PARTE PRIMA
Giappone: 1476
È proprio vero. Le
cose più incredibili capitano sempre nei momenti meno opportuni.
Bankotsu non smetteva di
fissare la sua arma, saldamente impugnata nella mano destra. Guardava
stancamente verso il basso, con volto triste, spossato. Un misto di compiacimento,
per essere ancora vivo dopo tutto quello che era accaduto, e di insicurezza
l’avevano ridotto a sentirsi il più umano tra gli umani.
« Bankotsu, ti muovi? Che hai deciso? »
Ma lui non si
muoveva. Anzi, si sedette su una roccia li vicino, nel bel mezzo della terra
desolata ai piedi del Monte Hakurei ormai in
frantumi. Era stato distrutto da tutti loro, e fatto crollare definitivamente
da Naraku. Il suo nuovo corpo aveva inglobato la
montagna stessa di cui, dopo essersi formato, non ne aveva più bisogno.
« Ma sei sordo?! »
« InuYasha… per favore… » Kagome gli intimò gentilmente di lasciarlo perdere per alcuni
minuti. Nonostante tutto forse aveva compreso il dissidio interiore di quello
che fino a poco tempo fa era loro nemico.
“Naraku mi ha fatto conoscere l’esistenza della Sfera dei
Quattro Spiriti, dicendomi che era un prezioso gioiello capace di aumentare il
potere degli uomini e dei demoni. Io non sono mai stato possessore di abilità
magiche, né avevo l’intenzione di diventare un monaco; perciò stipulai un patto
di sangue con la mia preziosa alabarda. Il prezzo di duemila vita uccise, tra
umani e demoni, mi avrebbe fornito potere a volontà…”
I ricordi
iniziarono ad affiorare nella mente di Bankotsu. Il
capo dei sette mercenari, ormai l’unico sopravvissuto, era sempre più soggetto
ad una pressione enorme. Ripensava ai dialoghi tra lui stesso ed il suo rivale InuYasha… Commenti duri, racconti grevi, colmi di sforzo
personale, quasi gettati in fumo per la troppa avidità.
“Idiota!” gli aveva
risposto InuYasha, mentre combattevano nel monte Hakurei. “Così finirai per diventare succube del potere che
tu stesso hai così tanto bramato! Sei ancora un umano, non reggerai l’influsso
negativo emesso dalla tua arma! Devi allontanartene e subito!” Una nuova
sferzata di colpi interruppe il discorso, che tanto pareva stupido quanto vero.
« Kagome, smettila di fermarmi altrimenti rimarrà lì tutto il
giorno! Non abbiamo la nostra intera vita da mettergli a disposizione! »
« Forse InuYasha questa volta ha ragione…
Maestro, che ne pensi? »
Il monaco fece
spallucce, accennando quel che Bankotsu stava
facendo. All’improvviso quest’ultimo si girò guardandoli per qualche secondo,
per poi alzarsi e raggiungerli lentamente; non prima di aver posato la sua
alabarda Banryu accuratamente a terra.
« Io… ecco… »
Allarmato dalla
troppa confidenza, InuYasha scattò sull’attenti
coprendo il resto del gruppo, e tenendo una mano sul fodero di Tessaiga. « Beh? Ti sei deciso spero! Che intenzioni hai? »
Le spinte di Kagome gli fecero addolcire un po’ i
toni, decisamente bruschi ma naturalmente comprensibili; fino a poche ore prima
si stavano contendendo la vita l’un l’altro!
« Non sono molto
bravo con le parole. Volevo sapere una cosa, sul serio » esordì Bankotsu, un po’ imbarazzato. « InuYasha,
è vero che il potere demoniaco non può essere controllato da un essere umano? »
« No… se fosse così facile tutti si metterebbero alla ricerca
delle schegge della sfera. Neanche uno come te potrebbe vincere alla fine.
Resistere forse… ma hai visto con i tuoi occhi quanto
è durato »
« Capisco… »
InuYasha ora era
decisamente rilassato. Adesso comprendeva molto bene quello che il suo rivale
stava provando fino a quel momento, come anche le gomitate che Kagome continuava a dargli da prima, e che sembravano senza
motivo. Un improvviso ricordo gli si parò davanti agli occhi, l’inizio del suo
allenamento con Tessaiga. Gli eventi non erano da
paragonare, ma il dramma era simile. InuYasha, il
mezzo demone che non era ancora in grado di usare la lama lasciatagli da suo
padre, e Bankotsu, il capo di una banda di assassini
che subisce la condanna a non poter utilizzare la sua arma perché impregnata di
energia demoniaca incontrollabile.
« Temo di dover
abbandonare la mia Banryu… ma è l’unica cosa che mi
rimane come ricordo dei miei fratellini e come parte della mia identità di
mercenario. Il passato non si cancella mai… non so se
potete capirmi, è anche la prima volta che mostro quello che penso; ma forse ne
vale la pena. Questo è un momento molto delicato per me…
»
In realtà non era
l’unica cosa che gli serviva come ricordo dei suoi amati fratelli. Ma non
voleva che gli altri scoprissero la sua natura profonda di leale e onesto
compagno, nonché leader. La spilla per capelli di Jakotsu
e un’inutilizzabile arma da fuoco di Renkotsu sarebbero
rimaste con lui, le avrebbe portate con se nel kimono fino alla morte.
« Sei sicuro di
voler lasciare qui la tua alabarda? Dopotutto fa parte di te, ti completa »
azzardò Kagome, la prima volta che gli rivolgeva la
parola in maniera educata.
La risposta di Bankotsu tardò ad arrivare, come se fosse caduto in un
pozzo pieno di incubi, gli incubi peggiori mai sognati. Si accorse solo allora
delle profonde ferite e, nonostante riusciva a tenersi in piedi, aveva bisogno
di farsi medicare. Si lecco due lunghi tagli su entrambe le braccia. Il suo
gesto animalesco era familiare a InuYasha, che aveva
vissuto tutti quei comportamenti che agli uomini sembrano del tutto innaturali,
e forse era proprio lui quello più vicino al suo rivale. Tant’è che
quest’ultimo gli abbozzò un sorriso.
« Basterà tenerti
lontano dalla tua arma, se ne rientri in possesso potresti costringermi a
tagliuzzarti definitivamente… »
« Tranquillo,
questo non accadrà mai più… » così dicendo Bankotsu si volse a raccogliere Banryu
e istantaneamente i suoi occhi cambiarono espressione.
« Mi riferivo al
fatto del tagliuzzarmi… non accadrà più! » Di nuovo
quegli occhi di fuoco parlarono per lui. InuYasha e
compagni trovavano finalmente valido il sospetto di una macchinazione astuta
del nemico per distrarli, e stettero attenti a nuovi attacchi.
« Lo credevate, eh?
» Bankotsu non stava affatto attaccando, voleva solo
ingannare per burla. Allungò la sua pesantissima ma potente arma a InuYasha che rinfoderò la propria.
« Non farci più
prendere paure simili! Tsk… cosa dovrei fare con la
tua spadona? »
« Mi pare evidente… portarmela, no? Non vi dispiacerà avere un
assassino professionista nel vostro gruppo fino a che la mia arma non sarà
nuova di zecca, vero? »
Sguardi indiscreti
si alzarono verso di lui, tanto timorosi quanto curiosi.
« Non se ne parla!
Nemmeno io che sono un mezzo demone posso controllare il potere demoniaco senza
rimanerne impossessato. Non posso portartela » InuYasha
era abbastanza scandalizzato dalla richiesta fuori luogo di Bankotsu,
però allo stesso tempo ne temeva la reazione. Era ancora in grado di provocare
seri danni al gruppo.
Kagome nel frattempo si
era fatta avanti per vedere se quel che stava pensando era giusto, e puntualmente
lo era! Si affrettò così ad espellere le schegge dall’alabarda.
« Buona idea! Brava
donna! » Bankotsu era compiaciuto. « Ora posso
portarla! »
« Umpf… Il mio nome è Kagome… Voi
due pensate solo a combattere e non avete il cervello per riuscire a risolvere
un problema semplice con una soluzione semplice »
InuYasha stava per
rimbeccarle qualcosa, decisamente offeso, mentre l’altro guerriero si limitava
ad incassare l’ennesimo colpo, stavolta mentale. E quello, proprio perché non è
fisico, se ben diretto può far molto più male degli altri.
« Sono un assassino
in fin dei conti, che ti aspetti? Comunque… no niente
»
L’orgoglio era il
punto di forza di Bankotsu, mai si sarebbe abbassato
a ringraziare una donna; ma lottò contro se stesso abbastanza da permettersi di
cedere a Kagome le schegge della sfera che aveva
addosso tranne quella nel collo, che lo manteneva in vita. Ora il gruppo era di
nuovo in marcia con un potenziale assassino tra i piedi ma con un bottino
decisamente soddisfacente: sei schegge Bankotsu più
le due precedentemente rubate a Kagome.
« Bankotsu… non vorrei farmi gli affari tuoi, ma come mai hai
deciso di seguirci? » improvvisò Miroku, rimasto del
tutto estraneo e assorto nei suoi pensieri durante le vicende di prima.
« Non lo so. Ma è
certo che il mio sangue ribolle di eccitazione per le
sfide aperte, e devo ammettere che InuYasha è proprio
una di quelle. Io non seguo voi, seguo lui… ma prima
mi piacerebbe trovare un villaggio fornito di un’eccellente fucina. Come vedete
Banryu cade a pezzi senza le schegge della sfera » e
continuava a pensare, “il tempo è stato il mio peggior nemico…
adesso non lo sarà più”.
InuYasha non dava segno di
reazione poiché si trovava in posizione avanzata rispetto al gruppo e lo
guidava. Ma una persona qualunque, trovatasi davanti a lui, avrebbe potuto
giurare di averlo visto sorridere compiaciuto.