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Autore: FuckMeShanL    29/03/2011    4 recensioni
Si sa che hai giorni d'oggi, essere genitore è 'il lavoro' più difficile al mondo, soprattutto se lo si deve fare da solo. Risucirà il nostro Leto a crescere i figli facendogli capire il valore della vita?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Hai rotto le palle!Avevi detto che lo tenevi un’ora, ne sono già passate due!!” – “Lucas spegni quel maledetto iPod, e tu Matt smettila di urlare, sembri un bambino!”. Erano già 4 ore che eravamo in viaggio. Io e i miei figli stavamo per  trasferirci a Denver, in Colorado. Avevo scelto quella città perché volevo trovare pace. Vivere in mezzo alla natura era l’opzione giusta. Ovviamente, come in tutte le famiglie, un componente non era d’accordo. Mio figlio Lucas, il più grande dei due, aveva 16 anni. Era un ragazzo ribelle e fingeva di essere un duro, quando sotto sotto era più dolce del miele. Non avevamo mai avuto un grande rapporto, a differenza del più piccolo, Matthew, di 14 anni, con il quale riuscivo a condividere anche le stesse passioni.

Entrai in un vialetto ricoperto di sassi bianchissimi, affiancato da piante e fiori meravigliosi. Sì, il mio reddito era alto, anche se da circa un anno non lavoravo più, riuscivo comunque a portare avanti la mia famiglia ed ero riuscito addirittura a comprarmi questa casa meravigliosa in mezzo alla natura.

Parcheggiai di fronte al garage, inchiodai con il mio Suv tanto che feci alzare un polverone. “Finalmente, siamo arrivati!”, dissi voltandomi verso i miei figli. Matt saltò giù in un battibaleno, mentre Lucas con calma, spense l’iPod e lo sistemò nello zaino. “Allegria portami via!”, commentai. Mio figlio mi lanciò un’occhiataccia, dopodiché aprì la portiera e scese dalla macchina. Mi accertai di aver spento i fari e raggiunsi i miei figli. Matt correva in mezzo all’immenso prato che circondava casa nostra, urlava e fingeva di suonare la chitarra. Era felice. Mi limitai ad appoggiarmi al Suv e osservare la scena, quasi dimenticandomi di avere un altro figlio a cui badare. Sentii la macchina dondolare piano e voltandomi mi accorsi della presenza di Lucas appoggiato di fianco a me. D’istinto, appoggiai il braccio sulle sue spalle, che lui non esitò a scansarmi infastidito. “Andiamo, casa nuova, vita nuova…”, gli dissi. “Fa schifo. Dove sono i negozi? E il campo da basket? Le ragazze? Le auto belle e lussuose?” si lamentò lui. “Scordati tutto ciò d’ora in poi. Il tuo stile di vita cambierà. Diventerà tutto più facile” – “E’ la tua presenza  che rende tutto più difficile..”, rispose spostandosi e andandosene verso l’entrata di casa. Matt gli corse incontro e lui lo evitò. Non ci rimasi male alla reazione di mio figlio, ormai avevo imparato  a farci l’abitudine perché  solo un miracolo l’avrebbe cambiato. Il ritorno della madre.

Chiusi la macchina a chiave e corsi dentro la nuova casa. Quando aprii la porta mi soffermai e annusai l’aria. Riuscivo a captare ancora l’odore di vernice fresca, e vedere ancora i mobili imballati mi dava un senso di tristezza. Sì, quella casa l’avevo sempre sognata, ma abitarci senza la presenza di mia moglie, era tutta un’altra cosa. C’era un vuoto in me, un buco nero. Era tutto ciò che desideravamo avere: una famiglia e una casa grande. Avevamo anche pensato di comprare un cane, e il nome l’avevamo già deciso, l’avremmo chiamato… “KELAN! VIENI SUBITO QUI!”. Kelan, esatto. L’avremmo chiamato così. Un piccolo cane entrò velocemente in casa mia e me lo ritrovai addosso. Scodinzolava felice, come se avesse appena fatto una marachella e godeva nel vedere la propria padrone corrergli dietro. “Permesso, scusatemi. Mi è scappato il cane…”, una giovane donna dalla media altezza, con capelli biondi e una tuta da ginnastica sbucò da dietro la porta. Presi in braccio il cane e glielo consegnai: ”Dovrebbe legarlo….” Dissi. “Mi dispiace, lo porto qui tutti i giorni a giocare in questo immenso prato, l’ho sempre tenuto slegato e non ha mai avuto una reazione del genere, a dir la verità non pensavo che questa casa fosse abitata…” – “Lo è da oggi, ci siamo appena trasferiti…”. La donna  a vederla in viso sembrava molto stanca, aveva gli occhi gonfi ed era magrissima. “Beh, piacere, io sono Jared…” dissi allungando la mano. Lei rimase sorpresa dalla mia reazione, come se non avesse mai incontrato un uomo garbato come me. “Jared Leto? Dei 30 Seconds To Mars?”, ecco il perché di quella reazione. “Presente…”, confermai. “Accidenti, non l’avevo riconosciuta, è un anno che non si fa vedere, dopo quello che è successo a… - accorgendosi della gaffe si fermò – insomma, lei è sparito così nel nulla, ha cambiato taglio di capelli. Non li ha più lunghi alla Kurt Cobain, ora sembra Robert Pattinson”, si grattò la testa imbarazzata. La fissai per qualche secondo poi scoppiai in una forte risata:”Mi sta paragonando ad un vampiro?” – “Solo per il taglio, ecco…e anche il colore di capelli…accidenti, ma perché non imparo a starmene un po’ zitta?!”.

Tutto d’un tratto fummo interrotti dalle grida di  mio figlio Matt provenire dal piano superiore, senza badare alla presenza della donna con scatto veloce mi precipitai di sopra e una volta entrato nella stanza dei miei figli, vidi Lucas con un braccio attorno al collo di suo fratello minore.

Lucas lascialo immediatamente!”, urlai. Il maggiore dei due lanciò il più piccolo sul letto che appena si ricompose non esitò a rialzarsi e correre da me:”Lo vedi come fa?! Non lo sopporto più!”, mi urlò. ”Si può sapere cosa  è successo?!” chiesi infuriato. Matt cercò di spiegarmi l’accaduto:”Voglio questa stanza, ma lui dice che è sua….”. A volte mi domandavo se avessero veramente 14 e 16 anni. “Lucas, lascia questa stanza a tuo fratello. Forza, prendi la tua roba e portala nell’altra stanza…” – “Cosa?! Ho messo io per primo il piede qua…e qua resto!”. Sbuffai:”Smettila di comportarti come un bambino. Prendi la tua roba e spostati nell’altra stanza, SUBITO!”.

Oh bene, finalmente ti sei svegliato. E’ un anno che dormi e non fai altro che startene seduto su quella cazzo di poltrona blu a strimpellare la chitarra. Improvvisamente ti sei accorto di avere due figli? Ti senti in colpa? Pensi che mamma possa rimanere delusa da te?!”, non ci vidi più e schiaffeggiai mio figlio. Non era mai accaduta una cosa del genere, ma dicendomi tutto ciò mi aveva ferito. “Se non vuoi stare alle mie regole, quella è la porta…” dissi indicando l’uscita della sua stanza. Lucas mi fissò per qualche istante negli occhi, uguali ai miei. Azzurri come l’oceano e sotto gli occhi miei e del fratello più piccolo prese il borsone e uscì dalla stanza. Lo bloccai per il braccio, mi accorsi di essere stato troppo severo:”Dove vai?” chiesi. “Dallo zio Shannon, lui..mi vuole bene…” , strattonò il braccio e si liberò dalla presa, lo osservai scendere le scale:”Lucas se esci da quella porta io…io…”, il ragazzo si bloccò dal fondo della scala:”Tu cosa? Se prima mi hai tirato uno schiaffo ora cosa fai? Mi accoltelli? Non me ne fotte un cazzo se sei Jared Leto dei 30 Seconds To Mars, io di certo non ti do il contentino in tutto solo perché sei ricco e famoso…”, dopodiché si rivoltò e uscì di casa. Sentii una presenza di fianco a me, vidi Matt preoccupato:”Tornerà?”, gli misi un braccio sulle spalle:”Certo, quando la rabbia gli sarà passata!” – “Non voglio perdere anche lui!”, lo strinsi a me:”Non succederà, te lo prometto”. Lo lasciai solo e scesi a chiedere scusa alla signora per il comportamento scortese, ma di lei nemmeno l’ombra.

  
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