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Autore: Shari Deschain    27/03/2011    17 recensioni
L'uomo ha gli occhi socchiusi, le labbra serrate in una linea severa, e tutto il suo volto, in generale, è segnato da rughe dure e spigolose, che riflettono benissimo il suo carattere, che pure è andato addolcendosi con il passare degli anni. Perché l'uomo è vecchio, molto più vecchio di quanto quei solchi lasciati dal tempo lascino ad intendere.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vegeta (Big Damn Table)' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Warning: Angst, Gen, Future!fic
Word Count: 901 (FDP)
Disclaimer: Vegeta appartiene interamente a Toriyama, e Toriyama è l’unico a venir pagato per disquisire su Vegeta. Così va il mondo.
Note: Scritta per il mio bellissimo team orgiastico angelico del COW-T @ maridichallenge  e più precisamente per la missione #1, con il prompt “nostalgia”.
― Scritta anche per la BDT, prompt 045. Luna @ fanfic100_ita  



 

Moonlight Shadow




Luna piena, chiarore intenso che illumina una stanza altrimenti immersa nelle ombre. La finestra è aperta sulla notte gelida, ma la figura seduta sul davanzale non sembra risentire affatto del più minimo brivido di freddo.
L'uomo ha gli occhi socchiusi, le labbra serrate in una linea severa, e tutto il suo volto, in generale, è segnato da rughe dure e spigolose, che riflettono benissimo il suo carattere, che pure è andato addolcendosi con il passare degli anni.
Perché l'uomo è vecchio, molto più vecchio di quanto quei solchi lasciati dal tempo lascino ad intendere.
Appoggiato contro la cornice della finestra, l'uomo contempla la notte e la luna sua signora. C'è una specie di accordo tra lui e quell'astro brillante, basato sul reciproco riserbo: sono anni, infatti, che rimangono a fissarsi in silenzio, freddi ed indifferenti, senza che nessuno venga a disturbarli. È un piccolo segreto che condividono volentieri.
L'uomo ama quel breve e personalissimo momento di pace perché come tutti i vecchi trova assolutamente piacevole, qualche volta, cedere alla nostalgia.
Non che rimpianga il suo passato, o il sé stesso di un tempo, ma nonostante tutto prova ancora un grande orgoglio per quello che è stato capace di fare e di diventare, del modo in cui è riuscito a sopravvivere e poi a vendicarsi.
I primi anni della sua vita li ricorda rossi e furiosi, scanditi dal sapore del sangue e dall’odore del terrore. C'era ambizione nei suoi occhi, e tanta presunzione. Forse troppa. In fondo, anche se era temuto e rispettato da tutti, rimaneva pur sempre uno schiavo, e ad avere paura di lui erano gli altri schiavi, non certo i suoi padroni.
Si erano dovuti ricredere, ovviamente. Ma quello era stato dopo.
A quei tempi era un cane idrofobo, che sputava sangue insieme alla rabbia. A quei tempi nessuno lo avrebbe definito uomo.
Le cose erano migliorate quando, per la prima volta libero, si era trasferito sulla Terra. Un cambiamento radicale, e mai veramente rimpianto.
Sulla Terra aveva scoperto una forza che gli era completamente ignota, aveva superato ogni limite che si era imposto, ed era diventato molto più potente di quanto avrebbe mai potuto immaginare. 
(Certo, nel frattempo si era anche ritrovato padre e marito senza mai averlo chiesto, e questo lo aveva spiazzato non poco, sia nel breve sia nel lungo termine. Ma alla fine ci si era abituato e, sebbene non lo abbia mai ammesso ad anima viva, sé stesso compreso, in alcuni determinati momenti è arrivato addirittura ad amare quei suoi imprevisti ruoli). 
Ecco, quel periodo sì che lo rimpiange: rimpiange la sfida eterna con il suo altrettanto eterno rivale, rimpiange i nemici che aveva dovuto imparare a sconfiggere, rimpiange il sapore del proprio sudore e del proprio sangue, la determinazione con cui riusciva a piegare l'intero mondo se necessario, pur di raggiungere i suoi scopi.
Poi, dopo quel periodo ─ l'uomo non sa precisamente quando, né come, ma ha una vaga idea del perché ─ gli anni hanno cominciato a sfuggirgli dalle dita, e un brutto giorno aveva scoperto che il suo corpo non riusciva più a tenere il passo con i suoi allenamenti quotidiani.
Quello era stato un brutto colpo.
Sua moglie aveva avuto un bel gridare per fargli entrare nella zucca che non poteva più permettersi certe cose, perché ormai era vecchio.
Vecchio.

Per molto tempo quella parola era stata il suo incubo. Non aveva mai davvero pensato di poter diventare vecchio. I saiyan di solito non hanno aspettative di vita molto lunghe.
Eppure lui si era ritrovato vecchio, e stanco, e senza nemici da combattere o sfide da vincere.
Prima che la rassegnazione riuscisse ad avere la meglio su di lui, aveva di nuovo sentito quel mai veramente dimenticato sapore amaro e rabbioso della schiavitù rodergli lo stomaco.
Ma Bulma e i suoi figli, alla fine, sono riusciti a placarlo.
« Puoi allenare i tuoi nipotini, puoi insegnargli a combattere », gli hanno detto.
Vegeta lo ha fatto. E continuerà a farlo, che alla sua vecchiaia piaccia o meno.
Ma questo non riesce comunque a soddisfare il saiyan che da molti anni ha ceduto il posto all'uomo, ma che a volte ancora ruggisce nel profondo della sua coscienza.
Ed è soprattutto in notti come questa, sotto gli influssi della luna piena che è da sempre amica e alleata della sua specie, che il guerriero torna violentemente a riaffermare la propria esistenza.
Gli sussurra all'orecchio di prendere una navicella ─ una di quelle che stanno nel laboratorio di Bulma, che sono sempre pronte alla partenza ─, e di scappare via, di tornare libero nello spazio.
Qualche volta l'uomo sente il profondo bisogno di obbedire a quell'ordine, ma alla fine sospira e non lo fa mai.
Non perché ormai è vecchio, che sia chiaro, ma perché ormai è un uomo.
Un lieve rumore alle sue spalle lo spinge a voltarsi verso la porta, e lì, con una candida vestaglia, Bulma lo osserva con un sorriso.
« Andiamo a letto? », domanda, avvicinandosi con il passo leggero tipico della vecchiaia.
Vegeta annuisce appena e si alza faticosamente in piedi.
« Prima chiuderesti la finestra, per favore? Fa molto freddo questa notte », aggiunge Bulma, infilandosi sotto le coperte.
Vegeta annuisce di nuovo e, dopo aver gettato un ultimo sguardo alla luna, le chiude le imposte in faccia, quasi con dispetto, sorridendo appena nel sentire il saiyan ruggire un ultima volta prima di ritirarsi, di nuovo sconfitto, nel profondo della sua coscienza.



 
   
 
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