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Autore: _Ayame_    27/03/2011    1 recensioni
Il titolo è una frase della ff.
Della trama non c'è molto da dire: è il complicato modo di vivere - e intendere - di Ungheria, Austria e Prussia. Potrebbe quasi essere un flusso di coscienza, ma non penso sia giusto.
Citazione: Quella luce che vedeva dall’alto della sua finestra e che sembrava colorare i suoi capelli dello stesso colore della luna.
Dedicata alla mia onee-chan ♥
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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aph come l'amore può ridurre un uomo in questo stato
Una Prungary che più di una Prungary è un threesome, ma dettagli!
La canzone è “Save the empty”, doveva essere “Crazy for this girl”, però dopo averla scritta mi sono resa conto che questa era molto più adatta. Forse …
Questa la dedico a toi, o mia sorella yaoista (nee! Questo è un vocativo! xD) Giovi, dopo troooppo tempo dalla promessa :D
Tesoro, chuu~
 
Come l’amore può ridurre un uomo in questo stato
 
Momenti~
 
Guardò la finestra francese in mogano da dove si vedeva una luce calda e delle tende scamosciate marroni, pesanti all’apparenza. In fondo faceva molto freddo.
Infatti Gilbert si portò le mani guantate alla bocca e vi respirò dentro, in un inutile tentativo di scaldarsi.
 
Erano le sette di sera, di dicembre, ma fuori ancora era giorno; la neve aumentava la poca luminosità del sole, ormai oscurato da pesanti nubi, scomparso in favore della luna e della sua luce riflessa.
Quella luce che vedeva dall’alto della sua finestra e che sembrava colorare i suoi capelli dello stesso colore della luna. Si diede della sdolcinata; scosse la testa, doveva smetterla di mangiare la cioccolata svizzera.
Sorrise, le mani poggiate al vetro e ora anche la fronte; l’alito caldo si condensò, mentre una musichetta tranquilla si spandeva per la stanza.
«Eliza», la richiamò l’austriaco; lei si voltò, poggiando la piante del piede a terra e scendendo dalle punte.
«Sì, Austria-san?», chiese lei, allontanandosi dalla finestra, dal termosifone sotto di essa e da Gilbert.
 
Era scomparsa dalla sua vista, bella ed evanescente come il fiore che portava tra i capelli castani. Così radiosa … Sarebbe stata bene vicino alla sua incomparabile bellezza.
Prussia sorrise al pensiero; mise le mani nelle tasche del lungo cappotto nero, la sciarpa panna sulla bocca, il volto arrossato.
Come l’amore può ridurre un uomo in questo stato, si chiese, il sorriso ancora più ampio.
 
Non appena Austria l’aveva chiamata, lei era sparita: possibile che fosse ancora così legata a Roderich? Tutti e tre se lo chiedevano …
In fondo Ungheria aveva vissuto per molti anni con Austria, per quanto potesse essere un rapporto di amore-odio, avevano convissuto per molto tempo sotto lo stesso tetto, condividendo momenti di guerra, rivolte, di pace, musica e the.
Molti momenti… pensò Eliza.
Troppi, aggiunse ferma la mente del prussiano, mentre quella di Roderich si addolorava: Ancora troppo pochi.
 
Little girls don't know how to be sweet girls.
Mama didn't teach me.
Little boys don't know how to treat little girls.
Daddy didn't show me

Elizaveta mise su il solito sorriso dolce e disponibile; si avvicinò all’austriaco, gli poggiò una mano sulla spalla. Lui la guardò, assorto in chissà quali pensieri per aver posato uno sguardo così profondo su di lei.
Aveva smesso di suonare già da un po’, giusto da quando l’aveva chiamata.
«Eliza», ripeté, troppo concentrato su qualche astratto ragionamento per accorgersi che la ragazza era di fronte a lui.
Parve tornare in sé; il sorriso giunse fino agli occhi viola, poi le passò un braccio attorno ai fianchi e l’avvicinò a sé; la portò vicino al pianoforte, che guardava sognante; posò un dito su un tasto, poi su un altro …
«Sì?», chiese la ragazza, spaventata da quel comportamento.
«…», detto questo, ovvero spiegato il nulla, Roderich la fece sedere su un piccolo spazio del suo sgabello.
Riniziò a suonare, forse meglio di prima: «Vicino a te suono decisamente meglio», affermò.
Era una semplice constatazione, non c’era nulla di romantico in ciò, non era da lui: questo cercava di ripetersi la magiara.
Eppure Eliza arrossì: non era abituata a questo tipo di complimenti, non da parte di Austria.
Prussia spesso la chiamava ‘maschiaccio’, le diceva di avere la stessa femminilità di un grizzly maschio nella stagione degli amori, o lo stesso modo di parlare di “uno scaricatore di porto cubano” – ovvero la paragonava a Cuba; altrimenti, nei momenti in cui l’alcol aveva la meglio su di lui, apprezzamenti assai poco galanti, ancora peggio degli altri. Però c’era sempre stato, anche se doveva ammettere che non sopportava il fatto che fin dall’infanzia lui sapesse che era una donna; non per questo l’aveva trattata male, altra cosa che dovette riconoscere.
Una volta le aveva persino ceduto la sua casacca, e la loro era un’infanzia in comune.
Suo fratello, Germania, non le aveva mai fatto troppi complimenti, mantenendo un’educazione impeccabile e glaciale.
Con Feliciano era diversissimo: era cresciuto con lei – e probabilmente l’aveva plagiato abbastanza da fargli sopportare un tizio come Ludwig, come spesso le ricordava Romano.
C’era una sorta di rapporto fratello sciocchino – sorella padellara tra lei e Nord Italia; lui non era restio agli abbracci, non era timido, era sempre allegro e felice e portava un raggio di Sole perennemente con sé, che si trovasse a Santo Domingo o sulle cime dell’Himalaya; Veneziano le regala sorrisi e padelle, e ormai lo considerava il fratello perfetto che non aveva mai avuto.
Peccato non lo fosse davvero.
Poi c’era Cuba, a cui era più volte paragonata, ma non erano molto in confidenza, mh, no, decisamente no.
E Austria … era come appariva: tirchio, snob alle volte, anche se volendo – volendo, bisogna ripeterlo – sapeva essere ‘generoso’, a modo suo, era gentile, la sua musica era qualcosa che amava senza limiti possibili, era galante, le sue torte era ottime quanto la sua musica, possedeva una personalità particolare. La trattava con gentilezza, eppure con fermezza: le sorrideva, ma nel frattempo riusciva a farle fare qualsiasi cosa volesse, reticente a farle ampi apprezzamenti.
 Mentre ragionava, rimase seduta, le gambe strette per evitare il contatto con quelle di lui, come le braccia e le mani, congiunte sulle gambe; lo sguardo puntato da tutt’altra parte, su un vaso colpo di fiori di ogni genere, tulipani e rose, per poi ogni tanto sbirciare le mani veloci giocare con quella tastiera nera e bianca, le guance leggermente imporporate.
«Sarebbe ancora meglio se avessimo del vino da bere», disse il ragazzo moro.
Ecco, era di nuovo riuscito a darle un ordine senza imporlo in modo troppo palese.
 
Again, the false affection.
Again, we break down inside.
Love save the empty.
Love save the empty, and save me.


«Subito», disse lei alzandosi, felice di liberarsi da quella situazione, ma, purtroppo per lei, prima che andasse in cantina, Roderich le mise una mano tra i capelli, scompigliandoglieli delicatamente.
«Grazie», le disse, gli occhi semichiusi, che per un attimo erano stati dolci; aveva già ritirato la mano sulla tastiera.
Ungheria, senza dire nulla, si avviò verso la porta; prima guardò da quella finestra: Gilbert era ancora lì, e le sorrideva come se sapeva ciò che stava per accadere; un sorriso, che non era da lui.
Il freddo l’avrà fatto impazzire, si ritrovò a pensare Eliza, mentre sentiva il cuore aumentare i battiti, perché anche lei sapeva cosa stava per succedere, e fremeva per la gioia e il dolore.
Spinse la maniglia e uscì da quella porta che prima aveva tanto agognato.
Scese velocemente le scale, sembrava quasi potesse inciampare, e si avvicinò a Prussia.
In meno di un secondo lui aveva aperto le braccia, sentendo il freddo impossessarsi del suo petto dopo tante lotte e poi lei vi si era catapultata, trattenendo i singhiozzi e scacciando il gelo.
«Da quanto …», disse Gilbert, la voce incrinata, la faccia premuta contro i capelli morbidi di Eliza che in risposto annuì soltanto, stringendo la stretta sul ragazzo.
 
Stars feel like knives,
They tell us why we're fighting.
Storm, wait outside.
Oh, love, hold us together.


La melodia che Austria suonava divenne via via più malinconica; alzò gli occhi viola al soffitto, per non far cadere neanche una di quelle stupide lacrime.
«In fondo, lo sapevi, no?», si domandò, retoricamente, senza neanche rispondersi.
Riniziò a suonare, più violentemente di prima, in modo che i due ‘amanti’ potessero sentirlo.
Ancora un po’ e lei sarebbe rientrata. Lui non poteva farne a meno, proprio no.
 

Again, the false attention.
Again, you're breaking inside.
Love save the empty.
Love save the empty, save me.
Love save the empty.
Love save the empty


Spero non sia OOC ... lascio a voi il compito di decire xD
Onee, spero che ti sia piaciuta :3 Bacii ~

   
 
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