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Autore: Kate_88    30/03/2011    19 recensioni
L'amavo da sempre e se qualcuno m'avesse chiesto se l'amavo come il primo giorno, l'avrei fermato e sorridendo avrei risposto che quella donna io l'avrei amata ogni giorno di più.
La mia Usagi era ancora su quella distesa d'erba, seduta, innamorata anche di quel paesaggio e continuavo ad osservarla mentre il sole camminava nel cielo andando a sparire dietro l'orizzonte, lasciando spazio alla luna.
Quella sera era piena.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Ragazzi, questa One shot, corta corta, m'è venuta in mente stasera e così di getto l'ho scritta.
Sono pure emozioni, spero di averle trasmesse anche a voi.

Kate

 

 

Full Moon

 

 

 

Osservavo Usagi da lontano e contemplavo il suo sguardo forte e deciso, dolce e morbido con il volto accarezzato dai capelli che il vento muoveva.

I suoi codini, i suoi odango, quei biondi capelli che ho sempre amato e che da sempre ho utilizzato come scusa per parlarle.

Siamo cresciuti.

La continuavo ad osservare da lontano, dalla ringhiera bianca della nostra casetta di campagna, quel piccolo angolo di paradiso che ci siamo concessi come regalo per il nostro primo anniversario di nozze, per evadere dalla monotonia della città.

Quel giorno Usagi sembrava più bella del solito.

La seguivo con lo sguardo da molto tempo e non riuscivo a capire cosa fosse accaduto di recente da renderla così bella e forte.

Volevo saperlo ma volevo fosse lei a dirmi ogni cosa, così da non rovinare l'attimo in cui mi avrebbe detto cosa la rendeva così perfetta.

Eravamo evasi dalla città per una settimana, me l'aveva chiesto lei con quegli occhioni dolci che anche da adulta non l'avevano abbandonata.

« Mamo – chan puoi prenderti una settimana di ferie in ospedale? »

« Certo amore ma come mai? »

« Vorrei andare nella nostra casetta di campagna. »

« Va bene. Quest'anno non ci siamo ancora andati e adesso c'è il caldo non troppo asfissiante. Si possiamo andarci. Tranquilla, il capo mi darà le ferie. »

Usagi mi sorrideva e mi mostrò quell'espressione felice che riservava solo a me da tanti anni.

Sono un uomo, eppure non posso far a meno di emozionarmi quando penso alle nostre nozze o al giorno in cui l'ho chiesta in moglie o semplicemente quando abbiamo letto sullo striscione: “Mamoru e Usagi Oggi sposi”.

Io ero l'uomo più felice del mondo perchè avevo avuto la fortuna d'incontrare, dopo tante disgrazie quella ragazza così forte e unica, solare e viva che anche nei momenti di sconforto sapeva regalarmi un sorriso.

Aveva detto, tempo fa, che il suo sogno era vivere una vita fatta di giustizia e amore, per sempre al mio fianco.

Davanti all'altare promise di amarmi per sempre e quando dovette pronunciare le promesse, con le lacrime per l'emozione, disse solo che da quel giorno si sarebbe impegnata sempre di più per regalarmi la pura felicità.

L'amavo da sempre e se qualcuno m'avesse chiesto se l'amavo come il primo giorno, l'avrei fermato e sorridendo avrei risposto che quella donna io l'avrei amata ogni giorno di più.

La mia Usagi era ancora su quella distesa d'erba, seduta, innamorata anche di quel paesaggio e continuavo ad osservarla mentre il sole camminava nel cielo andando a sparire dietro l'orizzonte, lasciando spazio alla luna.

Quella sera era piena.

Mia moglie si girò e sorrise vedendomi così lontano eppure così vicino.

Un solo cenno del capo e capii che era il momento di avvicinarmi e godere con lei di quel paesaggio.

Usagi da sempre aveva voluto essere all'altezza al mio fianco.

La chiesi in sposa subito dopo il diploma, durante quella primavera. Pochi mesi dopo finì di svuotare gli scatoloni a casa mia e dopo nemmeno un anno la vidi vestita di bianco attraversare l'arcata della chiesa, con un velo trasparente, dei fiori tra i capelli e un filo di trucco che la rendeva ancora più bella.

Fino a quel giorno avevo avuto paura.

Era così stupenda che qualsiasi uomo me l'avrebbe potuta portare via, però lei aveva scelto me e davanti all'altare ma soprattutto davanti al suo cuore, giurai che l'avrei resa felice, fiera d'essere la moglie di questo medico e soprattutto di quest'uomo.

L'avevo raggiunta.

Ero seduto al suo fianco e avvertii dentro di me uno strano senso d'agitazione.

C'era qualcosa di diverso nell'aria, come se il nostro amore fosse completato dalla luce che la luna piena dava a quel posto.

« Ti amo »

Avevo bisogno di dirglielo, di vedere quel volto sorridente e le guance che prendevano colore ogni volta che glielo dicevo.

Le strinsi la mano sull'erba rimanendo seduto al suo fianco.

« Devo dirti una cosa e ho atteso la sera perchè è speciale. »

« Va tutto bene? In verità sono sicuro che vada tutto bene. Ti ho osservata oggi. Eri così bella, ancora più bella, risplendevi di una luce tua... Usagi mi sposeresti ancora? »

« Ti sposerei anche altre mille volte. Ogni volta che me lo chiederai, io diventerò tua moglie. Tu mi sposeresti ancora? »

« Io ti sposo ogni giorno, ogni volta che al mattino mi sveglio e ti vedo al mio fianco. »

« Ti amo »

« Ti amo »

La baciai. Era un bacio dolce, colmo d'amore, poi la guardai e disse quelle due parole che ancora adesso risuonano nella mia mente e fanno battere il cuore oltre il limite.

« Full Moon »

All'inizio non capii, poi la notai mentre si carezzava la pancia e mi sorrideva.

Ero vivo, ero con lei e avevo appena scoperto una cosa fuori dal comune.

« Lei ci osserva già, vero? » glielo chiesi perchè la luna era piena e per qualche tempo sarebbe scesa dal cielo fondendosi con la mia amata moglie rendendola ancora più bella.

« Lei? »

« Oh si. Lei. Non potrebbe essere differentemente perchè questa sera c'è la luna piena. »

Ero felice ma non sapevo come farglielo capire, poi le baciai le labbra con dolcezza e la strinsi a me in un abbraccio. Dovevo proteggele.

 

 

Sono Mamoru Chiba, ho venticinque anni e mia moglie, Usagi Tsukino a soli ventidue anni mi ha regalato la gioia di essere padre.

Sto stringendo la mia piccola Chibiusa tra le braccia e lo ammetto, sto piangendo di gioia.

Mia moglie ha fatto un lavoro straordinario. Dopo quel giorno sono passati sei mesi, l'ho accompagnata in ospedale e durante tutto il travaglio s'è fatta forza.

Le ho stretto la mano ma è lei ad aver fatto tutto il lavoro.

Adesso Usagi s'è ripresa, l'hanno fatta ricomporre un po' dopo tutto quello sforzo e allora la raggiungo perchè ho voglia di starle accanto e ringraziarla per avermi reso ancora una volta l'uomo più felice del mondo.

Sono Mamoru Chiba, chiamatemi pazzo ma nella mia vita voglio solo rendere felici mia moglie e mia figlia.

   
 
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