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Autore: Chanel Parker    27/03/2011    0 recensioni
Alzai lo sguardo verso le scale e lei non c’era più, vidi la porta del bagno chiudersi e il suono di due mandate per chiuderla fu come uno sparo al cuore.
Quella volta capì che ero destinato a restare per sempre da solo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come uno sparo al cuore

 
Camminavo per il salotto di casa mia pieno di gente.
Quella sera avremmo festeggiato il compleanno di Georg e io, Tom e Gustav avevamo pensato di fare qualcosa a casa invitando alcuni amici e parenti non troppo vecchi o avrebbero rovinato la festa, come aveva saggiamente detto mio fratello.
Erano tutti felici e contenti, Georg aveva lo sguardo illuminato e la cosa mi rese felice.
Girai lo sguardo a destra e notai Tom seduto sul divano con lei.
La osservai ridere e scherzare con la metà della mia vita e la cosa mi prese il cuore in una morsa insopportabile.
Era bellissima quella sera, più di qualsiasi altra volta. I capelli sciolti color cioccolato che arrivavano poco più sotto le spalle, il viso con lineamenti delicati e dolci con due occhi verdi che mi facevano rabbrividire ogni volta che li incontravo con i miei.
Lei era la nostra donna delle pulizie e sia io che Tom ci eravamo affezionati a lei, tanto da invitarla ovunque. Era due anni più piccola di me ma, sembrava già adulta. Era cresciuta troppo velocemente e dietro quel viso sorridente sapevo che si nascondeva ben altro che felicità.
Abbassai lo sguardo e salì le scale lasciandomi il salone e la confusione alle spalle e chiudendomi in bagno.
Mi lavai le mani e alzai la testa fissandomi allo specchio e vidi due occhi tristi e spenti.
Non ero mai stato invidioso di mio fratello, anche se eravamo così uniti, avevamo due vite differenti, ma in quel momento una domande mi sorse spontanea: Cosa aveva lui più di me che l’attirava?!
Chiusi l’acqua che scorreva dal rubinetto e mi asciugai le mani nell’asciugamano posto accuratamente affianco al lavandino.
Stavo per aprire la porta quando notai in una cesta posta in un angolo del bagno il suo gambriule rosso con la camicetta bianca, che indossava ogni volta che lavorava in casa.
Mi avvicinai e mi piegai e senza accorgermene presi in mano la camicetta e me la portai al viso annusando quella dolce fragranza dal sapore di fragole.
Chiusi gli occhi e mi drogai ancora un po’ di quel profumo mentre la mia mente prese a farsi mille viaggi e immaginandosi la mia vita con lei.
Era davanti alla vetrata del salotto a fissare fuori il grande giardino che lentamente si copriva di bianco. Era la vigilia di Natale e nevicava come in una fiaba.
Arrivai e l’abbracciai da dietro facendola sobbalzare dallo spavento ma non appena si accorse che ero io alzò lo sguardo e mi sorrise per poi posare nuovamente gli occhi verso la vetrata e godersi quello spettacolo.
La tenevo per i fianchi e lei appoggiò la testa alla mia spalla sospirando lentamente.
Avvicinai le mie labbra al suo collo cominciando a baciarla lentamente e dolcemente, senza lasciare un centimetro non toccato.
La sentì sospirare e mi portò le mani dietro il collo e sorrisi.
Lentamente, senza alcuna fretta, gli abbassai la spallina della sua camicetta e continuai a baciarla dolcemente e passionale.
Si girò verso di me non appena buttai a terra la sua camicetta e la presi in braccio facendola sdraiare sul divano e sparpagliai i suoi capelli sul bracciolo.
Mi sedetti all’altezza delle sue gambe e piegai il busto per baciarla questa volta sulle labbra che sapevano di zucchero filato.
La luce si spense e io rimasi qualche istante immobile a fissare il buio.
Riposai alla meglio la sua camicetta dentro la cesta e a tentoni arrivai alla porta del bagno e l’aprì lentamente.
Mi ritrovai sul pianerottolo delle scale e appoggiai qualche dita sullo scorri mano per non inciampare nel nulla.
Da sotto provenivano risate e cominciò a intonarsi la famosa canzone degli auguri.
Avevano staccato la luce dall’interruttore centrale per accendere le candeline della torta per Georg.
Cominciai a scendere le scale lentamente fino a quando non notai una figura davanti a me che saliva senza alcuna difficoltà le scale, anche se fosse buio.
Non appena si ritrovò a qualche scalino da me la vidi sorridermi dolcemente e la luce della luna che illuminava le scale si posizionava magicamente sul suo volto, come a renderla ancora più bella di quanto già non fosse.
Gli sorrisi imbarazzato e la osservai per interminabili secondi, mentre il silenzio del nostro sguardo era interrotto da applausi e di nuovo la canzone.
Salì ancora qualche scalino e si trovò di fronte a me che mi guardava.
“Ehi” dissi piano
Lei sorrise “Bill”
Un brivido lungo la schiena mi destabilizzò qualche istante dopo che lei pronunciò il mio nome con la sua voce che non era un semplice suono, una semplice vibrazione delle corde vocali, ma pura melodia per le mie orecchie.
Mi avvicinai qualche passo verso di lei, ancora nel buio totale e la vidi indietreggiare per appoggiarsi con la schiena al muro e alzare la testa per fissarmi negli occhi.
Rispetto a me era talmente piccola che mi veniva voglia di tenerla stratta alle mie braccia per proteggerla da qualsiasi cosa.
In quel momento invidiavo la luna che poteva illuminarla con la sua luce senza che lei ne fosse infastidita o imbarazzata.
Mi avvicinai al suo volto e senza pensarci due volte la baciai lentamente sperando che quelle luci non si accendessero mai e che il nostro bacio non terminasse.
Le nostre labbra si incastrarono alla perfezione come se fossero state fatte apposta per quel bacio, che tanto aspettavo da tempo e che non avrebbe cambiato nulla tra di noi, le nostre lingue si incontrarono e cominciarono una lunga e passionale danza, finché le luci, come previsto, si accesero di colpo.
Ci staccammo e ci fissammo per qualche istante sorridenti.
Non disse una parola e io scesi in salotto dove le voci erano sempre più alte.
Appena finì le scale alzai di nuovo lo sguardo e la vidi lì che mi guardava appoggiata ancora al muro sorridente.
Riportai lo sguardo davanti a me e notai che Georg stava tagliando la torta con accanto a se la sua ragazza, donandogli ogni tanto qualche dolce e semplice bacio sulle labbra.
Rideva ed era felice, erano felici.
“Bill questa è per te” mi disse Tom porgendomi un piatto con dentro una fetta di torta, sorrisi debolmente “Va tutto bene? Stai male!”
Non era una domanda, era un’affermazione.
Alzai lo sguardo verso le scale e lei non c’era più, vidi la porta del bagno chiudersi e il suono di due mandate per chiuderla fu come uno sparo al cuore.
Spalancai gli occhi e poi abbassai lo sguardo.
Quella volta non glielo avrei detto a Tom.
Quella volta volevo affrontare tutto da solo.
Quella volta capì che ero destinato a restare per sempre da solo.
   
 
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