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Autore: Nanix    26/03/2011    2 recensioni
Etienne è una ragazza di 25 anni, con una passione sfrenata per i dolci. Ama farli e ci mette l'anima nel suo lavoro. Le sfortune arrivano quando: rompe lo specchio, un gatto nero gli attraversa la strada, perde il lavoro,la sua migliore amica se ne va in Canada, fa un incidente in macchina con uno stronzo affascinante, scopre il suo ragazzo in un hotel con una biondina e come ciliegina sulla torta rovescia il caffè sulla camicia dello stronzo affascinante.
Se foste in lui voi che fareste? Minimo le fareste pagare il lavaggio della camicia.
No, lui le chiede di essere la sua ragazza e di lavorare nella pasticceria del suo hotel. Per quale motivo?Bhe leggetela.. :)
Mi spiace ma momentaneamente l'ispirazione è andata a farsi benedire, spero torni presto. Ho in testa di tutto ma nulla che interessi alla storia. Spero di riprendere presto.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Dopo aver dato le ultime istruzioni alla mia segretaria e al capo cuoco esco dall’hotel e mi dirigo alla macchina furibondo con mia madre.
A quanti appuntamenti al buio era arrivata a farmi fare sotto minacce? Otto, nove o forse dieci? Avevo perso il conto probabilmente dopo il secondo.
Se non fosse che continuava a minacciare di togliermi la direzione dell’hotel li eviterei accuratamente.
Sento il cellulare, nella tasca interna della giacca, squillare.
Senza guardare il display so già perfettamente chi è.
-Mamma, sto andando ora. Avevo delle commissioni da sbrigare. Ma sia ben chiaro questo è l’ultimo appuntamento.-
-Ma Nathan..-
-Niente ma, so che lo fai per il mio bene, ma in questo momento la cosa migliore per me è stare da solo.-
-Sono quasi due anni che sei solo, lei non tornerà.-
Quella frase è peggio di getto d’acqua gelata, ma devo riconoscere che infondo è la verità, chissà dov’è ora la mia lei.
-Buona giornata mamma.-
-Anche a te, passerò più tardi dall’hotel per sapere se hai fatto incontri interessanti.-
La saluto e chiudo la chiamata.
Sono soprappensiero e non mi accorgo che la macchina davanti a me ha frenato per via del semaforo rosso e immancabilmente le finisco addosso, assieme all’altra macchina mi sposto sul margine della carreggiata per controllare quali danni ci fossero.
Fortunatamente per la mia auto non ho nessun graffio, anche perché mi spiacerebbe parecchio dato che ha solo un mese di vita. L’altra macchina  è un po’ ammaccata, per fortuna solo la targa quindi non è un grande danno.
Solo dopo svariati minuti mi accorgo di qualcuno al mio fianco che mi osserva con un aria truce e per un attimo mi spavento, anche perché la ragazza non sembra essere in belle condizioni.
Ha solo una scarpa, e vorrei anche chiederle il motivo, i capelli che teoricamente dovrebbero essere legati in una coda sono per la maggior parte fuori dall’elastico, il trucco sotto gli occhi è un po’ sbavato e il tailleur in più punti è stropicciato.
Sarei tentato di domandarle come ha fatto a ridursi in quello stato pietoso essendo solo le 10 del mattino, ma ho fretta e non sono affari di cui mi voglio impicciare.
Le do il mio numero di telefono in quanto sono abbastanza in ritardo per la serie di appuntamenti multipli che mi ha organizzato mia madre.
Risalgo in macchina diretto all’hotel.
Sono conosciuto parecchio nell’ambito dei servizi alberghieri specialmente in quel hotel, diciamo che mi sento ormai a casa.
Mi fanno accomodare in una saletta appartata poco arredata con una finestra che da sul giardino fiorito.
La prima ragazza che entra si chiamata Genna, ha 26 anni, si è laureata da poco in giurisprudenza e ora lavora presso un ufficio legale. Beh quanto meno non è stupida.
Dopo le varie presentazioni di rito, mi soffermo a guardarla. Bellezza banale.
Occhi castani troppo sottili a fatica le vedo il colore, carnagione olivastra che mi sa di sporco, capelli biondo cenere in contrasto con la carnagione, labbra sottili rese più visibili da uno strato abbondante di rossetto e per finire naso aquilino.
Fisicamente non mi piace.
Parlantina esagerata, voce stridula.
Unghie corte, probabilmente è una persona nervosa e se le mangia spesso, denti storti e neanche troppo bianchi, magari fuma anche e questo non mi piace.
La fermo e la faccio uscire dicendole che non è il mio tipo.
Si offende per il poco tatto avuto e uscendo sbatte violentemente la porta.
Con la seconda non vado tanto meglio.
Si chiama Marianne, ha 27 anni, ha uno studio di psicologia poco distante da qui.
Voce roca che non mi entusiasma per niente.
Alta quasi quanto me, e già li è un punto a suo sfavore, preferisco le ragazze basse.
Capelli rossi, senza ombra di dubbio tinti, occhi verdi anche lei truccata in modo vistoso, labbra carnose ma rifatte e per giunta volgari.
Le sole cose positive sono i denti bianchi, peccato che quando sorrida assomigli a Psycho.
Prosperosa, con la vita molto stretta il tutto legato in un tubino che non le permette nemmeno di respirare.
Vorrei dirle che non siamo in discoteca e che con un vestito o anche un paio di pantaloni normali avrebbe fatto una figura migliore, ma mi limito a farla uscire.
Mi passa accanto e si avvicina al mio orecchio.
-Non sai cosa ti perdi.-
L’allontano da me.
-Non lo voglio sapere, prego quella è la porta.-
Per farle capire meglio la situazione gliela apro io e con delicatezza la spingo fuori.
Finalmente sono arrivato alla terza.
E mi rendo conto che non c’è mai fine al peggio.
Sono stanco e soprattutto stufo di tutti quei appuntamenti e ancora prima d’analizzarla mando via anche l’ultima ragazza.
Resto un po’ nella sala a godermi la vista del giardino, quando all’angolo noto lo Starbucks.
-Un caffè ci sta cosi prendo una boccata d’aria.-
Nel giro di pochi minuti prendo il caffè e torno in hotel dove ho dato appuntamento a mia madre.
Per la seconda volta il telefono squilla, rispondo un po’ indispettito.
-Pronto?-
-Nathan, spero tu abbia scelto la ragazza perché sappi che altrimenti puoi dire addio all’hotel.-
Riaggancia di botto e io maledico quelle tre stronze di prima, certamente una delle tre, se non tutte,hanno chiamato mia madre per il modo poco carino in cui le ho trattate.
Mi faccio un giro nell’hotel, tecnicamente non si potrebbe, ma per me fanno una piccola eccezione.
Ho dato la mia vita per l’hotel, il mio RedMoon, e di certo non ho intenzione di levare le tende solo perché a 28 anni sono felicemente single e a mia madre questo non sta bene.
Io la capisco, vorrebbe che mi scordassi della mia ex ragazza, che mi aprissi di più con le altre, che mi svagassi un po’, ma non è quello di cui ho bisogno.
La solita cosa di cui ho bisogno è del suo ritorno, di riavere Sonja tra le braccia e stringerla al mio petto.
Per l’ennesima volta suona il cellulare.
-Pronto?-
-Sono all’ingresso dell’hotel, raggiungimi. Dobbiamo fare un discorsetto noi due.-
Chiudo la chiamata e risistemo il cellulare nella tasca, mentre sorseggio il mio caffè.
Passo davanti alla porta degli uomini che di colpo si apre con la conseguenza che il caffè finisce sulla mia camicia bianca.
Impreco per qualche secondo per poi rendermi conto che a fare quel disastro è stata la ragazza a cui sono andato addosso prima con la macchina.
-Oddio mi spiace, non l’ho fatto apposta.-
-Ci mancherebbe che l’avesse fatto intenzionalmente.-
Mi guarda male, lo ammetto ho usato la sua stessa battuta cinica.
-Come posso ripagarla?-
-Calcolando che è si seta ed è di un stilista famoso, credo che il tuo stipendio non sia a sufficienza.-
Diciamo che la camicia è un regalo, non è di seta e probabilmente proviene dai grandi magazzini. Ma perché mai dirglielo.
La notizia la preoccupa un po’, la vedo impallidire e tremare in poco tempo.
-Beh, vede la verità è che mi hanno appena licenziato. Momentaneamente non so come fare per ripagarla.-
-Che lavoro faceva?-
-Pasticcera-
Perché a me da più l’impressione di una combina guai ambulante? Però credo che potrei sfruttarla per tenere a bada mia madre per un po’.
-Senta, facciamo cosi. Io ho un hotel poco distante da qui. Si chiamai Red Moon. Lo conosce?-
Annuisce sempre fissandomi negli occhi. Da quando abbiamo iniziato la conversazione non ha mai abbassato lo sguardo.
-Bene, se lei mi fa un piccolo favore, posso assumerla nel mio hotel, come pasticcera.-
La vedo illuminarsi e rabbuiarsi nel giro di poco.
-Che genere di favore?-
-Niente di che, solo fingere di essere la mia fidanzata finché mia madre non ritorna in America.-
-Ma lei è pazzo.-
-Ok come vuole, sappia che con i tempi che corrono trovare un lavoro non è una cosa facile. Anzi mi dia il suo indirizzo che le mando il conto della camicia.-
Mi guarda male assottigliando gli occhi. Cerco di stare serio ma la situazione a un che di comico.
Torna in bagno e nel giro di 5 minuti si è data una sistemata e anche se non è il massimo come ragazza è certamente meglio di quelle che ho visto fino adesso.
-Etienne.-
-Nathan.-
Le stringo la mano e ci avviamo all’ingresso dove sulle poltroncine scorgo mia madre, per farle credere che è veramente la mia ragazza le cingo la vita con un braccio.
La cosa che mi stupisce è la sua assenza di emozioni. Non si scosta,l’espressione del viso rimane seria e guarda avanti con la testa alta.
Ci avviciniamo a mia madre che la scruta dalla testa ai piedi.
-Nathan e questa ragazza chi è?-
-Mamma lei è Etienne. La mia ragazza.-
-Cosa?-
-Per questo volevo evitare tutti quei appuntamenti al buio.-
-Ma non me ne hai mai parlato, come mai?-
-Era una storia fresca, volevo aspettare un po’. Ma credo sia arrivato il momento di dirtelo, ho trovato la mia metà-
Come faccia, Etienne, a non ridere per tutta la quantità di frottole disumane che escono dalla mia bocca è un mistero.
Continuo ad elogiarla e a dire a mia madre quanto io sia fortunato per aver incontrato una ragazza come lei, di come in poco tempo mi abbia fatto tornare il sorriso e cavolate varie.
La vedo morsicarsi il labbro inferiore, probabilmente sta scoppiando, non riesco a formulare un'altra frase che mi da un pizzicotto sulla schiena. Più racconto cavolate più lei aumenta la pressione, sta facendo il mio stesso gioco.
Alla fine mia madre sembra convinta della storia.
-Sono contenta per te, figlio mio. Io resto a Sidney per un mese mi farebbe piacere avervi a cena una sera. Che ne pensi?.-
Si volta verso Etienne e la guarda fissa negli occhi. Ora sta mettendo alla prova lei, ma devo ammettere che la supera brillantemente.
Sorride serenamente mentre le dice che le farebbe molto piacere, si avvicina di più a me e appoggia la testa sulla mia spalla.
Mi irrigidisco subito, è da molto che non ho dei contatti del genere con le ragazze, e la sua vicinanza di infastidisce.
Finalmente mia madre se ne va e non possiamo staccarci.
-Non dovevi avvicinarti cosi.-
-Non dovevi raccontare a tua madre quelle stronzate, volevi solo farmi commettere un errore vero? Hai sbagliato caro mio, ho fatto recitazione per diversi anni, e sono una brava attrice.-
-Bene, allora per un mese la parte è tua.-
-E il mio lavoro?-
-Si si ora andiamo.-
Ci avviamo alle nostre macchine diretti al Red Moon. 

  
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