissima!
La sua voce e il suo atteggiamento così aperto, accompagnati da migliaia di sbrillucichii, fecero comprendere ai due che l'uomo davanti a loro era in realtà donna dentro. Lavi sorrise, prendendolo subito in simpatia, mentre Allen, ancora confuso dall' essere stati chiamati "coppia", ci mise qualche secondo a riprendersi, prima di sorridere anche lui e stringere la mano di quello che doveva essere il padrone del locale e della voce misteriosa che li aveva accolti.
- Grazie,
rispose il rosso ridendo divertito, o forse felice del fatto che il suo amico non avesse ancora separato le loro mani.
- Prego accomodatevi, dato che è la prima volta che venite qui, altrimenti mi sarei ricordato di due piccoli fiori come voi, direi che bisogna festeggiare. Io mi chiamo Jerry, capo-cuoco e padrone del locale. Quelli che vedete là sono Kanda, con la sua bellezza orientalizzante - e dicendo questo tirò un bacio al ragazzo che, sentendosi tirato in causa, si era girato a guardarli - Reever e Komui. Ce ne sono molti altri, ma li incontrete pian piano, dato che oggi è il loro giorno libero.
- Piacere di conoscervi!
Urlò Lavi sventolando la mano in aria in segno di saluto e ricevendo in risposta uno "tsk" da Kanda e un "ciao, piacere nostro" dagli altri due. Allen arrossì a quel gesto e l'unica cosa che riuscì a fare fu sorridere timidamente a tutti.
- Ah, si. Siete davvero adorabili!
Il rosso scoppiò ancora una volta a ridere, prima di accomodarsi al bancone trascinando con se quello che ormai veniva considerato il suo ragazzo.
- Cosa vi porto?
- Non saprei. Tu Allen cosa vuoi?
Il brontolio che seguì quella domanda fece sorridere Jerry che, in men che non si dica, si catapultò ad ordinare porzioni abbondanti di tutto quello che c'era.
- Sei affamato, vero? - urlò dalla cucina - Il mio intuito femminile mi dice che sei un gran mangiatore. Per il tuo ragazzo invece un aperitivo e un antipasto,
concluse rivolgendosi ai cuochi.
- Vi lascio un po' soli miei adorati fanciulli. Vado a controllare come se la cavano i miei bellissimi quasi-chef.
I due annuirono, il primo sempre più divertito e il secondo sempre più imbarazzato. Si guardarono per un po' intorno, osservando gli altri clienti seduti sui divanetti intenti a ridere e scherzare mentre sorseggiavano con grazia qualche cocktail. Dai sorrisi che videro sui loro volti gli sembrarono persone cordiali e sentirono l'atmosfera farsi sempre più piacevole.
Allen, facendosi molto coraggio, decise di rivolgere al suo amico, e momentaneamente compagno, quelle domande che da un po' gli giravano in testa.
- Da quando io sono il tuo ragazzo?
chiese a bruciapelo facendo girare di scatto il rosso.
- Da questa sera, se lo vorrai,
rispose Lavi con un sorriso dolce.
- Questo è un locale per...
- Si, lo so. E lo sapevo anche prima. Ti ci ho portato perchè volevo chiedertelo in un posto nel quale tu avresti potuto riflettere prima di rispondere.
- Ma non lo hai fatto per far dispetto al vecchio Bookman? Per vendicarti?
- Anche. Diciamo che ho cercato di prendere due piccioni con una fava. Era da tempo che ci pensavo, che pensavo a come sarebbe stata la mia vita se tu avessi accettato di essere il mio compagno, ma non sapevo davvero come l'avresti presa quindi ho sempre taciuto. Però mi sono reso conto che se avessi continuato così me ne sarei pentito fino alla fine della mia esistenza. Per questo, quando mi hanno parlato di questo locale, non ho potuto fare a meno di prendere l' iniziativa e portarti qui.
- Io...
- Hai tutto il tempo che vuoi per riflettere.
- Ma perchè mi hai presentato come il tuo ragazzo?
- Perchè volevo vedere la tua reazione; ma anche per provare, almeno una volta, la sensazione di averti come compagno nel caso non accettassi. Scusami, sono stato veramente un bastardo a fare una cosa del genere.
- No... non...
- Te l'ho detto Allen, prenditi tutto il tempo che ti occorre - bisbigliò portando una mano alla guancia del ragazzo seduto davanti a lui, sfiorando la cicatrice che gli attraversava l'occhio sinistro - Se accetterai mi renderai la persona più felice di questo mondo, in caso contrario, ti chiedo perdono.
Sorrise mesto. Era sicuro di quello che aveva detto, ma sentiva anche che molto probabilmente la sua vita sarebbe rimasta vuota, perchè la persona che più amava al mondo avrebbe quasi certamente rifiutato. Sospirò, alzandosi poi dallo sgabello e dirigendosi verso un enorme finestra che dava sul vicolo, coperta da pesanti tende rosse. Si appoggiò al muro, silenzioso e con un solo pensiero in testa: lui si era dichiarato, ora spettava ad Allen scegliere. Che bel fardello gli aveva dato. Enorme.
"Allen, Allen, Allen - pensò - maledetto tu e il giorno in cui ti ho incontrato. Maledetto per sempre perchè mi hai incasinato la vita facendomi innamorare di te. Se il vecchio verrà a conoscenza di questi sentimenti, mi ucciderà. Allen, Allen, Allen... "
- Ehi, ti chiami Lavi, giusto?
Si girò di scatto, trovandosi davanti uno dei camerieri che aveva salutato poco prima. Un sorriso forzato, che lasciava trasparire una certa malinconia, si dipinse sul suo volto.
- Si,
rispose semplicemente.
- Io sono Reever Wenham. Sbaglio o l'euforia di poco fa è sparita? Scusami se mi intrometto ma... qualche problema con il tuo amico?
Il rosso sospirò.
- Si nota tanto che non siamo fidanzati?
- Bè, più che altro il tuo compagno è sembrato confuso sin dall' inizio. Agli occhi di chiunque sareste sembrati una normalissima coppia, ma noi tutti qui abbiamo un sesto senso per queste cose, Jerry compreso. Puoi star tranquillo che si è accorto che la vostra era una balla appena avete aperto bocca e ha quindi cercato di aiutarvi. Gli piacete davvero. Anche se, a dir la verità, lui è sempre disponibilissimo con tutti. Ma di voi è praticamente innamorato. Comunque tranquillo, Allen accetterà; non rinucerebbe per nulla al mondo a te. Altrimenti non si sarebbe fatto convincere così facilmente e non ti avrebbe seguito contro voglia fin qui.
- Come fai ad esserne così sicuro?
- Sesto senso,
sorrise divertito. Poi si girò per servire i cocktail che aveva con se e si avviò verso il bancone. Lavi cominciò a sperare vivamente che la profezia di Reever si avverasse; ma proprio la speranza si alternava con il dubbio di aver fatto una stupidaggine. Ripensando alla breve chiacchierata avuta due secondi prima, rielaborando ogni singola parola memorizzata, si rese conto che qualcosa stonava.
- Reever, come facevi a sapere il nome di Allen? Non ha praticamente aperto bocca.
L'uomo si girò divertito.
- Sesto senso,
rispose ridendo. Il rosso lo guardò sconcertato; il sesto senso in quel locale regnava sovrano. Si girò a guardare il bancone: Allen, pensieroso, mangiava lentamente quello che aveva nel piatto, cosa anormale per un divoratore come lui. Jerry nel frattempo gli parlava, con lo sguardo serio di chi sa quello che dice.

- Io amo la compagnia di Lavi. Mi diverto a stare con lui, scemo com'è - un sorriso apparve sul volto di Allen - eppure la sola idea che ci sia una...  - non sapeva bene perchè, ma non riusciva a dirlo - una relazione tra...
- Io la chiamerei storia d'amore,
disse Jerry ridendo.
- Si vede lontano un miglio che ti ama alla follia. E anche tu, tesoro. In ogni caso la scelta deve essere tua e solo tua, devi fare ciò che ti rende felice e non te ne devi fare una colpa nel caso decidessi di non accettare. Ma ti prego, se così fosse, non lo abbandonare. Mai.
Allen annuì. Sentiva che forse quella era la scelta più giusta. Gli piaceva Lavi, ma non riusciva a immaginare una vita condivisa con lui. Eppure avrebbe tanto desiderato stargli accanto per sempre. La testa gli stava per scoppiare; portò alla bocca un altro pezzo di pollo, ma non riuscì a mangiarlo. Jerry lo guardò.
- Mangia più che puoi, caro. Faticherai tanto, quindi caricati di energia.
Il ragazzo per un attimo trovò un doppio senso in quella frase apparentemente innocente, ma decise di seguire il consiglio dell' uomo e mangiare il più possibile. Fino alla nausea.

 Mentre si dirigeva al bancone Lavi, deciso a mettere qualcosa sotto i denti, e nel caso ad ubriacarsi, si scontrò con quello che doveva essere Kanda.
- Ehi, attento,
protestò quest'ultimo con una smorfia, recuperando l'equilibrio giusto in tempo, prima che cadessero tutti i bicchieri che aveva sul vassoio.
- Scusa,
rispose il rosso distrattamente, facendo innervosire ancora di più il ragazzo che, dopo aver servito i cocktail, gli diede un pugno in testa, girandosi poi a prendere altre ordinazioni.
- E questo per che cos'era?
domandò il ragazzo giustamente infastidito.
- E' perchè sei un povero idiota. Pensi veramente che quel moccioso ti pianti in asso? Te lo deve aver detto anche Reever, no? Ti preoccupi troppo, stupido coniglio.
- E questo "coniglio" a cosa è dovuto?
- Guardandoti in faccia è la prima cosa che mi viene in mente,
affermò con un ghigno, prima di appuntare l' ultima ordinazione e dirigersi verso il bancone seguito da Lavi, ancora innervosito dal suo nuovo appellativo. L'ennesimo dubbio sorse appena si rese conto che di quello che stava succedendo erano a conoscenza solo Jerry e Reever. Come ne era venuto al corrente lui, se il primo era stato tutto il tempo al bancone e il secondo non aveva fatto altro che fare avanti e indietro tra un divanetto e l'altro?
- Ma come diavolo fai a sapere cosa è successo?,
chiese sorpreso.
- Sesto senso?
- E cosa ti fa pensare che accetterà?
- Sesto senso,
rispose tranquillamente con l'ennesimo ghigno, strappando poi il foglio dal blocchetto e porgendolo a quello che Lavi riconobbe come Komui, l'altro cameriere che avevano salutato appena arrivati, quando ancora l'euforia la faceva da padrona.
- Tranquillo Lavi, andrà tutto bene - mormorò il ragazzo sottovoce, lanciando un occhiata ad Allen, non molto distante da loro - concordo in pieno con Kanda. Anzi, preparo lo spumante.
- Che? Ma..
Non riuscì a finire la frase; Komui, improvvisamente allegro, era già sparito in cucina alla ricerca del suddetto spumante. Anche lui! Anche lui sapeva del disastro che era stato in grado di creare con il suo amico. Ma come faceva a saperlo? Anzi, come facevano! Per quale motivo e come ne erano venuti a conoscenza? Si gettò una mano in faccia, facendola scivolare lungo il viso che lasciava ormai intravedere l'ansia per l'attesa.
Si alzò, deciso a fare un altro giro e magari anche un altra chiacchierata. Nonostante quella strana fuga di notizie il fatto che tutti lo rassicurassero sull' happy ending lo faceva sentire bene e lo confortava. Si lanciò alla ricerca di Reever, dato che Kanda l'avrebbe sicuramente preso a calci, poco ma sicuro, e Komui avrebbe solo creato il caos, ne era certo. Inoltre Reever era quello con cui fino a quel momento si era trovato meglio. Lo vide in piedi vicino a un divanetto, intento a prendere ordinazioni. Fece per chiamarlo quando una mano gli afferrò il polso. Si girò lentamente; conosceva fin troppo bene quelle dita che lo stringevano con delicatezza.
- Allen,
mormorò.
- Ho deciso,
affermò il ragazzo, trascinando subito dopo il rosso verso un divanetto vuoto. Si sedettero uno di fronte all' altro e contemporaneamente deglutirono.
"Il momento della verità", pensò Lavi guardando attentamente il ragazzo davanti a se. Gli occhi puntati su di lui, determinati, lo fecero sprofondare nello sconforto.

- Ci ho pensato tanto. Mi fa piacere sapere che provi un sentimento così forte per me e, a essere sincero, anche io provo qualcosa per te... da molto tempo credo - cominciò Allen arrossendo parola dopo parola e tremando come una foglia - però, non so perchè, non riesco a pensare ad una vita insieme, condividendo tutto. Non ci riesco, mi dispiace.
Lavi abbassò la testa. Per un momento si era lasciato abbindolare dalle parole di quei tre, ma alla fine era andata come aveva previsto lui sin dall' inizio. Un altro sorriso malinconico apparve sul suo volto.
- Il fatto che non riesca a vedere un futuro insieme non significa però che non possa esistere. D'altronde io non sono un veggente e non so cosa accadrà.
Il rosso alzò di scatto la testa, sorpreso e sbalordito da quelle parole.
- Quello che sto cercando di dirti è che questo futuro che non riesco a vedere lo posso sempre costruire, così che appaia finalmente davanti ai miei occhi e io lo possa guardare con un sorriso. Insieme a te. Io... voglio stare con te.
Allen chiuse gli occhi, arrossendo ulteriormente e tremando. La proposta era stata di Lavi, eppure aveva comunque paura che la sua reazione potesse essere tutto meno che gioiosa. Sentì le labbra del ragazzo poggiarsi sulle sue e spalancò gli occhi. Il bacio era stato breve, leggero, ma perfetto per far comprendere ad Allen che il suo compagno era più che felice. Quando si separarono si accorse che il rosso si era piegato sulle gambe per raggiungere il suo viso e lo stava delicatamente trascinando verso di se.
- Grazie,
disse Lavi facendo sfiorare i loro nasi e guardandolo negli occhi, ipnotizzato.
- Grazie,
mormorò ancora una volta prima di unire le loro bocche in un bacio più profondo e più dolce. Si lasciarono andare, forse un po' troppo; la loro posizione, a prima vista, sarebbe potuta sembrare tutto meno che casta.
- Ehi, queste cose fatele a casa!
Urlò scorbuticamente una voce che Lavi riconobbe subito: Kanda. Si allontanò leggermente da Allen scoppiando a ridere e girandosi a guardare il ragazzo che, appoggiato al bancone con le mani sui fianchi, guardava scocciato, non senza un ghigno soddisfatto, la scena. Reever vicino a lui rideva, mentre Jerry, felice probabilmente più dei due ragazzi, corse in cucina, afferrò per la camicia Komui, che finalmente aveva trovato lo spumante, e lo trascinò velocemente dagli altri.
- L'ho sempre detto io! Sono veramente adorabili! Una coppia meravigliosa!
Urlò l'uomo al colmo della gioia. Lavi e Allen, ancora per terra, si stringevano in un abbraccio mentre osservavano il capo-cuoco tirare fuori una torta e, vicino a lui, Komui stappare lo spumante.
- Stasera si festeggia!
Gridò quest'ultimo, facendo girare tutti i clienti del locale.
Il rosso prese il compagno per mano, aiutandolo ad alzarsi e dirigendosi con lui al bancone.
- Che ti avevo detto, eh Lavi?
sorrise Reever dandogli una leggera gomitata.
- Come facevate ad essere così sicuri che sarebbe finita così? Me lo volete spiegare?
- Sesto senso, tesoro!
rispose sorridente Jerry mentre serviva una fetta di torta ad Allen che, affamato, la divorava. Non riuscendo ad ottenere una spiegazione realistica della faccenda il rosso si arrese. Osservò il compagno, intento a divorare la seconda fetta di torta e, non sapendo resistere alla tentazione, gliene rubò un pezzetto; ciò che derivò da quel gesto fu la cosa più strana che Lavi avesse mai visto: Allen si lanciò verso di lui baciandolo con impeto e riappropriandosi quindi di quella piccola parte di torta che gli era stata rubata.
- E' mia.
affermò con le gote leggermente arrossate, sorpreso anche lui dalla sua reazione. Il rosso scoppiò a ridere.
- Devo rubarti da mangiare più spesso!


Quando Lavi rimise piede dentro casa erano già le cinque del mattino. Sentiva che, per quanto la nottata fosse andata meglio di quel che sperasse, una presenza oscura si aggirava per quell' appartamento, pronta a distruggerlo. Strinse la mano di Allen che, silenziosamente, si era attaccato alla sua schiena, impaurito. Conosceva il vecchio e ne aveva sempre avuto paura. Ne era terrorizzato quelle rare volte che lo incontrava di giorno, quindi figurarsi di notte. Il rosso si girò, poggiando delicatamente le labbra su quelle del compagno e sorridendo nell' oscurità.
- Adesso lentamente arriviamo in camera mia e ci facciamo una bella dormita, che è stata una nottata sfiancan...
Non riuscì a completare la frase. Avvertì una presenza dietro di lui che non prometteva niente di buono.
- Bookman Junior -  si sentì nel buio della casa - dove sei stato?
Allen divenne bianco, stritolando la mano di Lavi che, bianco anche lui, riuscì a malapena a trattenere un gridolino terrorizzato. Quando il vecchio lo chiamava con il suo vero nome erano guai seri.
- Allora, Lavi? Dove sei stato? E perchè Allen Walker è con te? Ma sopratutto... perchè vi tenete per mano?
Il rosso non seppe rispondere a quelle domande, poste con il tono macabro di un serial killer che sta per squartarti. L' unica cosa che riuscì a fare fu avvicinare il volto all' orecchio di Allen e mormorare una sola parola:
- Scappa.
Il ragazzo annuì, tirando la mano del compagno ancora stretta nella sua, facendogli capire che se non fosse scappato con lui non avrebbe mosso un muscolo. Lavi, a quel gesto, sorrise.
- Al mio tre,
disse sottovoce. Il vecchio Bookman si avvicinò, mentre la sua figura veniva illuminata dal chiarore mattutino che filtrava dalle finestre.
-Tre!
Urlò il ragazzo facendo dietro front e portando con se Allen, tuffandosi letteralmente giù per le scale.
 
Si fermarono solo dopo essere arrivati alle Tower Bridge, poggiandosi al parapetto del ponte nel tentativo di riprendere fiato. Lavi si avvicinò lentamente al compagno, prendendolo per i fianchi e accorciando la distanza che separava i loro volti. Una serie di baci leggeri furono il preludio per quello che sarebbe successo di li a poco. Allen, pensieroso, guardò il viso del ragazzo a pochi centimetri dal suo.
- Andiamo a casa mia?
Domandò, sorprendo entrambi. Lavi sorrise, poggiandogli leggeri baci sulle guance.
- Ormai andare da me è impensabile, a meno che non ci si presenti armati e pronti alla guerra.
- Torneremo spesso in quel locale, vero? Mi sono molto simpatici. Un po' meno quello scorbutico di Kanda, ma non fa niente.
- Certo che ci torneremo!
Rispose euforico il rosso.
- E come facciamo con Bookman?
- Non ti preoccupare. Da oggi in poi mi farà uscire quando voglio.
- Come fai ad esserne così sicuro?
- Hmm... sesto senso,
rispose ridendo, tornando a riempire di baci il suo Allen.




Buonasera a tutti! O buongiorno. :)
Spero che questa one-shot vi sia piaciuta. E' la prima storia che scrivo su questa meravigliosa coppia, LavixAllen, ma non riesco a capire se è finita nell' OOC. Spero, nel caso, di non aver stravolto completamente i caratteri dei personaggi e che, indipendentemente da tutto, vi sia piaciuta. :)
Per quanto riguarda l'ambientazione, Londra, chiedo umilmente perdono per eventuali errori, ma non sono mai stata in questa meravigliosa città e mi sono basata sulle cartine della metropolitana. Che squallore =_= Ho comunque cercato di fare del mio meglio. ^^'
Grazie per aver letto la one-shot e grazie in anticipo per eventuali recensioni. ^^
Alla prossima!

saku


 

  
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