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Autore: Ulisse85    28/03/2011    5 recensioni
Le formiche si erano sempre chieste se gli dei sapessero di loro....La lunga attesa, durata generazioni, fu premiata appunto il giorno della raccolta delle briciole
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stato durante la giornata della raccolta delle briciole del pic-nic di Pasquetta, uno dei giorni più attesi dell’anno, durante il quale si facevano sempre immense provviste, che il messaggero degli dei, forse un dio egli stesso, era giunto fra loro.

Le divinità, quegli esseri enormi, occupavano per un giorno il loro mondo; l’immensa distesa verde dei prati, con le riposanti ombre degli alberi, diventava il loro olimpo, passavano la giornata lì, e dopo scomparivano, per ripresentarsi l’anno successivo.
Le formiche si erano sempre chieste se gli dei sapessero di loro, se magari fossero stati essi a crearle, se sarebbero stati essi a distruggerle, se fossero buoni o malvagi, e se prima o poi si sarebbero messi in contatto, per finalmente illuminarle e governarle.

La lunga attesa, durata generazioni, fu premiata appunto il giorno della raccolta delle briciole: tutte le formiche si erano recate là per fare provviste; era sempre un momento gioioso, preludio ad una giornata di massacrante ma soddisfacente lavoro; prese dall’euforia si erano precipitate presso la prima zona di raccolta, e tutte prese dal proprio compito non si erano accorte del passaggio lì accanto di una divinità, che, irata per la loro presenza, e per essere stata disturbata, decise che era ora di mandare tra loro un suo messaggero, per ricondurle sulla retta via.

Il messia arrivò tra di loro dall’alto, qualche secondo dopo che la possente ombra del dio era scomparsa dalla vista.

Arrivò e manifestò la propria potenza facendo una strage. Decine di formiche rimasero schiacciate, molte sbalzate, alcune travolte, e quello si piantò là in mezzo a loro, inermi ed impaurite. Era di un rosso accecante, e, al centro della sua misteriosa forma cilindrica, troneggiavano in lucente nero, arcani e strani simboli: “Coca-cola”.

Le formiche non sapevano spiegarsi chi veramente fosse: sospettavano, ipotizzavano, temevano…. e adoravano.

Aveva già compiuto una strage, era indubitabile che, per evitare ulteriori manifestazioni della sua devastante potenza, dovessero offrire sacrifici e fare offerte… la processione iniziò immediatamente e continuò quasi per due ore: invece di raccogliere le briciole e portarle al magazzino, le selezionavano e le recavano a lui, gliele posavano innanzi circospette e timorose, ma non ottenevano in risposta né segni di approvazione né tanto meno di benevolenza. Egli era fermo, impassibile…. Fino a quando, probabilmente insoddisfatto per le offerte ricevute, decise di punire quegli adoratori insulsi e sciocchi, ed emanò raggi di luce in più direzioni, raggi potenti, abbaglianti, divini, sembrava quasi il dio sole in persona.

Tutte le formiche scapparono spaventate a morte.

Gli dei erano in collera! Non sapevano che fare. La fuga verso il formicaio fu precipitosa, il dio fu lasciato solo a sfogare la propria ira sull’indifferente erba verde.

Le formiche tennero una lunga assemblea, di ore, e alla fine conclusero che le offerte di cibo non erano sufficienti: una di loro doveva immolarsi sull’altare del dio.

La lotta per scegliere qualcuna che si sacrificasse e placasse la divina irata, fu lunga e non facile. Alla fine si trovò la “predestinata”, e su una portantina improvvisata fu portata al cospetto del dio; ma questo non c’era più… lo avevano fatto talmente infuriare, che le aveva abbandonate, e le aveva lasciate come erano qualche ora prima, senza un Dio: solo che prima, ignoranti della sua esistenza, non ne pativano l’assenza, ora invece si sentivano sole e abbandonate.

Solo la formica che doveva essere sacrificata non era così dispiaciuta, ma il suo sollievo per lo scampato pericolo durò qualche alito di vento, che spostando l’erba lasciò brillare il riflesso di qualcosa in lontananza: accorsero tutte, forse c’era ancora speranza. Tra l’erba, trovarono uno specchietto, un Dio in cui ognuna di loro poteva riconoscersi: ecco finalmente il vero messia, e stavolta non avrebbero fatto gli stessi errori, non avrebbero indugiato inutilmente e gli avrebbero subito reso onore.

La predestinata aveva trovato un nuovo altare su cui essere sacrificata, e il suo sangue avrebbe suggellato un patto: l’alleanza e la fedeltà al loro nuovo dio.
   
 
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