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Autore: Akrois    27/03/2011    7 recensioni
- Tu invece cosa ci fai qui fuori?
- Le scale mi sembravano sole, sono venuto a donar loro compagnia e calore.
[Karofsky/Hudson. OOC e allegra stupidità. Siete avvisate.]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Finn Hudson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il ballo è andato male a tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Inciampa su uno scalino. Tenta disperatamente di attaccarsi alla ringhiera, ma la stronza salta indietro di mezzo metro buono e lui cade a terra, sbattendo il muso sul cemento gelido.

Evviva.

Si rialza e inizia a tastarsi il volto. Non ha mai avuto qualcun amore particolare per la sua faccia (un giocatore di football non deve amare la propria faccia. Meno è legato ai propri tratti somatici meno si sentirà triste quando i tacchetti di un’ala avversaria gli macelleranno lo zigomo o il braccio teso di un difensore gli devierà il setto nasale dandogli una divertentissima forma ad angolo ottuso) ma tornare a casa con qualche dente in meno gli darebbe decisamente fastidio.

Si siede e sospira, poggiandosi i gomiti sui ginocchi. Gli bruciano le mani da morire e qualche schifoso sassolino si è infilato sotto la pelle.

Inizia a lavorare sulle ferite con le unghie, ottenendo vari encomiabili risultati: allarga le ferite, spinge i sassolini ancora più in profondità e di sicuro tutta quella roba non è affatto igienica.

Si guarda le mani, aspettandosi che da un momento all’altro queste diventino nere e caschino.

- Ehy- dice una voce dietro di lui – occupi spazio.

Si volta, ben deciso a spaccare il muso a chiunque fosse venuto a disturbarlo.

Propositi che si sciolgono come neve al sole quando il suo sguardo incontra il viso rigato di lacrime di un certo coglione bisessuale canterino di sua conoscenza, al secolo Finn.

- Allora passa dall’altra parte.- risponde scocciato, tornando a fissarsi le mani. Il ragazzo sembra non ascoltarlo e si siede accanto a lui – Che ci fai qui fuori? Non eri là dentro con Miss Popolarità?

- Miss Popolarità mi ha mollato dopo aver scoperto che il re e la regina del ballo erano Kurt e Blaine.

- Sento puzza di presa per il culo.

- Decisamente. – Finn si strofina un occhio e sospira – Mi sento tipo usato e buttato nel cestino.- si volta verso di lui – Dimmelo francamente Karofsky , ho scritto “clenex” sulla fronte? Questo spiegherebbe moltissime cose, sai.

- Sulla fronte c’hai solo scritto “coglione”, Hudson.

- Consolante.

Restano per un po’ a guardare le stelle. In realtà la luce è troppo forte e non si vede neanche una stella, ma dire che i nostri baldi giovani se ne stanno a guardare l’alone arancione dell’illuminazione artificiale è deprimente.

- Tu invece cosa ci fai qui fuori?

- Le scale mi sembravano sole, sono venuto a donar loro compagnia e calore.

- E anche una bella carezza, vedo- Finn gli prende una mano e fissa la ferita – posso?

- Con quelle manine di ferro non farai danni?

- Togliere sassolini dalle ferite è un hobby.

E in effetti se la cava. Un rapido movimento di dita et voilà, quel sassolino rognoso che gli si era piantato nel palmo è ben stretto tra le dita del ragazzo – Te lo tieni per ricordo?

- Ma sì, dai. Magari ci faccio una collanina.- Dave si lascia cadere il sassolino in tasca – Comunque no, non sono venuto qui solo per far compagnia alle scale.

- Lo sospettavo, guarda.

Dave lo guarda e quasi sorride. Lo spasmo della sua guancia sinistra è di sicuro un accenno di sorriso o per lo meno ci somiglia un casino. Finn appura con sommo stupore che quella è praticamente la terza volta in tutta la sua vita che lo vede sorridere (o quasi).

- Diciamo che non potevo tollerare tutta quella- schiocca la lingua – roba da froci là.

Finn lo guarda male. Dave lo guarda altrettanto male.

Restano a guardarsi in cagnesco per circa una ventina di secondi. Finn si alza, si spolvera i pantaloni e lo guarda – Voglio una birra. Vieni con me?

L’ascia di guerra viene seppellita sotto almeno sei piedi di terra ancora prima che Dave abbia detto “sì”.

 

 

 

 

- Non sopporto che tutti siano felici tranne me.

- Ehy amico, posso ricordarti che parli col cornuto e cazziato?

- Sì, ma se tu domani arrivassi abbracciato ad un trans brasiliano con la mazza di trenta centimetri tutti i tuoi amici farebbero scudo contro il mondo per farvi stare assieme senza problemi. Se io domani azzardassi qualcosa del tipo “ehy gente, cosa fareste se, putacasoperipotesinellamiaimmaginazionenonsulserioovvimente, a me piacessero i maschi?” sarei bruciato sulla pubblica piazza senza avere il tempo di dire “ma stavo scherzando!”.

Finn ridacchia – Non c’è un cazzo da ridere, Hudson.

- Scusami, è che t’immagino infilzato nello spiedo del kebab.

- Urgh. Grazie per la morte onorevole, Hudson. È sempre stato il mio sogno andarmene in questo modo: fatto a fettine e messo in svariati panini.

- E coperto di salsa piccante.

- La salsa piccante aggiunge quel tocco di epicità in più.

Finn si coprì la bocca con la mano, cercando disperatamente d’impedire alla birra di fare la via opposta a quella naturale – Cristo, un anno intero in squadra con te e non sapevo potessi far ridere.

- E io non sapevo che tu potessi mettere più di tre parole in una frase. Siamo pari.

Finn tenta di fare la faccia offesa. Nah, in realtà somiglia più ad un criceto.

- Comunque, non sapevo neanche fossi gay, Karofsky.

- E io non volevo che tu lo sapessi. O che lo sapesse chiunque altro sulla faccia della terra.

- Perché?

- Come ti ho già detto, temo il rogo, l’essere ricoperto di pece e piume e le gomme della macchina squarciate.

- Le ultime due mi sono nuove.

- Nei miei incubi sono fottutamente ricorrenti.

Finn gli allunga una pacca sulla spalla – Mi dispiace.

- Figurati.

Rimangono seduti a lungo a guardare le stelle, le bottiglie di birra strette in mano – Bel posto questo- dice Dave osservando il cielo sopra di lui – chi ci portavi?

- Rachel- grugnisce Finn – diceva che la ispirava un sacco.

- Quella nana non ha assolutamente altro nella testa, eh?

- Credo che da qualche parte ci sia anche- Finn si ferma – niente, non credo ci sia altro. Anzi, sono convinto che se le avessi aperto la testa avrei trovato unicamente una Rachel in miniatura.

Dave sghignazza. Finn tira fuori una nuova bottiglia dal cartone delle birra – Ne vuoi ancora?

- Non dovevi neanche chiedermelo.

 

 

 

 

Gli alberi si tendono su di loro placidamente, mossi appena da un venticello gentile che odora già di primavera. L’erba è morbida, verde e lucente, puntellata qua e là da fiorellini bianchi e profumati.

Vuole solo restare lì tutta la notte a guardare il cielo e lasciarsi andare a quella pace totale, lasciarsi trasportare in un mondo felice dove le uniche due donna della sua vita non hanno l’istinto naturale di fargli del male.

- Piantala con tutte queste cazzate.

- L’ho detto ad alta voce?

- Sì. Ed è stato piuttosto irritante.

Finn si rialza lentamente, osservando il compare – Dì la verità, Karofsky, anche tu vorresti restare qua per sempre!- esclama puntandogli un dito tremolante contro – Questo posto è meglio di Lima!

- Anche il pozzo nero dietro casa mia è meglio di Lima- Dave sospira e passa una mano sull’erba – e sì, vorrei restare qui tutta la vita. Giù a Lima ci sono troppi problemi.

- Problemi- Finn si lascia cadere sull’erba – troppi.- si lascia dondolare la bottiglia di birra vuota davanti al viso – E uno di questi problemi è Kurt?

- Lui e l’altro.

- L’hobbit ?

- L’hobbit cagacazzi, Hudson , l’hobbit cagacazzi- lo corregge Dave – come si chiama? Blaise o qualcosa di simile.

- Blaine, si chiama Blaine. Guida una macchina figa, ha un telefono figo, una casa figa e porta Kurt in ristorante di cui no riesco neanche a pronunciare il nome.

- Il ragazzo perfetto- esclama Dave tirando la bottiglia contro un albero. Ma da ubriaco non ha né forza né mira e la bottiglia s’infilza in un cespuglio – lo odio.

- Poverino, non è simpatico, ma non merita l’odio.

- Io invece lo odio. Sai come si dice? Se lui stesse bruciando e io avessi l’acqua, me la berrei.

- Che crudeltà.- Finn solleva un sopracciglio perplesso – Scusami, ma non ti rende felice? Lui porta Kurt lontano da te, tu smetti di essere abbagliato dalla sua luce e inizi guardarti attorno.

- Aspetta un momento, cosa centra l’essere abbagliato da Hummel?

Finn striscia sui gomiti fino a lui – Perché, vuoi dirmi che non ti piace?

- Ma che cazzo c’entra?!- esclama Dave rizzandosi su un gomito – Hudson, perché la discussione ha preso questa piega?!

Finn lo guarda in silenzio. Ma perché la sua faccia gli ricorda sempre degli animali? A vederlo al buio così ha pensato ad un gufo –Perché a te piace Kurt.

- Te l’ha detto lui?

-Una cosa simile. Ogni tanto parla nel sonno-

- Sono fottuto.

- e, insomma, io stavo passando vicino a camera sua per andare in bagno e l’ho sentito mormorare, così mi avvicino alla porta e-

- Sono ancora più fottuto.

- parlava del bacio.

- Sono tanto fottuto.

Dave si coprì il viso con le mani ed emise un suono simile ad un lamento animalesco – Dai Karofsky, terrò il segreto.

- Davvero?

- Finché mi va.

- Che testa di cazzo!

Finn sfodera un sorriso a trentadue denti e Dave comprende all’improvviso che qualunque cosa lui possa pensare, dire o fare sarà inutile: nulla potrebbe scalfire lo scudo mentale anti-intelligenza che l’alcool ha formato nella scatola cranica di Finn.

- Cosa intendevi con quel “guardarti intorno”?

- Cerchi un altro ragazzo gay.

- Per farci cosa?

- Il frullato.

- Dovrebbe essere buono. Viene rosa e luccicante?

- Sì e sa di zucchero, cannella e Dolce & Gabbana.

- Potremmo aggiungerci dei confettini colorati.

- Solo se li caga un coniglio.

- Un coniglio rosa.

- Assolutamente. E ci mettiamo su anche un ombrellino arcobaleno.

- E perché?

- Metti caso che piove e si bagna il frullato!

- Sarebbe una vera tragedia, Hudson.

Dave sorride e gli passa pigramente una mano fra i capelli – Hudson unisci i tuoi tre neuroni e dimmi una cosa: per caso conosci altri ragazzi gay in questa città?

- Qualcuno ci sarà!

- Già. E sicuramente correrà verso le calde, accoglienti ed affettuose braccia del bullo omofobo più famoso di Lima, eh? Non saprei se definirti ottimista o stupido.

- Preferisco ottimista.

- Stupido però calzava di più.

 

 

 

 

 

Vorrebbe davvero aprire gli occhi cominciare a porsi delle domande. Ma non riesce neanche a finire la prima domanda esistenziale del giorno (“ma cos’è ‘sto bozzo sotto il cuscino che non mi lascia dormire?”) che la porta si apre ed una figura si staglia nella luce mattutina.

Lo guarda in silenzio – Non osare urlare.- sibila coprendosi gli occhi con una mano –Che ora è?

- Le sette.- dice l’altro guardandolo storto – E tu cosa ci fai qui?

- Le sette? Ma a che ora fate colazione in questa casa?! Siete delle upupe o cosa?

- Facciamo colazione presto- la voce del ragazzo si alza in maniera preoccupante – visto che io devo andare a scuola dall’altra parte del mondo a causa tua. – il “tua” non è neanche una parola, ma un gridolino strozzato. Dave vorrebbe dire che lo comprende, ma ora come ora non comprende neanche se stesso – Senti, veniamo giù tra poco, va bene? Oppure non veniamo giù per nulla. Anzi, credo che non verremo giù per nulla.

- Finn deve andare a scuola: ha il Glee, oggi.

- Illuminante, ma credo che concorderà con me sulla necessità di variare i suoi programmi per la giornata.

- Sono stupito. Diciotto parole in una sola frase senza neanche un insulto o una parolaccia. Che ti stia evolvendo in essere umano?

- Essere umano?! Oh mio Dio, no!La vita da scimmia è troppo figa. Mangio, bevo, mi gratto il culo e trombo. E soprattutto mi gratto il culo.

- Che vita fantastica. Il mio sogno invece è diventare un soriano. Credo sia fantastico avere una vecchia rimbambita che mi ricopre di coccole e attenzioni.

- Poi ti da troppo da mangiare e diventi grasso.

- E non è splendido? Essere una palla di lardo ricoperta di pelo deve essere meraviglioso.

Dave apre lentamente un occhio e guarda Kurt, ancora immobile sulla porta con la luce che gli splende dietro le spalle – Questa discussione è paradossale.

- Decisamente. Quindi non scendete a colazione.

- No.

Kurt fa per girarsi – Hummel, credo di non dovertelo neanche dire.

- Se dico a qualcuno di questa cosa mi fai fuori. Sì, lo so, conosco la prassi. Solo ti prego, non tirare di nuovo fuori la storia della furia. Fa tanto teen-ager anni ottanta.

Dave sorride – Magari dopo possiamo parlare.

- Intuisco che non te ne andrai molto il fretta.

- Già.

- Quindi, dopo parliamo.

- Sì.

- Senza la Furia?

- Senza la Furia.

Kurt annuisce prima di sparire nel corridoio e Dave si decide ad infilare una mano sotto il cuscino per scoprire cos’è quel fastidiosissimo bozzo e dare così una risposta alla prima –ed al momento unica- domanda della mattina.

Ne estrae un paio di mutande appallottolate che, ad una più attenta analisi, scopre essere firma niente popò di meno che dal Red Ranger della prima serie. Quindi non sono sue.

Le butta sul pavimento. Una testa spunta lentamente fuori delle coperte e due occhi ancora chiusi di sonno lo guardano (o comunque ci provano)– Che ora è?

- Ora che dormi, Hudson.

- Ma devo andare a scuola- guaisce Finn cercando di alzarsi – ho le prove oggi.

Dave lo spinge nuovamente a letto con insperata facilità – A letto Hudson. Chi credi posso anche solo pensare che tu vada a scuola, oggi? Come minimo penseranno che hai fatto festa con la squadra fino a tardi, sei tornato a casa devastato e che ora sei steso a quattro di spade in mezzo al vomito.

- Ma che schifo, David!

Dave lo guarda e si ritrova a pensare che quella è la prima volta da quando è al liceo che qualcuno lo chiama puramente e semplicemente per il suo nome. Si potrebbe anche commuovere, ma è troppo occupato a spingere Finn sotto le coperte – Silenzio, Hudson. Tu resterai qui a dormire. Ci sveglieremo tra un paio d’ore, ci prepareremo, tu ti farai una doccia perché puzzi di coyote morto-

- Tu anche.

- e anche io me ne farò una e poi andremo alle dannatissime prove di quel circolo di mentecatti.

- Va bene.- Finn si sistema fra le coperte e Dave si ritrova a ponderare la possibilità di presentarsi più spesso a casa Hummel, magari con della birra, tanta birra, per potersi godere sia la piacevolissima compagnia offerta dal giovane Hudson durante la fase di sbornia, sia l’adorabile arrendevolezza che prendeva possesso di lui durante il dopo sbornia.

Gli passa pigramente una mano fra i capelli, osservando il soffitto in attesa del sopraggiungere del sonno.

Oh.

È sopraggiunto.

 

 

 

 

A.Corner___

Una roba così tremendamente OOC non l’ho mai scritta. Mai. Mai.

E non mi sono neppure sforzata di renderla IC! Niente, ho scritto solo quello che mi diceva la testa e fine. *sospiro affranto*

Quindi, se durante la lettura vi siete chieste se questi erano Finn e Dave o due estranei con lo stesso nome, non vi preoccupate, è tutto normale!

*sparisce in una nuvoletta di fumo*

 

 

 

 

 

 

   
 
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