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Autore: kymyit    29/03/2011    1 recensioni
Qualcosa è in moto a Digiworld fin dai tempi della sua nascita e nonostante i tantissimi anni trascorsi, non si è mai risolto. Lucemon è tornato e i Demon Lords complottano per abbatterlo.
A due gemelli l'onere di custodire i suoi poteri: Yamato e Ylenia Ishida.
I due saranno loro malgrado l'occhio del ciclone, fra digimon che li vogliono morti o vivi tutti per il loro tornaconto. Se poi aggiungiamo nuovi prescelti problematici e vecchi prescelti i cui digimon sono nientemeno che i cari Dark Masters, le cose si complicano assai.
Chi la spunterà nel caos della battaglia? Lucemon? Daemon? I digiprescelti? O forse sarà solo un massacro totale?
Saga Attuale: Wrath's Showdown.
Dopo aver avuto a che fare coi redivivi Dark Masters, i digiprescelti devono affrontare il Demone dell'Ira per ostacolare il suo progetto di assorbire i poteri di Lucemon sfruttando il piccolo Risei.
Witchelny, la città magica, viene assediata. Riusciranno i prescelti a vincere salvando non solo il bambino, ma anche Ken Ichijouji e i fratelli Saiba? Perché il demone ha più di un asso nella manica.
[ATTENZIONE: Sto aggiustando la storia dai primi capitoli, cercando di non fare troppi cambiamenti drastici.
Modificato CAPITOLO 1]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Yamato Ishida/Matt
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
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Capitolo 14: Grandi sogni



Le ragazze sono come fiori
profumati di fragilità
ma in amore sono come querce...
E qui dall'altra parte...
E qui dall'altra parte siamo noi
incerti ed affannati siamo noi
violenti ed impacciati siamo noi
che, non ne veniamo
mai a capo, mai a capo...
(Le ragazze fanno grandi sogni, Edoardo Bennato)



Era notte inoltrata ormai.
Molte ore prima che Hiroyuki e Mamoru, con i loro digimon, mettessero piede nella Luna Rossa, l’armata di Daemon aveva bivaccato in una vecchia cava in disuso ai margini della Valle della Morte. Il viaggio aereo dal WWW Continent fino all’isola di File era stato a dir poco estenuante.
C’erano digimon draghi, fantasmi, robot…
E poi c’era lui.
Mentre tutti mangiavano, ridevano, scherzavano, Neo Saiba era seduto in un angolo a leccarsi le ferite. Non letteralmente, ovvio. Però gli dolevano i punti del corpo in cui Daemon gli faceva iniettare quelle strane sostanze.
“Rei…” pensò il ragazzo massaggiandosi il braccio nudo. Era finalmente libero da quella tuta infernale, ma aveva freddo, con una semplice maglina in cotone e osceni pantaloni grigi in tela grezza. Per grazia concessa gli avevano lanciato una coperta, ma non bastava certo a placare i tremori. E neppure il dolore, se per quello. Aveva un brutto livido sull’incavo del gomito. Prese a frugare nella sua sacca e pochi secondi dopo ne trasse fuori delle bende e una pomata che applicò alla tumefazione. Terminata la medicazione al braccio, passò all’addome e alle gambe. Non poteva certo dire di essere in buone condizioni.
L’aria nel deserto roccioso sapeva di polvere ed era gelida a quell’ora della notte.
Si strinse le spalle con le braccia, meditando sul da farsi.
“Non la darò certo vinta a Daemon, ma non posso neppure mettere mia sorella in pericolo… merda… se ci fossero Hideto e gli altri probabilmente si sarebbero già mossi. Sigma avrebbe escogitato un piano e Mari… beh, Mari…” sorrise “Mari probabilmente si farebbe in quattro per aiutarmi. E anche Hideto. Se potesse, sarebbe già a salvare Rei…”
Mentre pensava all’amico Hideto nelle vesti di principe azzurro, e di conseguenza sorrise per un attimo, MetalPhantomon si portò alle sue spalle.
-Ti vedo pensieroso.- disse, maligno.
Il ragazzo si alzò e si voltò per fissarlo negli occhi vermigli.
-E allora?- chiese.
-Spero vivamente che tu non creda di poter fuggire.-
-Mi prendi per un idiota?- lo interruppe lui indicando il deserto col capo –A quest’ora di notte, con questo freddo, in un labirinto naturale come questo? Se pensassi davvero di fuggire aspetterei un’occasione migliore.-
Ci provò davvero a non sorridere nell’osservare gli occhi dell’altro ardere d’ira. Perché si era accorto di come fosse suscettibile MetalPhantomon, il grande stratega, il luogotenente di Daemon. Era molto abile, quello era vero. Ma anche lui non era da meno e in quel momento aveva bisogno di sfogare la sua frustrazione.
-Tu non me la racconti giusta.- disse carezzando la sua falce oscura –Ma non posso strapparti dalla faccia quel sorrisino insolente perché andrei contro il volere di Sua Eccellenza Daemon.-
Il fantasma puntò l’arma sotto il mento del ragazzo che alzò un poco la testa, ma tenne lo sguardo fiero. Se c’era una cosa che aveva imparato in quei miseri diciassette anni di vita, era che mai bisogna mostrarsi deboli innanzi al nemico.
-Se però mi accorgerò che stai tramando qualcuno dei tuoi giochetti strategici, io lo farò sapere al Maestro e la tua dolce, cara sorellina, se la vedrà molto brutta.- annuì con enfasi e Neo s’irrigidì. Strinse i pugni e rimase in silenzio a stringere i denti per non rispondere con le rime.
MetalPhantomon rise mentre lo abbandonava a sé stesso nel suo angolo della solitudine.
-Dormi, adesso. Dormi, mia piccola esca.-


Quando Jun e Culumon attraversarono il varco per la Luna Rossa, si ritrovarono al buio completo. Non era una bella cosa. C’era uno spiraglio di luce, un poco lontano. La ragazza deglutì e meditò se proseguire. Che aveva detto Wisemon?
Di non preoccuparsi.
La faceva facile lui.
La verità era che neppure Jun era d’accordo con i misteri che venivano loro propinati dal momento del loro arrivo. E non avevano avuto un attimo di tregua.
I saggi, e chi di dovere, li avevano tagliati fuori dai piani per tre lunghi anni (almeno per quanto riguardava suo fratello e gli altri) e poi riversavano su di loro ciò che avevano progettato, senza spiegazioni esaurienti.
Aveva fatto bene Yamato a imbestialirsi. Chissà che non fosse servito a qualcosa.
-Jun, sbrigati, culu!- esclamò il piccolo digimon bianco, che saltellava poco più avanti.
-Aspetta!- esclamò lei –Non essere avventato, Culumon!- si guardò intorno.
Dov’erano Mika e Bakumon?
-Se non ti muovi, la apro da solo, culu!-
-Aspetta!- esclamò ancora e accelerò il passo.
Una volta di fronte alla porta socchiusa, Jun percepì una strana sensazione.
“Ma è una porta in metallo!” pensò.
Intorno a lei c’erano mura in pietra e iscrizioni simili a geroglifici. Una porta simile non solo stonava, ma risultava persino inquietante.
Deglutì.
Era comunque quella la sua prova. Chissà come si sarebbe evoluto il piccolo e giocherellone Culumon.

-Che porta piccola!- esclamò Mika osservando una porticina rosa confetto alta appena quanto lei.
-Che strano colore…- commentò Bakumon.
-Non ti piace il rosa?- chiese la bimba.
-A te piace?- chiese la digimon.
Mika annuì sorridendo –Tanto tanto!-
-Allora piace anche a me!-
E la bambina sorrise, poi mise mano alla maniglia –Allora adesso apriamo e vediamo cosa c’è. Magari dentro c’è una principessa che prende il tè con il suo principe!- lo disse tutta contenta e senza esitazioni s’infilò nella stanza oltre quella piccola porta. Senza preoccuparsi del fatto che fosse inusuale una porticina in una sorta di labirinto di roccia.


Hiroyuki cadde seduto a terra.
Faceva un male cane.
Musyamon s’interpose fra il suo compagno e l’uomo davanti a loro.
-Aagh…- il prescelto del Vigore premette le forti mani sulla ferita per arrestare il sangue. L’affondo della lama era stato più profondo del previsto. Usciva un sacco di sangue e pareva non arrestarsi a crescere di misura e profondità, come a volergli dilaniare l’addome.
Suo padre si passò fra le mani un affilato coltello.
-Pensavo…- disse -Rende di più un rene o una porzione di fegato?-
-Hiroyuki, va tutto bene?- chiese Musyamon che, essendo di spalle, non vedeva le condizioni in cui versava il ragazzo.
-Ugh…- il prescelto del Vigore si tirò in piedi e barcollò, appoggiandosi alla parete di pietra.-No…- disse –Sembra me ne vogliano uscire le budella.- rispose.
-Non sarebbe una cattiva idea…- disse meditabondo suo padre, per poi concentrarsi di nuovo su di lui –Quanto le pagheranno al chilo?-

-Grazie.- esordì il prescelto della Giustizia –Se non mi avessi afferrato, probabilmente sarei morto in maniera davvero stupida.-
-Di nulla.- rispose Raiamon.
Mamoru si guardò alle spalle, preoccupato.
-Accidenti, a me!- esclamò -Non avrei mai dovuto leggere IT!- urlò in preda ad una sorta di crisi isterica.
-Io te l’avevo detto che non era roba per te!- ribatté rassegnato il compagno.
-Ma io non ho mai avuto problemi con l’horror!- gridò ancora il ragazzo.
Il digimon leone correva veloce come il vento fra quelle quattro claustrofobiche mura. E dietro di lui e Mamoru avanza a gran carriera l’enorme ragno, rompendo e scavando la roccia con quelle sue enormi e pelose zampe, lasciandosi dietro solo devastazione e una nuvola di polvere. Tutto intorno a loro tremava, le fiamme delle torce danzavano frenetiche per poi spegnersi appena prima del loro passaggio e consentendogli solo una fuga disperata nella semioscurità.
-Io odio i ragni!- esclamò ancora Mamoru reggendosi con forza alla criniera del suo digimon.
-Io te l’ho detto…- rincarò la dose il felino, sempre urlando per coprire il frastuono alle loro spalle.
-Ma mica per Pennywise!- gli fece Mamoru, agitando il palmo della mano in segno di diniego. Consultò appena la mappa del suo Digivice –Gira a sinistra.-disse, poi riprese il discorso, mentre Raiamon obbediva al comando –Dicevo, i ragni mi fanno schifo perché sono animali vigliacchi!-
Ancora si guardò alle spalle e certo non si aspettava che l’eco frastornante fosse dovuto a una causa naturale. Il ragno ancora c’era e ripeteva istericamente il cognome suo e di suo padre facendogli rizzare i capelli sulla testa.
–Izawa… Izawa…-
-Sai come sono no?- fece il ragazzo, ignorandolo o almeno provandoci -Catturano le mosche con le ragnatele e le immobilizzano con quel loro liquido gastrodigestivo… o come si chiama…- corrucciò la fronte –Le mosche possono solo subire…-
Ecco dove voleva andare a parare.
Raiamon continuava a correre ma a una decina di metri da loro c’era un muro.
Erano in un vicolo cieco.
-E adesso?-
-Beh, distruggilo, no?- disse Mamoru sogghignando.


Quando Jun aprì la porta, fu inondata da una luce abbacinante. Forse era dovuto alla troppa oscurità di pocanzi. Ma non fu di certo la luce a spiazzarla, quanto una scena già vissuta della sua vita. Una scena che non avrebbe mai scordato, che aveva scavato nel suo cuore ed era come un tarlo perenne nella mente di lei, di suo fratello e di tutti quei bambini che nel lontano 1999 erano stati presi in ostaggio da Vamdemon.
Lui era lì, con i suoi digimon. E c’erano i bambini del suo quartiere, i suoi amici, le sue amiche, qualche cuginetto, c’erano anche Mimi e Sora, ma allora non le conosceva affatto.
E c’era Daisuke.
-Ho paura…- piangeva la se stessa più giovane.
Anche Daisuke aveva paura.
Tutti.
E c’era una bambina che non smetteva di singhiozzare rumorosamente, urtando quella poca pazienza che il digimon vampiro sembrava possedere in quel momento.
La prescelta della Volontà indietreggiò, spaventata da quelle immagini dolorose di gente spaurita.
Quando il suo corpo alla disperata ricerca d’un appiglio fu invece lì per lì per cadere, si rese conto della peggior cosa che potesse succedere.
La porta era scomparsa. E lei era in trappola, prigioniera di quel doloroso ricordo.
-Che succede Jun?- le chiese Culumon posandole la zampina sulla gamba. Lei lo raccolse da terra e lo abbracciò stretto.
Stava per accadere.
-Fai silenzio!- ruggì uno dei digimon fantasmi scoprendo i denti verso la povera bimba che tacque giusto il tempo dello spavento, per poi riprendere a piangere come e più di prima.
Vamdemon era palesemente nervoso. Seguitava a scrutare fuori dalla finestra, in attesa di scorgere qualcosa. Qualche nemico, forse. Forse era solo il fallimento di non aver trovato l’ottavo bambino prescelto a renderlo così. Fatto sta, che a un certo punto si voltò di scatto, procedendo spedito verso la bambina.
-Tu sei troppo chiassosa per i miei gusti.- le disse irato.
La bimba aveva appena otto anni. O di meno… Beh, Jun bambina si era appena voltata per guardarla. La Jun adulta vide la se stessa del passato inorridire quando Daisuke, dopo essersi asciugato lacrime e moccio con quelle sue manine appiccicose, si era precipitato fra la bimba e il vampiro.
-La vuoi finire?!- gli urlò contro dal basso dei suoi otto anni.
Era così buffo con quella sua vocina lamentosa e quei dentini in crescita.
Un tempo avrebbe detto fermamente che era un piccolo rompiballe. Ma a vederlo così, a mente fredda, o comunque lontana da ciò che accadeva, la Motomiya fu quasi costretta a rivedere il fratello sotto una luce diversa.
“Aveva già la tempra dell’eroe, quell’impiastro…” pensò, mordendosi il labbro.
Il resto, quello sì che lo conosceva a memoria.
Daisuke inveiva contro Vamdemon e quello alzò il braccio.
E lei che sperava di essere salvata. Che qualcosa accadesse.
Che un cavallo bianco entrasse sfondando la vetrata e che un cavaliere sguainasse la sua spada e li proteggesse.
Che poi la sollevasse da terra con le sue forti braccia e le dicesse.
-Va tutto bene, culu.-
Si. Esattamente.
-Ehm…-
Ok, forse il culu non era necessario. Anche perché la Jun presente in quel momento pensava al fantomatico principe. Ma certo non desiderava fosse un qualunque belloccio da rivista di moda. Oh, no. Le andava benissimo anche un Jou a cavalcioni sul suo Ikkakumon, armato di fiocina e di tutto il suo amore per la giustizia. In quel momento pensò al dipinto di Napoleone.
Un uomo così piccolo ritratto in maniera sì grandiosa.
-Sparisci, marmocchio.- Vamdemon, con un pesante colpo di mano, scansò il bambino facendolo cadere a terra. E se il piccolo Motomiya se ne fosse rimasto buono sul pavimento, sarebbe finita lì. Ma si rialzò e fissò il digimon con quello sguardo impertinente e speciale da bambino deluso che non lasciava scampo.
-Sei solo un vigliacco!- gli gridò.
-No, Dai…- emise la prescelta della Volontà.
-Uno stupido vigliacco! Perché te la prendi con una bambina, eh?-
-Non saggiare la mia pazienza.- ribatté quello, dandogli le spalle. Daisuke si aggrappò al suo mantello e lo strattonò.
Il signor Motomiya si gettò sul figlio per prenderlo e impedirgli di fare altre sciocchezze.
Ma era troppo tardi.
Daisuke urlava che il padrone delle tenebre era un vigliacco, un coniglio e pure un figliaccio (un modo gentile usato da suo padre per dire “figlio di buona donna” davanti ai figli, quando capitava che gli sfuggisse).
E la pazienza di Vamdemon s’esaurì.
Jun sentì l’impulso di scattare a sua volta. Di impedirgli di fare del male a suo fratello.
Quando era stato colpito, il piccolo Daisuke aveva tenuto la faccina gonfia per una settimana. Non si era mai lamentato più di tanto. Era una ferita di guerra, dopotutto.
“Quello scemotto ride sempre quando lo racconta!” pensò avanzando prima con indecisione, poi più veloce.
-Jun!- era Culumon alle sue spalle.
La ragazza, quasi inconsciamente attraversò le fila di bambini, adulti e digimon.
Schivò i fantasmi e si gettò su suo fratello e su suo padre.
-Fermo!- esclamò quasi in una supplica.
Il colpo di Vamdemon la attraversò, come se lei lì non ci fosse neppure e un rumore secco risuonò nella sala.
-Ma…- si voltò per guardarsi alle spalle.
E il piccolo digiprescelto del Coraggio e dell’Amicizia cadde a terra tramortito.


-Da quanto sei qui, Daisuke-sama?- chiese Mika sorseggiando il suo tè con eleganza, tenendo il mignolo sollevato come vedeva fare da nonna Chantal.
-Da poco fa.- disse quello, agghindato con un meraviglioso abito di stoffe preziose e ricami pregiati. Sulla sua testa c’era un enorme e principesco copricapo dotato d’una pomposa piuma rosata.
-Mi passi lo zucchero, Daisuke-sama? Per cortesia.-
-Ecco qui.- fece lui con gli occhi che brillavano.
Letteralmente.
Mika era vestita come una principessina. Con abitino e scarpine rosa confetto e le codine legate da piccoli diamanti a forma di stella. Le sue manine erano fasciate da minuscoli guanti di seta e lei stava ritta e composta, calata nella parte.
-Volevo restituirti una cosa.- disse poi, frugando nella sua borsettina. La coroncina sulla sua testa si mosse e lei se la risistemò prima di tirare fuori un fazzolettino e porgerlo a Daisuke.
-Ti ringrazio per il prestito, Daisuke-sama.- gli disse, educata.
In realtà il fazzoletto datole dal prescelto dell’Amicizia e del Coraggio era di semplice carta, ma la bimba lo vedeva come un pezzo di stoffa su cui era ricamata in oro una grande D.
-Mika-chan, non dovremmo andare?- le chiese Bakumon, timida.
-No, prima il tè. Non è educazione lasciare così gli ospiti, vero, Daisuke-sama?-
E lui sorrideva e annuiva, complice della piccola.
Erano così buffi entrambi, seduti a quel minuscolo tavolo rosa confetto mentre l’atmosfera intorno a loro era pura magia di luci e suoni.
Il resto era come se non ci fosse.

A Witchelny
-Mi fischiano le orecchie…- si lamentò Daisuke.
-Qualcuno sta parlando di te.- ribatté allora Miyako –O un’oca sta camminando sulla sua tomba.-
La viola fece un agghiacciante sorriso che infastidì il Motomiya.
-Allora alza le chiappe da lì!- ribatté quello e Miyako fece per saltargli addosso e riempirlo di pugni, sennonché Ken l’afferrò da sotto le braccia.
-Dai Miyako, lascialo in pace.- la supplicò.
-E poi la storia dell’oca si dice per la pelle d’oca.- ci tenne a precisare Iori bevendo una tisana alle erbe dall’odore tutt’altro che invitante.
Yamato e Sora erano tornati nell’arena, ma erano in disparte, fra loro, a dirsi cose dolci che davanti ai compagni non sarebbero riusciti a pronunciare.
Gabumon e Pyomon perciò rimasero dove stavano, ma si prodigarono di mettere cibo da parte per i due, visto che alcuni elementi del gruppo erano inconsciamente degli ingordi.
V-mon, per esempio. Lui era un piccolo ghiottone, ma Daisuke era troppo impegnato a dare dell’oca giuliva a Miyako per rimbeccarlo.
Tailmon scuoteva la testa sconsolata e si grattava la tempia con uno dei suoi artigli.
-A volte mi chiedo come faccio a sopportarli…- si disse.
Hikari sorrise e prese a giocherellare con la sua macchina fotografica.
-Ehi, Takeru, girati un po’ qui.- disse all’amico e quello si voltò, ignaro della cosa, finendo immortalato in una foto mentre una foglia di lattuga impregnata di maionese e tonno faceva capolino dalla sua bocca.
-Ehi!- si lamentò imbarazzato.

In un altro angolo, di fronte alla scalinata in cui stava la maggioranza del gruppo, sedevano Mimi e Koushirou.
Entrambi erano in silenzio e rossi in volto.
Lei si aspettava, o meglio sperava, che arrivasse una dichiarazione da parte del rosso. Lui cercava di riportare alla mente le parole che avrebbe voluto dirle e che si era ripetuto fino a pochi minuti prima di averla chiamata in disparte per parlarle. Poco lontano, Tentomon e Palmon seguivano la scena con angoscioso interesse.
-Speriamo che Kou riesca a dirglielo.- fece Tentomon.
-E’ così timido.- ribatté Palmon –Certo che se lo levi da computer e hard disk è proprio una frana…-
-Dai, non dire così. Ha solo bisogno di una spinta, tutto qui.- lo difese il coleottero.
Fosse solo quello.
-Ecco… io…- cominciò, infatti, il rosso.
Mimi fremette.
-Si?- lo incoraggiò.
-Ecco, io… pensavo che…- si torceva le mani –Ho letto il tuo messaggio e…-
-E?- la Tachikawa si sporse un poco verso di lui, incoraggiandolo a parlare.
-Non devi avere paura… ecco.- disse, cambiando discorso.
-Oh…- disse piano lei, delusa e si rimise a sedere composta e a fissare il nulla davanti a sé.
Koushirou sospirò e si fece ancora più rosso in viso. Si sentiva le gote in fiamme e sarebbe voluto sprofondare nella roccia per la vergogna.
-Tu… devi…. Devi proprio partire?- le chiese infine, a voce quasi impercettibile.
Mimi sorrise, bonaria.
E decise lei di fare il primo passo. Koushirou era irrecuperabile, in fondo. Accolse fra le sue braccia il corpo del prescelto della Conoscenza e posò la testa sulla sua spalla.
-Ma no, era uno scherzo.-
-CHE COSA?!- esclamò lui in falsetto, trasalendo e assumendo una colorazione facciale simile al porpora.
Lei tolse fuori la lingua.
-Non ti sarai offeso?- gli chiese con un tono contrito di voce.
E lui di nuovo arrossì, roteando gli occhi, come a cercare qualcosa o qualcuno che lo aiutasse a levarsi d’impiccio.
-No… è solo che mi hai spaventato… ecco.-
Lei allora gli disse.
-Anche se mio padre dovesse partire di nuovo, farei di tutto per rimanere.- s'inumidì un poco le labbra, per cercare le parole –Mi piaci molto, Kou.-
E fu per lui come un fulmine a ciel sereno. Le sue braccia tremanti lasciarono il suolo e si avvolsero intorno al corpo della prescelta della Sincerità.
-A-anche tu…- disse infine –Anche tu mi piaci molto.-


Sulla Luna Rossa, Hiroyuki era in fuga anche lui.
O meglio, Musyamon l’aveva preso in braccio e portato via. Non riusciva a muoversi e grondava di sangue.
-Che razza di prova è questa?- disse fra i denti –Fa un male cane…-
Quando furono più o meno sicuri di non essere seguiti, il digimon samurai si fermò.
Erano anche in un vicolo cieco.
-Strano.- disse –Ho seguito la strada che abbiamo fatto prima…-
Hiroyuki fece leva sulle spalle del compagno e si mise a sedere fra le sue braccia.
-Questo posto è assurdo. Non voglio starci un minuto di più.- sbottò.
Si sentiva davvero umiliato.
Lui che temeva suo padre?!
Ma dai…
Un qualunque mostro bitorzoluto andava più che bene, ma suo padre no!
Sospirò, però. -E se tornando a casa lui…- si zittì e lasciò cadere la frase.
-Dimmi.- lo intimò il digimon.
Il prescelto del Vigore scosse la testa.
-Nulla.-
Lanciò un’occhiata al suo Digivice per consultare la mappa, quando di nuovo i passi lenti e strascicati di suo padre si fecero sentire.
-Oh, porca…- disse.
-Sei un bambino cattivo, Hiroyuki.- disse l’uomo leccando scenicamente il piatto dell’arma.
E prima che Musyamon potesse muovere un solo muscolo del suo corpo corazzato, accadde che la parete alla loro destra venne sfondata d’improvviso sotto il peso di una luce accecante che s’insinuò fra le pietre e le sospinse via con un boato.
-THUNDER OF THE KING!- fu il grido che accompagnò il tutto.
E pochi secondi dopo al cessar del tuono, Hiroyuki e Musyamon erano di nuovo insieme a Mamoru e Raiamon.

Jun provava così tanta rabbia nei confronti del digimon. L’aveva sempre provata mista al terrore che le causava. Ma in quel momento semplicemente non ci vide più.
-Perché l’hai fatto?!- sbottò.
Vamdemon ovviamente non le rispose. Diede ordine ai suoi digimon di dividere bambini e adulti.
-Ehi, mi senti?!-
Poi le immagini le scorsero davanti agli occhi velocemente, come se qualcuno avesse dato l’avanti veloce col telecomando. Sora e Mimi, insieme a tante altre persone avevano tentato di fuggire. Era scoppiato il putiferio. Lilymon aveva combattuto contro il vampiro, ma era stata da lui sopraffatta. Solo Sora riuscì a fuggire con Birdramon. Dei Bakemon presero a dividere i bambini dai genitori. La afferrarono.
-Mamma!- urlò –Mamma! Papà! Aiuto papà!-
-Jun! Daisuke!- gridavano di rimando i genitori mentre veniva portata via e Daisuke con lei, ancora fra le sue braccia, svenuto.
-Smettetela, lasciateci in pace!- urlò ancora, ma nessuno le rispondeva. Le urlavano che doveva camminare ed era terrorizzata al punto che le gambe cedettero anche alla sua controparte adulta.
Non poteva fermare quella scena.
Ma allora, cosa doveva fare?
-Culu…- Culumon cercò di attirare la sua attenzione tirandole un poco la maglietta –Jun, non avere paura, ci sono io a proteggerti.- le disse. E lei prese a piangere per la tensione accumulata.
Chiuse gli occhi, stringendo al petto il suo digimon.
Era tutto così terrificante e si sentì sperduta, in mezzo al nulla. Sola in balia del suo incubo peggiore.
E quello un tempo era stato un digimon buono?
-Ma non fatemi ridere…- disse fra i denti.
-Jun…- la chiamò la vocina di Daisuke –Sorellina, non piangere.-
Aprì gli occhi.
Non era più nella sala grande. Era con gli altri bambini. Con suo fratello fra le braccia. Circondata dai fantasmi. Dopo il primo attimo di smarrimento, le fu subito chiaro che il motivo per cui aveva visto tutto quello era che doveva fare esattamente ciò che avrebbe tanto voluto fare quel lontano giorno.
-Va tutto bene.- disse mettendo a terra il fratellino. Si guardò intorno, Culumon era aggrappato alla sua schiena, spaurito per la meraviglia.
-Sei pronto piccolo?-gli disse.
-Pronto a cosa, Jun?- le fece Daisuke che non voleva sentirne di essere messo a terra e si aggrappò a lei con tutte le sue forze. Allora la ragazza, nel suo corpo di quattordicenne, lo strinse al petto nuovamente.
-Nulla, tranquillo.- rispose e corse di filato verso quella sala ignorando e schivando i fantasmi ora tangibili.
Sì, aveva paura.
Sì, aveva il cuore in gola.
Sì, non aveva scelta se voleva chiudere quella storia.
-Vamdemoooooooon!- esclamò giungendo infine a destinazione e facendo una frenata secca.
Lentamente, il digimon si voltò verso di lei.

-Hai sentito nulla?- fece Mika.
-No, nulla. Ora, a cosa vuoi giocare, mia principessa?- disse Daisuke prendendole la manina e baciandogliela ed emanando letteralmente cuoricini.
La bimba ridacchiò, poi il suono del Digivice la costrinse a rimettere mano alla borsettina.
-Che cos’è…- disse fra sé. Toccò uno dei tasti e dallo schermo uscì una mappa. C’erano tre puntini rossi che lampeggiavano.
E poi la bimba sentì delle voci e il frastuono della battaglia.
Erano Mamoru e Hiroyuki. E poi c’era Jun, che parlava con qualcuno. O meglio urlava. Era molto arrabbiata.
La piccola Mika rimase in silenzio, spaventata nel sentire i versi orribili di un qualche orribile mostro. Forse un drago, pensava. E ancora il clangore delle spade e il ruggito di una belva.
-IO…-
-Che succede, mia principessa?- le chiese Daisuke riattivando l’attenzione della bimba su di sé e incantandola con un’atmosfera luccicante e profumata.
-Io…- iniziò lei impaurita.
-Mika-chan!- esclamò Bakumon –Dobbiamo andare anche noi!-
-Lo so…- disse dispiaciuta la bimba, poi il suo viso s’illuminò e batté le manine –Ho un’idea!- esclamò –Daisuke-sama, ti prego, vieni con me!-
-Non posso.- disse quello portandosi le mani al petto –Potrei farmi molto male. E tu non vuoi questo, vero?-
La bimba allora si aggrappò a lui –Ma tu sei un principe coraggioso!- protestò.
Daisuke scosse la testa.
-Perché non rimani con me e continuiamo a giocare?- le propose.
La bimba però s’impuntò e sbatté il piede a terra.
-No!- esclamò –Tu sei un principe e devi difendere i più deboli!-
Il principe annuì.
-Esatto, Mika-chan.- le sorrise –Io sono molto debole. Dai rimani con me.-
Un grido risuonò alto in quel luogo d’incanto e la piccola prescelta del Sogno si spaventò non poco. Mise il broncio e diede le spalle al suo adorato Daisuke-sama.
-Mika-chan.-
-Lasciami in pace, stupido!- gridò –Sei un brutto fifone! Andiamo Bakumon, ci pensiamo noi ad aiutare tutti!-
La piccola digimon annuì e seguì la sua piccola partner senza certo nascondere un poco d’ansia. Era il suo primo scontro vero e proprio, dopotutto.
-Aspetta.- Daisuke afferrò la piccola per il braccino e lei si voltò per dirgli di lasciarla andare. Ma il suo principe non era più bello e gentile. Il suo viso era cattivo, codardo, brutto. Non era quel ragazzo che le aveva accarezzato la testolina quando il fratellone non stava bene. Era uno che non voleva aiutare i suoi amici. Non un bellissimo principe invincibile e coraggioso. Come Filippo della Bella Addormentata.
Oh, no.
La tirò verso di sé.
-Dai, rimani con me, Mika-chan.- le disse.
-No!- esclamò lei e lui strinse la presa, facendole male.
-Lasciala!- esclamò Bakumon.
-Prendiamo il tè, Mika-chan.-
-Non voglio!- ribatté la bimba tentando di avanzare.
Bakumon cercò di separar il braccio di Mika dalla mano di Daisuke stretto a tenaglia su di esso, ma senza successo.
-Lasciala! Lasciala!- gridò.
-Mi fai male!- gemette la bambina –Lasciamiiiiiiiiiiiiiiiii!!-
Il suo grido si perse nell’aria.
Ma ebbe il suo effetto. Perché il corpo di Bakumon brillò di luce propria.

-Bakumon shinkaaaaaaaaaa…. Hanumon!-


*Digimon Analyser*

Hanumon

Livello: Campione
Tipo: Animale
Tipologia: Antivirus
Attacchi: Dohatsuten: spara contro il nemico i peli del suo corpo, acuminati come aghi.
Nyoi Bone: Usa la sua clava d’osso come arma.




Fine Capitolo 14







E riuscì ad aggiornare per tempooooooooo!
*Stappa bottiglia di spumante e balla a braccetto con Etemon*
Non ci speravo più **
Ok, ok, passiamo a i dettagli. Non mi riesce proprio di far evolvere quei due in fretta e da un lato meglio così.
Avrei finito per propinarvi altre cinque pagine, due delle quali già scritte. Ma preferisco rimandare, anche perché ogni volta che penso come deve andare la storia, arrivo al momento di scriverla e cambio tutto.
Per esempio, al posto di Daisuke in passato c'era Hiroyuki a rompere le palle a Vamdemon XDD Ma meglio Dai.
Poi la vicenda dell'evoluzione dei due rompi era slegata a quella dei digimon di Mika e Jun, ma la piccola Mika ha bisogno di certi stimoli e poi... beh, vedrete il casino che combinerà Musyamon nel prossimo capitolo.
Chantal è la nonna francese di Yama e fratelli. Ovviamente il nome che le ho affibbiato. Nonna Chantal è tremenda, rammentatelo, lei sa tutto e vi tiene d'occhio. E dimostra meno anni della sua età.
Poi... vediamo...
Finalmente Neo Saibaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!
E finalmente Mimi ha deciso di fare il primo passo lei, che Koushirou proprio non ce la faceva.
Il tema di oggi è stato il sogno e l'incubo, il principe ed il vigliacco... molto il principe... non l'ho fatto apposta O_O Ma anche Hideto c'è passato ahahaha!
Dohatsuten è composto dai kanji di capelli, rabbia e celestiale/divino/quello che è.
Infine ecco a voi un avviso e una domanda.

Pensavo di bloccare Pairings Project per un poco ed iniziare con le fic sui Dark Masters, tanto più che quella su Piemon e Pinocchimon ce l'ho già in corsa e dovrei riuscire a finirla. Ovviamente se ne riparla ad aprile e si parte con lo zio Apo, che ha bisogno d'amore U_U

Pooooi: fra poco le cose si incasineranno perché dovrò lavorare parallelamente su due gruppi, uno sulla terra e uno a Digiworld. Sono indecisa se fare tutto in una fic o fare due fic parallele. La prima parte della vicenda forse la tratterò in Twins' War però, perché c'è un punto che devo assolutamente collegare, circa una certa fanciulla ed un certo digimon che mancano all'appello **

Bene, alla prossima e vista l'ora: Buonanotte.


   
 
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